Mia figlia Luisa

di
genere
incesti

Squillò il telefono di casa. Era un caro collega, che mi comunicava che a 70 anni andava finalmente in pensione. Me lo comunicava non solo da collega a titolo di cortesia, ma anche e soprattutto perché lui era il ginecologo a cui per diversi anni io e mia moglie avevamo affidato nostra figlia Luisa.

Io in realtà, anche se solo 45enne e quindi molto più giovane di lui, sono il miglior ginecologo della città. Sono stimato e rinomato, tanto che vengono da me in visita donne da tutta la regione, e non solo. Eppure io e mia moglie avevamo deciso di mandare Luisa da questo altro medico, anche lui bravo, per evitare a nostra figlia l'imbarazzo di essere visitata da suo padre nelle parti intime.

Misi giù il telefono. La prima idea fu di comunicare a mia moglie la notizia del pensionamento del mio collega, e di dirle che avremmo dovuto cercare un nuovo ginecologo per Luisa. Ma poi altre idee, decisamente meno ortodosse, irruppero nella mia mente. Idee che nel giro di un paio di minuti si tradussero in un vero piano d'azione, tutto nella mia testa. Ma facciamo un passo indietro.

Luisa aveva 20 anni ed era una donna dall'aspetto incredibilmente sexy e seducente. Lunghi capelli lisci e biondi, e un corpo semplicemente da favola. Un viso stupendo con due occhi verdi penetranti. Due seni enormi per la sua età, una sesta abbondante. Fianchi stretti, gambe da paura, e un fondoschiena che era la fine del mondo. Non troppo magra, come le donne che piacciono a me.

Non era diventata questa bomba sexy all'improvviso: l'avevo vista crescere e avevo presto intuito che si sarebbe trasformata in una dea sensuale e prosperosa. Quando aveva compiuto 18 anni, quella che era stata una pulsione che avevo covato nelle profondità della mia mente si era trasformata in una idea pazza ma lucida: l'idea di possederla. La desideravo. Però non avevo nessun appiglio pratico, nessuna prospettiva concreta di realizzare questo assurdo desiderio. Fino a quel giorno.

La chiamata del collega risvegliò in me quello sconcio appetito. Lo risvegliò perché diede alle mie pulsioni uno spiraglio concreto di realizzazione. Luisa a 20 anni era semplicemente perfetta: esteticamente, la donna dei miei sogni. Non potevo lasciarmi sfuggire quella occasione.

E poi c'era un'altra fantasia che da qualche anno quasi mi tormentava: quella di avere un rapporto con una mia paziente durante una visita. Venivano al mio studio donne anche molto belle. Mi ero sempre comportato in modo impeccabile e professionale. Ma in realtà era frustrante avere quella fantasia ricorrente, e allo stesso tempo vedere e toccare corpi magnifici di donne giovani senza poter fare nulla. Era la mia professione ed ero rispettoso delle regole. Però effettivamente, quando certe donne sexy si mostravano a me tutte nude e in tutta la loro bellezza, era davvero dura...

La pazza idea che mi venne era di unire la mia passione per il corpo di mia figlia con la mia fantasia del sesso con le pazienti nello studio. Ma come avrei fatto? Non lo sapevo ancora. Però ero determinato a raggiungere l'obiettivo.

Così andai da mia moglie e le proposi, dato il pensionamento del ginecologo di Luisa, che avrei potuto essere io il suo nuovo ginecologo, dato che ormai aveva 20 anni e avrebbe dovuto non essere più imbarazzata all'idea di essere visitata dal padre. Mia moglie, come sempre di poche parole, era d'accordo.

Non restava che proporlo a Luisa. Entrai nella sua camera da letto e la vidi che indossava una maglietta sexy che risaltava in modo pazzesco le sue abbondanti forme, e dei pantaloncini molto corti che esibivano ai miei occhi le sue gambe bellissime. Questa visione mi ricordò l'obiettivo finale e mi diede grande determinazione. Proferii pressoché le stesse parole che avevo detto a sua madre.

