La mia zia burrosa
di
Adam!
genere
sentimentali
Scriverò di questa mia esperienza realmente accaduta mi quasi trent'anni fa. Questa storia non ha un lieto fine, lo dico per non farvi perderdel tempo.
Siamo agli sgoccioli del '900, alla soglia del nuovo millennio dove non ero nemmeno un adolescente, non ero ancora stato iniziato da una donna, questo mi recava tanta voglia, ma anche insicurezza vista l'inesperienza che si sommava alla mia timidezza quasi cronica.
Da piccolo, complice quanto detto scritto sopra, non avevo una grande percezione di me, non mi piaceva e pensavo che difficilmente avrei avuto donne nel prossimo futuro. Avevo circa sei anni quando capii che ero attratto dalle donne mature, perché mandato da mio padre a comprar il pane, durante il tragitto notai dalle vetrate di una banca una donna delle pulizie abbastanza in carne sui cinquanta dai capelli molto corti color mogano caratterizzata da una lunghezza ai fianchi non da poco sovrastata da un seno ancor più voluminoso che le copriva gran parte della pancia. Ebbi un sussulto di erezione per la prima volta e capii a cosa fosse dovuto.
Col tempo capii che più che la maturità fossero la grandezza sproporzionata dei seni il mio punto debole.
Passarono gli anni e mi ritrovai ad accorgermi di mia zia.
Mia zia fino a prima di allora era una ragazza che indossava abiti larghi sia per il suo fisico, sia perché fosse cresciuta in un contesto a dir poco severo in ambito familiare e uscita di casa, mai prima di aver finito i mestieri, trascorreva il pomeriggio in chiesa con altri ragazzi di quel movimento. Insomma quando ebbi 12 anni, dopo aver perso un quantitativo di peso a me sconosciuto, cominciai a notarla perché la pancia non era più la stessa, e gli abiti eran meno larghi a tal punto che mi accorsi dei suoi seni abbastanza procaci. Passano le settimane e notai una forma sempre più slanciata sotto i suoi seni che non seguivano affatto il dimagrimento del resto del corpo. Io con mia zia ho sempre avuto un rapporto affettuoso, fatto di abbracci e baci, e penso di aver avuto dell'affetto sincero da parte sua, sia per il mio attaccamento che per la mia timidezza. La mia zia preferita, ed io il suo nipote più affettuoso e quando l'andavo a trovare volevo solo la sua compagnia. Una, era estate e lei indossava una canotta a righe che oltre che larga era un po' scollata e dava molto a vedere complice la seduta sull'estremità della sedia, accovacciata in avanti per esser il più vicino possibile alla stoffa che stava cucendo. Io che ero in piedi accanto a lei, con il braccio appoggiato lungo sulle sue spalle guardavo il lavoro e facevo domande e nel frattempo le guardavo da sopra la scollatura così piena di questo suo senaccio grosso, bianco, con delle smagliature, soffice quanto pieno che il suo reggiseno bianco faceva gli straordinari h24 per reggerlo, tant'è che le sue bretelle affondavano nelle spalle di quasi un centimetro sulla pelle. Io sentivo l'erezione forte sugli slip che fortunatamente non traspariva all'esterno perché indossavo dei jeans hip-hop. Tutto questo per una mezz'ora piena. Settimane dopo la vidi fuori con la stessa canotta (casalinga) che puliva con la scopa e l'acqua davanti casa energicamente, e china su di sè. Inutile dire dello spettacolo di quei enormi seni che ondeggiavano. Non è una donna alta, è sul 1,60m, e mora riccia con dei capelli che le arrivavano appena sotto le spalle, in viso un po' olivastra ma dal collo in giù era chiara. Giorni dopo, in bagno, la mente mi proiettò questo ricordo ed ebbi un erezione forte, ero agli inizi del mio sviluppo e fu la prima volta, delle tante, che mi toccano senza poi eiaculare sia perché mi si verificava una scossa o prurito così forte che dovetti interrompere la masturbazione e poi la pelle non riuscivo a farlo scendere oltre la metà del glande. Tutto questo per un paio di mesi. Nel frattempo capitò di rivedere la zia, che abbracciai dal fianco sorprendendola mentre