Non sono lesbica e nemmeno la mia vicina, però...
di
Evablu
genere
saffico
Non sono lesbica e i baci tra donne mi avevano sempre fatto una certa impressione: disgusto da piccola, curiosità da adolescente, un minimo interesse da grande, diciamo grande perché mi sono sposata che avevo 21 anni e ho avuto il primo figlio a 22, ora che ho varcato la soglia della quarantina sono mamma di due adolescenti e post-adolescenti; non so a loro che effetto facciano i baci tra donne, ma non so perché ne sto parlando, forse sì che lo so ma cerco di rimuoverlo da tre giorni, da quando mi è successo la prima volta.
Mio marito ha 10 anni più di me, non mi trascura affatto, mi scopa divinamente, dobbiamo essere da soli in casa perché facciamo un casino assurdo ma ultimamente ho sempre l'impressione che ci sia qualcosa di sbagliato, fra di noi, come se non gli bastassi o come se fare sesso porco fosse contrario a una qualche religione bigotta. Insomma capita che da un po' di tempo anch'io mi prenda le mie distrazioni ma da qualche mese è subentrata la classica variante imprevedibile, la mia vicina di pianerottolo è come se mi facesse la corte, forse ci ha sentiti durante il sesso e insomma si piazza proprio dentro casa dopo che Edmondo, Ed o Eddy, esce per tornare la sera, mentre i ragazzi sono a scuola. La mia vicina si chiama Elisa ma preferisce farsi chiamare Lisa come Monna Lisa, è una bella donna più o meno mia coetanea, ha una quarta di seno mentre io, che mi chiamo Roberta, Roby per tutti, fatico per indossare la terza, la seconda mi sta meglio. Lisa porta i capelli lunghi fino a metà schiena, si trascura un po' ma è una bella fichetta e mi racconta sempre tutti i suoi guai, specie col marito, Gaetano ma si fa chiamare Tano, Tano come quello del film di Roberta Torre, un marito che la fa soffrire, che non le dà soldi, che non la scopa e io sempre lì a fare da spugna per le sue tensioni, i suoi problemi, spesso piange e allora vuol essere abbracciata e ha un buon profumo, è morbida e il contatto col suo seno (il reggiseno non lo porta quasi mai), specie con quei due capezzoloni grandi e ritti che ha, un po' mi turba. Fino a quando un pomeriggio - appunto tre giorni fa - fra un racconto e un altro, mentre meno me l'aspettavo, dopo che mi aveva elogiata per quanto sono buona e comprensiva con lei, ha poggiato le labbra sulle mie. Qualche istante, il tempo di sentire l'umido della sua bocca, il sapore dolciastro del suo rossetto e che lei assaggiasse il mio. E' durato così poco che sinceramente non ho saputo cosa fare, se rimproverarla, alzarmi di scatto e metterla alla porta, tirarmi indietro e dirle no guarda non fa per me.
Zero. Non ho fatto niente di tutto questo, sono rimasta pietrificata e dunque immobile. Lei evidentemente l'ha preso come un invito a nozze e mi ha dato un altro bacio soffice, delicato, a farmi riassaporare il suo rossetto. Poi ha preso a farmi domande stupide, tipo se mi avesse disturbata o qualcosa del genere, a scusarsi in maniera altrettanto sciocca, infine s'è alzata e senza nemmeno salutare è andata via. E io sono rimasta lì, seduta come una cretina, anche dopo che ho sentito la porta che si richiudeva alle sue spalle. Ferma, le braccia lungo il corpo, a chiedermi cosa fosse successo e perché. E allora, per evitare altri imbarazzanti contatti, ho pensato la cosa più cretina che potesse esserci, mandarle un vocale. Ho preso il cellulare, ho pensato a lungo cosa volessi dirle, mi sono preparata un discorso che ci sarebbero voluti dodici minuti di registrazione e invece nel messaggio che le ho mandato le ho detto solo dove sei cretina, perché te ne sei andata? e dopo che l'ho inviato ho sentito la sua suoneria, si era dimenticata il cellulare a casa mia. Nello stesso momento hanno bussato alla porta. Era lei.
"Il cellulare - mi ha detto lapidariamente - ho dimenticato il cellulare. Voglio solo questo", come a mettere le mani avanti, anzi indietro. Io gliel'ho subito dato ma ho anche pensato che il mio messaggio potesse essere frainteso.
