Proposta indecente
di
Il-legale
genere
tradimenti
Non appena lo vide arrivare un piccolo brivido di tensione le solleticò la bocca dello stomaco. Elisa aveva ancora mille dubbi, ma il suo amico era davvero l’unico che poteva aiutarla.
- Ehi, come mai sei puntuale oggi?
- A dire il vero non ho molto tempo, vado di frettissima.
Pronunciata quella frase Leo si chinò per darle un bacio sulla guancia, ma restò in piedi. Iniziava molto male. Per trovare le parole giuste il tempo era estremamente necessario.
- Che c’è, la stronza non allenta il guinzaglio?
- Eli…è di mia moglie che parli.
Leo le lasciò qualche secondo per riflettere, per provare a farla sentire un po in colpa, anche se quasi subito le confessò che non sbagliava di molto.
- A dire il vero, appena ha saputo che mi avevi chiesto di incontrarci è andata su di giri.
Un piccolo sorriso compiaciuto fece capolino sul viso di Elisa, che con inconsueto autocontrollo si morse la lingua per tacere. In quel momento era fondamentare evitare ogni provocazione.
- Allora? Di cosa volevi parlarmi? Andrea continua a non vedere la bambina?
- Non vuoi sederti? Dobbiamo parlare così, a distanza?
Leo mollò la sua borsa a terra e si sedette sulla panchina accanto alla sua amica. Ai tempi dell’università avevano passato intere giornate in quel parco e, ancora oggi, quando raramente avevano la possibilità di vedersi, si davano appuntamento lì.
- Ti trovo bene.
Fu il massimo che Leo riuscì a dirle, ma non poté fare a meno di notare che era bellissima, forse più di quando l’aveva conosciuta.
- Io sto bene, e tu? Come te la passi? Non ci vediamo da quanto, sei mesi?
- Direi dal giorno dell’udienza, poco più di sei mesi.
- In effetti, ora che ci penso ti devo ancora del denaro.
- Piantala, lo sai che non voglio i tuoi soldi. La piccolina come sta? Andrea la vede regolarmente?
- Alice sta bene. Lo stronzo fa un po come gli pare, ma non ti agitare, non ti ho chiesto di vederci per questo.
- Che succede? Problemi a lavoro?
- Per la miseria, perché pensi che voglio vederti solo quando ho un problema?
- Perché statisticamente è quello che succede.
La loro amicizia durava ormai da quasi quindici anni e, sebbene si vedevano pochissimo, entrambi sapevano di poter contare ciecamente l’uno sull’altra.
- Scemo! Semplicemente mi sento un po sola e avevo voglia di passare del tempo con qualcuno che mi vuole bene.
- Ok, ora sono preoccupato sul serio.
- Sei veramente un cretino. Dai dimmi di te, come va con Anna? Il sesso è già diventato monotono? Lo sai, succede sempre dopo il matrimonio.
- Non ne sono sicurissimo, ma credo sia la prima volta che ti sento chiamare mia moglie con il suo nome.
Per quanto il vezzeggiativo di stronza le venisse di gran lunga più naturale, Elisa era certa che il suo amico stesse esagerando.
- Ah si? Perché in genere come la chiamo?
- Oddio, da dove vuoi che comincio? Escludendo le parolacce direi che usi indistintamente: lei, quella, la tua tipa, la biondina, la milanese, miss erremoscia, miss simpatia, la noiosa, la gatta morta, chi sai tu, l’innominata, la ragazzina, la studentella, belzebu, la smorfiosa…devo continuare?
Erano decisamente tutti nomignoli che aveva realmente utilizzato. Leo l’aveva convinta, non esagerava affatto.
- Ok, ok, ho capito, sono una donna fantasiosa.
Risero entrambi. Insieme riuscivano sempre a divertirsi tanto, anche per le piccole cose, ma in quel momento Elisa aveva bisogno di restare concentrata.
- Sai, nel mio caso, dopo il matrimonio, il sesso è diventato quasi subito monotono.
- Davvero vuoi parlare di sesso qui al parco?
- In settimana Andrea tornava molto tardi dal lavoro e nel weekend aveva la partita, gli amici. Quando lo facevamo erano sempre le solite due posizioni e poi a nanna. A dire il vero non è mai stato un tipo particolarmente porco, ma le cose sono peggiorate troppo e troppo velocemente.
- Ok, mi è chiaro, vuoi parlare di sesso.