rifaceva il suo letto. Non aveva la sua solita canotta, ma una maglietta di cotone bianca, la famosissima fruit of the look, un po' consumata. Ero un po' deluso, vedendola da dietro mentre mi avvicinavo, perché la scollatura rimaneva celata, ma non appena l'abbracciai la sentii morbida e abbondante come mai prima visto l'unico strato sottilissimo della maglietta. Non mi staccai subito, complice il tempo non breve dall'ultima visita, e quel non indossare il reggiseno, e ricambiato da quel ricongiungimento delle sue mani dietro la mia testa senza premere mi baciò da sopra ulla testa. Io la spinsi un po' per la cadere sul letto così che le diedi tanti bacini sulla guancia più vicina, mentre sentivo sotto il mio viso quel trambusto dei seni che si assestava orizzontale. Lei ricambiò i bacini sulla mia guancia dicendomi quanto fossi dolce, rimase una decina di secondi e prima di alzarsi e mi disse ch'era dispiaciuta di lasciarmi visto che non mi vedeva da un po', ma che doveva andare a prepararsi per uscire. In quei secondi rimanenti mi accorsi dell suo capezzolo,quello più vicino che non era di forma cilindrica ma conica, e che intorno ci fosse un'areola grande, ma non enorme e di colore rosa scuro quasi marroncino. Prima di alzarsi mi disse, per non lasciarmi male, che ci saremmo visti il giorno dopo per un pranzo a casa mia. Un po' sconsolato le dissi ok. Andò in bagno, e si chiude a chiave, dopo un secondo andai a spiare dal buco della serratura e tra il mio occhio e la luce che filtrava dalla sua finestra nessun ostacolo che alimentò la mia erezione. Deluso ritornai nel suo letto per godere dei suoi odori come a ripercorrere gli ultimi dieci minuti. Ritornò in camera dopo nemmeno un quarto d'ora, pronta per uscire. Non l'ho mai vista così in tiro. Era in un jeans scuro, taglia 44 e una camicia di un grigio lucido. Fu la prima delle tante volte che la vidi in camicia, ma abbottonata fino al collo anzi, i tre sotto il collo perennemente aperti, a coprire un reggiseno nero che non riuscii a vedere dall'asola, ma dalle bretelle, un solco così profondo, nonostante fosse schiacciato da farlo vedere pieno e sollevato. Mi diede un bacio sulla guancia, chinandosi (madonna) verso me seduto sul bordo del letto e se ne andò raccomandandomi di far il bravo. Le dissi che le volevo bene e andò via. Rimasi un po' con quella sua visione e una volta chiusa la porta dietro, guardai nei suoi armadi vestiti ed intimo. Li odorai, poi fui rapito da un reggiseno di pizzo nero trasparente e immaginai quello che vidi dentro questo reggiseno. Poi prima di posarlo ne guardai la taglia e colpito da questo dato, andai in bagno per l'ennesima quasi sega.
Il giorno dopo venne l'ora di pranzo, e la vidi con gli stessi jeans, ma con un lupetto leggerissimo che le fasciava il seno, e se messo contro luce s'intravedeva il solco, e le forme. Sembrava più grosso del giorno prima. Si sedette accanto a me, di fronte ai miei genitori parlarono fra loro, finito il pranzo, si alzarono mentre io guardavo ancora la tele, aiutò mia madre a far i mestieri e una volta finito mi chiede se l'accompagnavo nella pennichella nel letto della mia stanzetta. Accettai. Entrammo in stanzetta e lei si distese sul fianco, rannicchiandosi, e poi facendomi sedere sul letto mi raccomando' di non far casino, perché stanca e bisognosa di dormire, mi distesi nella sua stessa posizione, ma frontale. Mi chiese l'ora, risposi ch'erano le 14 passate e contrabbasso di farsi un oretta. L'abbracciai e le diedi un bacio sulla guancia augurandole un buon riposo. Ogni tanto aprivo gli occhi e lei sempre ad occhi chiusi, volevo stringerla per sentire i suoi seni, che distesa in quella posizione stavano uno sopra l'altro tutti in avanti, molto vicini a me. Così pauroso di farmi sgamare, mi allontanai un po' col corpo, che stavo rischiando di cadere, ma non caddi grazie alla mano tra il fianco e la schiena che mi reggeva, e allora mi avvicinai sempre più a mia