"Ti avevo scritto - ho balbettato - non scritto, un vocale, cancellalo, non importa". Inutile dire che l'ho incuriosita, ha ascoltato, l'ha evidentemente preso per quello che era (un invito, confuso, smarrito, a continuare) e ha richiuso la porta, dopo essere entrata. Si è di nuovo avvicinata in modo perlomeno pericoloso, io ho cercato rifugio vicino al muro della cucina, ma mi sono preclusa da sola ogni via di fuga, mi è arrivata di nuovo addosso, mi ha pressato con i suoi grossi seni.
"Non sono lesbica! Non puoi impormelo", ho protestato.
"Oh, nemmeno io sono lesbica", ha risposto con aria candida e serena.
"E allora perché...?".
"Non puoi sempre sfuggire a te stessa", ha bisbigliato prima di infilarmi la lingua in bocca, per la prima volta. Ce l'ha tenuta per un po', io all'inizio ho cercato di ritrarmi, di non strusciare la lingua contro la sua, poi il suo sapore mi è entrato dentro come la sua umidità, la situazione mi è apparsa intrigante e coinvolgente, ho risposto al bacio avvolgendo la lingua alla sua, si sono praticamente attorcigliate, succhiate reciprocamente, la sua saliva è passata a me e la mia a lei, mi sono bagnata ma non come mi bagno con mio marito durante i preliminari, no, mi si è aperta una sorta di cataratta nella fica, ho sentito fra le cosce una specie di fontanella che perdeva, una sensazione di improvviso benessere, il respiro che si faceva intenso come se stessi correndo a velocità sostenuta, un vecchio motore sfiatato in salita, una salita ripida però, la voglia di gridare. Ho gridato. A lungo, piano ma ho gridato, l'urlo in qualche modo l'ho represso, si è trasformato in un mugolio.
"Cazzo, sono venuta!" ho esclamato senza ritegno, con un'intimità che mai mi sarei aspettata con nessuna estranea, meno che meno con la mia vicina di pianerottolo.
Lei mi ha guardato incredula, si è messa in ginocchio sotto di me, non so come si è aperta la strada, sfiorandomi fra le gambe, sentendo la peluria impregnata dei miei umori vaginali. Voleva solo verificare che non stessi fingendo, la stronza.
"Ma come hai fatto? - borbotta severa, con tono di rimprovero -. Io non vengo dai tempi del liceo!".
Mi fa tenerezza, le credo.
"Tuo marito...?".
"Non è capace, viene in pochi secondi, quando sono fortunata in un paio di minuti. Io non vengo mai, non gli interessa", fa quasi per mettersi a piagnucolare. Sto per dire qualcosa, meno male che mi freno. Ma non la reggo quando si atteggia a vittima.
"Vieni", dico prendendola per mano e quasi la sollevo di peso. La trascino in camera da letto. Non ho mai tradito mio marito (intendo sul letto di casa), certamente mai con una donna. E' il momento di cominciare, penso, e la spingo in malo modo sul materasso, mi guarda con occhi da gatta, ma spaesata.
"Se non sei lesbica...", obietta.
"Che c'entra, anche tu dici di non esserlo".
"Non lo sono, ma sono stata con molte donne".
Mi sta facendo confondere, me ne fotto, comando io. Le strappo i pantaloncini e le mutandine, da un po' non fa la ceretta ma il pelo scuro e folto non mi fa né paura né schifo, anzi mi attizza. Quante cose sto imparando tutte in una volta.
"Com'è sta storia che non vieni? Io al solo guardarti la fica mi sa che mi prende un altro orgasmo".
Ho perso i freni, non so dove trovo forze ed energie per fare e dire ste cose. Ce l'ho nuda dall'ombelico in giù, davanti a me, il primo godimento mi ha stimolato l'eccitazione, gli ormoni vanno per conto loro e in fondo i miei orgasmi multipli non sono casuali né episodici. Fa profumo di vagina calda e umida. Sta distesa sulla schiena, le cosce larghe e sollevate, i talloni ben poggiati sulla mia preziosa coperta di raso: prevale la mamma di famiglia che è in me, scosto la coperta, ci ritroviamo tra le lenzuola morbide.
"Profumi di fica, la tua fica profuma", le dico guardandogliela con intenso interesse. La situazione secondo me la sta eccitando, si morde il labbro inferiore.
