I dubbi di monique
di
Domcurioso64
genere
dominazione
Monique è una bella ragazza sulla trentina, lunghi capelli lisci castani con ciocche dai riflessi verdi che la fanno sembrare ancora più giovane, stupendi occhi grigi e intensi. Non è molto alta e ha un corpo snello, tonico “e non ho mai fatto palestra” come lei dice spesso, un seno florido, il tatuaggio di una libellula sulla spalla destra, un carattere gioviale, intelligente e simpatica. A prima vista verrebbe da domandarsi che cosa può avere di particolare, è stata fortunata, sì è vero ma anche lei come tutti ha conosciuto la pandemia e come per tutti è stato un periodo veramente difficile.
Quando iniziò il lockdown si ritrovò da sola a casa senza nessun'altra compagnia se non il suo pesce rosso ed il computer che la teneva collegata col resto del mondo. I primi tempi trascorsero senza grandi patemi ma i giorni passavano e non si vedeva nessuna luce in fondo al tunnel, anzi ogni giorno che passava sembrava sempre tutto più buio. Ogni giorno si collegava sui social, sentiva e vedeva il suo ragazzo, poco più grande di lei ed iniziava ad avere la sensazione che lui fosse più interessato e preoccupato per gli amici che per la loro lontananza, insomma la solitudine cominciava a farsi sentire pesantemente.
Quasi per scherzo Monique si collegò e si iscrisse ad una piattaforma per fare conoscenze e/o incontri nell'ambito del BDSM, un ambiente che l'aveva da sempre incuriosita e voleva saperne di più. La sua idea era provare ad essere una sottomessa, cosa che con il suo ragazzo non era mai successa, più che altro quando erano insieme lei si sentiva un po' la mamma più che la sua fidanzata, non che lui non le volesse bene, probabilmente l'amava a modo suo ma forse la dava per scontata, insomma lei voleva provare qualcosa di diverso.
Come si aspettava, Monique fu travolta da messaggi di ogni genere, perlopiù da cerebrolesi volgari e senza nessuna speranza di poter parlare con lei ma un paio di persone sembravano più interessanti, uno in particolare, che si faceva chiamare Mike l'attirava forse per il suo distacco rispetto a tutti gli altri. Lui diceva di avere più di 50 anni e dalla foto che aveva nel suo profilo appariva di corporatura normale, insomma uno come tanti, nulla di eccezionale.
Tra di loro iniziò una conversazione fatta di messaggi che poco avevano a che fare con l'argomento del sito, tanto che fu lei ad iniziare a fare domande più specifiche alle quali lui rispondeva in maniera seria e soprattutto con buon senso, sì probabilmente era ciò di cui lei aveva bisogno per far scorrere le sue lunghissime e noiose giornate.
Col passare dei giorni Monique si rese conto che l'appuntamento col suo nuovo amico si era fatto importante, attendeva con impazienza le 15 quando lui si collegava per poter parlare e scambiare pensieri. Durante le loro chiacchiere le domande relative ai rapporti dom/sub diventarono più personali e approfondite, lei era curiosa di conoscerlo meglio e sapere i suoi gusti anche se Mike rimaneva abbastanza sul vago, si stupiva poi che lui non le chiedesse molto di lei. Non avrebbe saputo dire se questo la intrigava di più o se la faceva innervosire, sta di fatto che Monique glielo chiese direttamente senza troppi giri di parole.
-toglimi una curiosità, io non ti interesso per nulla? Non mi chiedi mai cosa mi piacerebbe, cosa farei e cosa no, se ho dei limiti ecc.-
-se tu non mi interessassi non passerei il mio tempo con te Monique. Credo tu stia imparando a conoscermi quindi dovresti averlo capito.-
-ma perchè a volte quando ti chiedo delle cose sei evasivo e tu non mi fai domande? Non sei curioso?-
-certo che lo sono, lo sono molto, voglio sapere tutto di te ma … - l'attesa si protrasse per un po' troppo per la smania di sapere di Monique che lo incalzò.
-ma cosa?-
-ma per aprirmi voglio prima capirti, conoscerti meglio per come sei davvero, per me questo è un gioco solo relativamente. La mia natura è dominante e lo sai ma per poterti mostrare appieno il vero Mike voglio sapere chi ho di fronte in ogni sua sfaccettatura. Se riterrò, come credo, che tu sia la persona giusta allora mi conoscerai e molto bene- la faccina col sorrisetto furbo che aggiunse alla fine della frase non fece che confonderla ancora di più. Decise di lasciar perdere il discorso restando con i suoi dubbi e le sue curiosità.
Erano ormai diversi giorni che Mike e Monique si trovavano per parlare, non usavano nemmeno più la vecchia piattaforma in cui si erano conosciuti, nella quale lei veniva continuamente disturbata, si erano scambiati i numeri ed erano passati direttamente ai messaggi su telegram e a volte alle telefonate. Un giorno lui le propose una videochiamata, vivendo distanti uno dall'altra a Monique non dispiacque, era un modo per vedersi finalmente.
Come tutte le donne di questo mondo lei voleva mostrarsi al meglio, la reclusione forzata in casa l'aveva portata ad impigrirsi e a lasciarsi un po andare, quel pomeriggio indossava ancora il pigiama per non parlare dei capelli che assomigliavano molto a un nido di fili d'erba intrecciati. Lei non era una persona che badava troppo alle apparenze ma così le pareva davvero troppo, gli chiese di aspettare una decina di minuti per iniziare la chiamata e lui acconsentì.
Monique andò in camera, mentre si sfilava la maglia del pigiama si vide nello specchio strabuzzando gli occhi notando la sua immagine riflessa, scosse la testa, aprì il cassetto per cercare qualcosa di carina di indossare, scelse una camicetta bianca a fiorellini con le maniche corte. Pensò che i pantaloni potevano rimanere, tanto non l'avrebbe vista se non a mezzo busto ma quei capelli… Una puntata in bagno per spazzolarsi frettolosamente i capelli provando a districare i nodi e avere una parvenza di normalità, sì, ora poteva andare.
Tornata davanti al portatile si sedette e tirò un lungo sospiro, un pochino si sentiva agitata anche se in fondo non c'era ragione ma come in tutte le cose la prima volta era particolare.
-ci sono- gli scrisse.
Pochi secondi dopo arrivò la chiamata, un clic ed eccolo, ora lo poteva vedere bene in viso, lo conosceva solo per la foto del suo profilo. Mike dimostrava la sua età, si notavano le prime rughe d'espressione, i corti capelli castani sopra le orecchie iniziavano a incanutirsi, aveva la barba di un paio di giorni e indossava una camicia azzurra sbottonata sul collo. Di certo non era un uomo che l'avrebbe attirata se si fossero incrociati per strada o al bancone di un bar.
-ciao Monique, è un piacere vederti- le disse sorridendole
-ciao Mike, è un piacere anche per me-
-devo dire che la foto del profilo non ti rende merito, sei davvero molto bella- lei sperò di non arrossire sentendo quelle parole, di sicuro le facevano piacere.
Iniziarono a chiacchierare come facevano sempre ed il leggero imbarazzo che c'era all'inizio fu presto dimenticato, ormai si conoscevano abbastanza.
Per la prima volta lui le fece una domanda diretta, relativa alla sua iscrizione sulla piattaforma
-così ti senti una sottomessa? Come mai credi di essere una sub?- Monique fu presa alla sprovvista e per alcuni secondi non seppe cosa rispondere
-onestamente non ti so dire di preciso. In passato quando l'uomo prendeva l'iniziativa in maniera autoritaria io mi sentivo più a mio agio, mi eccitava dare il controllo, non so se riesco a spiegarmi-
-si certo, comprendo ciò che intendi- nel dirlo sorrise e quel sorriso le fece intuire che lui aveva capito benissimo -ma a parte questo hai avuto esperienze di BDSM o solamente hai capito che ti sarebbe piaciuto?-
-no esperienze vere no, ho giocato in qualche chat ma nulla di più- Mike continuava a fissarla e visto che non faceva altre domande né replicava lei proseguì -per essere sincera devo dire che sono rimasta un poco delusa dalle persone che ho conosciuto finora, più che dominanti o master erano essenzialmente degli arrapati con poco cervello- stavolta fu lui ad annuire
-si sono d'accordo con te Monique, in questo mondo si trova di tutto e molto spesso è l'ignoranza che regna sovrana, si sentono tutti grandi master e magari non hanno la più pallida idea di cosa sia una sessione. E dimmi, pensi di provare prima o poi ad avere questa esperienza da sottomessa o resterà soltanto un tuo sogno?-
-non ti so rispondere a questa domanda, non lo posso escludere, certo dipende da chi troverò, sempre ammesso che io rimanga in questo … giro-
-hai detto di avere un ragazzo, con lui non hai speranza?- il viso di Monique si incupì, attese un po' prima di rispondere, erano cose private, intime e mai ne aveva parlato ma sentiva di potersi aprire con Mike
-no, con lui certamente no, diciamo che lui ha più che altro interessi egoistici a letto e di sicuro non è un dominante-
-ho capito e capisco che se una donna ha un certo tipo di propensione e non trova come sfogarla avrà sempre il tarlo che la rode, la curiosità inappagata di sapere se era in grado o meno di essere una vera sottomessa. Non è una cosa così scontata ma credo tu lo sappia-.
I discorsi andarono su altri argomenti e la loro chiacchierata proseguì per parecchio, entrambi si trovavano a loro agio a parlarsi.
Finita la chiamata, Monique tornò alle sue faccende, dopo una mezz'ora sentì arrivare un messaggio sul telefono, era di Mike
-ti piacerebbe essere in ginocchio davanti a me?- Monique sorrise e rispose
-forse … -
-lo sai che saresti nuda vero?-
-chissà … magari no-
-che cosa diresti se ora ti chiedessi di toccarti davanti a me?- il sorriso le si spense e fu indecisa se rispondere oppure bloccarlo immediatamente, decise di rispondere
-che cosa direi? Uhmmm vediamo … FOTTITI-
Monique fu colta da una irritazione che non provava da tanto tempo, posò il telefono sul tavolino del salotto e si mise a girare per la casa come una belva in gabbia. Ovviamente non era la prima volta che leggeva frasi simili, ogni social era pieno di allupati sottosviluppati che le facevano proposte anche molto peggiori ma da lui … da lui non se lo aspettava proprio, credeva fosse molto diverso, era davvero arrabbiata e delusa.
Per provare a sfogarsi si mise a pulire il bagno, straccio, spazzola, detersivo e candeggina, dopo oltre un'ora le piastrelle e i sanitari brillavano come nelle pubblicità ma il nervoso non era passato. Diede da mangiare al suo pesce rosso, unico altro essere vivente che c'era nella casa “ma si può essere cosi stronzo? Cazzo non credevo davvero che fosse così. Vaffanculo a lui. E tu … non posso nemmeno portarti sotto a fare un giro, tu non mi sei di molto aiuto, lo sai”.
Si disse che la sua salute mentale stava decisamente degradandosi se parlava con un pesce, fece un sorriso amaro e preso un libro si stese sul divano provando a leggere ma non riusciva a seguire le vicende del romanzo. Altro giro per la casa incerta se mettersi a pulire ancora. Prese il telefono e chiamò il suo ragazzo, le solite chiacchiere e Monique si rese conto che lui avrebbe potuto “sentire” la sua irritazione, forse lo sperava, anche se poi avrebbe dovuto dargli una spiegazione, in ogni caso non successe e la telefonata si chiuse come sempre.
Monique si preparò una cena leggera, in verità non aveva nemmeno molta fame, era giusto per far scorrere il tempo. Si sedette a tavola muovendo con la forchetta l'insalata e continuando a rimuginare sul perchè fosse così tanto infastidita, in fondo non c'era ragione, uno che conosceva appena e che le aveva detto una cosa che aveva già sentito mille volte, sicuramente era la condizione di isolamento forzato e tutto quello che stava succedendo nel mondo che la stava portando a esasperare le sue reazioni. Quello che le dispiaceva tanto era aver perso una persona che l'aveva aiutata a passare le lunghe giornate del lockdown e che pensava diversa dagli altri.
Terminata la cena lavò l'unico piatto usato e tornò a sedersi sul divano, prese il portatile e si collegò al suo gestore di posta elettronica. Quando vide una mail di Mike stava per cancellarla ma all'ultimo si accorse dell'orario, era stata inviata poco dopo l'ora di pranzo, loro si erano visti come sempre dopo le 15 e il messaggio infelice era arrivato molto più tardi, aggrottò le sopracciglia e si decise ad aprire e leggere.
“Ciao Monique, magari questa mail non servirà ma io credo, se ti conosco abbastanza bene e penso di sì, che dopo quello che succederà oggi pomeriggio tu adesso sarai incazzata o perlomeno infastidita. Potresti anche avermi bloccato, non mi stupirebbe affatto.
Sappi che io credo che tu non sia ne sarai mai una sub nel senso più letterale del termine, penso che tu abbia degli istinti da sottomessa anche se non così radicati e nello stesso tempo tu sia una vera brat ma questo è il tuo bello. Certamente avrai avuto la curiosità di provare determinate cose e io oggi proverò a farti comprendere cosa potrebbe significare, in base a come tu reagirai saprai comprendere meglio te stessa e cosa vuoi veramente.
Ti posso dire che sono sempre stato bene con te in questi giorni e penso che ci siamo tenuti compagnia vicendevolmente, tu sai cosa sono io, tu pensa a cosa vuoi essere tu, spendi un po' di tempo e ragionaci su.
Sai come trovarmi, ora ti saluto e … e non sono nemmeno così sicuro che leggerai questa mail. MIKE”
Era stupita, onestamente non si aspettava una mail del genere e cavolo se ci aveva preso, si scoprì a pensare che in fondo Mike -FORSE- non era così stronzo. Cancellate altre mail e spam vari si scelse un film da guardare e la serata passò così abbastanza normalmente.
Una volta a letto la mente tornò a quello che era successo, a cosa lei volesse veramente, a cosa mancasse nella sua vita, al lavoro che non si trovava ed in mezzo a questi mille pensieri il sonno infine giunse.
Il giorno successivo Monique si svegliò di buon umore, si mise al computer per controllare la posta e giocò ad un game online ma si stufò presto, si dedicò ad una pulizia approfondita della camera, svuotò le prime due ante dell'armadio e rimise in ordine.
Arrivata l'ora del pranzo si preparò un po' di pasta e finito di mangiare, una volta lavate le stoviglie e sistemato le poche cose chiamò il suo ragazzo che si era appena svegliato, poche parole spese con lui e ritornò la noia. Erano così tanti giorni che si era confinati in casa che le cose da fare per far passare il tempo erano ormai quasi esaurite. Si accorse che erano ormai le 15, fino al giorno prima avrebbe atteso con impazienza quell'ora per poter parlare con Mike e l'idea di non sentirlo la fece intristire.