zia, forse ancora scaglia capì il momento e mi permise di avvicinarmi stringendomi di più. Ero a contatto con i suoi seni, con il viso proprio poggiato su di essi e rimasi fermo, senza avanzare, per paura di ottenere un allontanamento. Passarono una decina di minuti, mi sembrava di sognare, però volevo di più, e lentamente affondai sempre più il mio viso tra quelle sue enormi tettone sode, dopo un po' capii che il reggiseno era morbidissimo perché non era invadente, permettendomi di aver il viso sempre più addentrato. Nel frattempomisi una gamba tra le sue, e piano piano la sollevavo sempre più, finché la mia visita non lambi' l'arco tanto desiderato. Dopo un po' forse dormendo davvero, si girò col busto ancora verso me, ritrovandomi seppellito dalla sua settima coppa g. Ero tutto un fuoco in viso, ma non mi mossi più per la felicità, l'eccitazione, e soprattutto la paura di perdere tutto quell'avanzare ottenuto. Ero durissimo giù. Un quasi dodicenne innamorato della zia ventiseienne con le tettone più grandi, belle e desiderate di sempre realizzava che non sarebbe andato così oltre. Lì per lì era il non plus ultra. O forse la paura mi fece pensar questo, limitandomi, ma chi l'avrebbe detto che me l'avrebbe data. Nessuna certezza, tanta paura quasi quanto l'eccitazione. Immaginavo la qualsiasi, di palparle il seno e baciarla e scendere dal collo fino alle sue bramate tettone, scoperte sollevandole quel lupetto prima ed il reggiseno poi e prendergliele in bocca a leccargliele e ciucciargliele con tutta la voglia che avevo e mettermi sopra di lei per iniziare a fottermela, facendola gridare dopo una serie di gemiti trattenuti a a stento. Allora decisi di spostare la mano posizionandola delicatamente alla fine del costato e sollevare di un millimetro il viso e riposizionarlo di nuovo un millimetro sotto, lo feci per cinque volte. Era tanto tempo che stavamo così e l'eccitazione pensavo che dilatasse il tempo. Dopo qualche minuto senti che ebbe una serie di contrazioni perché strinse la mia coscia fra le sue. Rimasi immobile pensavo che si stesse svegliando e che si stesse per alzare. Rimase invariato. Era tutto così nuovo per me. Dopo mezz'oretta si svegliò e delicatamente aprì le gambe per spostar la mia rimase un po' e poi decise di alzarsi visto il mio viso tra l'incastro ed il seppellito dai suoi stessi seni, strofinandomeli sopra non lievemente, né forte in questa manovra stretta dettata dal poco spazio e abbandonò la stanzetta, richiudendosi la porta dietro. Guardai l'orologio ed erano quasi le diciotto.
Questo è il contatto più bello, lungo, eccitante, intenso che ebbi con mia zia e le sue enormi tettone. L'ho amata senza mai dirle nulla. L'avrei voluta far venire come tutte le donne che ho avuto, per poi scaricarle. Quasi tutte le donne che ho avuto erano un qualcosa di simile a lei, ma quelle tettone non le ebbi mai né tantomeno vicino. Ho avuto donne che portassero la quinta, ma mai quella misura così grande e piena. Ripensando a quelle contrazioni avrei dovuto osare di più, ma ero un verginello che non aveva avuto nemmeno un bacio da una coetanea. Mesi dopo, ancora undicenne verrò iniziato da una donna più grande di mia zia, una trentaduenne di aspetto medio, come il suo seno, una terza, che mi prese di forza tra le sue cosce. Non mi dispiacque totalmente, ma io amavo mia zia, piansi nel tragitto allungando la strada di casa perché non volevo che capissero a casa mia o mi chiedessero. In colpa con me stesso, verso mia zia l'unica che volevo. Dopo quest'esperienza feci l'amore dopo un anno.. non mi masturbai tanto, e quando le feci pensavo solo a mia zia. Saranno venti anni che non son più innamorato di zia, ogni tanto le dedicavo qualche sega o pensavo a lei quando vedevo donne con il seno simile. Il mio desiderio, l'icona delle tettone, l'avrei perfino ingravidata. Lei non è madre, è ingrassata, i suoi seni peggiorati, quando la rivedo provo malinconia ed un gran rimpianto.