Mi tuffo tra le sue cosce, le mordicchio l'interno, prima vicino al ginocchio, poi risalgo piano, pianissimo, verso l'inguine. Mi diverto a sbirciarla con occhi da gatta famelica, la vedo sollevata sui gomiti che mi osserva ed è in seria difficoltà, ansima, trema, boccheggia, la cosa mi diverte e mi fa bagnare ancora di più.
"Ehi, non è comportamento da non-lesbica...".
"Ancora con questa storia della lesbica, sono autodidatta", le metto una mano sul ventre, tra il pube e l'ombelico, faccio una lieve pressione e la rimetto distesa. "Tuo marito non... te lo fa mai?".
La risposta è un lungo rantolo, un mugolio insistito, rumoroso: "Mai".
Riesco ancora a frenarmi: va bene la confidenza, ma non esageriamo.
"E... nessun altro o altra?".
Non risponde, è crollata all'indietro con le cosce spalancate, si è portata un dito alle labbra, se lo mordicchia in un modo che mi spiazza, non pensavo potesse eccitarmi così tanto. Mi si è riaperta la fontanella.
Mi faccio coraggio, a una donna un coito orale non l'ho mai fatto ma so come li hanno sempre fatti a me, lecco tutto l'interno coscia a risalire verso l'inguine, la vedo contorcersi per l'eccitazione, ora lecco la piega tra la coscia e l'inguine, la vedo proprio dimenarsi come ammattita, dalla sua vagina sgorga qualcosa, metto due dita sul monte di Venere, ancora non vado al bersaglio grosso.
"E con le altre donne... che facevi?".
"Anche questo, ma non ho mai goduto, troppo imbarazzo, troppa paura... tu mi togli il respiro", dice affannata.
Le struscio due dita sulla vagina fradicia, la sento inarcarsi in un lungo fremito, ulula quasi. Mai toccata la fica di un'altra donna, ma in compenso la mia è stata sempre toccata, dall'età più remota e so come si fa. La vedo gocciolare, con indice e medio stimolo il clitoride ed è un altro ululato, mi sembra giusto poggiare la lingua proprio lì e la vedo sussultare, si rimette seduta, mi prende rudemente per i capelli.
"Ehi... ma chi cazzo sei, tu?". Anch'io so essere rude, specie quando mi fanno male tirandomi i capelli, la rimetto distesa senza tanti complimenti.
"Sono una che ti farà sentire finalmente quella che sei: una troia!" e detto questo affondo la bocca nella sua fica spalancata, la lingua penetra fra le grandi labbra, affonda dentro e trova un lago, mi afferra di nuovo i capelli ma stavolta non per farmi male, per guidarmi nel movimento ma so fare da me, quando mi leccano so come voglio essere succhiata, non mi fa schifo fare sesso con Lisa ed è strano, pensavo fosse più sporca, nell'intimità, invece profuma di sapone intimo alla lavanda, sento il bisogno di toccarmi fra le cosce, anch'io sono fradicia ma le mani mi servono per lei, la lecco e la sditalo, le piace da morire, me lo dice senza ritegno.
"Baciami, ti prego", implora. Lascio la vagina e salgo su a farle sentire i suoi umori attraverso la mia lingua.
"Sei una vera troia - la insulto - ma possibile che tuo marito non ti tratti per quella che sei?".
"Mio marito mi tradisce", sussurra ansimando. La cosa mi trafigge, quasi, ma mi trattengo ancora.
"Possibile che ti devo leccare io che non sono lesbica e tu che sei stata con altre donne stai a guardare?".
"Fammi venire, puttana - ora è lei che mi insulta - non sei lesbica ma lecchi da dea, razza di baldracca, mi piaci, cazzo, mi piaci molto più del cazzo".
Eseguo: due dita dentro, scivolano a meraviglia, la sua è una ficona calda e accogliente, poi diventano tre e nel frattempo la lecco, clitoride, vagina, vagina, clitoride, lei mi tiene sempre la testa piantata lì, poi comincia a sussultare, grida e schizza, ha un orgasmo potente, anni di repressione schizzano il mio viso, pare una sborrata maschile, tante volte mio marito (e non solo lui) mi è venuto in faccia e in bocca ma stavolta è diverso, è una donna a godere grazie a me, continua a gridare e a inarcarsi anche dopo che ha finito di spruzzarmi, poi piano piano si affloscia, mi tira su, mi tiene la testa coricata sul suo ventre. Solo ora realizzo che non ci siamo nemmeno tolte le felpe, che non le ho guardato né toccato il seno, mi viene voglia di farlo, le scopro quelle enormi tette, enormi rispetto alle mie, gliele guardo, ha le areole doppie sempre rispetto alle mie, pure i capezzoli sono grandi, viene voglia di baciarglieli e ciucciarglieli al solo guardarli, mi ci tuffo e glieli mordo, ancora impiastricciata del suo piacere, lei è quasi materna, si fa spupazzare i seni, poi mi chiede una tregua, restiamo qualche minuto distese sulla schiena, l'una accanto all'altra.
