Prima visita dalla nuova dottoressa

di
genere
etero

Finalmente era arrivato il giorno della prima visita con il mio nuovo medico di base. Una dottoressa specializzata in medicina sportiva, avevo letto su internet. In teoria faceva proprio al caso mio.
Dopo un quarto d’ora passato ad aspettare nella sala d’attesa, nonostante l’appuntamento preso, venivo finalmente chiamato nel suo studio. “Buongiorno. Prego, si accomodi”, mi disse la dottoressa. Era una donna intorno ai 28 anni. Indossava una gonna piuttosto corta che lasciava alla vista due vertiginose e bellissime gambe nude, senza calze, e un camice sbottonato nella parte superiore che rivelava un décolleté da paura. Due seni enormi, sarà stata una sesta taglia. E soprattutto la parte superiore di quelle mammelle completamente visibile, che sarebbe bastato tirare un po’ più giù il camice per mostrarne anche i capezzoli. Capelli biondi e due meravigliosi occhi verdi.
Non mi aspettavo questa vista ed ero assolutamente sbalordito. Ogni uomo lo sarebbe stato. Ma io dovevo tornare in me: “Sono un uomo sposato, innamorato e fedelissimo”, pensavo. E poi ero là per un motivo pratico molto preciso: farmi visitare la mia muscolatura, a fini sportivi, dato che il mio precedente medico si rifiutava di farlo.
“Mi dica tutto”, mi disse la dottoressa. Io cominciai: “Innanzitutto grazie mille per aver accettato di essere il mio medico di base. Ho letto che Lei è specializzata in medicina sportiva. Infatti sono venuto da lei perché spero che possa visitarmi la muscolatura. Io gioco a tennis, a calcio e faccio palestra, e avrei bisogno di un medico che periodicamente mi analizzi al tatto la muscolatura e la massaggi. Già in passato ho tratto grande beneficio da questo tipo di trattamento”.
“Capisco”, disse lei, “non c’è problema. È un trattamento che faccio spesso con i miei pazienti. Prima di tutto, però, essendo la prima visita devo fare un’anamnesi completa. Deve riferirmi il Suo stato di salute, nonché tutti i problemi di salute presenti e passati”.
Non ci avevo pensato ma era ovvio. Così passammo 20 minuti a parlare della mia salute. Durante questo lasso di tempo non riuscivo a trattenermi dal guardare ogni tanto il suo corpo da favola e in particolare quell’enorme e meraviglioso seno. Sapevo che era sbagliato. A un certo mi decisi che non era proprio il caso: amavo mia moglie e dovevo comportarmi bene. Dovevo pensare a quel momento come a un momento importante per la mia salute, e nient’altro. Quando la dottoressa terminò l’anamnesi, ormai ne ero convinto al cento per cento: vedevo quella dottoressa come un medico qualsiasi. Oltretutto notai che aveva la fede al dito. Questo mi tranquillizzò: si sarebbe trattato di una normale visita di routine.
“Bene, ora può alzarsi e togliersi la camicia. Appena è pronto procederò con il trattamento completo su tutto il corpo”. Senza pensarci troppo, eseguii: mi tolsi la camicia rimanendo a petto nudo. Esibii così la mia muscolatura possente, le spalle larghe e imponenti, le braccia robuste, i pettorali vigorosi, un corpo estremamente forte e muscoloso.
La dottoressa, che stava sistemando delle carte sulla scrivania, quando io ebbi finito alzò lo sguardo e dopo avermi osservato per un secondo sgranò gli occhi. Evidentemente non si aspettava quello spettacolo. “Wow, complimenti, è davvero impressionante”, disse un po’ imbarazzata.
Ma ad essere imbarazzato fui soprattutto io, che non volevo nessun complimento e pretendevo una visita strettamente professionale. Quindi protestai: “La ringrazio ma per favore, dottoressa, si astenga da commenti sul mio fisico. Manteniamo le distanze, e lei mantenga la professionalità. Grazie”.
“Ha ragione, mi scusi”, disse lei, “è che non capita spesso di vedere un fisico del genere. È davvero molto ben allenato”. Io risposi: “Grazie, ma come Le dicevo, faccia la visita normalmente senza commenti o complimenti, così evitiamo imbarazzi e Lei fa semplicemente il Suo lavoro”.
“Certamente”, mi rispose. E dopo averlo detto cominciò a toccarmi la schiena e le spalle. “La tonicità è ottima, la muscolatura è molto ben sviluppata e non sento criticità”, disse in tono professionale. I palmi delle mani che toccavano la mia pelle erano allo stesso tempo delicati e decisi: capii che era una vera professionista in questo tipo di trattamenti.