- Non te l’ho mai detto, ma quella volta, tra noi intendo, non facevo sesso da quasi un anno.
- Eli, avevamo detto che non ne avremmo più parlato, è stato un error…porca paletta, un anno?
- Mi fai ridere…dai prova a ripetere con me: p o r c a p u t t a n a. Giuro non c’è nessuno che ti fulmina se dici la parola puttana.
- Non rompere.
- Però si, hai capito bene, un anno. E non è che ora vada molto meglio.
- In che senso?
- In che senso? Nel senso che lavoro dieci ore al giorno, cinque giorni la settimana, e poi c’è Alice. Andrea non aiuta quasi niente. Non ho il tempo per uscire con gli uomini e quando l’ho fatto è stato un disastro.
Elisa odiava terribilmente compatirsi, ma a trentasei anni le sembrava quasi che la vita le stesse scivolando via tra le dita. Voleva, anzi doveva, sistemare qualcosa, almeno la parte più semplice.
- Sono uscita con il fratello di una mia collega. Quattro uscite. Ad ogni uscita ho messo una gonna un pochino più corta. Risultato? Niente! Neanche un tentativo di approccio ha fatto, quel salame.
A Leo scappò inevitabile una risatina, ma provò subito a contenerla per rispetto della sua amica.
- Stai ridendo? Ti assicuro che non è il peggio. Mia sorella mi ha presentato un tipo che va in palestra con lei, otto anni più piccolo di noi, bellissimo. Il più bel corpo mai visto nudo. Dopo due uscite gli ho fatto capire che avevo un pochino fretta di concludere e lui mi ha preso alla lettera. Tre minuti. I tre minuti più tristi della mia vita.
A questo punto Leo non trattenne più la risata.
- Avevo anche messo della lingerie nuova, super sexy.
- Ehi, sono quasi offeso. Quando lo hai fatto con me avevi un intimo da casalinga disperata: comode mutande color carne e reggiseno abbinato.
- Oddio che vergogna. Il programma del giorno era salutarti e andare in palestra, non certo fare attività fisica con te. Comunque sei veramente un cafone. Certe cose non si dicono ad una ragazza.
Dopo quella frase risero, ma subito un piccolo imbarazzante silenzio scese tra di loro. Elisa aveva voglia di arrivare al dunque, mentre Leo continuava a non capire dove stesse portando quella conversazione.
- Potresti provare a sentire Giorgio.
- Chi?
- Giorgio!
- Giorgio il mio ex, ex. Oddio no. Gli voglio bene ma il sesso con lui era tutt’altro che memorabile. Baci, molti baci, tantissimi baci. Mai uno schiaffo sul culo. Solo baci.
Le parole di Elisa proiettarono magicamente nella mente di Leo il ricordo del sonoro schiaffo che le aveva dato sul culo tre anni prima, mentre sul piccolo divanetto dello studio l’aveva fatta sua, da dietro. Fu letteralmente uno schiaffo da urlo, anche se il giorno seguente arrivò un messaggio di rimprovero della sua amica. Le era rimasto per due giorni il tatuaggio della mano stampata sul culo. Avevano rischiato tanto.
- Leo, ci sei?
- Si eccomi, scusa. Quindi cosa fai? Sei in autogestione erotica?
- Esattamente, e per di più “Big Jimmy” mi sta abbandonando, ormai non vibra quasi più.
- Oddio…hai ancora “Big Jimmy”?
Leo aveva conosciuto il famigerato fallo di gomma viola fluo della sua amica, meglio noto come “Big Jimmy”, esattamente quattordici anni prima, durante la sfortunata ricerca di pile per il telecomando nella cassettiera di Elisa. In pratica da quel momento era diventato un amico di comitiva.
- Certo che ce l’ho, che credi? Ma, in effetti, vorrei decisamente diversificare le fonti di entrata.
- Cheeee?
- Vabbè, credo sia inutile girarci ancora molto intorno. Mi farebbe piacere, anzi ho bisogno che tu venga a letto con me, ogni tanto.
- Elisa sei fuori? Ma come ti viene in mente?
- A dire il vero non è una mia idea, ma di Gianna.
- Che centra tua sorella? Non ci capisco più nulla.
- Parlavo con lei del mio problemino e mi ha fatto notare che avevo la fortuna di avere un buon amico discretamente bravo a letto.
- Hai detto a tua sorella di noi? Non ci credo.
- Dico tutto a mia sorella.
- Oddio…tu sei matta!