Nella notte aveva ripensato a quello che era successo e la fermezza che aveva avuto in quel momento adesso non era più granitica. Prese il cellulare si accoccolò sul divano e gli scrisse
-ciao, ci sei?-
-ciao Monique, sono qui- lui non aggiunse altro, lei si aspettava delle scuse o comunque che cominciasse il discorso, attese un po', invano. Decise di portare lei la conversazione sull'argomento
-perchè hai fatto così ieri?-
-innanzitutto per vedere sino a che punto ti conosco e data la tua reazione direi abbastanza e per farti ragionare su ciò che vuoi- il silenzio tra i due durò alcuni minuti poi lei riprese e scrisse
-e cosa voglio secondo te?- anche se si stavano solo scrivendo, nella sua mente Monique lo vide sorridere, era certa che gli angoli della sua bocca si stessero arcuando verso l'alto.
-che cosa vuoi lo sai solo tu, io credo che non ti dispiaccia essere guidata diciamo ma la verità la conosci solamente tu-
-io non lo so che voglio-
-forse dovresti pensarci ancora su allora. Ti pare?-
-ho pensato e ripensato ma non so dirti davvero-
-hai detto di aver avuto alcune esperienze che non ti hanno appagata più di tanto, esatto?- lei annuì mestamente prima di rendersi conto che erano in chat
-si è così-
-allora sai meglio di me che le alternative sono solo due-
-quali sono dimmi-
-Monique, non chiedere cose che già conosci, quali possono essere le due sole possibilità? Credo non dovrai pensarci più di tanto- certo che lei lo sapeva ma forse le bruciava ammetterlo e scriverlo lo avrebbe reso reale, definitivo, infine rispose
-rinunciare e rimanere nel dubbio o riprovare-
-esattamente, ora sta a te capire cosa fare-
Monique lasciò cadere il discorso e parlarono d'altro per diversi minuti poi si salutarono e lei rimase nuovamente sola coi suoi dubbi. Mise il telefono sul tavolino e posò lo sguardo sulla boccia del pesce fissandolo come se si aspettasse che lui potesse darle una risposta.
Si impose di pensare -Smetti di rimuginare e fai la tua vita, questa maledetta pandemia arriverà alla fine e tutto tornerà come prima- però … e se fosse stato proprio quello il problema? Era ciò che voleva? Tutto come prima?
Il resto della giornata continuò tra film, un po' di lettura ed infine arrivò la stanchezza, Monique si mise a letto e giunse il sonno.
La luce filtrava da sotto la tapparella e il sole incendiava il pulviscolo quando Monique aprì gli occhi, si stirò e sollevato un poco il cuscino si appoggiò con la schiena alla testiera del letto, fece un lungo sospiro valutando se alzarsi o rimanere a poltrire ancora, sarebbe stata nuovamente una lunga e noiosa giornata, decise di rimanere lì. Poco alla volta scivolò nel sonno, quando riaprì gli occhi era quasi l'ora di pranzo, scese dal letto ed andò in bagno, una doccia e si cambiò per scendere a fare un po' di spesa, erano giorni che non usciva di casa.
Per sua fortuna non c'era troppa coda davanti al supermercato, ancora non sembrava reale vedere la gente distanziata, imbardata di mascherine e guanti, pareva di vivere in un film, un brutto film.
Una volta rientrata a casa e pranzato si mise sul divano e scrisse a Mike
-ciao Mike-
-ciao Monique, come va?-
-annoiata e stufa di tutto, tu?-
-come sempre, si lavora e stufo anche io- i convenevoli continuarono per alcuni minuti finchè Mike non le fece la domanda
-hai pensato al nostro discorso di ieri?-
-sì e senza arrivare ad una risposta definitiva-
-hai capito che mi piacerebbe molto che tu diventassi la mia sottomessa-
-veramente con te non so mai bene cosa aspettarmi-
-beh ora te l'ho detto chiaro. Mi piacerebbe che tu fossi con me in ginocchio ai miei piedi-
Monique non scrisse niente, non sapeva se e come replicare, Mike riprese
-immaginati davanti a me con un collare e le mani dietro la schiena. Che sensazioni proveresti?-
-anche a questo non ti so rispondere-
-prova e dimmelo-
-perchè non me lo dici a voce questo?- Monique non sapeva perchè lo aveva sfidato ed era consapevole che lui avrebbe chiamato, il telefono vibrò nella sua mano e partì la suoneria, lei rispose
“ciao Monique”
“ciao Mike”
“volevi sentire la mia voce mentre ti chiedo di diventare la mia sub?”
“mi piace la tua voce e non avevo voglia di scrivere”
“come eviti le mie domande tu … nessuno eh” lei sorrise come immaginava stesse facendo Mike e rimase in silenzio, lui proseguì
“ho capito che non sei pronta evidentemente, quindi non insisterò oltre”
“grazie, forse è meglio così”
La telefonata non durò più molto, si salutarono e chiusero la chiamata.
Monique ripensò a come si era comportato Mike, non si era arreso un po' troppo presto? Se davvero voleva che lei diventasse la sua sottomessa perchè aveva rinunciato a quel modo, perchè non aveva insistito? Va bene, aveva assecondato ciò che lei sentiva … o non sentiva ma se ci teneva forse avrebbe dovuto riprovare.
Sollevò le spalle, si alzò e riprovò a chiedere indicazioni al pesce rosso che però fu avaro di consigli.
Nelle ore successive Monique non riusciva a darsi una spiegazione del comportamento di Mike e la cosa la stava innervosendo, questo tarlo non le usciva dalla mente -perchè?- continuava a domandarsi, faceva diverse ipotesi, tutte accettabili ma lei voleva conoscere quella esatta.
All'ora di cena si preparò un pasto frugale ma vuoi perchè aveva dormito molto e fatto ben poco di fisico nella giornata, vuoi perchè distratta, non aveva molta fame.
Dopo aver riassettato si rimise sul divano e sentì il suo ragazzo, giusto pochi minuti di videochiamata e lui la congedò per una maratona di non si capiva bene che gioco online in cui lui era la punta di diamante. -ma che novità. No comment- si disse mentre accendeva il portatile e si cercava un film o una serie da guardare.
Erano trascorse alcune ore e sonno zero, Monique prese il cellulare ma subito lo riposò sul tavolino, rimase a fissarlo come se potesse darle delle risposte, lo riprese cliccò sul contatto di Mike … chiuse tutto e rimise il telefono sul tavolo. Passarono altri minuti, si decise e gli scrisse
-ciao Mike, sei sveglio?- non dovette attendere molto la risposta
-ciao Monique, si. Tu come mai non dormi?-
-non ho molto sonno, ho dormito troppo-
-sta diventando veramente pesante questa situazione, mi rendo conto ma finirà prima o poi-
-si, speriamo presto, sono stufa. Senti dovresti chiarirmi una cosa-
-dimmi pure, sono qui- Monique aveva talmente tanto pensato che non le venivano le parole giuste da scrivere, ci mise un po' prima di digitare ancora
-tu mi vorresti come tua sub, oltre che palese me lo hai anche detto-
-perspicace ...- la schernì lui aggiungendo anche una faccina sorridente in coda al messaggio
-perchè oggi ti sei arreso così presto? Se uno vuole una cosa, insiste, combatte per averla-
-hai perfettamente ragione ma se un poco mi conosci sai che io detesto le persone insistenti per cui evito di esserlo ma soprattutto …- lasciò in sospeso, lei lo vedeva scrivere ma non arrivava il messaggio, infine lesse
-Monique hai capito perfettamente come funzionano i rapporti dom/sub, la condizione essenziale è la consensualità. Se ti forzassi a fare cosa non ti va di fare sarei alla stregua di uno stupratore per non dire peggio,questo tu lo sai benissimo. Voglio una schiava? Sì certo ma voglio, anzi pretendo che lei sia consapevole del suo ruolo. Se io percepissi che questa è la tua volontà sarebbe diverso ma tu non sai cosa vuoi. Ti ho detto e ridetto di guardarti dentro per capire cosa sei, fino ad allora io non farò altro-
-grazie del chiarimento, mi hai tolto un dubbio anche se non mi aiuta a risolvere il mio dilemma-
-posso aiutarti per molte cose Monique ma non in questo, solo tu puoi-.
Scrissero ancora per un po' infine si salutarono e chiusero la chat.
Monique era cosciente che lui aveva ragione e lo rispettava per la sua presa di posizione, doveva ammettere che non era così scontato che un uomo si comportasse a quel modo, si complimentò con se stessa per aver deciso di parlare e confidarsi proprio con lui eliminando gli altri dall'equazione.
Senza rendersene conto il sonno arrivò cogliendola nelle sue elucubrazioni, quando aprì un occhio ci mise qualche istante a comprendere che si trovava ancora sul divano, si disse che era meglio andare a letto, evitando di trovarsi completamente anchilosata la mattina dopo e così fece.
Passò un giorno e un altro ed un altro ancora, Mike non le aveva più scritto e lei nonostante le mancassero le loro chiacchierate e pur avendo preso il cellulare in mano diverse volte si era trattenuta ed aveva evitato.
Non avrebbe saputo dire così al volo da quanti giorni erano tutti reclusi, lo stress continuava a salire, le uniche variazioni alla routine erano le rare uscite per un po' di spesa, una situazione sempre più pesante.
Monique aveva provato a fare introspezione e aveva maturato una decisione, per conoscere di cosa aveva bisogno e fugare ogni dubbio avrebbe dovuto provare, avrebbe detto a Mike che sarebbe stata la sua sottomessa, anche se con limiti molto stringenti, non vedeva altre soluzioni.
Preso il telefono scrisse
-ciao Mike- non giungendo risposta guardò l'ora, erano quasi le 12, si disse che forse era a pranzo. Le ore passarono e non vide arrivare nessun messaggio, nemmeno alle 15 che era il loro orario. Verso le 18 si decise e scrisse di nuovo, le sovvenne il timore che avrebbe potuto essersi preso il covid.
-spero tu non stia male , fatti sentire- la risposta giunse che erano quasi le 20
-ciao Monique, sto bene, ero impegnato- pensò che per come lo conosceva era un messaggio un pochino stringato
-sei forse arrabbiato con me?-
-perchè dovrei? Mi hai fatto qualcosa che non so?-
-no no, assolutamente no. Ho pensato molto questi giorni-
-mi fa piacere- ancora una volta una risposta troppo breve e non da lui che era logorroico e prolisso nella scrittura
-ti sento lontano Mike, distratto o scazzato non so-
-sono qui e ti ascolto Monique-
-ho preso una decisione. Voglio provare ad essere la tua sottomessa- passò di nuovo almeno un paio di minuti prima della replica
-sei certa di questa tua scelta? Va bene che nulla è definitivo né irreversibile ma vorrei che tu fossi convinta-
-ho capito che se non provo non lo saprò mai, vorrei che tu mi aiutassi a capire-
-va bene Monique, se è questo che vuoi io sarò il tuo dominante. Hai pensato a dei limiti e una safeword?-
-i limiti sono quelli del buon senso. Tu conosci la mia situazione, di certo non voglio che il mio ragazzo mi trovi con dei segni non giustificabili. Mi sto affidando a te Mike-
-bene, è quello che volevo sentire. La safe?-
-non saprei, ti va bene “nazista”?-
-mi va bene tutto, basta saperlo. Quindi da ora in poi tu cosa sei?-
-sarò la tua sottomessa-
-cominciamo male, sì, sei la mia sottomessa ma finisci la frase come si deve-
-scusa, sarò la tua sottomessa … Padrone-
-meglio. Ti metterai in ginocchio quando parleremo, fallo- Monique ubbidì mettendosi sul tappeto davanti al divano
-fatto Padrone-
-starai cosi per la prossima mezzora se non ti dirò nulla di diverso. A più tardi-
-va bene Padrone, lo farò. A dopo-
Mentre i minuti passavano Monique cercò di interpretare i propri pensieri e le sensazioni che stava provando, in verità per ora niente di rilevante.
Trascorsi oltre venti minuti le ginocchia iniziavano a dolere ma si impose di non muoversi, dopo alcuni minuti arrivò un messaggio di Mike
-hai ubbidito schiava?-
-sì, sono ancora in ginocchio- stava per cliccare invio e si rese conto che mancava una parola, aggiunse -Padrone-
-dove sei ora?-
-sono sul tappeto in salotto Padrone-
-stanotte dormirai li sul tappeto. Hai capito?-
-si Padrone, ho capito-
-perfetto. Buonanotte schiava-
-buonanotte Padrone-
Allo scadere della mezzora Monique si aiutò appoggiandosi al divano per rialzarsi a causa delle gambe intorpidite. Finora non aveva avuto sensazioni particolarmente significative ma in fondo nemmeno disagio.
Quando il sonno giunse si sistemò sul tappeto così come ordinato, rannicchiandosi in posizione fetale e si assopì.
Era mattina inoltrata quando Monique riaprì gli occhi, si stirò sbattendo la mano sulla gamba del tavolino e comprese dove si trovasse, si mise seduta sentendo la schiena indolenzita, si massaggiò ed infine si alzò e iniziò la giornata.
Monique era in cucina a prepararsi il pranzo quando arrivò un messaggio di Mike
-ciao schiava, dormito bene?-
-ciao Padrone, sì grazie-
-che cosa stai facendo?-
-sto preparandomi il pranzo, niente di che, pasta con tonno e piselli-
-bene schiava, lo farai restando nuda e resterai così fino a nuovo ordine. Quindi, leva tutto-
sapeva che era inutile controbattere a un simile ordine perciò si sfilò dalla testa la maglia del pigiama, fece scendere i pantaloni ed infine le mutande, mise tutto quanto sulla spalliera della sedia e gli rispose
-ho fatto Padrone-
-brava schiava, buon appetito-
-grazie altrettanto a te- il messaggio era già stato inviato quando si rese conto che non lo aveva appellato “Padrone” e lui non aveva reagito, le parve strano perchè era più che certa che se ne fosse accorto.
Quando la pasta fu pronta Monique la condì e si sedette a tavola, aveva portato alla bocca solo pochi bocconi che il telefono vibrò di nuovo
-chiamami- un ordine perentorio, usò direttamente la messaggeria per chiamare e mise il vivavoce
“ciao schiava, stai mangiando?” “si Padrone, iniziato ora” “gira in videochiamata” comandò lui, lei ebbe un attimo di esitazione, non che fosse un grosso problema mostrarsi nuda ma non si aspettava di farlo così. Convertì la chiamata in video, posò il cellulare sul tavolo appoggiandolo alla bottiglia dell'acqua e lo vide, sembrava che fosse seduto in poltrona e mentre la fissava beveva quello che poteva essere uno spritz.