Siamo agli sgoccioli del '900, alla soglia del nuovo millennio dove non ero nemmeno un adolescente, non ero ancora stato iniziato da una donna, questo mi recava tanta voglia, ma anche insicurezza vista l'inesperienza che si sommava alla mia timidezza quasi cronica.
Da piccolo, complice quanto detto scritto sopra, non avevo una grande percezione di me, non mi piaceva e pensavo che difficilmente avrei avuto donne nel prossimo futuro. Avevo circa sei anni quando capii che ero attratto dalle donne mature, perché mandato da mio padre a comprar il pane, durante il tragitto notai dalle vetrate di una banca una donna delle pulizie abbastanza in carne sui cinquanta dai capelli molto corti color mogano caratterizzata da una lunghezza ai fianchi non da poco sovrastata da un seno ancor più voluminoso che le copriva gran parte della pancia. Ebbi un sussulto di erezione per la prima volta e capii a cosa fosse dovuto.
Col tempo capii che più che la maturità fossero la grandezza sproporzionata dei seni il mio punto debole.
Passarono gli anni e mi ritrovai ad accorgermi di mia zia.
Mia zia fino a prima di allora era una ragazza che indossava abiti larghi sia per il suo fisico, sia perché fosse cresciuta in un contesto a dir poco severo in ambito familiare e uscita di casa, mai prima di aver finito i mestieri, trascorreva il pomeriggio in chiesa con altri ragazzi di quel movimento. Insomma quando ebbi 12 anni, dopo aver perso un quantitativo di peso a me sconosciuto, cominciai a notarla perché la pancia non era più la stessa, e gli abiti eran meno larghi a tal punto che mi accorsi dei suoi seni abbastanza procaci. Passano le settimane e notai una forma sempre più slanciata sotto i suoi seni che non seguivano affatto il dimagrimento del resto del corpo. Io con mia zia ho sempre avuto un rapporto affettuoso, fatto di abbracci e baci, e penso di aver avuto dell'affetto sincero da parte sua, sia per il mio attaccamento che per la mia timidezza. La mia zia preferita, ed io il suo nipote più affettuoso e quando l'andavo a trovare volevo solo la sua compagnia. Una, era estate e lei indossava una canotta a righe che oltre che larga era un po' scollata e dava molto a vedere complice la seduta sull'estremità della sedia, accovacciata in avanti per esser il più vicino possibile alla stoffa che stava cucendo. Io che ero in piedi accanto a lei, con il braccio appoggiato lungo sulle sue spalle guardavo il lavoro e facevo domande e nel frattempo le guardavo da sopra la scollatura così piena di questo suo senaccio grosso, bianco, con delle smagliature, soffice quanto pieno che il suo reggiseno bianco faceva gli straordinari h24 per reggerlo, tant'è che le sue bretelle affondavano nelle spalle di quasi un centimetro sulla pelle. Io sentivo l'erezione forte sugli slip che fortunatamente non traspariva all'esterno perché indossavo dei jeans hip-hop. Tutto questo per una mezz'ora piena. Settimane dopo la vidi fuori con la stessa canotta (casalinga) che puliva con la scopa e l'acqua davanti casa energicamente, e china su di sè. Inutile dire dello spettacolo di quei enormi seni che ondeggiavano. Non è una donna alta, è sul 1,60m, e mora riccia con dei capelli che le arrivavano appena sotto le spalle, in viso un po' olivastra ma dal collo in giù era chiara. Giorni dopo, in bagno, la mente mi proiettò questo ricordo ed ebbi un erezione forte, ero agli inizi del mio sviluppo e fu la prima volta, delle tante, che mi toccano senza poi eiaculare sia perché mi si verificava una scossa o prurito così forte che dovetti interrompere la masturbazione e poi la pelle non riuscivo a farlo scendere oltre la metà del glande. Tutto questo per un paio di mesi. Nel frattempo capitò di rivedere la zia, che abbracciai dal fianco sorprendendola mentre rifaceva il suo letto. Non aveva la sua solita canotta, ma una maglietta di cotone bianca, la famosissima fruit of the look, un po' consumata. Ero un po' deluso, vedendola