- Ehi, non iniziare con le tue paranoie. All’epoca ero io ad essere sposata, non tu. E poi, dovevi concentrarti sulla parte discretamente bravo a letto, non sul resto.
Ancora una volta calò un silenzio imbarazzante. Elisa aspettava una risposta, mentre Leo non risicava a credere a quanto stava succedendo. Aveva chiaramente un debole per la sua amica, ma per mille ragioni diverse le loro strade non si erano mai unite sentimentalmente e di certo fare sesso avrebbe complicato le cose.
- …e cosa dovrei fare? Dire a mia moglie che vado a giocare a calcetto?
- Non essere sciocco, ti ho visto giocare a calcio, sei una sega. Pensavo più al tennis. Vai ancora a giocare a tennis ogni tanto, vero?
- Insisto, sei matta sul serio!
- Leo non te lo avrei mai chiesto, davvero. Ma non posso avere una storia ora. Alice è troppo piccola e con il mio lavoro non ho tempo. Tanto meno posso andare alla ricerca di sconosciuti nei bar.
Tra le infinite cose assurde che poteva chiedergli la sua amica, di certo una proposta indecente era l’ultima da immaginare.
- Quindi? Che facciamo adesso? Vuoi davvero che ti dia una risposta?
- No tranquillo, non voglio che mi rispondi. La mia non è una proposta indecente, ti ho solo comunicato quello che succederà. Come la chiamate voi avvocati? Ah ecco, considerala una notifica.
Pronunciate quelle parole Elisa raccolse frettolosamente la sua roba, diede un piccolo bacio a stampo sulla bocca al suo amico e si dileguò alla velocità della luce, lasciandolo solo a riflettere.
Driiin Driiin
- Ehi amore.
- Allora? Cosa voleva la stronza?
- Anna per favore, è una buona amica.
- Ok riformulo, quale problema dovrai risolvere alla tipa questa volta?
- Niente di che, soliti problemi post separazione. Lavoravi in un studio legale anche tu, sai quanto è complicato.
- Si certo, come no. Meglio che lascio perdere. Dove sei adesso? Cosa ti va per cena?
- A dire il vero sulla strada sono incappato in un megastore sportivo. Stavo pensando di comprare una racchetta; mi piacerebbe tornare a giocare a tennis.
- Bello! Fai bene. Ti piaceva così tanto.
- Hai ragione, mi piace davvero tanto il tennis.
Fine
- Ehi, come mai sei puntuale oggi?
- A dire il vero non ho molto tempo, vado di frettissima.
Pronunciata quella frase Leo si chinò per darle un bacio sulla guancia, ma restò in piedi. Iniziava molto male. Per trovare le parole giuste il tempo era estremamente necessario.
- Che c’è, la stronza non allenta il guinzaglio?
- Eli…è di mia moglie che parli.
Leo le lasciò qualche secondo per riflettere, per provare a farla sentire un po in colpa, anche se quasi subito le confessò che non sbagliava di molto.
- A dire il vero, appena ha saputo che mi avevi chiesto di incontrarci è andata su di giri.
Un piccolo sorriso compiaciuto fece capolino sul viso di Elisa, che con inconsueto autocontrollo si morse la lingua per tacere. In quel momento era fondamentare evitare ogni provocazione.
- Allora? Di cosa volevi parlarmi? Andrea continua a non vedere la bambina?
- Non vuoi sederti? Dobbiamo parlare così, a distanza?
Leo mollò la sua borsa a terra e si sedette sulla panchina accanto alla sua amica. Ai tempi dell’università avevano passato intere giornate in quel parco e, ancora oggi, quando raramente avevano la possibilità di vedersi, si davano appuntamento lì.
- Ti trovo bene.
Fu il massimo che Leo riuscì a dirle, ma non poté fare a meno di notare che era bellissima, forse più di quando l’aveva conosciuta.
- Io sto bene, e tu? Come te la passi? Non ci vediamo da quanto, sei mesi?
- Direi dal giorno dell’udienza, poco più di sei mesi.
- In effetti, ora che ci penso ti devo ancora del denaro.
- Piantala, lo sai che non voglio i tuoi soldi. La piccolina come sta? Andrea la vede regolarmente?
- Alice sta bene. Lo stronzo fa un po come gli pare, ma non ti agitare, non ti ho chiesto di vederci per questo.
- Che succede? Problemi a lavoro?
- Per la miseria, perché pensi che voglio vederti solo quando ho un problema?
- Perché statisticamente è quello che succede.