“Bene, ora passiamo alle braccia”, disse dopo aver esplorato con le mani ogni centimetro delle spalle e della schiena. Quando cominciò a massaggiare i miei bicipiti incredibilmente forti, sentii che il suo respiro cominciò ad affannarsi. “Anche qua i muscoli sono molto allenati e sviluppati”, e poi dopo un breve silenzio: “Sono… perfetti”. E si morse lievemente il labbro inferiore.
Non mi piaceva la piega che stava prendendo la visita, ma stavolta non protestai. Mi sembrava fuori luogo litigare con il mio medico nel suo studio durante la visita. Quindi nonostante la frase della dottoressa la lasciai proseguire senza dire nulla.
Dopo le braccia passò ai pettorali. Mentre mi visitava, mi fu impossibile non notare il corpo da favola della dottoressa e le sue enormi mammelle a pochi centimetri da me, con quel décolleté così sfacciatamente in vista. Ma ero determinato a far sì che tutto filasse liscio, senza nessuna implicazione che non fosse strettamente medica e professionale. Notai presto che il suo tocco, che fino ad allora era stato assolutamente appropriato, quando toccò i pettorali si fece erotico. Era proprio una palpazione audace. Inoltre il suo viso era eccessivamente vicino ai muscoli che stava minuziosamente analizzando. E qui sì che protestai: “Dottoressa, scusi, che succede?”
“Nulla”, rispose lei. “Mi sembra che il Suo tocco sia inappropriato”, le dissi. “Non mi sembra…” disse. Poi restò in silenzio e aggiunse: “Ha ragione, scusi, è che è una situazione completamente nuova per me. Non avevo mai fatto nulla del genere… Cioè, mai fatto un trattamento su una muscolatura così”.
“Dottoressa, per favore, faccia semplicemente il Suo dovere”, dissi io. E lei: “Certo”. Ma il suo tocco restò fortemente sensuale. E fu incredibilmente erotico anche quando passò ai miei addominali, che erano duri e perfettamente scolpiti.
“Wow”, si lasciò scappare lei, ma subito dopo aggiunse: “Cioè… scusi… continuo”. Fu in quel momento, con le sue mani che mi toccavano eroticamente gli addominali di marmo e con i miei occhi che non potevano fare a meno di guardare quell’incredibile décolleté, che mi venne una potente erezione. Una reazione normale, vista la situazione. Eppure una reazione che avrei voluto evitare, data la mia determinazione nel voler tenere tutto nei limiti del normale rapporto medico-paziente.
Lei indugiò sugli addominali godendosi al tatto ogni centimetro di quei muscoli perfetti. Poi si accorse della mia erezione. Con uno strano sussulto del corpo dissimulò lo shock ed immediatamente disse: “Bene, abbiamo terminato. Non ci sono problemi, tutto ok. Può rivestirsi”. Non ci potevo credere: la dottoressa veniva meno al suo dovere rifiutandosi di proseguire nel trattamento.
“Ma come? Ha fatto solo il busto. E le gambe?”, le dissi. E lei: “Non importa. Basta il busto”. Io ribattei: “Per quale motivo? Aveva detto che mi avrebbe visitato tutto il corpo”.
“Lo so”, mi rispose, “ma in questo momento… non sono nelle condizioni di mantenere al cento per cento la professionalità”. E fissò prima i miei addominali e poi la zona inguinale che si era visibilmente ingrossata.
“Non so a cosa si riferisca. Ma non esiste!”, dissi io, “Lei ha il dovere di proseguire come da accordi. Proseguiamo per cortesia”.
“No, sul serio”, affermò la dottoressa, sempre più imbarazzata, “è una situazione troppo strana ed è potenzialmente fuori controllo”.
“A me sembra Lei fuori controllo”, protestai, “ma Lei è un medico ed è Suo preciso dovere mantenere gli standard di professionalità e soprattutto non può rifiutarsi di fare il Suo dovere professionale”.
Ci pensò un attimo, poi disse: “Va bene, va bene. Ma anche Lei, contribuisca a mantenere la situazione normale per favore. Si metta nei miei panni”. “E Lei si metta nei miei”, dissi io, alludendo al suo corpo da paura che, in quegli abiti sexy, aveva provocato la mia erezione.
“D’accordo, si tolga i pantaloni”, concluse lei.