"Chi ti ha insegnato a leccare la fica così?". Inghiotto, chiederei volentieri la domanda di riserva ma per svicolare la migliore difesa è l'attacco, mi tolgo la felpa e rimango anch'io nuda, i miei piccoli seni spariscono al suo cospetto, mi metto comoda con la schiena su due cuscini sovrapposti, allargo le cosce.
"Leccami tu", le dico e non è una preghiera, è un ordine, lo fa con una variante porca da non credere, si inumidisce un dito infilandomelo in bocca e facendoselo ciucciare a lungo, lo avvolgo nella mia lingua calda, quando lo ritira lo vedo sparire sotto la sua testa impegnata in un potente cunnilingus, mi sento violare più sotto ancora.
"Ehi, che fai?", ma lo so benissimo che sta facendo, mi sta infilando il medio nel culo. "Piano, cazz... piano!". Da tempo non lo prendo nel culo, mi fa male pensare l'ultima volta che me lo hanno fatto, che me lo ha fatto lui, quello lì, cancello la sua immagine e intanto Lisa continua a sditalarmi pure il culo, mi fa sussultare ma mi piace, specie mentre mi lecca.
"Ti va un 69?". Me lo chiede con occhi iniettati di sangue, anch'io è come se avessi la febbre, sono letteralmente infoiata.
"Certo che mi va, mignotta che sei", le rispondo e la faccio salire sopra di me, le cosce spalancate sulla mia faccia, i seni a contatto col ventre dell'altra, la sua lingua affondata tra le mie gambe e la mia tra le sue. Perde tempo, mi deconcentro, chi è l'ultimo che mi ha fatto questo lavoretto? Sempre lo stesso, non voglio pensarci mentre sento le sue labbra, dolcissime, divenire un tutt'uno con le mie grandi e piccole labbra, di nuovo la cataratta, il rubinetto è saltato, perdo liquido vaginale a gogò, un orgasmo potente mi travolge, idem lei, ho tutta la faccia bagnata dal suo godimento profondo, mai mi sono sentita così troia, nemmeno quando...
Urliamo di piacere, insieme, io devo trattenere le sue cosce e lei le mie, siamo diventate come epilettiche, esclamiamo contemporaneamente "sto venendo" e alla fine i sussulti si riducono di intensità, come in un giocattolo in cui le batterie si stanno esaurendo.
Finalmente un momento di pausa, siamo sfinite, anche lei risale e si affloscia sulla mia spalla, mi lecca il viso, "sai di buono, sai della mia fica", borbotta e sta per cadere addormentata ma io non resisto.
"Lisa".
"Roby".
"Lisa, devo dirti una cosa".
"Oh, anch'io". Ho un brivido profondo. Sento che non mi vuole dire che si è perdutamente innamorata di me, del resto neanche io. Non siamo lesbiche, ce lo siamo ripetute più volte.
"Lisa, io ho... un altro". Un attimo di silenzio.
"Anch'io".
"Come anche tu?".
"Scopo con tuo marito da tempo, come tu scopi col mio. Era questo che volevi dirmi?" e me lo sussurra tutto d'un fiato, senza pause. "Siccome Eddie scopa come un dio - sono mesi che vi sento quando lo fate - volevo vedere com'è farlo con la sua donna. Ho voluto uccidere e vedere come funziona la gallina dalle uova d'oro. Sei più brava di lui ed è un grosso complimento".
Resto sbalordita: si scopa Edmondo, Ed o Eddie, come io mi scopo Tano da morire, come ho battezzato suo marito dopo che me lo ha schiaffato nel culo la prima volta (Ed non me l'aveva mai fatto, forse lo fa a Lisa).
