Prigioniero di guerra

di
genere
sadomaso

Avevo imparato, provocando dei bulli, un modo per procurarmi dei buoni partner dominanti sfruttando il mio aspetto androgino. Tuttavia la cosa non andava a segno che una volta su tre, e poi il rischio di finir male era piuttosto elevato. Volendo un sistema più mirato e affidabile cominciai ad usare sistematicamente i canali di annunci specializzati.

Un giorno, navigando tra i siti di annunci erotici, mi colpì questo testo:
"coppia di militari cerca ragazzo sub, preferibilmente effeminato, per sessione caccia all'uomo nei boschi. La caccia si concluderà con eccitanti sevizie al prigioniero". Seguivano i contatti.
Non riuscivo a togliermi dalla testa le parole: "eccitanti sevizie"... Ma il posto indicato era lontano e richiedeva un viaggio e una notte fuori casa, così fu indeciso sul da farsi per diversi giorni. Alla fine mandai la mia candidatura cui fecero seguito i contatti e le istruzioni necessarie.

Il giorno fissato arrivai sul luogo dell'incontro, un bar di paese, dove mi aspettava un giovane sui trent'anni. Indossava una maglietta nera aderente a maniche corte che lasciava vedere i bei muscoli di un atleta. Capelli corti, neri, viso regolare, sbarbato e un forte odore di dopobarba e di sigaretta. Bevemmo una birra parlando del nulla finché non arrivò l'altro. Anche questo giovane e palestrato come il primo, gilè in jeans sulla maglietta color tabacco. I capelli già leggermente brizzolati, corti, la pelle abbronzata. Fumavano, e ci fu un secondo giro di birre. Io mi astenni.
Poi andammo con un piccolo fuoristrada su su per vie tortuose di montagna, ad un'angusta valletta tutta sommersa nella vegetazione. In una radura assediata da bosco c'era una casetta che era la nostra meta.
Il copione, già ampiamente chiarito nei preliminari, fu comunque ripetuto per sicurezza.

Come da istruzioni ricevute, avevo indossato un paio di pantaloni leggeri verde militare una maglietta e un giubbottino senza maniche. Loro misero pantaloni mimetici anfibi e, sul torso nudo, un giubbotto.

Avevo dieci minuti di vantaggio e subito mi misi a correre nel bosco come un cerbiatto. Tra muschi, felci e radici trovai un anfratto e mi ci rannicchiai. Rimasi nascosto così ad aspettare non so per quanto tempo; sentivo gli uccelli cantare, la brezza frusciare tra le fronde, stavo bene, ma il tempo passava e non succedeva niente. Poiché non mi trovavano decisi di farmi vedere io stesso e tornai sul sentiero. Quando finalmente mi scorsero, li ebbi alle calcagna come due segugi. In breve mi raggiusero e mi catturarono.
Dopo avermi preso mi legarono le braccia dietro la schiena e mi portarono di nuovo alla radura dove sorgeva la casetta. Arrivati lì mi spogliarono nudo.

Ciò che seguì fu piuttosto provante: mi legarono le braccia e le gambe divaricate ai tronchi di due alberi vicini. Mi imbavagliarono, mi legarono i testicoli e vi attaccarono un peso di piombo. Dopo avermi strizzato i capezzoli vi fissarono due morsetti anch'essi zavorrati. Seguì una lunga e dura sessione verberatoria. Uno di essi usava una frusta, l'altro una verga. A un certo punto mi bendarono e non vidi più nulla.
Sentivo le loto voci e il suono dei colpi che mi arrivavano su tutto il corpo, secchi, brucianti. Il dolore era alle stelle. Dopo un tempo che mi pareva infinito non ce la facevo più e speravo che la smettessero.
Quando si stancarono del gioco mi slegarono e, senza togliermi i pesi dai testicoli e dai capezzoli, mi fecero muovere. Potevo facilmente capire che eravamo entrati nell'edificio. Mi figuravo allora che stessero per liberarmi e dichiarare finita la sessione.
Invece no, mi legarono nuovamente i polsi dietro la schiena e mi fecero inginocchiare.
Mi ordinavano di stare dritto sulle ginocchia ma, ridendo, mi gettavano a terra a pedate e mi calpestavano. Avendo le braccia legate dietro la schiena non riuscivo a rialzarmi da solo e per punizione uno di loro mi colpì i testicoli con un calcio. Nonostante nonostante il bavaglio riuscii finalmente a dire "Basta! Vi prego basta!"

Mi tirarono su di peso e mi rimisero in ginocchio. Mi tolsero la benda e il bavaglio. Uno mi portò dell'acqua e mi offrì una sigaretta. Presi solo l'acqua.
- Non ce la fai più - mi chiese - ci fermiamo qui?
Adesso potevo vedermi il corpo, era tutto rigato da decine di segni rossi e viola. Ero ridotto da far pietà!
- Vi prego almeno una pausa...
L'altro mi tolse i morsetti dai capezzoli e il dolore fu acutissimo, poi mi liberò anche i testicoli. Già provavo un dolce sollievo quando vidi che il primo dei due brandiva un grosso coltello da caccia. Me ne appoggiò la lama al petto, era affilatissimo. Quando fece scorrere il filo sulla pelle vidi uscire una sottile linea di sangue. Ebbi un brivido di terrore e
- No! - dissi - vi prego!.

Dopo essersi spogliati, tenendomi a turno la lama del coltello contro la pelle mi costrinsero a far loro un pompino.
Mi scaricarono i genitali in faccia, dopodiché li vidi trasformati.
Rilassati dalle fatiche della tortura e sazi delle "eccitanti sevizie" che mi avevano inflitto erano tornati a fumare.
Mi accasciai a terra.... Rimasi ad aspettare la mia liberazione per non meno di un quarto d'ora.
Quando, finito di risistemarsi, mi sciolsero dai legacci andai in bagno a togliermi di dosso quel che potevo di ciò che avevo sopportato.
In un piccolo specchio potei constatare i danni subiti. Dopo una doccia, pur con poca acqua fredda, mi sentii meglio, ristorato e perfino eccitato, tanto che il pene mi si era rizzato. Tornai tutto nudo, con pene ben dritto, all'esterno della casa dove i due stavano ancora bevendo e fumando. Rivedevo la scena in cui si era svolta la mia tortura: gli alberi, le corde, le fruste e potevo immaginare la mia figura lì in mezzo. Cosa che non avevo potuto vedere a causa delle bende. Ero fiero di aver sopportato tutto fino alla fine, fiero ed eccitato. L'erezione era adesso mi era diventata fortissima e i due soldati vedendola risero e
- Vuoi ricominciare? - mi chiese uno di loro
- No grazie - risposi - adesso ancora no...!
scritto il
2024-06-27
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