"Ma papà, sei sicuro? Non è che possiamo semplicemente cercare un nuovo medico?".
"Certo che sono sicuro", risposi, "sai che io sono il miglior ginecologo della regione. E io per te voglio il meglio". "Ok ma sarà un po' strano...", disse lei. "Ti capisco, Luisa. Ma saranno visite assolutamente di routine. Io ne faccio decine a settimana. Sono normali visite mediche. L'importante è la tua salute, e come ti ho detto, per te voglio solamente il meglio".

Grazie a queste parole accettò la mia proposta e rimase commossa dalla mia preoccupazione per la sua salute, tanto che mi abbracciò. "Grazie, papà". E sentii quelle enormi mammelle poggiarsi sul mio petto. Ripensai a quanto fosse arrapante mia figlia e fissai l'appuntamento per l'indomani nel mio studio.

Quella notte praticamente non chiusi occhio. Mi sentivo in trappola tra la voglia di fare qualcosa che desideravo da almeno due anni, e che in base al mio piano sembrava finalmente a portata di mano, e la paura di fare qualcosa di eticamente riprovevole, che avrebbe potuto darmi enormi problemi sul piano affettivo e familiare oltre che su quello professionale. Ma ormai non avevo scelta. Se mi sentivo in quel modo, era perché una decisione era già stata presa. La più folle e la più rischiosa, certo, ma anche la più eccitante.

L'appuntamento era alle 19, l'ultimo della giornata, non a caso. Mi liberai in tempo della penultima paziente e finalmente, quando nel mio studio ero rimasto ormai da solo, arrivò lei, l'ultima paziente della giornata. Era vestita in modo incredibile. Un vestito estivo, aderente, molto corto, che esaltava splendidamente tutte le sue forme e mostrava quelle gambe pazzesche. Sembrava farlo apposta, Luisa. Era sicuramente ignara del mio piano con lei, ma era come se mi invitasse a metterlo in pratica. "Ciao, papà. Grazie ancora perché vuoi essere il mio medico. Lo apprezzo molto".

Per i primi dieci minuti parlammo della sua salute ginecologica, in relazione ai referti del precedente medico. Ma mentre ne parlavamo, l'emozione saliva potentissima, perché sapevo che di lì a poco avrei visto mia figlia, che desideravo tanto, completamente nuda. Non stavo nella pelle dall'eccitazione. E mentre discutevamo non potevo fare a meno di guardarla ogni tanto all'altezza del suo magnifico seno.

"Bene, cominciamo la visita dando un'occhiata alle mammelle", le dissi. Con uno sguardo un po' imbarazzato, lei annuì e di fronte a me si tolse il suo vestitino restando in biancheria. Quindi si sedette sul lettino.

Dopo qualche secondo mi alzai dalla sedia della scrivania e mi avvicinai a lei: "Anche il reggiseno, per favore". Lei sorrise: "Ah sì, scusa. È che è un po' strano". La tranquillizzai: "Non ti preoccupare, è una normale visita medica".

Lei slacciò il reggiseno. La vista mi lasciò senza fiato. Non avevo mai visto nulla di più bello, erotico ed eccitante in vita mia: due seni enormi, sodi, perfetti. Non potevo credere che quelle mammelle così dannatamente eccezionali fossero di mia figlia, e fossero proprio lì davanti a me. Mi venne istantaneamente una potente erezione. E non mi era mai successo sul lavoro, ma quella volta sì, davanti al corpo perfetto di mia figlia sì.

Cominciai a toccarla in modo strettamente professionale, come faccio sempre con qualunque paziente. Ma stavolta era un'esperienza pazzesca. Sentivo il suo seno duro nelle mie mani e, benché il tocco fosse assolutamente medico, la goduria fu enorme.