"Ti fai mio marito - bisbiglia, non ce la fa più - ma ti devo dire grazie: con me non funzionava e grazie al suo allontanamento io ho scoperto il tuo".
"Ma se non siamo lesbiche - dico sottovoce - perché abbiamo goduto così tanto oggi?".
La risposta è uno sbuffo, è caduta addormentata profondamente, sta russando stringendomi teneramente una mano.
Mio marito ha 10 anni più di me, non mi trascura affatto, mi scopa divinamente, dobbiamo essere da soli in casa perché facciamo un casino assurdo ma ultimamente ho sempre l'impressione che ci sia qualcosa di sbagliato, fra di noi, come se non gli bastassi o come se fare sesso porco fosse contrario a una qualche religione bigotta. Insomma capita che da un po' di tempo anch'io mi prenda le mie distrazioni ma da qualche mese è subentrata la classica variante imprevedibile, la mia vicina di pianerottolo è come se mi facesse la corte, forse ci ha sentiti durante il sesso e insomma si piazza proprio dentro casa dopo che Edmondo, Ed o Eddy, esce per tornare la sera, mentre i ragazzi sono a scuola. La mia vicina si chiama Elisa ma preferisce farsi chiamare Lisa come Monna Lisa, è una bella donna più o meno mia coetanea, ha una quarta di seno mentre io, che mi chiamo Roberta, Roby per tutti, fatico per indossare la terza, la seconda mi sta meglio. Lisa porta i capelli lunghi fino a metà schiena, si trascura un po' ma è una bella fichetta e mi racconta sempre tutti i suoi guai, specie col marito, Gaetano ma si fa chiamare Tano, Tano come quello del film di Roberta Torre, un marito che la fa soffrire, che non le dà soldi, che non la scopa e io sempre lì a fare da spugna per le sue tensioni, i suoi problemi, spesso piange e allora vuol essere abbracciata e ha un buon profumo, è morbida e il contatto col suo seno (il reggiseno non lo porta quasi mai), specie con quei due capezzoloni grandi e ritti che ha, un po' mi turba. Fino a quando un pomeriggio - appunto tre giorni fa - fra un racconto e un altro, mentre meno me l'aspettavo, dopo che mi aveva elogiata per quanto sono buona e comprensiva con lei, ha poggiato le labbra sulle mie. Qualche istante, il tempo di sentire l'umido della sua bocca, il sapore dolciastro del suo rossetto e che lei assaggiasse il mio. E' durato così poco che sinceramente non ho saputo cosa fare, se rimproverarla, alzarmi di scatto e metterla alla porta, tirarmi indietro e dirle no guarda non fa per me.
Zero. Non ho fatto niente di tutto questo, sono rimasta pietrificata e dunque immobile. Lei evidentemente l'ha preso come un invito a nozze e mi ha dato un altro bacio soffice, delicato, a farmi riassaporare il suo rossetto. Poi ha preso a farmi domande stupide, tipo se mi avesse disturbata o qualcosa del genere, a scusarsi in maniera altrettanto sciocca, infine s'è alzata e senza nemmeno salutare è andata via. E io sono rimasta lì, seduta come una cretina, anche dopo che ho sentito la porta che si richiudeva alle sue spalle. Ferma, le braccia lungo il corpo, a chiedermi cosa fosse successo e perché. E allora, per evitare altri imbarazzanti contatti, ho pensato la cosa più cretina che potesse esserci, mandarle un vocale. Ho preso il cellulare, ho pensato a lungo cosa volessi dirle, mi sono preparata un discorso che ci sarebbero voluti dodici minuti di registrazione e invece nel messaggio che le ho mandato le ho detto solo dove sei cretina, perché te ne sei andata? e dopo che l'ho inviato ho sentito la sua suoneria, si era dimenticata il cellulare a casa mia. Nello stesso momento hanno bussato alla porta. Era lei.
"Il cellulare - mi ha detto lapidariamente - ho dimenticato il cellulare. Voglio solo questo", come a mettere le mani avanti, anzi indietro. Io gliel'ho subito dato ma ho anche pensato che il mio messaggio potesse essere frainteso.
"Ti avevo scritto - ho balbettato - non scritto, un vocale, cancellalo, non importa". Inutile dire che l'ho incuriosita, ha ascoltato, l'ha evidentemente preso per quello che era (un invito, confuso, smarrito, a continuare) e ha richiuso la porta, dopo essere entrata. Si è di nuovo avvicinata in modo perlomeno pericoloso, io ho cercato rifugio vicino al muro della cucina, ma mi sono preclusa da sola ogni via di fuga, mi è arrivata di nuovo addosso, mi ha pressato con i suoi grossi seni.
