La fase REM

di
genere
saffico

La porta dell’appartamento si chiuse piano, con un click sordo, subito seguito da soffocate risatine. Le scarpe – tacchi alti e scomodissimi – lasciate all’ingresso.
“Shhh!” sussurrò Clara, sollevando un dito davanti alla bocca. “Sofia dorme. Se la svegliamo ci uccide. Domani ha tirocinio alle sette.”
Marta mimò una zip sulle labbra e saltellò esageratamente in punta di piedi verso la camera di Clara, inciampando comunque nel tappeto. “Ops.”
Clara rise a denti stretti, poi si diresse verso la cucina, ancora in minigonna e top brillantinato. Prese due bicchieri e la bottiglia d’acqua.
“Tieni,” sussurrò porgendo l’acqua all’amica.
Marta bevve avidamente, poi crollò sul divanetto con un sospiro stanco. “Comunque... grazie per l’ospitalità. In queste condizioni di sicuro sarei finita contro un palo.”
Clara le lanciò un’occhiata tenera. “Ma figurati. A me fa piacere. Davvero. Ogni tanto è bello non tornare a casa da sola, sai?.”
“Allora ti prometto che mi sbronzerò più spesso. Così dormo qui e ti tengo compagnia.”
Risero in silenzio, per non fare troppo rumore. Poi Marta si abbandonò contro lo schienale del divano e si voltò a guardare l’amica con occhi accesi.
“Sai chi mi ha già scritto su Instagram?”
Clara le si avvicinò subito, incuriosita. “Aspetta… il tipo alto? Maglietta attillata? Occhi da so di piacerti e ti rovinerò la vita con stile?”
Marta annuì, tutta eccitata. “Lui! Leo. Mi ha mandato una reaction alla storia... e poi mi ha scritto. Tipo subito. “Sei stata la cosa più bella della serata.”
Clara fece una smorfia trattenuta. “Wow. Originale. Cosa ha fatto poi? Ti ha mandato anche un cuoricino?”
“No, una emoticon con gli occhi a cuoricino… okey, non è un poeta, ma ha un corpo da urlo”. Marta si nascose la faccia tra le mani, poi aggiunse sussurrando: “Ci siamo baciati. E anche un po palpati, Fuori. Proprio prima che tu mi venissi a cercare per andar via.”
Clara la fissò un attimo, poi parlò con serafica calma. “Marta… lo so che sembra tutto elettrico e perfetto. Ma quel tipo è… dai, conosci il genere”
Marta fece spallucce. “Lo so. Però… magari stavolta…”
Clara le prese il telefono di mano per guardare meglio le foto di Leo. Le osservò con attenzione, era davvero quel genere, quindi sentenziò decisa: “Stavolta niente. Guarda non ti dico che non te la devi vivere. Solo… non aspettarti che sia qualcosa.”
Marta annuì lentamente. “Okay, ho capito. Uffa, che rompipalle che sei.”
Un rumore leggerissimo proveniente dalla stanza accanto le fece irrigidire entrambe. Poi Clara sussurrò: “Abbassa la voce... se Sofia esce dalla sua stanza e ci trova ancora sveglie a quest’ora, ci tiene un comizio di due ore sull’importanza del sonno REM.”
Marta scoppiò a ridere, soffocando il suono nel cuscino.
Clara spense la luce principale, lasciando accesa solo la lampada soffusa sul comodino. “Ti sistemo il letto”
“Ma no, resto qui sul divano, non preoccuparti”.
Clara sorrise, tirando fuori un cuscino e una coperta più pesante. Poi, abbassando ancora la voce, disse con un mezzo sorriso: “Se ti faccio dormire scomoda, la prossima volta che ti ubriachi non vorrai più venire da me. Prendi il letto, io mi metto sul materasso pieghevole.”
“Scordatelo,” rispose Marta. “Il tuo letto è grande. Ci stringiamo. Come ai tempi delle superiori. Ricordi?” .
Clara annuì. “Okay, però non rubarmi la coperta.”
Aprì l’armadio e prese due pigiami da un cassetto. Ne scelse uno per sé e l’altro – una maglietta oversize e dei pantaloni morbidi – lo porse a Marta. “Tienilo, è pulito. È di quelli comodi, anti-sesso.”
“Perfetto, sono esausta. Zero intenzioni di sedurre nessuno, nemmeno te.”