A un certo punto sentii un lieve suono provenire dalla sua bocca. Luisa stava gemendo leggermente. La guardai in viso. Aveva gli occhi chiusi e si stava mordendo il labbro inferiore.

Non dissi nulla, per non rovinare la magia. Ma decisi di palpeggiarla bene, come non avevo fatto con nessuna altra paziente, in modo deciso ed erotico. Un'esperienza sublime. Lei continuava a gemere leggermente ad occhi chiusi.

Dopo circa cinque minuti, finsi professionalità: "Bene, Luisa. Tutto ok con la visita alle mammelle. Ora passiamo alla vagina". "Certo", mi sorrise. Si tolse le mutandine e si sdraiò a gambe divaricate.

Lo spattacolo che si aprì davanti ai miei occhi fu impagabile: la sua vagina non depilata ma molto ben curata, tutta bagnata, e sullo sfondo quei seni enormi che avevo appena palpeggiato con goduria. Sistemandosi le venne spontaneo toccarsi leggermente la vagina con la mano destra, e per me vedere quella mano bellissima con smalto rosa sfiorare la sua parte più intima fu incredibile. Ero duro come una roccia.

Avevo davanti a me la vagina della donna che desideravo da tempo, e non mi sembrava vero. Mia figlia. Ma la visita fu del tutto professionale. Il piano per raggiungere il mio obiettivo, infatti, prevedeva altro. E cominciai a metterlo in pratica.

Al termine dell'esame le dissi: "Allora Luisa. Niente di importante. Ma ci sono delle piccole cisti ovariche. Si potrebbero rimuovere chirurgicamente, ma per il momento si potrebbe aspettare e prendere qualche accorgimento per vedere se possono andare via da sole".

"Oddio papà... Ma è grave?", mi disse lei molto preoccupata. "Ma no, tranquilla", le risposi, "nulla di grave". In realtà non aveva assolutamente nulla, ma era tutto parte del mio piano.

"E in cosa consistono questi accorgimenti?", mi chiese. "L'orgasmo e le contrazioni uterine possono favorire il riassorbimento di piccole cisti funzionali", risposi. "In pratica, quindi, cosa devo fare?", domandò.

"Sarebbe utile che in questi giorni avessi dei rapporti, meglio se già da oggi. E poi tra una settimana vediamo come va", dissi, "puoi chiedere ad Andrea, vero?". Era il suo fidanzato e stavano insieme da un anno.

"Ma Andrea è in viaggio con l'università, ricordi?", mi disse lei. "Ah, vero..." risposi io. In realtà sapevo perfettamente che il suo ragazzo era partito da una settimana e sarebbe stato fuori città ancora un mese.

"Oddio... come posso fare?", mi disse con grande preoccupazione. "Sei giovane, Luisa. Alla tua età è anche giusto che tu abbia delle avventure e sia disinibita sessualmente. Potresti chiederlo a un amico, spiegargli la situazione e pregarlo di mantenere segreta la cosa. Guardati... Ci sarà la fila di tuoi coetanei desiderosi di fare l'amore con te".

"Questo è vero", sorrise lei, perfettamente consapevole di essere uno schianto di ragazza, "ma poi verrebbe tutto fuori, già lo so. E lo verrebbe a scoprire anche Andrea. Non mi fido di nessuno...". "E quindi come facciamo?", la interruppi. "...Mi fido solo di te", concluse lei, fissandomi negli occhi con uno sguardo allo stesso tempo malizioso e carico di eros. Mise la mano sopra la mia mano.

La visita stava prendendo esattamente la piega che speravo. Proprio per questo non era il caso di forzare la mano. Dovevo far sì che fosse lei a prendere l'iniziativa, esattamente come stava iniziando a fare.

Finsi di non capire il suo comportamento: "Allora, non puoi chiamare un tuo amico?".
"No, papà, te l'ho detto. Non lo farò mai con un mio amico".
"E allora come facciamo? Dai Luisa, non fare la capricciosa", la rimproverai.