"Non sono lesbica! Non puoi impormelo", ho protestato.
"Oh, nemmeno io sono lesbica", ha risposto con aria candida e serena.
"E allora perché...?".
"Non puoi sempre sfuggire a te stessa", ha bisbigliato prima di infilarmi la lingua in bocca, per la prima volta. Ce l'ha tenuta per un po', io all'inizio ho cercato di ritrarmi, di non strusciare la lingua contro la sua, poi il suo sapore mi è entrato dentro come la sua umidità, la situazione mi è apparsa intrigante e coinvolgente, ho risposto al bacio avvolgendo la lingua alla sua, si sono praticamente attorcigliate, succhiate reciprocamente, la sua saliva è passata a me e la mia a lei, mi sono bagnata ma non come mi bagno con mio marito durante i preliminari, no, mi si è aperta una sorta di cataratta nella fica, ho sentito fra le cosce una specie di fontanella che perdeva, una sensazione di improvviso benessere, il respiro che si faceva intenso come se stessi correndo a velocità sostenuta, un vecchio motore sfiatato in salita, una salita ripida però, la voglia di gridare. Ho gridato. A lungo, piano ma ho gridato, l'urlo in qualche modo l'ho represso, si è trasformato in un mugolio.
"Cazzo, sono venuta!" ho esclamato senza ritegno, con un'intimità che mai mi sarei aspettata con nessuna estranea, meno che meno con la mia vicina di pianerottolo.
Lei mi ha guardato incredula, si è messa in ginocchio sotto di me, non so come si è aperta la strada, sfiorandomi fra le gambe, sentendo la peluria impregnata dei miei umori vaginali. Voleva solo verificare che non stessi fingendo, la stronza.
"Ma come hai fatto? - borbotta severa, con tono di rimprovero -. Io non vengo dai tempi del liceo!".
Mi fa tenerezza, le credo.
"Tuo marito...?".
"Non è capace, viene in pochi secondi, quando sono fortunata in un paio di minuti. Io non vengo mai, non gli interessa", fa quasi per mettersi a piagnucolare. Sto per dire qualcosa, meno male che mi freno. Ma non la reggo quando si atteggia a vittima.
"Vieni", dico prendendola per mano e quasi la sollevo di peso. La trascino in camera da letto. Non ho mai tradito mio marito (intendo sul letto di casa), certamente mai con una donna. E' il momento di cominciare, penso, e la spingo in malo modo sul materasso, mi guarda con occhi da gatta, ma spaesata.
"Se non sei lesbica...", obietta.
"Che c'entra, anche tu dici di non esserlo".
"Non lo sono, ma sono stata con molte donne".
Mi sta facendo confondere, me ne fotto, comando io. Le strappo i pantaloncini e le mutandine, da un po' non fa la ceretta ma il pelo scuro e folto non mi fa né paura né schifo, anzi mi attizza. Quante cose sto imparando tutte in una volta.
"Com'è sta storia che non vieni? Io al solo guardarti la fica mi sa che mi prende un altro orgasmo".
Ho perso i freni, non so dove trovo forze ed energie per fare e dire ste cose. Ce l'ho nuda dall'ombelico in giù, davanti a me, il primo godimento mi ha stimolato l'eccitazione, gli ormoni vanno per conto loro e in fondo i miei orgasmi multipli non sono casuali né episodici. Fa profumo di vagina calda e umida. Sta distesa sulla schiena, le cosce larghe e sollevate, i talloni ben poggiati sulla mia preziosa coperta di raso: prevale la mamma di famiglia che è in me, scosto la coperta, ci ritroviamo tra le lenzuola morbide.
"Profumi di fica, la tua fica profuma", le dico guardandogliela con intenso interesse. La situazione secondo me la sta eccitando, si morde il labbro inferiore.
Mi tuffo tra le sue cosce, le mordicchio l'interno, prima vicino al ginocchio, poi risalgo piano, pianissimo, verso l'inguine. Mi diverto a sbirciarla con occhi da gatta famelica, la vedo sollevata sui gomiti che mi osserva ed è in seria difficoltà, ansima, trema, boccheggia, la cosa mi diverte e mi fa bagnare ancora di più.