Si spogliarono entrambe. Marta si sfilò il vestito con un movimento fluido, lasciandolo scivolare sul pavimento. Clara si voltò per prendere il suo pantalone, ma non poté fare a meno di lanciare a Marta uno sguardo rapito.
La luce tenue della stanza accarezzava il profilo sinuoso della sua amica, disegnando ombre morbide lungo le curve del suo corpo. Indossava un completo di lingerie color avorio, semplice e raffinato, che valorizzava con eleganza la sua figura. Il reggiseno in pizzo lasciava intravedere la pelle chiara del seno e i capezzoli di una sfumatura di rosa lievemente più intensa. Gli slip a vita alta, dello stesso tessuto, abbracciavano i fianchi alla perfezione, sottolineando la linea del ventre piatta e la natiche sode e rotonde. I capelli, sciolti, le cadevano lungo la schiena come una cascata, sfiorandole la pelle nuda con movimenti lenti e silenziosi, come dita leggere che accarezzano.
“Oh, cazzo. Ora capisco perché Leo ti ha messo gli occhi addosso.”
Marta rise, ma un po’ arrossì. “Smettila. Scema.”
Un leggero imbarazzo calò d’improvviso nell’aria. Il complimento di Clara era stato spontaneo, scherzoso, ma aveva lasciato un piccolo segno — un fremito impercettibile che Marta sentiva ancora sulle guance. Non era abituata a certi sguardi, o forse era stato il tono di Clara, così diretto e disarmante, ad averla fatta vacillare.
Indossarono i pigiami in silenzio, ciascuna un po’ assorta nei propri pensieri. Si infilarono sotto le coperte, attente a non far troppo rumore. Le lenzuola erano fresche e profumate di lavanda. Clara spense la lampada sul comodino. Un filo di luce irrompeva ostinato dalla finestra. Nel buio tiepido, il suono dei loro respiri rimbalzava nell’aria come un sussurro troppo forte Fu Marta a tentare di sciogliere il silenzio che si era fatto pesante.
“Tu invece? Niente incontri interessanti stasera?”
Clara si girò su un fianco, guardandola nel buio. “Un paio mi hanno fissata. Uno mi ha messo una mano sul culo e un altro mi ha chiesto se avevo un accendino. La solita frase d’approccio che puzza di niente.”
Marta ridacchiò, rannicchiata sotto le coperte.
"Tesoro… lo sai che sei un po’… come dire… rigidina? La discoteca è fatta per sciogliersi, per divertirsi.”
Clara si sollevò appena sui gomiti, simulando un’espressione offesa.
“Stai dicendo che non so divertirmi?”
“Uhm… forse un tantino.”
“Dici?” fece Clara, col tono mezzo offeso e mezzo divertito. “È vero che non ci vediamo più così spesso, ma temo tu non mi conosca più così bene.”
"Oh-oh… sento odore di confessioni piccanti. Dai, spara.”
"Ma no, figurati, niente di clamoroso…”
"Lo so che vuoi dirmelo. E io voglio sapere. Quindi forza, sputa il rospo.”
Clara sospirò. "Okay, va bene. Ti ricordi di Paolo?”
Marta ci mise un secondo. "Paolo… Quello che ci ha fatto ripetizioni per l’esame di economia?”
"Proprio lui. Ogni tanto… ci vediamo. Facciamo sesso.”
Marta si sollevò di scatto, anche se non vedeva nulla. "Scherzi?! Ma non è sposato?”
"Lo è. Ma è anche dannatamente bello. E incredibilmente generoso. A letto, intendo.”
“Oddio…" mormorò Marta, mezzo scioccata, mezzo divertita.
"Una sera, dopo una lezione, abbiamo bevuto qualche birra. Io e l’alcol… beh, non sempre vado d’accordo con il buon senso. Sua moglie era fuori città, e… è successo. Una volta. Poi è successo di nuovo. Ora, quando sono in modalità ‘crollo emotivo con bisogno di una sana scopata, lo chiamo. E lui… arriva.”
Marta scoppiò in una risata soffocata. "E ci credo che arriva! Quando gli ricapita, scusa?! Sei la sua crisi di mezz’età con i tacchi!”
"Scema." Clara sorrise, lasciando uscire una risatina colpevole. Dai non è così vecchio. Credo non superi i 35, e poi… se solo tu avessi provato. Di gran lunga il miglior sesso della mia vita.”
“Possiamo fare a cambio, mi dai il suo numero ed io ti do il contatto di Leo.”