Sapevo che era una situazione strana, ma in fondo era stata causata da lei, dal suo corpo messo in mostra in quegli abiti succinti, dal suo comportamento inappropriato, dal suo tocco erotico. Non era colpa mia. Così senza indugio mi tolsi i pantaloni, scoprendo le mie muscolose gambe possenti. Dalle mutande emergeva una vistosa ed enorme protuberanza.
“Oddio!”, esclamò lei fissando le mutande, “non mi aspettavo che fosse così…”. “Così come? Dai su, prosegua senza commentare per favore”, replicai.
“Sì, scusi”, disse lei. E dopo qualche secondo: “Così enorme, intendevo”, e sorrise.
Le sue mani massaggiavano accuratamente e in modo sensuale i polpacci. “Vedo che è anche sposata”, le dissi con aria scocciata, “anch’io lo sono, quindi a maggior ragione sia seria, per cortesia”.
“Mi scusi tanto”, disse lei in aria dimessa, “ma è una situazione veramente incredibile…”. “Basta così”, la interruppi, “prosegua la visita in silenzio”.
Quando arrivò alle cosce, lei mentre le massaggiava cominciò a fissare ininterrottamente la protuberanza delle mutande, mordendosi sensualmente le labbra e respirando affannosamente. Stava veramente esagerando, ma poiché avevo appena protestato, stavolta non dissi nulla.
Alla fine disse: “Ok, finito. Tutto ok”. Io replicai: “Ma aveva promesso che avrebbe analizzato al tatto tutto il mio corpo”. Pensai di avere diritto a una visita completa come mi avrebbe fatto qualunque medico, su ogni centimetro del mio corpo. E che questa dottoressa non poteva tirarsi indietro solo perché era una situazione ambigua.
“No, non posso. Stiamo oltrepassando ogni limite. Mi dispiace”, disse la dottoressa. Risposi subito: “Casomai è Lei che lo ha oltrepassato, commentando il mio fisico e rifiutandosi di proseguire. Le ricordo che Lei è un medico rinomato e stimato, e ha il dovere professionale di eseguire il check-up completo su di me come da accordi, con la massima serietà e professionalità. Se si rifiuta, viene meno al giuramento di Ippocrate e Le faccio passare dei guai. E la stessa cosa se continua a essere inappropriata nei continui commenti sul mio corpo. Quindi esigo che la visita prosegua con la parte del corpo che rimane, e che resti tutto nei limiti deontologici del corretto rapporto medico-paziente. Che oltretutto sono entrambi sposati”.
“Ma è troppo, lo capisce?”, mi supplicò, guardando ancora la mia erezione con aria quasi frustrata. “Non mi interessa, deve fare solo il Suo dovere”, dissi io. Lei rimase interdetta per qualche secondo. “Ok, proceda allora”, mi ordinò quindi, facendo cenno di rimuovere le mutande. “D’accordo”, conclusi.
Abbassai quindi le mutande. Davanti ai suoi occhi comparve il mio pene eretto, estremamente lungo, grosso, esteticamente perfetto, che saliva tra gli addominali scolpiti fin oltre l’ombelico. Un vero spettacolo della natura.
“Oh mio Dio!! È enorme!”, gridò lei, portandosi una mano davanti alla bocca.
“Dottoressa! Si contenga!”, esclamai, esortandola per l’ennesima volta a proseguire la visita in modo professionale.
Lei non disse nulla e allungò lentamente la mano destra verso il mio pene, afferrandolo a metà della sua lunghezza. Poi mi toccò il glande e anche con l’altra mano esplorò il mio membro per tutta la sua grandezza e larghezza.
“E’ il cazzo più grande che abbia mai visto!”, disse. “Si vergogni”, replicai io, “una professionista stimata come Lei… per giunta sposata. Prosegua ad analizzarlo con professionalità, grazie”.
“Ha ragione”, disse, “ma guardi, è incredibile! È stupendo! Un cazzo enorme, gigantesco!”, disse con un sorriso di entusiasmo e desiderio. Prese il centimetro e misurò il mio pene eretto. 31 centimetri.
“Non ci credo”, aggiunse, “il più grande cazzo del mondo. È fortunata Sua moglie”. “E sfortunato Suo marito, visto come si comporta a lavoro con i pazienti”, dissi io.