"Ehi, non è comportamento da non-lesbica...".
"Ancora con questa storia della lesbica, sono autodidatta", le metto una mano sul ventre, tra il pube e l'ombelico, faccio una lieve pressione e la rimetto distesa. "Tuo marito non... te lo fa mai?".
La risposta è un lungo rantolo, un mugolio insistito, rumoroso: "Mai".
Riesco ancora a frenarmi: va bene la confidenza, ma non esageriamo.
"E... nessun altro o altra?".
Non risponde, è crollata all'indietro con le cosce spalancate, si è portata un dito alle labbra, se lo mordicchia in un modo che mi spiazza, non pensavo potesse eccitarmi così tanto. Mi si è riaperta la fontanella.
Mi faccio coraggio, a una donna un coito orale non l'ho mai fatto ma so come li hanno sempre fatti a me, lecco tutto l'interno coscia a risalire verso l'inguine, la vedo contorcersi per l'eccitazione, ora lecco la piega tra la coscia e l'inguine, la vedo proprio dimenarsi come ammattita, dalla sua vagina sgorga qualcosa, metto due dita sul monte di Venere, ancora non vado al bersaglio grosso.
"E con le altre donne... che facevi?".
"Anche questo, ma non ho mai goduto, troppo imbarazzo, troppa paura... tu mi togli il respiro", dice affannata.
Le struscio due dita sulla vagina fradicia, la sento inarcarsi in un lungo fremito, ulula quasi. Mai toccata la fica di un'altra donna, ma in compenso la mia è stata sempre toccata, dall'età più remota e so come si fa. La vedo gocciolare, con indice e medio stimolo il clitoride ed è un altro ululato, mi sembra giusto poggiare la lingua proprio lì e la vedo sussultare, si rimette seduta, mi prende rudemente per i capelli.
"Ehi... ma chi cazzo sei, tu?". Anch'io so essere rude, specie quando mi fanno male tirandomi i capelli, la rimetto distesa senza tanti complimenti.
"Sono una che ti farà sentire finalmente quella che sei: una troia!" e detto questo affondo la bocca nella sua fica spalancata, la lingua penetra fra le grandi labbra, affonda dentro e trova un lago, mi afferra di nuovo i capelli ma stavolta non per farmi male, per guidarmi nel movimento ma so fare da me, quando mi leccano so come voglio essere succhiata, non mi fa schifo fare sesso con Lisa ed è strano, pensavo fosse più sporca, nell'intimità, invece profuma di sapone intimo alla lavanda, sento il bisogno di toccarmi fra le cosce, anch'io sono fradicia ma le mani mi servono per lei, la lecco e la sditalo, le piace da morire, me lo dice senza ritegno.
"Baciami, ti prego", implora. Lascio la vagina e salgo su a farle sentire i suoi umori attraverso la mia lingua.
"Sei una vera troia - la insulto - ma possibile che tuo marito non ti tratti per quella che sei?".
"Mio marito mi tradisce", sussurra ansimando. La cosa mi trafigge, quasi, ma mi trattengo ancora.
"Possibile che ti devo leccare io che non sono lesbica e tu che sei stata con altre donne stai a guardare?".
"Fammi venire, puttana - ora è lei che mi insulta - non sei lesbica ma lecchi da dea, razza di baldracca, mi piaci, cazzo, mi piaci molto più del cazzo".
Eseguo: due dita dentro, scivolano a meraviglia, la sua è una ficona calda e accogliente, poi diventano tre e nel frattempo la lecco, clitoride, vagina, vagina, clitoride, lei mi tiene sempre la testa piantata lì, poi comincia a sussultare, grida e schizza, ha un orgasmo potente, anni di repressione schizzano il mio viso, pare una sborrata maschile, tante volte mio marito (e non solo lui) mi è venuto in faccia e in bocca ma stavolta è diverso, è una donna a godere grazie a me, continua a gridare e a inarcarsi anche dopo che ha finito di spruzzarmi, poi piano piano si affloscia, mi tira su, mi tiene la testa coricata sul suo ventre. Solo ora realizzo che non ci siamo nemmeno tolte le felpe, che non le ho guardato né toccato il seno, mi viene voglia di farlo, le scopro quelle enormi tette, enormi rispetto alle mie, gliele guardo, ha le areole doppie sempre rispetto alle mie, pure i capezzoli sono grandi, viene voglia di baciarglieli e ciucciarglieli al solo guardarli, mi ci tuffo e glieli mordo, ancora impiastricciata del suo piacere, lei è quasi materna, si fa spupazzare i seni, poi mi chiede una tregua, restiamo qualche minuto distese sulla schiena, l'una accanto all'altra.