Mike non disse niente, la fissava, fu lei a parlare “posso continuare a mangiare Padrone?” “si certo” rispose. Monique non poteva dire di essere a disagio ma di sicuro era una cosa davvero strana stare così e cibarsi nuda mentre lui guardava, lui poteva intravedere appena la parte superiore del seno, nulla di che. Continuò con la pasta fino a che non la terminò, a quel punto avrebbe dovuto alzarsi e posare il piatto e le posate nel lavello e lui avrebbe visto molto di più, cercò di capire se e quanto la imbarazzava farlo. Si alzò e sistemate le stoviglie nel lavandino stava tornando a sedersi ma lui la fermò “aspetta, non ti sedere. Resta contro il lavandino e metti le mani dietro la testa” ora Mike l'avrebbe vista quasi per intero, Monique eseguì.
“Hai un bel fisico schiava, mi piaci” “grazie Padrone” mentre gli rispondeva lei comprese che per assurdo l'aveva imbarazzata più il complimento che mostrarsi a lui in quel modo “va bene schiava, puoi chiudere e continuare quello che devi fare. Devo ricordarti il mio ordine?” “no Padrone, so che devo restare nuda. Grazie Padrone” “a più tardi schiava” “a dopo Padrone”.
Pensare di fare qualche lavoro in casa senza vestiti le pareva una cosa strana quindi Monique decise di mettersi a studiare un programma di grafica, cosa che avrebbe dovuto fare da parecchio e per un motivo o l'altro non aveva mai iniziato a fare, si sedette sul divano con il portatile sul tavolino e cominciò a leggere e vedere tutorial.
Poco prima di cena il cellulare suonò, un messaggio di Mike
-ciao schiava-
-ciao Padrone-
-d'ora in avanti, fino a nuovo ordine, quando ci scriviamo, sentiamo o vediamo tu ti metterai in ginocchio e aprirai bene le gambe, chiaro?-
-si Padrone, ho capito- dopo aver scritto Monique si mise sulle ginocchia e allargò le gambe
-che cosa hai fatto oggi?- lei glielo disse e Mike domandò
-dove eri mentre studiavi?-
-ero in salotto sul divano-
-sul divano? Secondo te una schiava starebbe sul divano?-
-non ho avuto ordini diversi e non ci ho pensato-
-non è quello che ho chiesto schiava. Rispondi alle domande che ti faccio-
era nel carattere di Monique essere ribelle di natura e di certo non si era nemmeno posta il problema divano sì o divano no, pensò per qualche secondo come rispondere ma non è che ci fossero molte possibilità
-ho solo pensato che non avendo avuto un divieto da parte tua, lo potessi fare-
-continui a non rispondere. In ogni caso NO, non puoi stare su un divano, già dovresti ringraziare se ti permetto il tappeto. Ora vai in bagno e prendi la pinza che usi per i capelli-
Monique andò in bagno e prese dal cassetto del mobile la pinza richiesta, un mollettone di plastica nero e ritornò in salotto, senza pensare si stava sedendo sul tappeto quando si ricordò e i mise in ginocchio
-l'ho presa- lo avvertì
-perchè pensi che ti ho fatto prendere quella cosa?-
non appena aveva sentito la richiesta Monique aveva pensato immediatamente che lui volesse pinzarle i capezzoli e glielo disse. Mike riprese a digitare
-in realtà non era ciò a cui avevo pensato ma per tua fortuna sono paziente e tu essendo mia schiava da poco mi porti ad essere indulgente. Pinzati un seno- lei prese la pinza e tenendola aperta la sistemò sul seno, facendo attenzione a non mordere direttamente il capezzolo ma anche così era parecchio doloroso
-ho fatto Padrone- lui non scrisse niente, lei attese. Il dolore aumentava, la molla era piuttosto forte e stringeva e pungeva, attese ancora. Erano passati quasi cinque minuti quando lo vide digitare di nuovo
-come stai schiava?-
-è doloroso ma sopporto-
-spostala sull'altro seno- Monique ubbidì
-ho fatto-
-bene, visto che non mi hai più chiamato come devi e per diverse volte, ora ti strofinerai il capezzolo libero e lo pinzerai forte tra le dita- lei fece un lungo sospiro e pensò che per fortuna non la poteva vedere o avrebbe avuto da ridire anche su quello. Si strinse il capezzolo tra indice e pollice, i denti della pinza non l'avevano morso direttamente ma lo avevano comunque indolenzito e il pizzico le causò un dolore forte e lancinante che la fece aspirare aria tra i denti
-ho fatto Padrone- ancora Mike la lasciò senza risposta per alcuni minuti, infine scrisse
-puoi levare la pinza schiava. Pizzicati forte il capezzolo e poi vai in bagno- lei fece come ordinato, ancora una volta ebbe un forte dolore poi si alzò e dal bagno rispose
-ho fatto Padrone-
-mettiti davanti allo specchio e mandami una foto- non la entusiasmava fare quello che le era stato chiesto e ci pensò diversi secondi se rispondere o eseguire, decise di assecondare il comando e inviò la foto del solo seno. Si vedevano distintamente i segni dei denti della pinza, i capezzoli gonfi e le areole arrossate.
-va bene schiava. Prima di dormire ti puoi mettere il pigiama ma non l'intimo e chiaramente dovrai dormire sul tappeto. A domani-
-sì Padrone, a domani-
Monique mise il telefono sul lavandino, si appoggiò con le mani allo stesso e restò a fissarsi allo specchio, era strano vedersi così con i seni arrossati e segnati sia pur in modo transitorio, era la prima volta per lei. Pensò che sì aveva percepito dolore, tenendo conto che la sua soglia era molto alta ma non era stato così spiacevole, chissà che non stesse scoprendo la sua vera natura.
In serata chiamò il suo ragazzo, mentre si parlavano pensò sorridendo che cosa avrebbe pensato se avesse saputo che era completamente nuda, forse avrebbe avuto per una volta un po' meno interesse per i suoi videogiochi … o forse no. Quando cominciò ad avere sonno si mise il pigiama e si accoccolò sul tappeto addormentandosi quasi subito.
Il risveglio fu meno traumatico del giorno precedente, non appena aperti gli occhi era già consapevole di essere sul tappeto e stranamente non le dava fastidio. Monique decise di provare a vivere la sua esperienza interamente e senza limiti per cui si tolse il pigiama restando nuda anche se non aveva ricevuto ordini in merito. Visto che doveva controllare delle email prese il portatile e invece di posarlo sul tavolino lo mise a terra e lei si sedette a gambe incrociate. Controllata la posta si mise le cuffie e riprese a studiare i tutorial abbandonati il giorno prima.
Il telefono stava squillando da qualche secondo quando con la coda dell'occhio vide il cellulare illuminato, si tolse le cuffie e rispose “ciao schiava, che stavi facendo?” “ciao Padrone, scusami ero con le cuffie a vedere tutorial e prima che me lo domandi, sono nuda e sul tappeto” evidentemente la cosa colpì Mike perchè sulle prime non disse nulla “mi compiaccio schiava, impari in fretta. Come ti fa sentire avere chi ti da determinati ordini?”
Monique pensò bene prima di rispondere “inizialmente a disagio ma forse più perchè non sono avvezza a stare nuda più che per l'ordine in se. Conoscendomi paradossalmente ubbidirti non mi sta dando fastidio come avrei pensato e nello stesso tempo mi fa sentire di contare per qualcuno sia pur come schiava. Lo so è contorto come ragionamento, spero di essere riuscita a spiegarmi” “penso di aver capito e se non è così me ne renderò conto presto. A più tardi schiava” “a più tardi Padrone”.
Era quasi ora di cena quando il telefono squillò nuovamente, lei rispose “ciao schiava” “ciao Padrone” “che stavi facendo?” “niente di che, guardavo una serie sul computer, questi giorni sono sempre più noiosi, se continueremo a rimanere segregati in casa non sapremo cosa fare per passare il tempo” “hai ragione, dovremo ingegnarci e pensare a qualcosa. Gira in video” lei convertì la chiamata senza pensarci e lo vide e Mike vide lei “schiava … stamattina eri partita bene e ora invece … “
Monique aveva risposto distrattamente e non aveva ricordato l'ordine di mettersi in ginocchio a gambe aperte quando si parlavano, se ne rese conto quando lui ormai l'aveva vista seduta a terra “Padrone chiedo scusa, ero distratta” provò a scusarsi lei sistemandosi come doveva ma immaginava che sarebbe arrivata una punizione, la sua espressione seria non prometteva nulla di buono “posa il telefono in modo che possa vederti per intero” lei lo sistemò a terra contro la gamba del tavolino.
Ora Mike la poteva vedere per bene,con le gambe aperte, cosa che non le diede grande imbarazzo, pensò che se si fosse limitato a questo tutto sommato non sarebbe stato un gran problema
“schiava, solleva il culo dai talloni, in ginocchio ma schiena dritta, mani dietro la testa” lei si sistemò “resta cosi finchè non ti dico altro” “si Padrone” lo vide alzarsi e sparire dall'inquadratura.
Passarono diversi minuti e Mike non tornava, le ginocchia incominciavano a farle male e la posizione delle mani aveva indolenzito le braccia. Trascorsero dieci minuti, quindici, venti e nulla, ora a dolere era anche la schiena, lui riapparve davanti alla cam del cellulare dopo oltre mezz'ora
“come stai schiava? È piacevole stare così?” “ho avuto pose più comode … Padrone” “puoi sederti sui talloni ora e metti le mani sulle cosce “ le ginocchia non ebbero grandi benefici dal cambio di posizione ma le braccia, che le sembravano di piombo, finalmente si poterono rilassare.
Mike stava sorseggiando una birra dalla lattina e la guardava in silenzio poi le diede un nuovo ordine “toccati” Monique ebbe un attimo di esitazione ma si riprese quasi subito e si portò le mani al seno accarezzandosi, non passò molto tempo che i capezzoli si indurirono al suo tocco, lui la lasciò continuare per un po' “ora apri di più le gambe e massaggiati il clito” lei sospirò facendo scendere la mano destra tra le gambe che divaricò al massimo, iniziò a passare il medio sul clito come ordinato, non si era resa conto di essersi già inumidita un poco.
Monique incominciò poco alla volta a provare piacere, il clito era diventato gonfio e sensibile e si stava decisamente bagnando, lui appariva impassibile e non sembrava intenzionato a fermarla, lei iniziò a respirare con la bocca socchiusa, si passò spesso la lingua sulle labbra e chiuse gli occhi “vai più veloce schiava, voglio che arrivi al limite e prima di godere mi chiederai il permesso” lei aprì gli occhi per qualche istante e poi li richiuse provando ad ubbidire ma era già decisamente avanti.
Poco tempo dopo sentì di non poter continuare per molto, il respiro era accelerato la saliva azzerata “sto … per godere … Padrone. Posso?” prima di rispondere lui attese ancora “fermati” le disse infine, lei si bloccò “leccati le dita” era frustrante non poter avere l'orgasmo ma ubbidì, portò la mano alla bocca e passò la lingua sul dito medio, abbondantemente bagnato, leccò i propri umori cercando di non guardare Mike perchè per la prima volta era davvero in imbarazzo “puoi smettere schiava. Avrai capito che non hai il permesso di godere … però …” non terminò la frase e Monique lo incalzò “si Padrone?” “però dopo cena ti toccherai ancora e ti fermerai di nuovo al limite. Spero che ti ricorderai in che posizione devi metterti la prossima volta che ci sentiremo” “si Padrone, mi ricorderò” “buona cena schiava” “buon appetito Padrone”.
Intorno alle 22 Monique ricevette il messaggio di Mike che le imponeva di eseguire l'ordine impartito prima, le ricordava di dormire sul tappeto e le dava la buonanotte, lei fece ciò che le aveva ordinato toccandosi ed arrivando sino al limite massimo di sopportazione senza poter giungere all'orgasmo.
I giorni passavano e per Monique la routine di giacere per terra anziché sul letto non fu più un peso, così come rimanere nuda in casa. Riceveva più volte al giorno messaggi e chiamate da Mike che non sempre le dava ordini, specie se lei non faceva errori di comportamento, insomma cominciò a pensare che essere la sua sottomessa non era poi così male in fondo e per certi aspetti era anche piacevole, forse aveva trovato la sua dimensione? O forse solo il dominante giusto per lei.
Finalmente terminò il periodo di lockdown, la gente poté riprendere ad uscire di casa se pur con attenzione e protezioni, Monique ebbe la possibilità di rincontrare il suo ragazzo ma non era intenzionata a smettere di sentire Mike, ovviamente alcune abitudini dovettero essere cambiate per forza di cose.
Un pomeriggio Mike le mandò un messaggio chiedendo se fosse sola e potevano sentirsi
“ciao schiava, come va?”
“ciao Padrone, tutto bene grazie”
“hai un nuovo compito schiava, trova il modo di liberarti venerdì sera. Io sarò nella tua città e voglio incontrarti” a questo Monique non aveva ancora pensato, la notizia la prese alla sprovvista tanto è vero che visto il suo silenzio Mike chiese ancora
“problemi schiava? Non ti ho sentito nominare la safe” lei pensò ancora alcuni secondi, decise che se la sentiva di rischiare e rispose
“no Padrone, nessun problema, ci sarò”.
Arrivò il venerdì mattina , Monique era ancora in pigiama quando sentì squillare il cellulare
“ciao schiava. Dormivi ancora?”
“ciao Padrone, no no, sono in piedi già da un po'”
“hai da fare a pranzo?” non ci fu molto da pensare perchè in quei giorni era quasi sempre libera
“no Padrone. Sei già arrivato qui?”
“stamattina presto, si. Conosci l'hotel belvedere?”
“sì, lo conosco, non è lontano da casa mia”
“alle 13 lì?
“va bene Padrone, ci sarò”
“sei libera di vestire come vuoi. A dopo schiava”
“a dopo Padrone”.
Monique tutto si sarebbe aspettata non certo un invito a pranzo, fu piacevolmente stupita.
Dopo la doccia si cambiò, Mike le aveva lasciato libertà di scelta così decise di indossare una semplice maglietta e jeans, intimo bianco e sneakers, niente trucco, non ne aveva bisogno.
Poco prima delle 13 posteggiò ed entrò nella hall dell'hotel, si guardò intorno e lo vide al bancone del bar, si avvicinò un po' indecisa su come comportarsi, per sua fortuna lui la precedette coi saluti facendole capire che era un incontro di “conoscenza”.
“ciao Monique” le disse porgendole la mano e poi chinandosi per darle un bacio sulla guancia
“ciao Mike”. Lui era più alto di come si aspettava, un fisico decente vista la sua età, capelli corti, pizzetto, indossava una camicia azzurra a righine appena aperta sul collo, pantaloni e una giacca grigi, niente di troppo elegante, passabile nel complesso, valutò lei.
