Giorgio - Estate 1991 (prima parte)
di
Massimo Segreto
genere
gay
Era l'estate del 1991.
Ai maggiorenni era permesso girare in motorino senza casco, c'erano gli esami a settembre e questo significava, per molti, passare l'estate a casa. Anche nelle tre settimane di agosto in cui il resto della famiglia andava al mare.
Non era la prima volta prendevo quella via nei campi verso il boschetto con quelli alberi visibili dalla strada dove ogni tanto comparivano dei sacchetti colorati.
Avevo iniziato a giugno. Ci ero andato per curiosità e mi ero fermato come gesto di ribellione. Sembravano tutti così grandi e esperti ma probabilmente nessuno arrivava a cinquant'anni.
D'altra parte oltre che appena maggiorenne, io non arrivavo al metro e settanta e ero magrissimo e i capelli lunghi, che avevo fatto crescere per darmi un'aria da duro complice il loro colore biondissimo mi avevano addolcito il viso.
Con il relativo concerto di battute dei miei compagni che mi davano del ricchione.
E forse anche per questo quella volta mi inginocchiai davanti a uno di quei tipi completamente nudi nella radura.
Non so se furono i complimenti o se mi piacque la sensazione di successo nel fare qualcosa. Ma tornai più volte.
E divenni bravo.
Imparai a leccare e succhiare. A respirare col naso quando avevo la gola occupata e a controllare i suoi conati. Leccare palle e culo mi sembrava una cosa naturale. E ingoiare il seme caldo non mi faceva più venire né il vomito né la nausea.
L'odore del cazzo - all'epoca non andava di moda rasarsi - mi faceva eccitare e trasformare in una troia perfetta.
Ogni tanto li guardavo scopare tra di loro ma non trovavo il coraggio di assecondare le loro richieste. Anche perché quello che estraevano dai rispettivi culi non era proprio uguale a quanto si vedeva nelle videocassette. Ma nessuno mi forzava.
Avevo già iniziato, segretamente da qualche settimana, rubando carote e zucchine dal frigorifero mentre tutti erano a letto. La mattina che partirono per le Marche, andai al supermermercato e feci un acquisto mirato. Biscotti, latte, qualche birra. E zucchine.
Mi bastava prenderle in mano e guardarle all'altezza del naso per capire quanto assomigliassero ai cazzi che spompinavo nel boschetto.
Olio si semi, un imbuto in metallo su cui fissavo la zucchina, uno specchio staccato dalla parete e posato a terra, un altro contro il letto in maniera tale da avere contemporaneamente una vista fronte-retro e via. Dopo una bella peretta di acqua calda, mi sedevo sulla zucchina e mi inculavo da solo.
Nella prima settimana andai al supermercato più volte. Tra birre, pasta e qualche pomodoro, c'erano sempre due o tre zucchine. Sempre più lunghe o grosse.
All'ennesima sfida vinta. Con una zucchina infilata quasi per intero dentro la pancia, che mi sembra enorme e lunga fino allo stomaco, che mi accorsi che mancava una cosa. Mancava l'odore. L'odore del maschio. L'odore del sesso.
Guardai l'orologio. Erano le quattro e mezza del pomeriggio.
Di solito arrivavano per le cinque.
D'accordo Max. Ecco la sfida.
Va là e se c'è il sacchetto entri e ti fai scopare. Da tutti quelli che vogliono.
Misi i pantaloncini senza gli slip, una canottiera dei Lakers, infilai le mie Nike e presi il motorino.
Il sacchetto c'era.
Ai maggiorenni era permesso girare in motorino senza casco, c'erano gli esami a settembre e questo significava, per molti, passare l'estate a casa. Anche nelle tre settimane di agosto in cui il resto della famiglia andava al mare.
Non era la prima volta prendevo quella via nei campi verso il boschetto con quelli alberi visibili dalla strada dove ogni tanto comparivano dei sacchetti colorati.
Avevo iniziato a giugno. Ci ero andato per curiosità e mi ero fermato come gesto di ribellione. Sembravano tutti così grandi e esperti ma probabilmente nessuno arrivava a cinquant'anni.
D'altra parte oltre che appena maggiorenne, io non arrivavo al metro e settanta e ero magrissimo e i capelli lunghi, che avevo fatto crescere per darmi un'aria da duro complice il loro colore biondissimo mi avevano addolcito il viso.
Con il relativo concerto di battute dei miei compagni che mi davano del ricchione.
E forse anche per questo quella volta mi inginocchiai davanti a uno di quei tipi completamente nudi nella radura.
Non so se furono i complimenti o se mi piacque la sensazione di successo nel fare qualcosa. Ma tornai più volte.
E divenni bravo.
Imparai a leccare e succhiare. A respirare col naso quando avevo la gola occupata e a controllare i suoi conati. Leccare palle e culo mi sembrava una cosa naturale. E ingoiare il seme caldo non mi faceva più venire né il vomito né la nausea.
L'odore del cazzo - all'epoca non andava di moda rasarsi - mi faceva eccitare e trasformare in una troia perfetta.
Ogni tanto li guardavo scopare tra di loro ma non trovavo il coraggio di assecondare le loro richieste. Anche perché quello che estraevano dai rispettivi culi non era proprio uguale a quanto si vedeva nelle videocassette. Ma nessuno mi forzava.
Avevo già iniziato, segretamente da qualche settimana, rubando carote e zucchine dal frigorifero mentre tutti erano a letto. La mattina che partirono per le Marche, andai al supermermercato e feci un acquisto mirato. Biscotti, latte, qualche birra. E zucchine.
Mi bastava prenderle in mano e guardarle all'altezza del naso per capire quanto assomigliassero ai cazzi che spompinavo nel boschetto.
Olio si semi, un imbuto in metallo su cui fissavo la zucchina, uno specchio staccato dalla parete e posato a terra, un altro contro il letto in maniera tale da avere contemporaneamente una vista fronte-retro e via. Dopo una bella peretta di acqua calda, mi sedevo sulla zucchina e mi inculavo da solo.
Nella prima settimana andai al supermercato più volte. Tra birre, pasta e qualche pomodoro, c'erano sempre due o tre zucchine. Sempre più lunghe o grosse.
All'ennesima sfida vinta. Con una zucchina infilata quasi per intero dentro la pancia, che mi sembra enorme e lunga fino allo stomaco, che mi accorsi che mancava una cosa. Mancava l'odore. L'odore del maschio. L'odore del sesso.
Guardai l'orologio. Erano le quattro e mezza del pomeriggio.
Di solito arrivavano per le cinque.
D'accordo Max. Ecco la sfida.
Va là e se c'è il sacchetto entri e ti fai scopare. Da tutti quelli che vogliono.
Misi i pantaloncini senza gli slip, una canottiera dei Lakers, infilai le mie Nike e presi il motorino.
Il sacchetto c'era.
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