Giorgio - Estate 1991 (seconda parte)
di
Massimo Segreto
genere
gay
Erano arrivati da poco ed erano in tre.
Nudi, qualcuno fumava altri birra in lattina.
Come le altre volte mi spogliai anch'io e per qualche minuto chiacchierai con una sigaretta accesa.
Ma ero lì con un'idea ben precisa e a un certo punto, guardando quei tre cazzi che venivano massaggiati dalle mani dei loro padroni, mi rivolsi a Luigi, che tutti chiamavamo Gigi. E non ci girai intorno, anche perché arrivavo da un paio d'ore passate a giocare con le zucchine.
Gli dissi che quel pomeriggio volevo essere scopato. Da tutti.
All'inizio sembrarono quasi increduli. Si avvicinarono chiedendomi, senza mezzi termini, se stavo scherzando e se sapevo cosa stavo chiedendo.
Le raffigurazioni oscene, i mezzi insulti, le promesse di azioni depravate ebbero l'effetto di eccitarmi ancora di più.
Non ricordo se fu una mia iniziativa o se mi fecero inginocchiare loro.
Ma la discussione proseguì e fini dopo che li ebbi convinti alternando frasi e promesse con lunghe succhiate ai loro cazzi.
Fu quasi una specie di supplica.
Sì, voglio che mi spacchiate il culo. Voglio essere montato come una cagna. Trattatemi come una vacca. Scopatemi fino a domattina.
E via dicendo.
Mi misi a quattro zampe sul plaid e Gigi fu il primo a entrarmi dentro. D'altra parte era stato anche il primo che avevo succhiato e quindi nessuno fece obiezioni.
Non ero vergine e Gigi se ne accorse. E decise per tutti che quelle non sarebbero state scopate gentili.
La differenza più grande fu che non controllavo più la penetrazione. La subivo.
Prendevo i colpi del cazzo senza saperne prima la violenza, il ritmo e la profondità. Gemevo. Ma di piacere.
Fu Giuseppe, detto Peppe, a mettersi davanti per farsi succhiare. E presto imparai la differenza tra fare un pompino e succhiare un cazzo mentre ti scopano dietro.
Stai sostanzialmente fermo, ti muovi poco e lasci che le botte che prendi dettino il ritmo del pompino.
Si diedero il cambio. Cioè, Giuseppe me lo mise nel culo mentre Luca e Gigi mi offrirono il cazzo da succhiare.
Peppe venne quasi subito e mi sborrò sulla schiena bestemmiando per la rabbia di non essere durato a lungo. Fu il turno di Luca che non aveva i problemi del suo amico il quale ne frattempo era venuto a farsi ripulire.
Dalle grida di saluto capii che era arrivato Alfredo.
Il più vecchio. Il più maiale. E soprattutto quello con il cazzo più grosso.
Non a caso era soprannominato albatros.
Lo guardai dal basso mentre Luca non smetteva di sbattermi. Non si dichiarò sorpreso ma dopo avermi insultato mi schiacciò la faccia a terra sotto la suola delle scarpe.
Culo alto, faccia a terra. Quella era la posizione, mi disse.
Si spogliò e mi diede da succhiare il piede.
Al successivo cambio con Gigi si sdraiò a farsi leccare e succhiare e poi, quando gli venne duro, pretese il suo turno.
Nella posizione che mi aveva insegnato poco primo, allargai al suo comando le braccia, e dopo due leggere penetrazioni, piovve come un martello dall'alto conficcandosi interamente nelle mie viscere e strappandomi un grido che non lo commosse minimamente. Anzi.
Mi cavalcò come una furia, costringendomi a sollevare indietro la schiena, mollandomi ceffoni sul culo, incurante dei miei lamenti. Che per la verità diminuivano con l'abitudine alla nuova misura.
Anche lui mi venne sulla schiena e di fece ripulire poco dopo. Ricordo che quel cazzo ancora barzotto aveva tutte le tracce della scopata. Era caldo, aveva un sapore diverso che si mischiava a quello della sborra.
Dopo che anche Luca ebbe avuto la sua soddisfazione venne di nuovo il turno di Gigi, che volutamente voleva essere l'ultimo. MI fece orientare verso gli altri tre amici seduti che fumavano e mentre loro mi insultavano lui mi scopava.