Mike le fece cenno indicando la sala ristorante e si incamminarono, una cameriera li scortò al tavolo, una volta seduti diede loro i menù e si allontanò con un sorriso.
Lui la fissò a lungo prima di parlare “sei davvero bella, non ti serve agghindarti per essere carina e sexy. Per questo pranzo sei esentata dal comportarti da sottomessa ma non ci prendere gusto” Monique sorrise alle sue parole “grazie, sei gentile ...Padrone” rispose sussurrando appena l'ultima parola.
Poco dopo la cameriera tornò e presa l'ordinazione, ritirò i menu dirigendosi verso la cucina. Monique si guardò intorno, la sala era abbastanza piena, la cosa la stupì un poco essendo un giorno feriale, riportò lo sguardo su Mike che era abbastanza serio e la fissava
“eri mai stata qui?” “no mai, passo qui davanti qualche volta andando a fare la spesa ma non ero mai entrata. Tu sei qui per lavoro immagino” “sì, per lavoro e per ... piacere. Ci tenevo a conoscerti” rispose sorridendole poi le chiese “come vanno le cose? Stai trovando le risposte alle domande che ti facevi quando abbiamo parlato le prime volte?” lei rispose sinceramente e nella sua mente vedeva già la reazione di Mike “si e no” ed infatti lui sollevò lo sguardo al cielo come aveva immaginato “chissà perchè non mi stupisce che tu risponda così” risero entrambi.
Effettivamente Monique non poteva dire che finora essere la sua sottomessa le dispiacesse ma non era ancora del tutto sicura che quella fosse la sua strada, forse solo una tappa del suo percorso della sua esistenza che però meritava di essere vissuto.
Mike riprese “vediamo se ti conosco abbastanza. La cosa che ti pesa maggiormente da quando hai accettato di essere la mia sub è chiamarmi padrone. Sbaglio?” “no, non sbagli. Col mio carattere è difficile da accettare e come hai visto molte volte lo dimentico”.
In quel mentre giunse la cameriera con le prime portate, entrambi aveva ordinato spaghetti cacio e pepe, il profumo che saliva dai piatti era veramente invitante e mangiarono con appetito tralasciando temporaneamente la conversazione.
Nell'attesa dei secondi chiacchierarono serenamente del più e del meno come erano abituati a fare quando erano bloccati nel lockdown finchè Mike le domandò “non mi hai chiesto come mai ti ho detto di liberarti per la serata e poi ti ho fatta venire per pranzo” “sinceramente non mi sono posta il problema, ho dato per scontato che tu volessi conoscermi di persona, magari se non ti andavo a genio mi avresti dato buca per la serata” lui sorrise “ahi ahi Monique” lei si accigliò non capendo la sua reazione, lui continuò “sei una bella ragazza, hai un fisico che fa voltare gli uomini per strada, il tuo carattere lo conosco e tu SAI di essere bella e che di certo non sarei stato deluso dalla tua presenza, quindi non dire cose che sai non essere vere” “io non mi vedo così bella come dici” “questo allora è un problema tuo perchè lo sei” Monique percepì che non erano complimenti di circostanza e apprezzò ciò che le aveva detto, arrossì e distolse lo sguardo.
Il pranzo terminò con il caffè, i due uscirono dal locale e Mike accompagnò Monique alla macchina
“ancora non chiedi nulla per stasera, ti facevo più curiosa” “non posso sapere cosa ti passa per la testa” “meglio così o potresti scappare” le disse lui ridendo, il sorriso di lei fu un po' più tirato “ti dico che cosa voglio, schiava. Visto che sono quasi certo che tu non le abbia, ti lascio una scelta. dovrai presentarti con collant a rete oppure calze autoreggenti, assolutamente niente intimo. Ti farai la coda e sopra puoi vestirti come credi ma sarebbe carino che ti inventassi qualcosa per apparire sexy al tuo padrone”.
A Monique apparve immediatamente in testa la parola “nazista”, restò in silenzio e allora Mike intervenne “lo so a cosa stai pensando, a parte i -vaffanculo- che vedo nella nuvoletta dei tuoi pensieri, se pensi di usare la safe fallo adesso, subito, non voglio che tu la debba usare più tardi”. Lei continuò a tacere per alcuni secondi, le dava fastidio che lui la pensasse così prevedibile, anche se aveva ragione, quindi si decise “va bene, ci sarò a che ora?” “mi aspettavo che mi appellassi come dovresti ma ne riparleremo. Alle 21 qui, stanza 205” “va bene Padrone, alle 21”.
Tornando a casa Monique si fermò in un negozio e acquistò un paio di calze autoreggenti, non ricordava da quanto tempo non le comperasse, sicuramente da anni.
Poco prima di cena Monique si fece la doccia, controllò la situazione tra le gambe dando giusto una aggiustatina, si asciugò i lunghi capelli spazzolandoli con attenzione e ancora in accappatoio cenò.
Sistemate le stoviglie andò in camera per decidere cosa indossare -inventati qualcosa di sexy dice. Mah- pensò controllando nell'armadio, non le veniva in mente proprio nulla di sexy, scelse dei pantaloni neri molto aderenti e passò alla parte superiore.
Muovendo le grucce scoprì una camicetta che non ricordava di avere, l'aveva presa per un capodanno anni prima, era abbastanza trasparente, sempre nera -certo che senza reggiseno sarò praticamente nuda- perciò tirò fuori anche un giacchetto di pelle leggero da mettere per coprire.
Si spazzolò di nuovo i capelli e fece la coda poi sedette sul letto e infilò le calze, i pantaloni e indossata la camicia si guardò allo specchio -sexy non so, zoccola parecchio- pensò -sei sicura di cosa stai facendo? Alla peggio userò la safe- si disse per convincersi.
Poco prima delle 21 Monique entrò nella hall dell'hotel e si diresse all'ascensore, salì al secondo piano e cercò la stanza 205, bussò. La porta si aprì e Mike la fece entrare, la stanza non era molto grande ma carina, pulita, il bagno vicino all'entrata.
“ciao schiava, dammi pure la giacca” le disse “grazie … Padrone” rispose lei togliendola e porgendola a Mike, ora avrebbe visto la camicia trasparente, si aspettava commenti che non arrivarono. Lui si sedette sul letto e la squadrò da testa a piedi “mani dietro la testa e allarga le gambe” lei si sistemò come ordinato, girando la testa si vide riflessa nello specchio dell'armadio, di profilo e con le braccia in alto il suo bel seno sodo era davvero notevole, i capezzoli già un pochino sporgenti per lo sfregamento col tessuto “va bene schiava, spogliati”.
Monique vide davanti al letto una specie di panchetta imbottita che doveva servire come appoggio per la valigia, si sedette per slegare i lacci delle scarpe e levarle, poi si alzò sfilando i pantaloni, infine la camicetta. Ora era nuda come un verme all'infuori delle autoreggenti, si rimise come Mike le aveva ordinato prima.
“Confermo quello che sapevo e ti avevo detto, sei bella schiava e così sei decisamente eccitante, ma questo già lo sai” “io non mi vedo così bella ma ti ringrazio Padrone” “sei nervosa?” ci pensò su un attimo “veramente no, no non lo sono” rispose sincera. “in ginocchio e tieni le mani dietro” le disse alzandosi dal letto e aprendo l'armadio, Mike tirò fuori una borsa che posò sul letto e da cui prese delle polsiere e gliele mise “ecco adesso sei perfetta”.
Monique si guardò di nuovo allo specchio, dovette ammettere che non si era mai immaginata cosi e col suo carattere ribelle poi, eppure era li chiamando lui Padrone e sentendosi nominare schiava.
Mike si sedette di nuovo stavolta davanti a lei, allungò la mano sfiorandole il seno col dorso dell'indice, strofinò un capezzolo “apri meglio le gambe” lei ubbidì, lui le prese entrambi i capezzoli tra le dita e li pinzò dapprima piano poi sempre più forte e tirando, lei chiuse gli occhi per qualche istante restando in silenzio, lui proseguì torcendo e tirando i capezzoli, lei trattenne un gemito.
Quel trattamento continuò per alcuni minuti, lasciandole pochi momenti di quiete “schiava, se ora metto una mano tra le tue gambe troverò umido?” Monique si rese conto che effettivamente cominciava ad eccitarsi. Visto che lei tardava a rispondere lui le diede uno schiaffo sul seno “si Padrone, sono umida” pensò a quanto le veniva difficile chiamarlo così, non si sarebbe mai abituata.
Mike si alzò dal letto e presa la panca la mise in mezzo la stanza “qui schiava, appoggia il torace” batté sopra la mano per farle capire come, lei si girò stendendosi come ordinato, lui le fece passare le braccia sotto la panca e le unì legando insieme le polsiere.
Ora Monique era sempre in ginocchio ma praticamente carponi e con le mani bloccate e i seni che sporgevano, lui le girò intorno osservandola, mise un piede tra le sue gambe per divaricarle maggiormente, da quella posizione non poteva vedersi nello specchio ma sapeva di essere completamente esposta agli sguardi di Mike.
Sentì una mano posarsi su una natica e accarezzarla, le unghie graffiarla appena, quello che si immaginava arrivò quasi subito, una sonora sculacciata, stranamente una sola, la fece comunque sobbalzare anche se era attesa.
Seguirono altre carezze poi Mike andò a prendere qualcosa dalla borsa, si portò davanti a Monique e fissandola in volto da vicino, le stuzzico i capezzoli, strofinandoli, tirandoli e le piazzò due mollette e non quelle da bucato, stavolta lei faticò per non gemere per il dolore, le pinze stringevano e tanto.
Lui ritornò dietro accucciandosi tra le gambe della ragazza, posò la mano tra le sue gambe e sorrise sentendo le dita umide al tocco, prese a massaggiarla, prima a mano aperta e poi con il medio, soffermandosi sul clito “sembra che tu sia davvero eccitata, schiava” lei stava iniziando a respirare a bocca aperta e non rispose subito, le arrivò un'altra sculacciata “si … Padrone … si” lui le strinse il clito tra le dita in un pizzico “non ho capito schiava” stavolta lei gemette “si … Padrone … sono eccitata” rispose mentre lui aveva ripreso a massaggiarle il clito.
Mike si fermò quando i sospiri aumentarono parecchio di intensità, si alzò e torno davanti a Monique le porse le dita bagnate di umori “lecca” ordinò e intanto con l'altra mano toglieva le mollette dai capezzoli, lei strinse forte gli occhi per la fitta di dolore acuto poi allungò la lingua e la passò sul dito di Mike che la graziò evitando di strofinarle i capezzoli appena liberati dalle clamp.
Il tempo passava e la sessione aveva fatto aumentare di molto la temperatura, non solo quella ambientale, Mike proseguiva a stuzzicarle il clito e fermarsi impedendole di godere e Monique ora era veramente fradicia.
Ci fu una pausa nella quale Mike aprì una bottiglia d'acqua per dissetarsi e dare da bere a lei, le spostò un ciuffo ribelle di capelli dal viso e le porse la bottiglia, anche se era tentato di darle da bere nella propria mano, ma il tutto non durò molto.
Mike tornò alla borsa e prese una cosa poi tornò a sistemarsi tra le gambe di Monique, le carezze sulle labbra e i massaggi sul clito ripresero così come i sospiri di lei che però avvertì una sensazione nel solco delle natiche, qualcosa stava colando. Il dito di Mike le umettò il buco e lei ebbe un attimo di panico “non … lì non …” “che cosa schiava? Non ti capisco, spiegati” disse lui sadicamente senza smettere ciò che stava facendo “io … non voglio che tu … sono vergine … Padrone” lui sogghignò “vedi che quando vuoi ti sai esprimere come si deve, brava schiava” le rispose ma continuando a stuzzicarla sia davanti che dietro.
Quando si accorse che lei si stava rilassando spinse piano il medio nell'ano penetrandola appena, contemporaneamente accelerò il massaggio al clito, cosa che la fece distrarre. Continuò a spingere lentamente, affondando poco alla volta e muovendo il dito avanti e indietro sino a che non fu del tutto infilato.
“Come stai schiava?” lei aveva la bocca nuovamente asciutta e la salivazione azzerata “strana … bene … ma strana … Padrone”, Mike riprese a muovere il dito dentro di lei “potresti provare a chiedermi di poter godere, schiava” Monique scosse il capo senza rispondere, lui riprese a stuzzicare il clito e lei prese a gemere “sei sicura schiava?” lei annuì e continuando a mugolare rispose “si … Padrone”.
Monique non avrebbe saputo dire quante volte era arrivata all'apice del piacere senza poter giungere all'orgasmo, tante, troppe, era esausta, sudata, bagnata. Anche il trattamento riservato al suo posteriore non era stato spiacevole. Ora che Mike si era fermato lei si rese conto di quanti dolori aveva alle ginocchia, alla schiena, alle spalle per via della posizione e al seno che era ancora indolenzito dalle mollette.
Mike si mise di fronte a lei, le sollevò il capo stringendole la coda e i due si fissarono negli occhi “schiava, sei sicura della tua scelta?” “si “rispose con decisione, non voleva apparire prevedibile né dargli soddisfazione, il suo carattere ribelle stava superando il piacere di sentirsi sottomessa, lui le lasciò andare i capelli e andò a prendere qualcos'altro dalla borsa, poco dopo Monique si sentì infilare tra le labbra un oggetto.
Dopo aver messo una sedia davanti a lei Mike si sedette, lei sollevò un poco la testa e lo vide aprirsi i pantaloni e tirar fuori il membro eretto “schiava, ora mi dovrai chiedere di usare la tua bocca”, lei lo fissò, il suo era uno sguardo di sfida e non parlò, anche Mike non insistette -questo sì che è strano- pensò la ragazza.
All'improvviso le arrivò una forte vibrazione tra le gambe, notò che Mike aveva in mano un piccolo telecomando, la vibrazione terminò “è divertente questo giocattolino, non trovi schiava?”, lei ancora non fiatò e la vibrazione riprese intensa e la scuoteva da dentro, anche cercando di trattenersi lei non era di legno e volente o nolente riprese ad ansimare, lui avvicinò il membro alle labbra della ragazza, avendo lei gli occhi chiusi se ne accorse quando la punta le sfiorò la bocca.
Il tormento dentro di lei si arrestò -di certo solo momentaneamente- si disse Monique, fissò il cazzo che aveva davanti al viso e poi cercò gli occhi di Mike che ancora restava in silenzio. Senza pensare bene a cosa stava facendo allungò la lingua ed iniziò a leccarlo, lui glielo permise per un poco poi si mosse in avanti spingendo l'asta nella sua bocca, le mise la mano sul capo e lo tenne ben fermo mentre si muoveva adagio.