da dietro mentre mi avvicinavo, perché la scollatura rimaneva celata, ma non appena l'abbracciai la sentii morbida e abbondante come mai prima visto l'unico strato sottilissimo della maglietta. Non mi staccai subito, complice il tempo non breve dall'ultima visita, e quel non indossare il reggiseno, e ricambiato da quel ricongiungimento delle sue mani dietro la mia testa senza premere mi baciò da sopra ulla testa. Io la spinsi un po' per la cadere sul letto così che le diedi tanti bacini sulla guancia più vicina, mentre sentivo sotto il mio viso quel trambusto dei seni che si assestava orizzontale. Lei ricambiò i bacini sulla mia guancia dicendomi quanto fossi dolce, rimase una decina di secondi e prima di alzarsi e mi disse ch'era dispiaciuta di lasciarmi visto che non mi vedeva da un po', ma che doveva andare a prepararsi per uscire. In quei secondi rimanenti mi accorsi dell suo capezzolo,quello più vicino che non era di forma cilindrica ma conica, e che intorno ci fosse un'areola grande, ma non enorme e di colore rosa scuro quasi marroncino. Prima di alzarsi mi disse, per non lasciarmi male, che ci saremmo visti il giorno dopo per un pranzo a casa mia. Un po' sconsolato le dissi ok. Andò in bagno, e si chiude a chiave, dopo un secondo andai a spiare dal buco della serratura e tra il mio occhio e la luce che filtrava dalla sua finestra nessun ostacolo che alimentò la mia erezione. Deluso ritornai nel suo letto per godere dei suoi odori come a ripercorrere gli ultimi dieci minuti. Ritornò in camera dopo nemmeno un quarto d'ora, pronta per uscire. Non l'ho mai vista così in tiro. Era in un jeans scuro, taglia 44 e una camicia di un grigio lucido. Fu la prima delle tante volte che la vidi in camicia, ma abbottonata fino al collo anzi, i tre sotto il collo perennemente aperti, a coprire un reggiseno nero che non riuscii a vedere dall'asola, ma dalle bretelle, un solco così profondo, nonostante fosse schiacciato da farlo vedere pieno e sollevato. Mi diede un bacio sulla guancia, chinandosi (madonna) verso me seduto sul bordo del letto e se ne andò raccomandandomi di far il bravo. Le dissi che le volevo bene e andò via. Rimasi un po' con quella sua visione e una volta chiusa la porta dietro, guardai nei suoi armadi vestiti ed intimo. Li odorai, poi fui rapito da un reggiseno di pizzo nero trasparente e immaginai quello che vidi dentro questo reggiseno. Poi prima di posarlo ne guardai la taglia e colpito da questo dato, andai in bagno per l'ennesima quasi sega.
Il giorno dopo venne l'ora di pranzo, e la vidi con gli stessi jeans, ma con un lupetto leggerissimo che le fasciava il seno, e se messo contro luce s'intravedeva il solco, e le forme. Sembrava più grosso del giorno prima. Si sedette accanto a me, di fronte ai miei genitori parlarono fra loro, finito il pranzo, si alzarono mentre io guardavo ancora la tele, aiutò mia madre a far i mestieri e una volta finito mi chiede se l'accompagnavo nella pennichella nel letto della mia stanzetta. Accettai. Entrammo in stanzetta e lei si distese sul fianco, rannicchiandosi, e poi facendomi sedere sul letto mi raccomando' di non far casino, perché stanca e bisognosa di dormire, mi distesi nella sua stessa posizione, ma frontale. Mi chiese l'ora, risposi ch'erano le 14 passate e contrabbasso di farsi un oretta. L'abbracciai e le diedi un bacio sulla guancia augurandole un buon riposo. Ogni tanto aprivo gli occhi e lei sempre ad occhi chiusi, volevo stringerla per sentire i suoi seni, che distesa in quella posizione stavano uno sopra l'altro tutti in avanti, molto vicini a me. Così pauroso di farmi sgamare, mi allontanai un po' col corpo, che stavo rischiando di cadere, ma non caddi grazie alla mano tra il fianco e la schiena che mi reggeva, e allora mi avvicinai sempre più a mia zia, forse ancora scaglia capì il momento e mi permise di avvicinarmi stringendomi di più. Ero a contatto con i suoi seni, con