Il mio padrone
di
B.A.84
genere
gay
Mio caro amico, non so nemmeno da dove cominciare. Forse dall'odore della sua pelle, dolce e muschiata, che ho scoperto solo quando mi sono avvicinato troppo. O dal modo in cui i suoi occhi si sono illuminati quando mi ha sorriso, come se mi stesse regalando qualcosa di prezioso.
Era più giovane di me, molto più giovane. Lo guardavo e mi dicevo che non ero fatto così, che non ero *così*. Ma Dio, come mentivo a me stesso. Perché nel momento in cui mi ha sfiorato la mano, tutta la mia vita è cambiata. È bastato quel semplice contatto per far crollare anni di convinzioni, di maschere, di bugie che mi raccontavo da solo.
La stanza era calda, troppo calda. Le luci erano soffuse, ma riuscivo a vederlo così chiaramente, ogni dettaglio del suo viso, ogni movimento. Quando mi ha baciato, è stato come se il mondo avesse preso fuoco. Le sue labbra erano morbide, esigenti, e io... io non volevo più tornare indietro.
Mi ha guardato negli occhi, solo per un istante, e in quel momento ho visto tutto: desiderio, voglia, ma anche qualcosa di più profondo. Poi mi ha afferrato la nuca e mi ha spinto giù con autorità. Non ho esitato. Non potevo. Ero il suo schiavo.
La sensazione della sua pelle tra le mie labbra... non riesco ancora a crederci. Era reale, così reale. Il suo respiro che si accelerava, i suoi gemiti soffocati, le mani che mi imponevano il ritmo. Mi sentivo vulnerabile, ero pronto a soddisfare ogni sua richiesta, lui era il mio padrone.
Quando è finito, siamo rimasti così, immobili, a respirare lo stesso silenzio, col suo piacere che bagnava il mio viso e la mia bocca. Non c'era giudizio, non c'era fretta. Solo la consapevolezza che qualcosa di grande era appena successo.
Non so chi sono diventato. So solo che non posso più fingere. Non posso più negare questa parte di me che finalmente ha trovato la sua voce.
Adesso attendo solo che mi conceda nuovamente di dissetare la mia bocca.
Era più giovane di me, molto più giovane. Lo guardavo e mi dicevo che non ero fatto così, che non ero *così*. Ma Dio, come mentivo a me stesso. Perché nel momento in cui mi ha sfiorato la mano, tutta la mia vita è cambiata. È bastato quel semplice contatto per far crollare anni di convinzioni, di maschere, di bugie che mi raccontavo da solo.
La stanza era calda, troppo calda. Le luci erano soffuse, ma riuscivo a vederlo così chiaramente, ogni dettaglio del suo viso, ogni movimento. Quando mi ha baciato, è stato come se il mondo avesse preso fuoco. Le sue labbra erano morbide, esigenti, e io... io non volevo più tornare indietro.
Mi ha guardato negli occhi, solo per un istante, e in quel momento ho visto tutto: desiderio, voglia, ma anche qualcosa di più profondo. Poi mi ha afferrato la nuca e mi ha spinto giù con autorità. Non ho esitato. Non potevo. Ero il suo schiavo.
La sensazione della sua pelle tra le mie labbra... non riesco ancora a crederci. Era reale, così reale. Il suo respiro che si accelerava, i suoi gemiti soffocati, le mani che mi imponevano il ritmo. Mi sentivo vulnerabile, ero pronto a soddisfare ogni sua richiesta, lui era il mio padrone.
Quando è finito, siamo rimasti così, immobili, a respirare lo stesso silenzio, col suo piacere che bagnava il mio viso e la mia bocca. Non c'era giudizio, non c'era fretta. Solo la consapevolezza che qualcosa di grande era appena successo.
Non so chi sono diventato. So solo che non posso più fingere. Non posso più negare questa parte di me che finalmente ha trovato la sua voce.
Adesso attendo solo che mi conceda nuovamente di dissetare la mia bocca.
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