Ma a differenza degli altri non venne sulla schiena.
All'ultimo si sollevò in piedi dicendomi di girarmi. Lo feci spalancando la bocca e riuscii a prendere buona parte dei suoi fiotti caldi direttamente sulla lingua stesa.
Poi andò a sedersi con gli altri mentre io rimasi sfiancato e sporco di sperma davanti a loro.
Non ero ancora venuto e quindi la mia eccitazione era ancora alta.
Ma l'unico che volle fare un secondo giro fu Peppe. Che questa volta durò più a lungo e finì in bocca.
Li raggiunsi e mi accesi una sigaretta. quando Alfredo mi chiese se volevo sborrare gli dissi ovviamente di si, aspettandomi un pompino o una sega come avveniva altre volte. Ma dopo la sessione nessuno era in vena di candidarsi.
Ero seduto su un sasso leggermente distante dalla borsa frigo con le birre e dalle loro sedie. A un certo punto dissi che se avessi avuto una zucchina mi sarei segato davanti a loro. Risero.
Tranne Alfredo. Prese una lattina e mi venne davanti. Me lo rimise in bocca e mi disse che potevo segarmi succhiadogli il cazzo.
Iniziai a fare entrambe le cose.
La bocca si riempì all'improvviso di un fiotto caldo imprevisto. Provai a sottrarmi, più che altro perché non me l'aspettavo. Anche perché non era la prima volta che facevamo quel gioco.
E con il solito tono severo Albatros mi disse di continuare a segarmi, poi puntò l'idrante verso la mia faccia e riprese.
Venni quasi subito, mentre lui venne raggiunto dagli altri che lo imitarono.
Tanto fa caldo e ti asciughi in fretta, disse porgendomi la lattina. Uno degli altri mi diede un'altra sigaretta.
Esausto e dolorante in ogni parte del corpo, grondante di piscio, con il culetto in fiamme. Fumai e chiacchierai a lungo.
Come sempre, prima di cena ci salutammo, ero asciutto e non feci fatica a rivestirmi.
Per la cronaca.
A settembre venni bocciato e dovetti ripetere l'anno.
Nudi, qualcuno fumava altri birra in lattina.
Come le altre volte mi spogliai anch'io e per qualche minuto chiacchierai con una sigaretta accesa.
Ma ero lì con un'idea ben precisa e a un certo punto, guardando quei tre cazzi che venivano massaggiati dalle mani dei loro padroni, mi rivolsi a Luigi, che tutti chiamavamo Gigi. E non ci girai intorno, anche perché arrivavo da un paio d'ore passate a giocare con le zucchine.
Gli dissi che quel pomeriggio volevo essere scopato. Da tutti.
All'inizio sembrarono quasi increduli. Si avvicinarono chiedendomi, senza mezzi termini, se stavo scherzando e se sapevo cosa stavo chiedendo.
Le raffigurazioni oscene, i mezzi insulti, le promesse di azioni depravate ebbero l'effetto di eccitarmi ancora di più.
Non ricordo se fu una mia iniziativa o se mi fecero inginocchiare loro.
Ma la discussione proseguì e fini dopo che li ebbi convinti alternando frasi e promesse con lunghe succhiate ai loro cazzi.
Fu quasi una specie di supplica.
Sì, voglio che mi spacchiate il culo. Voglio essere montato come una cagna. Trattatemi come una vacca. Scopatemi fino a domattina.
E via dicendo.
Mi misi a quattro zampe sul plaid e Gigi fu il primo a entrarmi dentro. D'altra parte era stato anche il primo che avevo succhiato e quindi nessuno fece obiezioni.
Non ero vergine e Gigi se ne accorse. E decise per tutti che quelle non sarebbero state scopate gentili.
La differenza più grande fu che non controllavo più la penetrazione. La subivo.
Prendevo i colpi del cazzo senza saperne prima la violenza, il ritmo e la profondità. Gemevo. Ma di piacere.
Fu Giuseppe, detto Peppe, a mettersi davanti per farsi succhiare. E presto imparai la differenza tra fare un pompino e succhiare un cazzo mentre ti scopano dietro.
