……

di
genere
etero

( vediamo se mi ricordo come si fa )

L’ultima volta mi sono fatta davvero male a permettermi di dormire con te. Molto male.
Stavolta non voglio che succeda, così mi sono imposta che non lo farò. Non voglio avere il tuo odore tra le lenzuola, non voglio svegliarmi con te che mi stai addosso, non voglio vederti girare tra le mura di casa mia.
Così sono io che vengo da te, a casa tua, nel tuo tugurio, e non mi fermerò a dormire.

Non ho troppe aspettative. È quasi un anno che non ci vediamo dal vivo, ma solo tramite un fottuto rapporto epistolare fatto di foto, frasi sporche e di “se fossi qui ti scoperei”. Come se a dividerci fosse un oceano, quando in realtà non sono nemmeno 50 km.
Ma di questo non ho più intenzione di soffermarmici. Non ho più voglia di elucubrare sul perché, dopo 6 anni, il nostro “rapporto” sia questo.

Non capisco perché, appena tu ti faccia sentire, io mi bagni tutti gli slip.
Non capisco perché ogni orgasmo che mi regalo lo dedichi a te.
Non capisco, ma non voglio indagare. E non voglio più perderci del tempo.

Apri la porta. Sei mezzo zoppo per una distorsione alla caviglia, ma anche da semi-infermo sei bello.
Con i tuoi capelli ricci e mori, la barba scura, gli occhi marroni grandi e profondi, il naso ben piazzato che dovrebbe essere un suggerimento al cazzo che ti ritrovi nelle mutande.

In uno dei tuoi ultimi messaggini mi hai scritto: “Sono il tuo stronzo, vero?”
Sì. Lo sei.

Ho un vestito nero, lungo fino ai piedi. Non troppo attillato, ma segue le mie forme morbide. Se mi guardi, non lo dai a vedere.
Mi siedo sul tuo divano e iniziamo a parlare. Sciocchezze, cose frivole, mentre tu fumi seduto sul bordo del tavolo della cucina.
Ci guardiamo, ma restando ognuno al suo posto.

Dal nulla mi chiedi se ho il reggiseno. Ti dico di sì, solo che non ha le spalline.
“Avevo pensato di non metterlo, ma poi mi avresti dato della porca”, ti dico.
Rispondi: “E da quando sarebbe un problema?”

Fai segno di avvicinarmi, mi indichi la sedia che hai messo tra le tue gambe.
Eseguo le tue indicazioni mentre, da sotto al vestito, mi slaccio il reggiseno e me lo tolgo.

Mi fai uscire subito i seni, che sono grandi e ti riempiono le mani. Ma passi subito a stuzzicarmi i capezzoli con le punte delle dita.
Nel mentre mi baci. Sento le nostre lingue che si incontrano e finalmente posso morderti il labbro inferiore.
Ansimo.

Mi eccito molto, mi sento subito bagnare gli slip.
Ti porto una mano sul cazzo e lo sento già turgido.

In un baleno ti togli i pantaloni e i boxer, e io immediatamente te lo prendo tutto in bocca.
È semi-turgido e riesco ancora a farcelo stare.

Inizio a leccarti, a sputare sopra alla tua cappella che inizia a farsi sempre più grossa e pulsante.
Succhio e lecco, senza dimenticarmi delle tue palle. Sento che godi.

Dici che ti ricordavi bene di tutto questo. Secondo me non è vero.
Anzi, con una punta di non modestia, penso che una come me — che ci gode proprio a farti dei pompini del genere — non l’hai ancora trovata.
Spero anche che tu non la possa mai trovare.

Mi spingi la tua erezione sempre più in profondità, sempre più in gola.
Mi scopi letteralmente la bocca e in tutto ciò non smetti mai di tormentarmi i seni.
Mi avvisi che stai venendo, ma è fine a sé stesso, perché sai che tanto ingoio.
Hai sempre un buon sapore. Me la prendo tutta e non ne lascio nemmeno una goccia.