il viso proprio poggiato su di essi e rimasi fermo, senza avanzare, per paura di ottenere un allontanamento. Passarono una decina di minuti, mi sembrava di sognare, però volevo di più, e lentamente affondai sempre più il mio viso tra quelle sue enormi tettone sode, dopo un po' capii che il reggiseno era morbidissimo perché non era invadente, permettendomi di aver il viso sempre più addentrato. Nel frattempomisi una gamba tra le sue, e piano piano la sollevavo sempre più, finché la mia visita non lambi' l'arco tanto desiderato. Dopo un po' forse dormendo davvero, si girò col busto ancora verso me, ritrovandomi seppellito dalla sua settima coppa g. Ero tutto un fuoco in viso, ma non mi mossi più per la felicità, l'eccitazione, e soprattutto la paura di perdere tutto quell'avanzare ottenuto. Ero durissimo giù. Un quasi dodicenne innamorato della zia ventiseienne con le tettone più grandi, belle e desiderate di sempre realizzava che non sarebbe andato così oltre. Lì per lì era il non plus ultra. O forse la paura mi fece pensar questo, limitandomi, ma chi l'avrebbe detto che me l'avrebbe data. Nessuna certezza, tanta paura quasi quanto l'eccitazione. Immaginavo la qualsiasi, di palparle il seno e baciarla e scendere dal collo fino alle sue bramate tettone, scoperte sollevandole quel lupetto prima ed il reggiseno poi e prendergliele in bocca a leccargliele e ciucciargliele con tutta la voglia che avevo e mettermi sopra di lei per iniziare a fottermela, facendola gridare dopo una serie di gemiti trattenuti a a stento. Allora decisi di spostare la mano posizionandola delicatamente alla fine del costato e sollevare di un millimetro il viso e riposizionarlo di nuovo un millimetro sotto, lo feci per cinque volte. Era tanto tempo che stavamo così e l'eccitazione pensavo che dilatasse il tempo. Dopo qualche minuto senti che ebbe una serie di contrazioni perché strinse la mia coscia fra le sue. Rimasi immobile pensavo che si stesse svegliando e che si stesse per alzare. Rimase invariato. Era tutto così nuovo per me. Dopo mezz'oretta si svegliò e delicatamente aprì le gambe per spostar la mia rimase un po' e poi decise di alzarsi visto il mio viso tra l'incastro ed il seppellito dai suoi stessi seni, strofinandomeli sopra non lievemente, né forte in questa manovra stretta dettata dal poco spazio e abbandonò la stanzetta, richiudendosi la porta dietro. Guardai l'orologio ed erano quasi le diciotto.
Questo è il contatto più bello, lungo, eccitante, intenso che ebbi con mia zia e le sue enormi tettone. L'ho amata senza mai dirle nulla. L'avrei voluta far venire come tutte le donne che ho avuto, per poi scaricarle. Quasi tutte le donne che ho avuto erano un qualcosa di simile a lei, ma quelle tettone non le ebbi mai né tantomeno vicino. Ho avuto donne che portassero la quinta, ma mai quella misura così grande e piena. Ripensando a quelle contrazioni avrei dovuto osare di più, ma ero un verginello che non aveva avuto nemmeno un bacio da una coetanea. Mesi dopo, ancora undicenne verrò iniziato da una donna più grande di mia zia, una trentaduenne di aspetto medio, come il suo seno, una terza, che mi prese di forza tra le sue cosce. Non mi dispiacque totalmente, ma io amavo mia zia, piansi nel tragitto allungando la strada di casa perché non volevo che capissero a casa mia o mi chiedessero. In colpa con me stesso, verso mia zia l'unica che volevo. Dopo quest'esperienza feci l'amore dopo un anno.. non mi masturbai tanto, e quando le feci pensavo solo a mia zia. Saranno venti anni che non son più innamorato di zia, ogni tanto le dedicavo qualche sega o pensavo a lei quando vedevo donne con il seno simile. Il mio desiderio, l'icona delle tettone, l'avrei perfino ingravidata. Lei non è madre, è ingrassata, i suoi seni peggiorati, quando la rivedo provo malinconia ed un gran rimpianto.
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Commenti dei lettori al racconto erotico