Mi fissò negli occhi per qualche secondo. La guardai. Era bellissima, gli occhi lucidi di emozione e desiderio. "Papà, hai capito benissimo. Mi fido solo di te". E poggiò una mano sui miei pantaloni, all'altezza del mio pene eretto. La situazione era perfetta, perfino meglio di come me l'ero sognata. Ormai la sua richiesta era esplicita.

"Ma non possiamo... Io sono il tuo medico e soprattutto sono tuo padre. Sarebbe molto grave. Un incesto. Come può venirti in mente?". Lei replicò: "È vero, ma è l'unica soluzione sicura. Non lo saprà nessuno. E poi sento che il tuo corpo è d'accordo con me...". E toccò nuovamente la mia erezione.

"Guarda che lo vedo, come mi guardi sempre... So che mi desideri. E anch'io ti desidero", aggiunse, allargando nuovamente le cosce e toccandosi eroticamente gli enormi seni. Che visione celestiale. "Ma pensaci bene", le suggerii. "Non c'è nulla al mondo che io desideri di più. Curami, papà".

Non potevo credere che quel mio desiderio proibito fosse anche il suo. Quella donna incredibile che era mia figlia mi stava implorando di fare sesso con lei, durante una visita ginecologica.

"Va bene. Data l'emergenza posso farlo. Ma voglio essere del tutto sincero con te. È una procedura che va oltre i confini della deontologia medica. E sarò ancora più sicero: non lo farei con una paziente qualsiasi. Lo faccio con te perché sei la donna più bella e sexy che conosco. Solo, ti prego, non diciamolo a nessuno".

"Grazie, papà", disse lei. Mi tolse i pantaloni e le mutande e cominciò il pompino più eccitante che avessi mai ricevuto. E dalla bocca calda di mia figlia.

Era chiaro che eravamo già oltre la "cura" medica del rapporto vaginale. Il rapporto comprendeva i preliminari e pratiche sessuali diverse dalla penetrazione... Dopo la fellatio ci baciammo appassionatamente e per diversi minuti giocai con quelle tette enormi e meravigliose, toccandole e succhiandole in modo sfrenato. La portai all'orgasmo leccandole la vagina. Luisa gridava fortissimo dal godimento.

Poi arrivò il momento clou. Avvicinai il glande alla sua vagina: "Sei sicura? Guarda che possiamo fermarci. Non ti devi preoccupare. Se mi dici di fermarmi, mi fermo, e facciamo finta che non sia successo niente. Una tua parola e mi rivesto subito".

"Ti prego, papà, scopami. Non resisto, sono tutta bagnata. Ti voglio dentro di me". Obbedii. La penetrai e fu la cosa più eccitante della mia vita. Stavo scopando quella figa incredibile di mia figlia, ed era stata lei a chiedermelo. Fu un'esperienza sublime. Lo facemmo in diverse posizioni.

Mi concentrai affinché fosse un'esperienza indimenticabile anche per lei, e durò tanto. "Vienimi dentro!", mi implorò alla fine. A quel punto non mi importava di nulla: del tradimento di mia moglie, della violazione grave delle regole professionali, dell'incesto, del rischio di ingravidare la mia stessa figlia. Era un'esperienza incredibile e volevo andare fino in fondo. Così la inondai del mio seme, nello stesso momento in cui lei squirtava abbondantemente.

Alla fine Luisa era esausta ma grata e felice. Disse che non aveva mai goduto così, e che mi voleva come partner sessuale. Ero d'accordo. Così le diedi appuntamento per un'altra visita.

Avevo portato a termine il mio piano nel modo migliore che si potesse immaginare. Le fantasie più proibite erano diventate realtà. Ogni confine era stato superato, e non era che l'inizio.
scritto il
2025-05-15
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