Clara scosse la testa istintivamente. “Grazie, ma passo. Il mio ‘vecchietto’ me lo tengo stretto.”
Marta si lasciò ricadere sul letto con un sorrisetto. “Chi l’avrebbe mai detto. Miss statemi alla larga… con un amante segreto.”
"Non è un amante segreto… è più tipo un… fornitore occasionale.”
“Ah, giusto,” ribatté Marta, sollevando l’indice della mano come per puntualizzare. “Si tratta di un fornitore di orgasmi di emergenza.”
“Esatto". Clara si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchi. “Solo su prenotazione e senza complicazioni.”
Marta tornò a soffocare una risata. «Dovresti scriverci un manuale. Ti suggerisco un titolo Sesso senza sentimenti per donne rigidine.»"
“Scrivi tu la prefazione?”
“Ne sarei onorata. Ti farei una dedica speciale” disse Marta con tono canzonatorio, “'a Clara, che mi ha insegnato che anche le più dure hanno un punto debole… di solito sotto le lenzuola.’"
Si misero a ridere insieme, al buio, con quella leggerezza rara che solo un filo di alcol ed una buona amicizia sanno regalare.
“Dormiamo?” sussurrò Marta, con un filo di voce.
“Mh… vorresti fare altro?” rispose Clara, con un sorriso che si sentiva anche senza vederlo.
“Scema,” mormorò Marta, tirandole leggermente il cuscino.
Una risata leggera, poi di nuovo silenzio. Quello vero, pieno.
Un’auto passò velocissima sotto casa. Il suono attutito dal vetro chiuso le fece sobbalzare.
Entrambe si sistemarono sotto le coperte, con quei piccoli movimenti pigri e familiari. Si fecero spazio nel letto. Un sospiro. Un cuscino che affonda. Poi gli occhi si chiusero, quasi nello stesso istante.
Non erano passati nemmeno dieci minuti quando un mugolio sottile, appena un sussurro, ruppe il silenzio nella stanza.
La mano di Clara si era fatta strada sotto il pigiama, e con movimenti lenti, quasi impercettibili, stava massaggiando il clitoride alla ricerca di un piccolo fugace piacere.
Marta, ancora sveglia, ci mise un attimo a capire. Restò lì, immobile, a trattenere il respiro, un misto di sorpresa e divertimento. Un minuto passò così, sospeso tra curiosità e incredulità. Poi, non riuscì più a trattenersi, scoppiò in una risatina soffocata.
“Ma davvero? Ti stai toccando?”
Clara sbottò con un sospiro mezzo esasperato, mezzo liberatorio.
“Certo che lo sto facendo!”
Poi abbassò la voce, ma l’ironia rimase. “È colpa tua. Prima la pomiciata con Leo, poi la tua lingerie da Victoria’s Secret scansati proprio, infine i racconti sul sesso con Paolo… Ti ho detto che quando bevo il mio buon senso va a spasso. E adesso non posso farne a meno.”
Fece una pausa, un sorriso sulle labbra. “Giuro, ci metto cinque minuti al massimo.”
Marta rise piano, con una risata vera, divertita e un po’ sorpresa.
“Fai pure, non ti disturbo,” disse, voltandosi di spalle per lasciare più spazio all’amica.
Clara si sistemò sotto le lenzuola, con le gambe un po più larghe. La mano dentro gli slip si muoveva con eccitante naturalezza.
Marta attese un paio di minuti. Poi, quasi senza pensarci, si girò verso l’amica. Iniziò a fissarla nella penombra. Un misto di piacere e sofferenza le stava montando dentro.
Clara si morse un labbro, poi disse quello che mai avrebbe immaginato di poter dire. “Sai, se mi dai una mano finisco anche prima.”
Marta ridacchio senza più alcun contegno, poi infilo la mano sinistra in mezzo alle cosce dell’amica.
“Finalmente. Ce ne hai messo di tempo. Iniziavo a credere mi facessi fare tutto da sola.” 
“Potevi chiedermi aiuto prima?” mormorò Marta, mentre con la lingua iniziava a solleticare il collo della sua amica.
“Suvvia, Lo sai che non lo avrei mai fatto. Sono una ragazza rigidina, io.”
Sorrisero entrambe, nel buio, complici e leggere… prima di lasciarsi andare del tutto, incuranti della del sonno di Sofia nella stanza accanto e della sua sensibilissima fase REM.
scritto il
2025-07-29
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