Il parto

di
genere
pulp

Una donna tradisce, è consapevole che è fertile, ma la voglia incontrollabile la porta a desiderare il seme del suo amante, meglio se nero.
L'amante si scarica con piacere dentro di lei, senza sensi di colpa per un bambino che la madre dovrà portare in grembo, partorire e giustificare da sola.
La madre però utilizzerà il marito per questo.
Siamo arrivati al fatidico momento del parto, sarà un momento importante, la madre ha già vomitato più volte per la tensione nervosa. I muscoli tremano, le mani e il corpo si coprono di un sudore freddo. La nausea è al massimo.
Subentra una sensazione di spasmo, la madre si caga e piscia addosso.
L'utero si dilata lentamente, la madre rigetta ancora l'insipido pasto dell'ospedale.
Pensa che probabilmente il bambino le lacererà irrimediabilmente le viscere, e lei nel soffrire sarà consapevole che il frutto del suo desiderio di pochi secondi si è trasformato in un problema che li accompagnerà per tutta la vita.
Il canale vaginale è stretto e sanguina copiosamente, i medici spazientiti forzano l'uscita del bambino, lacerando ulteriormente la povera madre.
Chissà se sarà ancora in grado di provare piacere.
Alla fine del parto la madre caga un bimbo dalla pelle scurissima e il marito incredulo estrae dalla moglie madida di sudore il frutto del suo peccato, riconoscendolo subito come non suo perché nero.
Lei sarà impossibilitata a camminare e andare di corpo per giorni, e alla fine dovrà giustificare il bambino.
I genitori le toglieranno il saluto, tutti la eviteranno.
Il marito accetterà di tenerlo solo perché lei lo domina con la gabbietta di castità. E sarà solo questione di qualche mese, poi la troia ricomincerà a farsi venire dentro a pelle, cercando ancora, forse consapevolmente, di essere di nuovo fecondata e lacerata.



scritto il
2025-03-28
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