"Chi ti ha insegnato a leccare la fica così?". Inghiotto, chiederei volentieri la domanda di riserva ma per svicolare la migliore difesa è l'attacco, mi tolgo la felpa e rimango anch'io nuda, i miei piccoli seni spariscono al suo cospetto, mi metto comoda con la schiena su due cuscini sovrapposti, allargo le cosce.
"Leccami tu", le dico e non è una preghiera, è un ordine, lo fa con una variante porca da non credere, si inumidisce un dito infilandomelo in bocca e facendoselo ciucciare a lungo, lo avvolgo nella mia lingua calda, quando lo ritira lo vedo sparire sotto la sua testa impegnata in un potente cunnilingus, mi sento violare più sotto ancora.
"Ehi, che fai?", ma lo so benissimo che sta facendo, mi sta infilando il medio nel culo. "Piano, cazz... piano!". Da tempo non lo prendo nel culo, mi fa male pensare l'ultima volta che me lo hanno fatto, che me lo ha fatto lui, quello lì, cancello la sua immagine e intanto Lisa continua a sditalarmi pure il culo, mi fa sussultare ma mi piace, specie mentre mi lecca.
"Ti va un 69?". Me lo chiede con occhi iniettati di sangue, anch'io è come se avessi la febbre, sono letteralmente infoiata.
"Certo che mi va, mignotta che sei", le rispondo e la faccio salire sopra di me, le cosce spalancate sulla mia faccia, i seni a contatto col ventre dell'altra, la sua lingua affondata tra le mie gambe e la mia tra le sue. Perde tempo, mi deconcentro, chi è l'ultimo che mi ha fatto questo lavoretto? Sempre lo stesso, non voglio pensarci mentre sento le sue labbra, dolcissime, divenire un tutt'uno con le mie grandi e piccole labbra, di nuovo la cataratta, il rubinetto è saltato, perdo liquido vaginale a gogò, un orgasmo potente mi travolge, idem lei, ho tutta la faccia bagnata dal suo godimento profondo, mai mi sono sentita così troia, nemmeno quando...
Urliamo di piacere, insieme, io devo trattenere le sue cosce e lei le mie, siamo diventate come epilettiche, esclamiamo contemporaneamente "sto venendo" e alla fine i sussulti si riducono di intensità, come in un giocattolo in cui le batterie si stanno esaurendo.
Finalmente un momento di pausa, siamo sfinite, anche lei risale e si affloscia sulla mia spalla, mi lecca il viso, "sai di buono, sai della mia fica", borbotta e sta per cadere addormentata ma io non resisto.
"Lisa".
"Roby".
"Lisa, devo dirti una cosa".
"Oh, anch'io". Ho un brivido profondo. Sento che non mi vuole dire che si è perdutamente innamorata di me, del resto neanche io. Non siamo lesbiche, ce lo siamo ripetute più volte.
"Lisa, io ho... un altro". Un attimo di silenzio.
"Anch'io".
"Come anche tu?".
"Scopo con tuo marito da tempo, come tu scopi col mio. Era questo che volevi dirmi?" e me lo sussurra tutto d'un fiato, senza pause. "Siccome Eddie scopa come un dio - sono mesi che vi sento quando lo fate - volevo vedere com'è farlo con la sua donna. Ho voluto uccidere e vedere come funziona la gallina dalle uova d'oro. Sei più brava di lui ed è un grosso complimento".
Resto sbalordita: si scopa Edmondo, Ed o Eddie, come io mi scopo Tano da morire, come ho battezzato suo marito dopo che me lo ha schiaffato nel culo la prima volta (Ed non me l'aveva mai fatto, forse lo fa a Lisa).
"Ti fai mio marito - bisbiglia, non ce la fa più - ma ti devo dire grazie: con me non funzionava e grazie al suo allontanamento io ho scoperto il tuo".
"Ma se non siamo lesbiche - dico sottovoce - perché abbiamo goduto così tanto oggi?".
La risposta è uno sbuffo, è caduta addormentata profondamente, sta russando stringendomi teneramente una mano.
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