Mike si allontanò, mantenendo appena la cappella contro le labbra di Monique, la vibrazione ripartì violenta “dimmi che cosa sei” le chiese senza ricevere risposta, il cazzo rientrò nella sua bocca per sfilarsi non molto dopo e la vibrazione continuava “che cosa sei?” le chiese ancora, lei non voleva rispondere e nello stesso tempo non voleva dargli la soddisfazione di godere davanti a lui, sarebbe stata una sconfitta oltre che disubbidire ad un ordine, Monique cercò di resistere pur sapendo di avere poco tempo.
L'aggeggio infernale smise di vibrare e lei stava tentando di riprendersi ma si ritrovò il cazzo quasi interamente in bocca, Mike si mosse più rapido e affondava spingendosi sempre più in profondità facendole mancare il fiato, si fermò sfilandosi nuovamente e fece ripartire le vibrazioni “che cosa sei?? non te lo chiederò più” “cazzo … “ le sfuggì involontariamente e poi “sono … sono la tua schiava … Padrone” quanto le costò dirlo, non avrebbe voluto ma era esausta come non mai, voleva che la dolce tortura finisse in un modo o nell'altro ma che finisse.
Per l'ennesima volta Monique si ritrovò la cappella tra le labbra e cominciò a succhiarla, muovere la lingua al di sotto mentre l'asta prese a muoversi avanti e indietro, per sua fortuna la vibrazione si era fermata, si rese conto che le dita della mano che le teneva fermo il capo si stavano chiudendo stringendole i capelli e comprese.
Guardò il viso di Mike, aveva gli occhi chiusi e respirava a bocca aperta, alcuni istanti dopo lui venne dopo essersi allontanato appena un po', spruzzò molte volte il suo caldo seme schizzandole in bocca e sul viso. Le dita si riaprirono poco a poco liberandole la testa, lui riaprì gli occhi e la fissò.
Monique era cosciente di avere un carattere particolare, a volte scontroso, spesso ribelle, talvolta sottomesso, nonostante la consapevolezza si stupì di se stessa quando ebbe l'istinto di muoversi per come poteva verso il membro di Mike per riprendere a leccarlo, lui forse rimase stupito del gesto e sulle prime la lasciò fare poi si fece indietro e si alzò dalla sedia sparendo alla sua vista.
Sentì rumori provenienti dal bagno e poco dopo lui che tornava, una sculacciata secca la colpì all'improvviso, le vibrazioni ripartirono per fermarsi dopo quasi un minuto.
Sentì che l'oggetto che l'aveva torturata finora veniva sfilato, lei riaprì lentamente gli occhi e rivide Mike davanti a se “credo che per oggi possa bastare schiava” le disse liberandole le mani e sganciando le polsiere “ti puoi alzare ora”.
Monique ci mise diversi secondi per rimettersi in piedi dopo essersi aggrappata con le mani alla panca, le ginocchia sembravano di piombo, la schiena era indolenzita così come le braccia e le natiche scottavano.
Si guardò le gambe, le cosce erano bagnate e la parte superiore delle autoreggenti era intrisa di umori che erano colati fermandosi sulla parte dell'elastico. Si guardò i seni coi capezzoli ancora gonfi e arrossati.
Si massaggiò i polsi e si volse a cercare la propria immagine nello specchio. Vedersi così, nuda con solamente le calze, sporca e sudata la colpì, non avrebbe creduto conoscendosi che si sarebbe mai vista in quel modo -sei stata proprio una zoccola- si disse sorridendo perchè paradossalmente non era un brutto pensiero. Molte volte aveva pensato che avrebbe voluto provare cosa significa essere sottomessa e ora lo sapeva davvero.
Monique rivolse lo sguardo a Mike che si era seduto e la fissava con un sorrisetto mefistofelico “sai che così sei davvero una gran figa. Non so cosa tu stia pensando in questo momento ma devo dire che potresti diventare una brava schiava … spesso indisciplinata ma è anche quello il tuo bello”, lei lo fissò senza parlare, lui riprese “io voglio continuare il nostro rapporto D/S, ti anticipo che non potrai godere probabilmente ancora per giorni e altro ti potrà succedere, per cui se vuoi interrompere è meglio che tu lo dica adesso” lei non ci dovette pensare molto “no, non voglio interrompere”.
Mike le concesse di poter fare la doccia, sottolineando che era una sorta di premio e non una cosa che avrebbe dovuto dare per scontata. Uscita dal bagno Monique si rivestì e notò l'orologio, rimase basita, mezzanotte passata, erano trascorse oltre tre ore e non se n'era resa conto.
“E' tardi, io vado. Quando riparti?” “domattina finisco e nel tardo pomeriggio rientro. Ci sentiremo presto se è ciò che volevi chiedermi” rispose Mike col suo solito sorrisetto.
Monique per non smentirsi si fermò con la mano sulla maniglia della porta già socchiusa “no non volevo saperlo” nel dirlo sfuggì anche a lei un sorriso e mentre la porta si apriva aggiunse “a presto … Padrone”.
Quando iniziò il lockdown si ritrovò da sola a casa senza nessun'altra compagnia se non il suo pesce rosso ed il computer che la teneva collegata col resto del mondo. I primi tempi trascorsero senza grandi patemi ma i giorni passavano e non si vedeva nessuna luce in fondo al tunnel, anzi ogni giorno che passava sembrava sempre tutto più buio. Ogni giorno si collegava sui social, sentiva e vedeva il suo ragazzo, poco più grande di lei ed iniziava ad avere la sensazione che lui fosse più interessato e preoccupato per gli amici che per la loro lontananza, insomma la solitudine cominciava a farsi sentire pesantemente.
Quasi per scherzo Monique si collegò e si iscrisse ad una piattaforma per fare conoscenze e/o incontri nell'ambito del BDSM, un ambiente che l'aveva da sempre incuriosita e voleva saperne di più. La sua idea era provare ad essere una sottomessa, cosa che con il suo ragazzo non era mai successa, più che altro quando erano insieme lei si sentiva un po' la mamma più che la sua fidanzata, non che lui non le volesse bene, probabilmente l'amava a modo suo ma forse la dava per scontata, insomma lei voleva provare qualcosa di diverso.
Come si aspettava, Monique fu travolta da messaggi di ogni genere, perlopiù da cerebrolesi volgari e senza nessuna speranza di poter parlare con lei ma un paio di persone sembravano più interessanti, uno in particolare, che si faceva chiamare Mike l'attirava forse per il suo distacco rispetto a tutti gli altri. Lui diceva di avere più di 50 anni e dalla foto che aveva nel suo profilo appariva di corporatura normale, insomma uno come tanti, nulla di eccezionale.
Tra di loro iniziò una conversazione fatta di messaggi che poco avevano a che fare con l'argomento del sito, tanto che fu lei ad iniziare a fare domande più specifiche alle quali lui rispondeva in maniera seria e soprattutto con buon senso, sì probabilmente era ciò di cui lei aveva bisogno per far scorrere le sue lunghissime e noiose giornate.
Col passare dei giorni Monique si rese conto che l'appuntamento col suo nuovo amico si era fatto importante, attendeva con impazienza le 15 quando lui si collegava per poter parlare e scambiare pensieri. Durante le loro chiacchiere le domande relative ai rapporti dom/sub diventarono più personali e approfondite, lei era curiosa di conoscerlo meglio e sapere i suoi gusti anche se Mike rimaneva abbastanza sul vago, si stupiva poi che lui non le chiedesse molto di lei. Non avrebbe saputo dire se questo la intrigava di più o se la faceva innervosire, sta di fatto che Monique glielo chiese direttamente senza troppi giri di parole.
-toglimi una curiosità, io non ti interesso per nulla? Non mi chiedi mai cosa mi piacerebbe, cosa farei e cosa no, se ho dei limiti ecc.-
-se tu non mi interessassi non passerei il mio tempo con te Monique. Credo tu stia imparando a conoscermi quindi dovresti averlo capito.-
-ma perchè a volte quando ti chiedo delle cose sei evasivo e tu non mi fai domande? Non sei curioso?-
-certo che lo sono, lo sono molto, voglio sapere tutto di te ma … - l'attesa si protrasse per un po' troppo per la smania di sapere di Monique che lo incalzò.
-ma cosa?-
-ma per aprirmi voglio prima capirti, conoscerti meglio per come sei davvero, per me questo è un gioco solo relativamente. La mia natura è dominante e lo sai ma per poterti mostrare appieno il vero Mike voglio sapere chi ho di fronte in ogni sua sfaccettatura. Se riterrò, come credo, che tu sia la persona giusta allora mi conoscerai e molto bene- la faccina col sorrisetto furbo che aggiunse alla fine della frase non fece che confonderla ancora di più. Decise di lasciar perdere il discorso restando con i suoi dubbi e le sue curiosità.
Erano ormai diversi giorni che Mike e Monique si trovavano per parlare, non usavano nemmeno più la vecchia piattaforma in cui si erano conosciuti, nella quale lei veniva continuamente disturbata, si erano scambiati i numeri ed erano passati direttamente ai messaggi su telegram e a volte alle telefonate. Un giorno lui le propose una videochiamata, vivendo distanti uno dall'altra a Monique non dispiacque, era un modo per vedersi finalmente.
Come tutte le donne di questo mondo lei voleva mostrarsi al meglio, la reclusione forzata in casa l'aveva portata ad impigrirsi e a lasciarsi un po andare, quel pomeriggio indossava ancora il pigiama per non parlare dei capelli che assomigliavano molto a un nido di fili d'erba intrecciati. Lei non era una persona che badava troppo alle apparenze ma così le pareva davvero troppo, gli chiese di aspettare una decina di minuti per iniziare la chiamata e lui acconsentì.
Monique andò in camera, mentre si sfilava la maglia del pigiama si vide nello specchio strabuzzando gli occhi notando la sua immagine riflessa, scosse la testa, aprì il cassetto per cercare qualcosa di carina di indossare, scelse una camicetta bianca a fiorellini con le maniche corte. Pensò che i pantaloni potevano rimanere, tanto non l'avrebbe vista se non a mezzo busto ma quei capelli… Una puntata in bagno per spazzolarsi frettolosamente i capelli provando a districare i nodi e avere una parvenza di normalità, sì, ora poteva andare.
Tornata davanti al portatile si sedette e tirò un lungo sospiro, un pochino si sentiva agitata anche se in fondo non c'era ragione ma come in tutte le cose la prima volta era particolare.
-ci sono- gli scrisse.
Pochi secondi dopo arrivò la chiamata, un clic ed eccolo, ora lo poteva vedere bene in viso, lo conosceva solo per la foto del suo profilo. Mike dimostrava la sua età, si notavano le prime rughe d'espressione, i corti capelli castani sopra le orecchie iniziavano a incanutirsi, aveva la barba di un paio di giorni e indossava una camicia azzurra sbottonata sul collo. Di certo non era un uomo che l'avrebbe attirata se si fossero incrociati per strada o al bancone di un bar.
-ciao Monique, è un piacere vederti- le disse sorridendole
-ciao Mike, è un piacere anche per me-
-devo dire che la foto del profilo non ti rende merito, sei davvero molto bella- lei sperò di non arrossire sentendo quelle parole, di sicuro le facevano piacere.
Iniziarono a chiacchierare come facevano sempre ed il leggero imbarazzo che c'era all'inizio fu presto dimenticato, ormai si conoscevano abbastanza.
Per la prima volta lui le fece una domanda diretta, relativa alla sua iscrizione sulla piattaforma
-così ti senti una sottomessa? Come mai credi di essere una sub?- Monique fu presa alla sprovvista e per alcuni secondi non seppe cosa rispondere
-onestamente non ti so dire di preciso. In passato quando l'uomo prendeva l'iniziativa in maniera autoritaria io mi sentivo più a mio agio, mi eccitava dare il controllo, non so se riesco a spiegarmi-
-si certo, comprendo ciò che intendi- nel dirlo sorrise e quel sorriso le fece intuire che lui aveva capito benissimo -ma a parte questo hai avuto esperienze di BDSM o solamente hai capito che ti sarebbe piaciuto?-
-no esperienze vere no, ho giocato in qualche chat ma nulla di più- Mike continuava a fissarla e visto che non faceva altre domande né replicava lei proseguì -per essere sincera devo dire che sono rimasta un poco delusa dalle persone che ho conosciuto finora, più che dominanti o master erano essenzialmente degli arrapati con poco cervello- stavolta fu lui ad annuire
-si sono d'accordo con te Monique, in questo mondo si trova di tutto e molto spesso è l'ignoranza che regna sovrana, si sentono tutti grandi master e magari non hanno la più pallida idea di cosa sia una sessione. E dimmi, pensi di provare prima o poi ad avere questa esperienza da sottomessa o resterà soltanto un tuo sogno?-
-non ti so rispondere a questa domanda, non lo posso escludere, certo dipende da chi troverò, sempre ammesso che io rimanga in questo … giro-
-hai detto di avere un ragazzo, con lui non hai speranza?- il viso di Monique si incupì, attese un po' prima di rispondere, erano cose private, intime e mai ne aveva parlato ma sentiva di potersi aprire con Mike
-no, con lui certamente no, diciamo che lui ha più che altro interessi egoistici a letto e di sicuro non è un dominante-
-ho capito e capisco che se una donna ha un certo tipo di propensione e non trova come sfogarla avrà sempre il tarlo che la rode, la curiosità inappagata di sapere se era in grado o meno di essere una vera sottomessa. Non è una cosa così scontata ma credo tu lo sappia-.
I discorsi andarono su altri argomenti e la loro chiacchierata proseguì per parecchio, entrambi si trovavano a loro agio a parlarsi.
Finita la chiamata, Monique tornò alle sue faccende, dopo una mezz'ora sentì arrivare un messaggio sul telefono, era di Mike
-ti piacerebbe essere in ginocchio davanti a me?- Monique sorrise e rispose
-forse … -
-lo sai che saresti nuda vero?-
-chissà … magari no-
-che cosa diresti se ora ti chiedessi di toccarti davanti a me?- il sorriso le si spense e fu indecisa se rispondere oppure bloccarlo immediatamente, decise di rispondere
-che cosa direi? Uhmmm vediamo … FOTTITI-
Monique fu colta da una irritazione che non provava da tanto tempo, posò il telefono sul tavolino del salotto e si mise a girare per la casa come una belva in gabbia. Ovviamente non era la prima volta che leggeva frasi simili, ogni social era pieno di allupati sottosviluppati che le facevano proposte anche molto peggiori ma da lui … da lui non se lo aspettava proprio, credeva fosse molto diverso, era davvero arrabbiata e delusa.