In realtà era un momento incredibilmente eccitante anche per me. Quella dottoressa pazzescamente sexy, con quel corpo da favola e quelle mammelle enormi e meravigliose, mi stava masturbando. E’ vero che mai avrei voluto tradire mia moglie, ma è anche vero che in quella situazione avrei potuto tranquillamente rivestirmi e andarmene, considerati anche i commenti altamente inappropriati della dottoressa. Ormai ci ero dentro fino al collo, in quella situazione dai connotati sessuali evidenti, e non potevo andarmene. Anzi, non volevo. Quella donna era troppo figa perché mi tirassi indietro. Ma mi piaceva il gioco del paziente onesto e riluttante, e quindi continuai a protestare. Stavolta per finta.
“Ascolti”, dissi, “sul glande come avrà visto c’è una piccola irritazione. Cosa può fare per trattarla?”
“Ora vedo…”, rispose lei, toccando delicatamente la zona con la mano sinistra e facendo brillare ai miei occhi la sua fede d’argento, “eviterei data la zona delicata unguenti e cose simili. La letteratura medica consiglia per casi simili di applicare saliva sulla zona irritata, il prima possibile”, mi disse con uno sguardo malizioso.
“Saliva? Posso applicarla subito io”, dissi. “No”, disse lei, “non può essere la saliva dello stesso paziente, altrimenti potrebbe peggiorare l’irritazione. Non si preoccupi. Se mi dà il consenso posso essere io ad applicarla”.
“Cosa?”, esclamai, “Lei?”. “Sì”, disse, “è una pratica di routine, riconosciuta dalla comunità medica internazionale”.
Io con calma risposi: “Se Lei mi assicura e mi giura che si tratta di un trattamento strettamente professionale, riconosciuto in tutto il mondo a livello medico, allora La autorizzo a procedere”.
“Grazie”, disse lei sorridendomi e facendomi l’occhiolino. E prese lentamente il mio glande in bocca. Incredibile. Il mio pene era nella bocca di quella dottoressa così incredibilmente sexy. E lei cominciò a succhiarlo, prendendolo in bocca anche oltre il glande.
“Dottoressa… cosa sta facendo?”, finsi di protestare. Lei rispose: “Sto facendo un pompino al cazzo più enorme del mondo, ed è un’esperienza da estasi!”.
Anche per me lo era.
Continuò per dieci minuti. Poi disse: “Però per una guarigione completa è necessario che il Suo membro entri in un posto più caldo e accogliente…”
Con quella frase, da lei pronunciata con malizia e desiderio, cessarono ogni mia riluttanza e ogni mia ipocrisia. La desideravo. E dimenticai subito lo scopo della visita, dimenticai le regole deontologiche del rapporto medico-paziente, la professionalità che ci si aspetta da una stimata professionista come lei. Dimenticai anche mia moglie.
La baciai in bocca appassionatamente, poi le tolsi camice e reggiseno. Finalmente quelle mammelle enormi - che da più di un’ora avevo sbirciato attraverso quel fantastico décolleté – erano mie! Le toccai e le baciai in modo appassionato, succhiandone i capezzoli perfetti. Poi affondai la testa tra quelle tette. Un’esperienza inimmaginabile. Infine ci infilai il mio enorme pene, che era talmente lungo che durante la spagnola spingendo avanti terminava la sua corsa nella sua bocca. Spagnola e fellatio in un colpo solo.
Poi le tolsi la gonna e le mutandine e la leccai laggiù. Lei squirtò in continuazione, urlando a squarciagola per l’eccitazione.
Infine, avvicinai il glande alla sua vagina, la toccai appena e dissi: “E’ sicura, dottoressa?”.
“Assolutamente”, rispose lei, “proceda come da mie indicazioni terapeutiche”. E la penetrai, con la vista di quelle favolose tette. Un’esperienza pazzesca. Lo facemmo per circa mezz’ora nelle più svariate posizioni. Poi tornammo in quella del missionario. Alla fine lei, che aveva avuto già diversi orgasmi e aveva squirtato abbondantemente, mi supplicò: “Coraggio, venga dentro di me con quel Suo cazzo gigante!”
Lo feci. La inondai di litri di sperma.
Fu l’esperienza più eccitante della mia vita.
“Sono felice di essere il tuo nuovo medico”, disse lei rivestendosi, esausta, passando inaspettatamente dal Lei al tu. “E io di essere il tuo paziente”, risposi, “posso tornare domani?”.
Guardò l’agenda: “Sono piena con le visite, ma annullerò l’appuntamento che avevo a quest’ora con un altro paziente. Tu hai la priorità”.
“A domani”, dissi baciandola e me ne andai.
scritto il
2025-04-19
6 . 7 K
visite
4 8
voti
valutazione
7.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto sucessivo

A teatro con la mia compagna
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.