La loro amicizia durava ormai da quasi quindici anni e, sebbene si vedevano pochissimo, entrambi sapevano di poter contare ciecamente l’uno sull’altra.
- Scemo! Semplicemente mi sento un po sola e avevo voglia di passare del tempo con qualcuno che mi vuole bene.
- Ok, ora sono preoccupato sul serio.
- Sei veramente un cretino. Dai dimmi di te, come va con Anna? Il sesso è già diventato monotono? Lo sai, succede sempre dopo il matrimonio.
- Non ne sono sicurissimo, ma credo sia la prima volta che ti sento chiamare mia moglie con il suo nome.
Per quanto il vezzeggiativo di stronza le venisse di gran lunga più naturale, Elisa era certa che il suo amico stesse esagerando.
- Ah si? Perché in genere come la chiamo?
- Oddio, da dove vuoi che comincio? Escludendo le parolacce direi che usi indistintamente: lei, quella, la tua tipa, la biondina, la milanese, miss erremoscia, miss simpatia, la noiosa, la gatta morta, chi sai tu, l’innominata, la ragazzina, la studentella, belzebu, la smorfiosa…devo continuare?
Erano decisamente tutti nomignoli che aveva realmente utilizzato. Leo l’aveva convinta, non esagerava affatto.
- Ok, ok, ho capito, sono una donna fantasiosa.
Risero entrambi. Insieme riuscivano sempre a divertirsi tanto, anche per le piccole cose, ma in quel momento Elisa aveva bisogno di restare concentrata.
- Sai, nel mio caso, dopo il matrimonio, il sesso è diventato quasi subito monotono.
- Davvero vuoi parlare di sesso qui al parco?
- In settimana Andrea tornava molto tardi dal lavoro e nel weekend aveva la partita, gli amici. Quando lo facevamo erano sempre le solite due posizioni e poi a nanna. A dire il vero non è mai stato un tipo particolarmente porco, ma le cose sono peggiorate troppo e troppo velocemente.
- Ok, mi è chiaro, vuoi parlare di sesso.
- Non te l’ho mai detto, ma quella volta, tra noi intendo, non facevo sesso da quasi un anno.
- Eli, avevamo detto che non ne avremmo più parlato, è stato un error…porca paletta, un anno?
- Mi fai ridere…dai prova a ripetere con me: p o r c a p u t t a n a. Giuro non c’è nessuno che ti fulmina se dici la parola puttana.
- Non rompere.
- Però si, hai capito bene, un anno. E non è che ora vada molto meglio.
- In che senso?
- In che senso? Nel senso che lavoro dieci ore al giorno, cinque giorni la settimana, e poi c’è Alice. Andrea non aiuta quasi niente. Non ho il tempo per uscire con gli uomini e quando l’ho fatto è stato un disastro.
Elisa odiava terribilmente compatirsi, ma a trentasei anni le sembrava quasi che la vita le stesse scivolando via tra le dita. Voleva, anzi doveva, sistemare qualcosa, almeno la parte più semplice.
- Sono uscita con il fratello di una mia collega. Quattro uscite. Ad ogni uscita ho messo una gonna un pochino più corta. Risultato? Niente! Neanche un tentativo di approccio ha fatto, quel salame.
A Leo scappò inevitabile una risatina, ma provò subito a contenerla per rispetto della sua amica.
- Stai ridendo? Ti assicuro che non è il peggio. Mia sorella mi ha presentato un tipo che va in palestra con lei, otto anni più piccolo di noi, bellissimo. Il più bel corpo mai visto nudo. Dopo due uscite gli ho fatto capire che avevo un pochino fretta di concludere e lui mi ha preso alla lettera. Tre minuti. I tre minuti più tristi della mia vita.
A questo punto Leo non trattenne più la risata.
- Avevo anche messo della lingerie nuova, super sexy.
- Ehi, sono quasi offeso. Quando lo hai fatto con me avevi un intimo da casalinga disperata: comode mutande color carne e reggiseno abbinato.
- Oddio che vergogna. Il programma del giorno era salutarti e andare in palestra, non certo fare attività fisica con te. Comunque sei veramente un cafone. Certe cose non si dicono ad una ragazza.
Dopo quella frase risero, ma subito un piccolo imbarazzante silenzio scese tra di loro. Elisa aveva voglia di arrivare al dunque, mentre Leo continuava a non capire dove stesse portando quella conversazione.
- Potresti provare a sentire Giorgio.