Stai sostanzialmente fermo, ti muovi poco e lasci che le botte che prendi dettino il ritmo del pompino.
Si diedero il cambio. Cioè, Giuseppe me lo mise nel culo mentre Luca e Gigi mi offrirono il cazzo da succhiare.
Peppe venne quasi subito e mi sborrò sulla schiena bestemmiando per la rabbia di non essere durato a lungo. Fu il turno di Luca che non aveva i problemi del suo amico il quale ne frattempo era venuto a farsi ripulire.
Dalle grida di saluto capii che era arrivato Alfredo.
Il più vecchio. Il più maiale. E soprattutto quello con il cazzo più grosso.
Non a caso era soprannominato albatros.
Lo guardai dal basso mentre Luca non smetteva di sbattermi. Non si dichiarò sorpreso ma dopo avermi insultato mi schiacciò la faccia a terra sotto la suola delle scarpe.
Culo alto, faccia a terra. Quella era la posizione, mi disse.
Si spogliò e mi diede da succhiare il piede.
Al successivo cambio con Gigi si sdraiò a farsi leccare e succhiare e poi, quando gli venne duro, pretese il suo turno.
Nella posizione che mi aveva insegnato poco primo, allargai al suo comando le braccia, e dopo due leggere penetrazioni, piovve come un martello dall'alto conficcandosi interamente nelle mie viscere e strappandomi un grido che non lo commosse minimamente. Anzi.
Mi cavalcò come una furia, costringendomi a sollevare indietro la schiena, mollandomi ceffoni sul culo, incurante dei miei lamenti. Che per la verità diminuivano con l'abitudine alla nuova misura.
Anche lui mi venne sulla schiena e di fece ripulire poco dopo. Ricordo che quel cazzo ancora barzotto aveva tutte le tracce della scopata. Era caldo, aveva un sapore diverso che si mischiava a quello della sborra.
Dopo che anche Luca ebbe avuto la sua soddisfazione venne di nuovo il turno di Gigi, che volutamente voleva essere l'ultimo. MI fece orientare verso gli altri tre amici seduti che fumavano e mentre loro mi insultavano lui mi scopava.
Ma a differenza degli altri non venne sulla schiena.
All'ultimo si sollevò in piedi dicendomi di girarmi. Lo feci spalancando la bocca e riuscii a prendere buona parte dei suoi fiotti caldi direttamente sulla lingua stesa.
Poi andò a sedersi con gli altri mentre io rimasi sfiancato e sporco di sperma davanti a loro.
Non ero ancora venuto e quindi la mia eccitazione era ancora alta.
Ma l'unico che volle fare un secondo giro fu Peppe. Che questa volta durò più a lungo e finì in bocca.
Li raggiunsi e mi accesi una sigaretta. quando Alfredo mi chiese se volevo sborrare gli dissi ovviamente di si, aspettandomi un pompino o una sega come avveniva altre volte. Ma dopo la sessione nessuno era in vena di candidarsi.
Ero seduto su un sasso leggermente distante dalla borsa frigo con le birre e dalle loro sedie. A un certo punto dissi che se avessi avuto una zucchina mi sarei segato davanti a loro. Risero.
Tranne Alfredo. Prese una lattina e mi venne davanti. Me lo rimise in bocca e mi disse che potevo segarmi succhiadogli il cazzo.
Iniziai a fare entrambe le cose.
La bocca si riempì all'improvviso di un fiotto caldo imprevisto. Provai a sottrarmi, più che altro perché non me l'aspettavo. Anche perché non era la prima volta che facevamo quel gioco.
E con il solito tono severo Albatros mi disse di continuare a segarmi, poi puntò l'idrante verso la mia faccia e riprese.
Venni quasi subito, mentre lui venne raggiunto dagli altri che lo imitarono.
Tanto fa caldo e ti asciughi in fretta, disse porgendomi la lattina. Uno degli altri mi diede un'altra sigaretta.
Esausto e dolorante in ogni parte del corpo, grondante di piscio, con il culetto in fiamme. Fumai e chiacchierai a lungo.
Come sempre, prima di cena ci salutammo, ero asciutto e non feci fatica a rivestirmi.
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