Ora siamo sul tuo letto, siamo invertiti testa-piedi.
Parliamo sempre di sciocchezze, ridiamo.
È strano, perché tanto rimarranno discorsi a sé, dentro a questa stanza. Non usciranno.

Cerco di toccarti la spalla con la punta del piede, non ci riesco.
Te ne accorgi e ti avvicini in modo da sentire il mio tocco.
Ti accarezzo così. Farlo con le mani è pericoloso, l’ho già testato.
Però, mentre lo faccio, mi fissi.
Sono solo con gli slip, nuda sul tuo letto.

Mi faccio una foto con l’autoscatto e te la invio sul cellulare.

Non so come succede, ma a un tratto ti ho addosso di nuovo.
Mi tiri via gli slip e mi fai mettere a cavalcioni su di te.
Mentre ti lecco il cazzo, mi inizi a mettere le dita nella figa, che è immediatamente bagnata e pronta.

Non riesco a fare molto, perché mi fai godere.
Ansimo, e mi dici che non posso fare rumore, che devo stare zitta.
Mi schiaffeggi il culo, sempre più forte.
Io seguo il ritmo con cui mi stai masturbando.

Mi dici che hai messo due dita, poi tre… e poi chissà.
Vuoi proprio capire se ci entra anche la quarta.
Che stronzo che sei, a farmi questa telecronaca impietosa.
Mi fai solo eccitare e godere di più.

Cambio posizione.
Non ho più saliva in bocca e così ti chiedo di sputarmici dentro. Lo fai.
Com’è possibile che anche il sapore della tua saliva sia così fottutamente buono?

Così facendo riesco a sputarla sul cazzo, che torna subito turgido, duro e pronto.
Sei supino sul letto, ti fissi dallo specchio dell’armadio.
Io mi spio mentre torno a prenderti in bocca, tutto il tuo piacere.

Decido anche di leccarti il buco del culo.
Non l’ho mai fatto a nessun uomo.
Tu non l’hai mai ricevuto: mi avevi accennato in passato che avresti voluto provare.

Così mi addentro in questo territorio inesplorato.
Tu capisci, perché alzi sempre di più le gambe.
Il contatto è soffice e insapore. Allo stesso tempo è piacevole.

Faccio dei piccoli cerchietti con la punta della lingua, poi ti lecco lo sfintere a lingua piena.
Poi torno a dedicarmi alle tue palle, le succhio una a una.
Mi piace sentire il pelo morbido con cui sono ricoperte, prima di bagnarle con la mia lingua.

Torno a percorrere tutta la tua asta, mi fermo sulla tua cappella, mentre gioco con lo sfintere della tua uretra.
In tutto questo spio le nostre figure allo specchio.
Tu mi becchi.

“Che zoccola che sei. Non resisti a guardarci mentre mi fai godere.”

Ti siedi e mi prendi su di te.
Lo sento: stai per iniziare a scoparmi.
D’altronde non ho davvero più le forze per resistere a non sentirti dentro di me.

Proprio in quel momento ti sussurro all’orecchio:
“Ma ti sei toccato su di me ieri?”

“Sì. Sulle vecchie foto che mi hai mandato.”
Sento che il tuo cazzo inizia a farsi spazio, oltrepassando la mia fica.
Lentamente me lo metti tutto dentro.

È una sensazione indescrivibile.
Ci fissiamo, e non so dove trovo la forza di chiederti:
“E ti toccherai anche sulla foto che ti ho mandato prima? Nuda sul tuo letto, con te a fianco che mi fissavi?”

Riesco a dirlo prima di abbandonarmi a un gemito, che però tu smorzi mettendomi prontamente il palmo della mano sulla bocca, mentre con l’altra mi cingi forte la base del collo.

Tra i denti mi rispondi:
“Devi fare silenzio. Certo che mi ci masturberò su quella foto. Ma ora fatti scopare.”

Ed è così che arriva il primo colpo di bacino.
scritto il
2025-07-26
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