Per provare a sfogarsi si mise a pulire il bagno, straccio, spazzola, detersivo e candeggina, dopo oltre un'ora le piastrelle e i sanitari brillavano come nelle pubblicità ma il nervoso non era passato. Diede da mangiare al suo pesce rosso, unico altro essere vivente che c'era nella casa “ma si può essere cosi stronzo? Cazzo non credevo davvero che fosse così. Vaffanculo a lui. E tu … non posso nemmeno portarti sotto a fare un giro, tu non mi sei di molto aiuto, lo sai”.
Si disse che la sua salute mentale stava decisamente degradandosi se parlava con un pesce, fece un sorriso amaro e preso un libro si stese sul divano provando a leggere ma non riusciva a seguire le vicende del romanzo. Altro giro per la casa incerta se mettersi a pulire ancora. Prese il telefono e chiamò il suo ragazzo, le solite chiacchiere e Monique si rese conto che lui avrebbe potuto “sentire” la sua irritazione, forse lo sperava, anche se poi avrebbe dovuto dargli una spiegazione, in ogni caso non successe e la telefonata si chiuse come sempre.
Monique si preparò una cena leggera, in verità non aveva nemmeno molta fame, era giusto per far scorrere il tempo. Si sedette a tavola muovendo con la forchetta l'insalata e continuando a rimuginare sul perchè fosse così tanto infastidita, in fondo non c'era ragione, uno che conosceva appena e che le aveva detto una cosa che aveva già sentito mille volte, sicuramente era la condizione di isolamento forzato e tutto quello che stava succedendo nel mondo che la stava portando a esasperare le sue reazioni. Quello che le dispiaceva tanto era aver perso una persona che l'aveva aiutata a passare le lunghe giornate del lockdown e che pensava diversa dagli altri.
Terminata la cena lavò l'unico piatto usato e tornò a sedersi sul divano, prese il portatile e si collegò al suo gestore di posta elettronica. Quando vide una mail di Mike stava per cancellarla ma all'ultimo si accorse dell'orario, era stata inviata poco dopo l'ora di pranzo, loro si erano visti come sempre dopo le 15 e il messaggio infelice era arrivato molto più tardi, aggrottò le sopracciglia e si decise ad aprire e leggere.
“Ciao Monique, magari questa mail non servirà ma io credo, se ti conosco abbastanza bene e penso di sì, che dopo quello che succederà oggi pomeriggio tu adesso sarai incazzata o perlomeno infastidita. Potresti anche avermi bloccato, non mi stupirebbe affatto.
Sappi che io credo che tu non sia ne sarai mai una sub nel senso più letterale del termine, penso che tu abbia degli istinti da sottomessa anche se non così radicati e nello stesso tempo tu sia una vera brat ma questo è il tuo bello. Certamente avrai avuto la curiosità di provare determinate cose e io oggi proverò a farti comprendere cosa potrebbe significare, in base a come tu reagirai saprai comprendere meglio te stessa e cosa vuoi veramente.
Ti posso dire che sono sempre stato bene con te in questi giorni e penso che ci siamo tenuti compagnia vicendevolmente, tu sai cosa sono io, tu pensa a cosa vuoi essere tu, spendi un po' di tempo e ragionaci su.
Sai come trovarmi, ora ti saluto e … e non sono nemmeno così sicuro che leggerai questa mail. MIKE”
Era stupita, onestamente non si aspettava una mail del genere e cavolo se ci aveva preso, si scoprì a pensare che in fondo Mike -FORSE- non era così stronzo. Cancellate altre mail e spam vari si scelse un film da guardare e la serata passò così abbastanza normalmente.
Una volta a letto la mente tornò a quello che era successo, a cosa lei volesse veramente, a cosa mancasse nella sua vita, al lavoro che non si trovava ed in mezzo a questi mille pensieri il sonno infine giunse.
Il giorno successivo Monique si svegliò di buon umore, si mise al computer per controllare la posta e giocò ad un game online ma si stufò presto, si dedicò ad una pulizia approfondita della camera, svuotò le prime due ante dell'armadio e rimise in ordine.
Arrivata l'ora del pranzo si preparò un po' di pasta e finito di mangiare, una volta lavate le stoviglie e sistemato le poche cose chiamò il suo ragazzo che si era appena svegliato, poche parole spese con lui e ritornò la noia. Erano così tanti giorni che si era confinati in casa che le cose da fare per far passare il tempo erano ormai quasi esaurite. Si accorse che erano ormai le 15, fino al giorno prima avrebbe atteso con impazienza quell'ora per poter parlare con Mike e l'idea di non sentirlo la fece intristire.
Nella notte aveva ripensato a quello che era successo e la fermezza che aveva avuto in quel momento adesso non era più granitica. Prese il cellulare si accoccolò sul divano e gli scrisse
-ciao, ci sei?-
-ciao Monique, sono qui- lui non aggiunse altro, lei si aspettava delle scuse o comunque che cominciasse il discorso, attese un po', invano. Decise di portare lei la conversazione sull'argomento
-perchè hai fatto così ieri?-
-innanzitutto per vedere sino a che punto ti conosco e data la tua reazione direi abbastanza e per farti ragionare su ciò che vuoi- il silenzio tra i due durò alcuni minuti poi lei riprese e scrisse
-e cosa voglio secondo te?- anche se si stavano solo scrivendo, nella sua mente Monique lo vide sorridere, era certa che gli angoli della sua bocca si stessero arcuando verso l'alto.
-che cosa vuoi lo sai solo tu, io credo che non ti dispiaccia essere guidata diciamo ma la verità la conosci solamente tu-
-io non lo so che voglio-
-forse dovresti pensarci ancora su allora. Ti pare?-
-ho pensato e ripensato ma non so dirti davvero-
-hai detto di aver avuto alcune esperienze che non ti hanno appagata più di tanto, esatto?- lei annuì mestamente prima di rendersi conto che erano in chat
-si è così-
-allora sai meglio di me che le alternative sono solo due-
-quali sono dimmi-
-Monique, non chiedere cose che già conosci, quali possono essere le due sole possibilità? Credo non dovrai pensarci più di tanto- certo che lei lo sapeva ma forse le bruciava ammetterlo e scriverlo lo avrebbe reso reale, definitivo, infine rispose
-rinunciare e rimanere nel dubbio o riprovare-
-esattamente, ora sta a te capire cosa fare-
Monique lasciò cadere il discorso e parlarono d'altro per diversi minuti poi si salutarono e lei rimase nuovamente sola coi suoi dubbi. Mise il telefono sul tavolino e posò lo sguardo sulla boccia del pesce fissandolo come se si aspettasse che lui potesse darle una risposta.
Si impose di pensare -Smetti di rimuginare e fai la tua vita, questa maledetta pandemia arriverà alla fine e tutto tornerà come prima- però … e se fosse stato proprio quello il problema? Era ciò che voleva? Tutto come prima?
Il resto della giornata continuò tra film, un po' di lettura ed infine arrivò la stanchezza, Monique si mise a letto e giunse il sonno.
La luce filtrava da sotto la tapparella e il sole incendiava il pulviscolo quando Monique aprì gli occhi, si stirò e sollevato un poco il cuscino si appoggiò con la schiena alla testiera del letto, fece un lungo sospiro valutando se alzarsi o rimanere a poltrire ancora, sarebbe stata nuovamente una lunga e noiosa giornata, decise di rimanere lì. Poco alla volta scivolò nel sonno, quando riaprì gli occhi era quasi l'ora di pranzo, scese dal letto ed andò in bagno, una doccia e si cambiò per scendere a fare un po' di spesa, erano giorni che non usciva di casa.
Per sua fortuna non c'era troppa coda davanti al supermercato, ancora non sembrava reale vedere la gente distanziata, imbardata di mascherine e guanti, pareva di vivere in un film, un brutto film.
Una volta rientrata a casa e pranzato si mise sul divano e scrisse a Mike
-ciao Mike-
-ciao Monique, come va?-
-annoiata e stufa di tutto, tu?-
-come sempre, si lavora e stufo anche io- i convenevoli continuarono per alcuni minuti finchè Mike non le fece la domanda
-hai pensato al nostro discorso di ieri?-
-sì e senza arrivare ad una risposta definitiva-
-hai capito che mi piacerebbe molto che tu diventassi la mia sottomessa-
-veramente con te non so mai bene cosa aspettarmi-
-beh ora te l'ho detto chiaro. Mi piacerebbe che tu fossi con me in ginocchio ai miei piedi-
Monique non scrisse niente, non sapeva se e come replicare, Mike riprese
-immaginati davanti a me con un collare e le mani dietro la schiena. Che sensazioni proveresti?-
-anche a questo non ti so rispondere-
-prova e dimmelo-
-perchè non me lo dici a voce questo?- Monique non sapeva perchè lo aveva sfidato ed era consapevole che lui avrebbe chiamato, il telefono vibrò nella sua mano e partì la suoneria, lei rispose
“ciao Monique”
“ciao Mike”
“volevi sentire la mia voce mentre ti chiedo di diventare la mia sub?”
“mi piace la tua voce e non avevo voglia di scrivere”
“come eviti le mie domande tu … nessuno eh” lei sorrise come immaginava stesse facendo Mike e rimase in silenzio, lui proseguì
“ho capito che non sei pronta evidentemente, quindi non insisterò oltre”
“grazie, forse è meglio così”
La telefonata non durò più molto, si salutarono e chiusero la chiamata.
Monique ripensò a come si era comportato Mike, non si era arreso un po' troppo presto? Se davvero voleva che lei diventasse la sua sottomessa perchè aveva rinunciato a quel modo, perchè non aveva insistito? Va bene, aveva assecondato ciò che lei sentiva … o non sentiva ma se ci teneva forse avrebbe dovuto riprovare.
Sollevò le spalle, si alzò e riprovò a chiedere indicazioni al pesce rosso che però fu avaro di consigli.
Nelle ore successive Monique non riusciva a darsi una spiegazione del comportamento di Mike e la cosa la stava innervosendo, questo tarlo non le usciva dalla mente -perchè?- continuava a domandarsi, faceva diverse ipotesi, tutte accettabili ma lei voleva conoscere quella esatta.
All'ora di cena si preparò un pasto frugale ma vuoi perchè aveva dormito molto e fatto ben poco di fisico nella giornata, vuoi perchè distratta, non aveva molta fame.
Dopo aver riassettato si rimise sul divano e sentì il suo ragazzo, giusto pochi minuti di videochiamata e lui la congedò per una maratona di non si capiva bene che gioco online in cui lui era la punta di diamante. -ma che novità. No comment- si disse mentre accendeva il portatile e si cercava un film o una serie da guardare.
Erano trascorse alcune ore e sonno zero, Monique prese il cellulare ma subito lo riposò sul tavolino, rimase a fissarlo come se potesse darle delle risposte, lo riprese cliccò sul contatto di Mike … chiuse tutto e rimise il telefono sul tavolo. Passarono altri minuti, si decise e gli scrisse
-ciao Mike, sei sveglio?- non dovette attendere molto la risposta
-ciao Monique, si. Tu come mai non dormi?-
-non ho molto sonno, ho dormito troppo-
-sta diventando veramente pesante questa situazione, mi rendo conto ma finirà prima o poi-
-si, speriamo presto, sono stufa. Senti dovresti chiarirmi una cosa-
-dimmi pure, sono qui- Monique aveva talmente tanto pensato che non le venivano le parole giuste da scrivere, ci mise un po' prima di digitare ancora
-tu mi vorresti come tua sub, oltre che palese me lo hai anche detto-
-perspicace ...- la schernì lui aggiungendo anche una faccina sorridente in coda al messaggio
-perchè oggi ti sei arreso così presto? Se uno vuole una cosa, insiste, combatte per averla-
-hai perfettamente ragione ma se un poco mi conosci sai che io detesto le persone insistenti per cui evito di esserlo ma soprattutto …- lasciò in sospeso, lei lo vedeva scrivere ma non arrivava il messaggio, infine lesse
-Monique hai capito perfettamente come funzionano i rapporti dom/sub, la condizione essenziale è la consensualità. Se ti forzassi a fare cosa non ti va di fare sarei alla stregua di uno stupratore per non dire peggio,questo tu lo sai benissimo. Voglio una schiava? Sì certo ma voglio, anzi pretendo che lei sia consapevole del suo ruolo. Se io percepissi che questa è la tua volontà sarebbe diverso ma tu non sai cosa vuoi. Ti ho detto e ridetto di guardarti dentro per capire cosa sei, fino ad allora io non farò altro-
-grazie del chiarimento, mi hai tolto un dubbio anche se non mi aiuta a risolvere il mio dilemma-
-posso aiutarti per molte cose Monique ma non in questo, solo tu puoi-.
Scrissero ancora per un po' infine si salutarono e chiusero la chat.
Monique era cosciente che lui aveva ragione e lo rispettava per la sua presa di posizione, doveva ammettere che non era così scontato che un uomo si comportasse a quel modo, si complimentò con se stessa per aver deciso di parlare e confidarsi proprio con lui eliminando gli altri dall'equazione.
Senza rendersene conto il sonno arrivò cogliendola nelle sue elucubrazioni, quando aprì un occhio ci mise qualche istante a comprendere che si trovava ancora sul divano, si disse che era meglio andare a letto, evitando di trovarsi completamente anchilosata la mattina dopo e così fece.
Passò un giorno e un altro ed un altro ancora, Mike non le aveva più scritto e lei nonostante le mancassero le loro chiacchierate e pur avendo preso il cellulare in mano diverse volte si era trattenuta ed aveva evitato.
Non avrebbe saputo dire così al volo da quanti giorni erano tutti reclusi, lo stress continuava a salire, le uniche variazioni alla routine erano le rare uscite per un po' di spesa, una situazione sempre più pesante.
Monique aveva provato a fare introspezione e aveva maturato una decisione, per conoscere di cosa aveva bisogno e fugare ogni dubbio avrebbe dovuto provare, avrebbe detto a Mike che sarebbe stata la sua sottomessa, anche se con limiti molto stringenti, non vedeva altre soluzioni.
Preso il telefono scrisse
-ciao Mike- non giungendo risposta guardò l'ora, erano quasi le 12, si disse che forse era a pranzo. Le ore passarono e non vide arrivare nessun messaggio, nemmeno alle 15 che era il loro orario. Verso le 18 si decise e scrisse di nuovo, le sovvenne il timore che avrebbe potuto essersi preso il covid.