- Chi?
- Giorgio!
- Giorgio il mio ex, ex. Oddio no. Gli voglio bene ma il sesso con lui era tutt’altro che memorabile. Baci, molti baci, tantissimi baci. Mai uno schiaffo sul culo. Solo baci.
Le parole di Elisa proiettarono magicamente nella mente di Leo il ricordo del sonoro schiaffo che le aveva dato sul culo tre anni prima, mentre sul piccolo divanetto dello studio l’aveva fatta sua, da dietro. Fu letteralmente uno schiaffo da urlo, anche se il giorno seguente arrivò un messaggio di rimprovero della sua amica. Le era rimasto per due giorni il tatuaggio della mano stampata sul culo. Avevano rischiato tanto.
- Leo, ci sei?
- Si eccomi, scusa. Quindi cosa fai? Sei in autogestione erotica?
- Esattamente, e per di più “Big Jimmy” mi sta abbandonando, ormai non vibra quasi più.
- Oddio…hai ancora “Big Jimmy”?
Leo aveva conosciuto il famigerato fallo di gomma viola fluo della sua amica, meglio noto come “Big Jimmy”, esattamente quattordici anni prima, durante la sfortunata ricerca di pile per il telecomando nella cassettiera di Elisa. In pratica da quel momento era diventato un amico di comitiva.
- Certo che ce l’ho, che credi? Ma, in effetti, vorrei decisamente diversificare le fonti di entrata.
- Cheeee?
- Vabbè, credo sia inutile girarci ancora molto intorno. Mi farebbe piacere, anzi ho bisogno che tu venga a letto con me, ogni tanto.
- Elisa sei fuori? Ma come ti viene in mente?
- A dire il vero non è una mia idea, ma di Gianna.
- Che centra tua sorella? Non ci capisco più nulla.
- Parlavo con lei del mio problemino e mi ha fatto notare che avevo la fortuna di avere un buon amico discretamente bravo a letto.
- Hai detto a tua sorella di noi? Non ci credo.
- Dico tutto a mia sorella.
- Oddio…tu sei matta!
- Ehi, non iniziare con le tue paranoie. All’epoca ero io ad essere sposata, non tu. E poi, dovevi concentrarti sulla parte discretamente bravo a letto, non sul resto.
Ancora una volta calò un silenzio imbarazzante. Elisa aspettava una risposta, mentre Leo non risicava a credere a quanto stava succedendo. Aveva chiaramente un debole per la sua amica, ma per mille ragioni diverse le loro strade non si erano mai unite sentimentalmente e di certo fare sesso avrebbe complicato le cose.
- …e cosa dovrei fare? Dire a mia moglie che vado a giocare a calcetto?
- Non essere sciocco, ti ho visto giocare a calcio, sei una sega. Pensavo più al tennis. Vai ancora a giocare a tennis ogni tanto, vero?
- Insisto, sei matta sul serio!
- Leo non te lo avrei mai chiesto, davvero. Ma non posso avere una storia ora. Alice è troppo piccola e con il mio lavoro non ho tempo. Tanto meno posso andare alla ricerca di sconosciuti nei bar.
Tra le infinite cose assurde che poteva chiedergli la sua amica, di certo una proposta indecente era l’ultima da immaginare.
- Quindi? Che facciamo adesso? Vuoi davvero che ti dia una risposta?
- No tranquillo, non voglio che mi rispondi. La mia non è una proposta indecente, ti ho solo comunicato quello che succederà. Come la chiamate voi avvocati? Ah ecco, considerala una notifica.
Pronunciate quelle parole Elisa raccolse frettolosamente la sua roba, diede un piccolo bacio a stampo sulla bocca al suo amico e si dileguò alla velocità della luce, lasciandolo solo a riflettere.
Driiin Driiin
- Ehi amore.
- Allora? Cosa voleva la stronza?
- Anna per favore, è una buona amica.
- Ok riformulo, quale problema dovrai risolvere alla tipa questa volta?
- Niente di che, soliti problemi post separazione. Lavoravi in un studio legale anche tu, sai quanto è complicato.
- Si certo, come no. Meglio che lascio perdere. Dove sei adesso? Cosa ti va per cena?
- A dire il vero sulla strada sono incappato in un megastore sportivo. Stavo pensando di comprare una racchetta; mi piacerebbe tornare a giocare a tennis.
- Bello! Fai bene. Ti piaceva così tanto.
- Hai ragione, mi piace davvero tanto il tennis.
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