-spero tu non stia male , fatti sentire- la risposta giunse che erano quasi le 20
-ciao Monique, sto bene, ero impegnato- pensò che per come lo conosceva era un messaggio un pochino stringato
-sei forse arrabbiato con me?-
-perchè dovrei? Mi hai fatto qualcosa che non so?-
-no no, assolutamente no. Ho pensato molto questi giorni-
-mi fa piacere- ancora una volta una risposta troppo breve e non da lui che era logorroico e prolisso nella scrittura
-ti sento lontano Mike, distratto o scazzato non so-
-sono qui e ti ascolto Monique-
-ho preso una decisione. Voglio provare ad essere la tua sottomessa- passò di nuovo almeno un paio di minuti prima della replica
-sei certa di questa tua scelta? Va bene che nulla è definitivo né irreversibile ma vorrei che tu fossi convinta-
-ho capito che se non provo non lo saprò mai, vorrei che tu mi aiutassi a capire-
-va bene Monique, se è questo che vuoi io sarò il tuo dominante. Hai pensato a dei limiti e una safeword?-
-i limiti sono quelli del buon senso. Tu conosci la mia situazione, di certo non voglio che il mio ragazzo mi trovi con dei segni non giustificabili. Mi sto affidando a te Mike-
-bene, è quello che volevo sentire. La safe?-
-non saprei, ti va bene “nazista”?-
-mi va bene tutto, basta saperlo. Quindi da ora in poi tu cosa sei?-
-sarò la tua sottomessa-
-cominciamo male, sì, sei la mia sottomessa ma finisci la frase come si deve-
-scusa, sarò la tua sottomessa … Padrone-
-meglio. Ti metterai in ginocchio quando parleremo, fallo- Monique ubbidì mettendosi sul tappeto davanti al divano
-fatto Padrone-
-starai cosi per la prossima mezzora se non ti dirò nulla di diverso. A più tardi-
-va bene Padrone, lo farò. A dopo-
Mentre i minuti passavano Monique cercò di interpretare i propri pensieri e le sensazioni che stava provando, in verità per ora niente di rilevante.
Trascorsi oltre venti minuti le ginocchia iniziavano a dolere ma si impose di non muoversi, dopo alcuni minuti arrivò un messaggio di Mike
-hai ubbidito schiava?-
-sì, sono ancora in ginocchio- stava per cliccare invio e si rese conto che mancava una parola, aggiunse -Padrone-
-dove sei ora?-
-sono sul tappeto in salotto Padrone-
-stanotte dormirai li sul tappeto. Hai capito?-
-si Padrone, ho capito-
-perfetto. Buonanotte schiava-
-buonanotte Padrone-
Allo scadere della mezzora Monique si aiutò appoggiandosi al divano per rialzarsi a causa delle gambe intorpidite. Finora non aveva avuto sensazioni particolarmente significative ma in fondo nemmeno disagio.
Quando il sonno giunse si sistemò sul tappeto così come ordinato, rannicchiandosi in posizione fetale e si assopì.
Era mattina inoltrata quando Monique riaprì gli occhi, si stirò sbattendo la mano sulla gamba del tavolino e comprese dove si trovasse, si mise seduta sentendo la schiena indolenzita, si massaggiò ed infine si alzò e iniziò la giornata.
Monique era in cucina a prepararsi il pranzo quando arrivò un messaggio di Mike
-ciao schiava, dormito bene?-
-ciao Padrone, sì grazie-
-che cosa stai facendo?-
-sto preparandomi il pranzo, niente di che, pasta con tonno e piselli-
-bene schiava, lo farai restando nuda e resterai così fino a nuovo ordine. Quindi, leva tutto-
sapeva che era inutile controbattere a un simile ordine perciò si sfilò dalla testa la maglia del pigiama, fece scendere i pantaloni ed infine le mutande, mise tutto quanto sulla spalliera della sedia e gli rispose
-ho fatto Padrone-
-brava schiava, buon appetito-
-grazie altrettanto a te- il messaggio era già stato inviato quando si rese conto che non lo aveva appellato “Padrone” e lui non aveva reagito, le parve strano perchè era più che certa che se ne fosse accorto.
Quando la pasta fu pronta Monique la condì e si sedette a tavola, aveva portato alla bocca solo pochi bocconi che il telefono vibrò di nuovo
-chiamami- un ordine perentorio, usò direttamente la messaggeria per chiamare e mise il vivavoce
“ciao schiava, stai mangiando?” “si Padrone, iniziato ora” “gira in videochiamata” comandò lui, lei ebbe un attimo di esitazione, non che fosse un grosso problema mostrarsi nuda ma non si aspettava di farlo così. Convertì la chiamata in video, posò il cellulare sul tavolo appoggiandolo alla bottiglia dell'acqua e lo vide, sembrava che fosse seduto in poltrona e mentre la fissava beveva quello che poteva essere uno spritz.
Mike non disse niente, la fissava, fu lei a parlare “posso continuare a mangiare Padrone?” “si certo” rispose. Monique non poteva dire di essere a disagio ma di sicuro era una cosa davvero strana stare così e cibarsi nuda mentre lui guardava, lui poteva intravedere appena la parte superiore del seno, nulla di che. Continuò con la pasta fino a che non la terminò, a quel punto avrebbe dovuto alzarsi e posare il piatto e le posate nel lavello e lui avrebbe visto molto di più, cercò di capire se e quanto la imbarazzava farlo. Si alzò e sistemate le stoviglie nel lavandino stava tornando a sedersi ma lui la fermò “aspetta, non ti sedere. Resta contro il lavandino e metti le mani dietro la testa” ora Mike l'avrebbe vista quasi per intero, Monique eseguì.
“Hai un bel fisico schiava, mi piaci” “grazie Padrone” mentre gli rispondeva lei comprese che per assurdo l'aveva imbarazzata più il complimento che mostrarsi a lui in quel modo “va bene schiava, puoi chiudere e continuare quello che devi fare. Devo ricordarti il mio ordine?” “no Padrone, so che devo restare nuda. Grazie Padrone” “a più tardi schiava” “a dopo Padrone”.
Pensare di fare qualche lavoro in casa senza vestiti le pareva una cosa strana quindi Monique decise di mettersi a studiare un programma di grafica, cosa che avrebbe dovuto fare da parecchio e per un motivo o l'altro non aveva mai iniziato a fare, si sedette sul divano con il portatile sul tavolino e cominciò a leggere e vedere tutorial.
Poco prima di cena il cellulare suonò, un messaggio di Mike
-ciao schiava-
-ciao Padrone-
-d'ora in avanti, fino a nuovo ordine, quando ci scriviamo, sentiamo o vediamo tu ti metterai in ginocchio e aprirai bene le gambe, chiaro?-
-si Padrone, ho capito- dopo aver scritto Monique si mise sulle ginocchia e allargò le gambe
-che cosa hai fatto oggi?- lei glielo disse e Mike domandò
-dove eri mentre studiavi?-
-ero in salotto sul divano-
-sul divano? Secondo te una schiava starebbe sul divano?-
-non ho avuto ordini diversi e non ci ho pensato-
-non è quello che ho chiesto schiava. Rispondi alle domande che ti faccio-
era nel carattere di Monique essere ribelle di natura e di certo non si era nemmeno posta il problema divano sì o divano no, pensò per qualche secondo come rispondere ma non è che ci fossero molte possibilità
-ho solo pensato che non avendo avuto un divieto da parte tua, lo potessi fare-
-continui a non rispondere. In ogni caso NO, non puoi stare su un divano, già dovresti ringraziare se ti permetto il tappeto. Ora vai in bagno e prendi la pinza che usi per i capelli-
Monique andò in bagno e prese dal cassetto del mobile la pinza richiesta, un mollettone di plastica nero e ritornò in salotto, senza pensare si stava sedendo sul tappeto quando si ricordò e i mise in ginocchio
-l'ho presa- lo avvertì
-perchè pensi che ti ho fatto prendere quella cosa?-
non appena aveva sentito la richiesta Monique aveva pensato immediatamente che lui volesse pinzarle i capezzoli e glielo disse. Mike riprese a digitare
-in realtà non era ciò a cui avevo pensato ma per tua fortuna sono paziente e tu essendo mia schiava da poco mi porti ad essere indulgente. Pinzati un seno- lei prese la pinza e tenendola aperta la sistemò sul seno, facendo attenzione a non mordere direttamente il capezzolo ma anche così era parecchio doloroso
-ho fatto Padrone- lui non scrisse niente, lei attese. Il dolore aumentava, la molla era piuttosto forte e stringeva e pungeva, attese ancora. Erano passati quasi cinque minuti quando lo vide digitare di nuovo
-come stai schiava?-
-è doloroso ma sopporto-
-spostala sull'altro seno- Monique ubbidì
-ho fatto-
-bene, visto che non mi hai più chiamato come devi e per diverse volte, ora ti strofinerai il capezzolo libero e lo pinzerai forte tra le dita- lei fece un lungo sospiro e pensò che per fortuna non la poteva vedere o avrebbe avuto da ridire anche su quello. Si strinse il capezzolo tra indice e pollice, i denti della pinza non l'avevano morso direttamente ma lo avevano comunque indolenzito e il pizzico le causò un dolore forte e lancinante che la fece aspirare aria tra i denti
-ho fatto Padrone- ancora Mike la lasciò senza risposta per alcuni minuti, infine scrisse
-puoi levare la pinza schiava. Pizzicati forte il capezzolo e poi vai in bagno- lei fece come ordinato, ancora una volta ebbe un forte dolore poi si alzò e dal bagno rispose
-ho fatto Padrone-
-mettiti davanti allo specchio e mandami una foto- non la entusiasmava fare quello che le era stato chiesto e ci pensò diversi secondi se rispondere o eseguire, decise di assecondare il comando e inviò la foto del solo seno. Si vedevano distintamente i segni dei denti della pinza, i capezzoli gonfi e le areole arrossate.
-va bene schiava. Prima di dormire ti puoi mettere il pigiama ma non l'intimo e chiaramente dovrai dormire sul tappeto. A domani-
-sì Padrone, a domani-
Monique mise il telefono sul lavandino, si appoggiò con le mani allo stesso e restò a fissarsi allo specchio, era strano vedersi così con i seni arrossati e segnati sia pur in modo transitorio, era la prima volta per lei. Pensò che sì aveva percepito dolore, tenendo conto che la sua soglia era molto alta ma non era stato così spiacevole, chissà che non stesse scoprendo la sua vera natura.
In serata chiamò il suo ragazzo, mentre si parlavano pensò sorridendo che cosa avrebbe pensato se avesse saputo che era completamente nuda, forse avrebbe avuto per una volta un po' meno interesse per i suoi videogiochi … o forse no. Quando cominciò ad avere sonno si mise il pigiama e si accoccolò sul tappeto addormentandosi quasi subito.
Il risveglio fu meno traumatico del giorno precedente, non appena aperti gli occhi era già consapevole di essere sul tappeto e stranamente non le dava fastidio. Monique decise di provare a vivere la sua esperienza interamente e senza limiti per cui si tolse il pigiama restando nuda anche se non aveva ricevuto ordini in merito. Visto che doveva controllare delle email prese il portatile e invece di posarlo sul tavolino lo mise a terra e lei si sedette a gambe incrociate. Controllata la posta si mise le cuffie e riprese a studiare i tutorial abbandonati il giorno prima.
Il telefono stava squillando da qualche secondo quando con la coda dell'occhio vide il cellulare illuminato, si tolse le cuffie e rispose “ciao schiava, che stavi facendo?” “ciao Padrone, scusami ero con le cuffie a vedere tutorial e prima che me lo domandi, sono nuda e sul tappeto” evidentemente la cosa colpì Mike perchè sulle prime non disse nulla “mi compiaccio schiava, impari in fretta. Come ti fa sentire avere chi ti da determinati ordini?”
Monique pensò bene prima di rispondere “inizialmente a disagio ma forse più perchè non sono avvezza a stare nuda più che per l'ordine in se. Conoscendomi paradossalmente ubbidirti non mi sta dando fastidio come avrei pensato e nello stesso tempo mi fa sentire di contare per qualcuno sia pur come schiava. Lo so è contorto come ragionamento, spero di essere riuscita a spiegarmi” “penso di aver capito e se non è così me ne renderò conto presto. A più tardi schiava” “a più tardi Padrone”.
Era quasi ora di cena quando il telefono squillò nuovamente, lei rispose “ciao schiava” “ciao Padrone” “che stavi facendo?” “niente di che, guardavo una serie sul computer, questi giorni sono sempre più noiosi, se continueremo a rimanere segregati in casa non sapremo cosa fare per passare il tempo” “hai ragione, dovremo ingegnarci e pensare a qualcosa. Gira in video” lei convertì la chiamata senza pensarci e lo vide e Mike vide lei “schiava … stamattina eri partita bene e ora invece … “
Monique aveva risposto distrattamente e non aveva ricordato l'ordine di mettersi in ginocchio a gambe aperte quando si parlavano, se ne rese conto quando lui ormai l'aveva vista seduta a terra “Padrone chiedo scusa, ero distratta” provò a scusarsi lei sistemandosi come doveva ma immaginava che sarebbe arrivata una punizione, la sua espressione seria non prometteva nulla di buono “posa il telefono in modo che possa vederti per intero” lei lo sistemò a terra contro la gamba del tavolino.
Ora Mike la poteva vedere per bene,con le gambe aperte, cosa che non le diede grande imbarazzo, pensò che se si fosse limitato a questo tutto sommato non sarebbe stato un gran problema
“schiava, solleva il culo dai talloni, in ginocchio ma schiena dritta, mani dietro la testa” lei si sistemò “resta cosi finchè non ti dico altro” “si Padrone” lo vide alzarsi e sparire dall'inquadratura.
Passarono diversi minuti e Mike non tornava, le ginocchia incominciavano a farle male e la posizione delle mani aveva indolenzito le braccia. Trascorsero dieci minuti, quindici, venti e nulla, ora a dolere era anche la schiena, lui riapparve davanti alla cam del cellulare dopo oltre mezz'ora
“come stai schiava? È piacevole stare così?” “ho avuto pose più comode … Padrone” “puoi sederti sui talloni ora e metti le mani sulle cosce “ le ginocchia non ebbero grandi benefici dal cambio di posizione ma le braccia, che le sembravano di piombo, finalmente si poterono rilassare.
Mike stava sorseggiando una birra dalla lattina e la guardava in silenzio poi le diede un nuovo ordine “toccati” Monique ebbe un attimo di esitazione ma si riprese quasi subito e si portò le mani al seno accarezzandosi, non passò molto tempo che i capezzoli si indurirono al suo tocco, lui la lasciò continuare per un po' “ora apri di più le gambe e massaggiati il clito” lei sospirò facendo scendere la mano destra tra le gambe che divaricò al massimo, iniziò a passare il medio sul clito come ordinato, non si era resa conto di essersi già inumidita un poco.
Monique incominciò poco alla volta a provare piacere, il clito era diventato gonfio e sensibile e si stava decisamente bagnando, lui appariva impassibile e non sembrava intenzionato a fermarla, lei iniziò a respirare con la bocca socchiusa, si passò spesso la lingua sulle labbra e chiuse gli occhi “vai più veloce schiava, voglio che arrivi al limite e prima di godere mi chiederai il permesso” lei aprì gli occhi per qualche istante e poi li richiuse provando ad ubbidire ma era già decisamente avanti.
Poco tempo dopo sentì di non poter continuare per molto, il respiro era accelerato la saliva azzerata “sto … per godere … Padrone. Posso?” prima di rispondere lui attese ancora “fermati” le disse infine, lei si bloccò “leccati le dita” era frustrante non poter avere l'orgasmo ma ubbidì, portò la mano alla bocca e passò la lingua sul dito medio, abbondantemente bagnato, leccò i propri umori cercando di non guardare Mike perchè per la prima volta era davvero in imbarazzo “puoi smettere schiava. Avrai capito che non hai il permesso di godere … però …” non terminò la frase e Monique lo incalzò “si Padrone?” “però dopo cena ti toccherai ancora e ti fermerai di nuovo al limite. Spero che ti ricorderai in che posizione devi metterti la prossima volta che ci sentiremo” “si Padrone, mi ricorderò” “buona cena schiava” “buon appetito Padrone”.
Intorno alle 22 Monique ricevette il messaggio di Mike che le imponeva di eseguire l'ordine impartito prima, le ricordava di dormire sul tappeto e le dava la buonanotte, lei fece ciò che le aveva ordinato toccandosi ed arrivando sino al limite massimo di sopportazione senza poter giungere all'orgasmo.
I giorni passavano e per Monique la routine di giacere per terra anziché sul letto non fu più un peso, così come rimanere nuda in casa. Riceveva più volte al giorno messaggi e chiamate da Mike che non sempre le dava ordini, specie se lei non faceva errori di comportamento, insomma cominciò a pensare che essere la sua sottomessa non era poi così male in fondo e per certi aspetti era anche piacevole, forse aveva trovato la sua dimensione? O forse solo il dominante giusto per lei.
Finalmente terminò il periodo di lockdown, la gente poté riprendere ad uscire di casa se pur con attenzione e protezioni, Monique ebbe la possibilità di rincontrare il suo ragazzo ma non era intenzionata a smettere di sentire Mike, ovviamente alcune abitudini dovettero essere cambiate per forza di cose.
Un pomeriggio Mike le mandò un messaggio chiedendo se fosse sola e potevano sentirsi
“ciao schiava, come va?”
“ciao Padrone, tutto bene grazie”
“hai un nuovo compito schiava, trova il modo di liberarti venerdì sera. Io sarò nella tua città e voglio incontrarti” a questo Monique non aveva ancora pensato, la notizia la prese alla sprovvista tanto è vero che visto il suo silenzio Mike chiese ancora
“problemi schiava? Non ti ho sentito nominare la safe” lei pensò ancora alcuni secondi, decise che se la sentiva di rischiare e rispose
“no Padrone, nessun problema, ci sarò”.
Arrivò il venerdì mattina , Monique era ancora in pigiama quando sentì squillare il cellulare
“ciao schiava. Dormivi ancora?”
“ciao Padrone, no no, sono in piedi già da un po'”
“hai da fare a pranzo?” non ci fu molto da pensare perchè in quei giorni era quasi sempre libera
“no Padrone. Sei già arrivato qui?”
“stamattina presto, si. Conosci l'hotel belvedere?”
“sì, lo conosco, non è lontano da casa mia”
“alle 13 lì?
“va bene Padrone, ci sarò”
“sei libera di vestire come vuoi. A dopo schiava”
“a dopo Padrone”.
Monique tutto si sarebbe aspettata non certo un invito a pranzo, fu piacevolmente stupita.
Dopo la doccia si cambiò, Mike le aveva lasciato libertà di scelta così decise di indossare una semplice maglietta e jeans, intimo bianco e sneakers, niente trucco, non ne aveva bisogno.
Poco prima delle 13 posteggiò ed entrò nella hall dell'hotel, si guardò intorno e lo vide al bancone del bar, si avvicinò un po' indecisa su come comportarsi, per sua fortuna lui la precedette coi saluti facendole capire che era un incontro di “conoscenza”.
“ciao Monique” le disse porgendole la mano e poi chinandosi per darle un bacio sulla guancia
“ciao Mike”. Lui era più alto di come si aspettava, un fisico decente vista la sua età, capelli corti, pizzetto, indossava una camicia azzurra a righine appena aperta sul collo, pantaloni e una giacca grigi, niente di troppo elegante, passabile nel complesso, valutò lei.
Mike le fece cenno indicando la sala ristorante e si incamminarono, una cameriera li scortò al tavolo, una volta seduti diede loro i menù e si allontanò con un sorriso.
Lui la fissò a lungo prima di parlare “sei davvero bella, non ti serve agghindarti per essere carina e sexy. Per questo pranzo sei esentata dal comportarti da sottomessa ma non ci prendere gusto” Monique sorrise alle sue parole “grazie, sei gentile ...Padrone” rispose sussurrando appena l'ultima parola.
Poco dopo la cameriera tornò e presa l'ordinazione, ritirò i menu dirigendosi verso la cucina. Monique si guardò intorno, la sala era abbastanza piena, la cosa la stupì un poco essendo un giorno feriale, riportò lo sguardo su Mike che era abbastanza serio e la fissava
“eri mai stata qui?” “no mai, passo qui davanti qualche volta andando a fare la spesa ma non ero mai entrata. Tu sei qui per lavoro immagino” “sì, per lavoro e per ... piacere. Ci tenevo a conoscerti” rispose sorridendole poi le chiese “come vanno le cose? Stai trovando le risposte alle domande che ti facevi quando abbiamo parlato le prime volte?” lei rispose sinceramente e nella sua mente vedeva già la reazione di Mike “si e no” ed infatti lui sollevò lo sguardo al cielo come aveva immaginato “chissà perchè non mi stupisce che tu risponda così” risero entrambi.
Effettivamente Monique non poteva dire che finora essere la sua sottomessa le dispiacesse ma non era ancora del tutto sicura che quella fosse la sua strada, forse solo una tappa del suo percorso della sua esistenza che però meritava di essere vissuto.
Mike riprese “vediamo se ti conosco abbastanza. La cosa che ti pesa maggiormente da quando hai accettato di essere la mia sub è chiamarmi padrone. Sbaglio?” “no, non sbagli. Col mio carattere è difficile da accettare e come hai visto molte volte lo dimentico”.
In quel mentre giunse la cameriera con le prime portate, entrambi aveva ordinato spaghetti cacio e pepe, il profumo che saliva dai piatti era veramente invitante e mangiarono con appetito tralasciando temporaneamente la conversazione.
Nell'attesa dei secondi chiacchierarono serenamente del più e del meno come erano abituati a fare quando erano bloccati nel lockdown finchè Mike le domandò “non mi hai chiesto come mai ti ho detto di liberarti per la serata e poi ti ho fatta venire per pranzo” “sinceramente non mi sono posta il problema, ho dato per scontato che tu volessi conoscermi di persona, magari se non ti andavo a genio mi avresti dato buca per la serata” lui sorrise “ahi ahi Monique” lei si accigliò non capendo la sua reazione, lui continuò “sei una bella ragazza, hai un fisico che fa voltare gli uomini per strada, il tuo carattere lo conosco e tu SAI di essere bella e che di certo non sarei stato deluso dalla tua presenza, quindi non dire cose che sai non essere vere” “io non mi vedo così bella come dici” “questo allora è un problema tuo perchè lo sei” Monique percepì che non erano complimenti di circostanza e apprezzò ciò che le aveva detto, arrossì e distolse lo sguardo.
Il pranzo terminò con il caffè, i due uscirono dal locale e Mike accompagnò Monique alla macchina
“ancora non chiedi nulla per stasera, ti facevo più curiosa” “non posso sapere cosa ti passa per la testa” “meglio così o potresti scappare” le disse lui ridendo, il sorriso di lei fu un po' più tirato “ti dico che cosa voglio, schiava. Visto che sono quasi certo che tu non le abbia, ti lascio una scelta. dovrai presentarti con collant a rete oppure calze autoreggenti, assolutamente niente intimo. Ti farai la coda e sopra puoi vestirti come credi ma sarebbe carino che ti inventassi qualcosa per apparire sexy al tuo padrone”.
A Monique apparve immediatamente in testa la parola “nazista”, restò in silenzio e allora Mike intervenne “lo so a cosa stai pensando, a parte i -vaffanculo- che vedo nella nuvoletta dei tuoi pensieri, se pensi di usare la safe fallo adesso, subito, non voglio che tu la debba usare più tardi”. Lei continuò a tacere per alcuni secondi, le dava fastidio che lui la pensasse così prevedibile, anche se aveva ragione, quindi si decise “va bene, ci sarò a che ora?” “mi aspettavo che mi appellassi come dovresti ma ne riparleremo. Alle 21 qui, stanza 205” “va bene Padrone, alle 21”.
Tornando a casa Monique si fermò in un negozio e acquistò un paio di calze autoreggenti, non ricordava da quanto tempo non le comperasse, sicuramente da anni.
Poco prima di cena Monique si fece la doccia, controllò la situazione tra le gambe dando giusto una aggiustatina, si asciugò i lunghi capelli spazzolandoli con attenzione e ancora in accappatoio cenò.
Sistemate le stoviglie andò in camera per decidere cosa indossare -inventati qualcosa di sexy dice. Mah- pensò controllando nell'armadio, non le veniva in mente proprio nulla di sexy, scelse dei pantaloni neri molto aderenti e passò alla parte superiore.
Muovendo le grucce scoprì una camicetta che non ricordava di avere, l'aveva presa per un capodanno anni prima, era abbastanza trasparente, sempre nera -certo che senza reggiseno sarò praticamente nuda- perciò tirò fuori anche un giacchetto di pelle leggero da mettere per coprire.
Si spazzolò di nuovo i capelli e fece la coda poi sedette sul letto e infilò le calze, i pantaloni e indossata la camicia si guardò allo specchio -sexy non so, zoccola parecchio- pensò -sei sicura di cosa stai facendo? Alla peggio userò la safe- si disse per convincersi.
Poco prima delle 21 Monique entrò nella hall dell'hotel e si diresse all'ascensore, salì al secondo piano e cercò la stanza 205, bussò. La porta si aprì e Mike la fece entrare, la stanza non era molto grande ma carina, pulita, il bagno vicino all'entrata.
“ciao schiava, dammi pure la giacca” le disse “grazie … Padrone” rispose lei togliendola e porgendola a Mike, ora avrebbe visto la camicia trasparente, si aspettava commenti che non arrivarono. Lui si sedette sul letto e la squadrò da testa a piedi “mani dietro la testa e allarga le gambe” lei si sistemò come ordinato, girando la testa si vide riflessa nello specchio dell'armadio, di profilo e con le braccia in alto il suo bel seno sodo era davvero notevole, i capezzoli già un pochino sporgenti per lo sfregamento col tessuto “va bene schiava, spogliati”.
Monique vide davanti al letto una specie di panchetta imbottita che doveva servire come appoggio per la valigia, si sedette per slegare i lacci delle scarpe e levarle, poi si alzò sfilando i pantaloni, infine la camicetta. Ora era nuda come un verme all'infuori delle autoreggenti, si rimise come Mike le aveva ordinato prima.
“Confermo quello che sapevo e ti avevo detto, sei bella schiava e così sei decisamente eccitante, ma questo già lo sai” “io non mi vedo così bella ma ti ringrazio Padrone” “sei nervosa?” ci pensò su un attimo “veramente no, no non lo sono” rispose sincera. “in ginocchio e tieni le mani dietro” le disse alzandosi dal letto e aprendo l'armadio, Mike tirò fuori una borsa che posò sul letto e da cui prese delle polsiere e gliele mise “ecco adesso sei perfetta”.
Monique si guardò di nuovo allo specchio, dovette ammettere che non si era mai immaginata cosi e col suo carattere ribelle poi, eppure era li chiamando lui Padrone e sentendosi nominare schiava.
Mike si sedette di nuovo stavolta davanti a lei, allungò la mano sfiorandole il seno col dorso dell'indice, strofinò un capezzolo “apri meglio le gambe” lei ubbidì, lui le prese entrambi i capezzoli tra le dita e li pinzò dapprima piano poi sempre più forte e tirando, lei chiuse gli occhi per qualche istante restando in silenzio, lui proseguì torcendo e tirando i capezzoli, lei trattenne un gemito.
Quel trattamento continuò per alcuni minuti, lasciandole pochi momenti di quiete “schiava, se ora metto una mano tra le tue gambe troverò umido?” Monique si rese conto che effettivamente cominciava ad eccitarsi. Visto che lei tardava a rispondere lui le diede uno schiaffo sul seno “si Padrone, sono umida” pensò a quanto le veniva difficile chiamarlo così, non si sarebbe mai abituata.
Mike si alzò dal letto e presa la panca la mise in mezzo la stanza “qui schiava, appoggia il torace” batté sopra la mano per farle capire come, lei si girò stendendosi come ordinato, lui le fece passare le braccia sotto la panca e le unì legando insieme le polsiere.
Ora Monique era sempre in ginocchio ma praticamente carponi e con le mani bloccate e i seni che sporgevano, lui le girò intorno osservandola, mise un piede tra le sue gambe per divaricarle maggiormente, da quella posizione non poteva vedersi nello specchio ma sapeva di essere completamente esposta agli sguardi di Mike.
Sentì una mano posarsi su una natica e accarezzarla, le unghie graffiarla appena, quello che si immaginava arrivò quasi subito, una sonora sculacciata, stranamente una sola, la fece comunque sobbalzare anche se era attesa.
Seguirono altre carezze poi Mike andò a prendere qualcosa dalla borsa, si portò davanti a Monique e fissandola in volto da vicino, le stuzzico i capezzoli, strofinandoli, tirandoli e le piazzò due mollette e non quelle da bucato, stavolta lei faticò per non gemere per il dolore, le pinze stringevano e tanto.
Lui ritornò dietro accucciandosi tra le gambe della ragazza, posò la mano tra le sue gambe e sorrise sentendo le dita umide al tocco, prese a massaggiarla, prima a mano aperta e poi con il medio, soffermandosi sul clito “sembra che tu sia davvero eccitata, schiava” lei stava iniziando a respirare a bocca aperta e non rispose subito, le arrivò un'altra sculacciata “si … Padrone … si” lui le strinse il clito tra le dita in un pizzico “non ho capito schiava” stavolta lei gemette “si … Padrone … sono eccitata” rispose mentre lui aveva ripreso a massaggiarle il clito.
Mike si fermò quando i sospiri aumentarono parecchio di intensità, si alzò e torno davanti a Monique le porse le dita bagnate di umori “lecca” ordinò e intanto con l'altra mano toglieva le mollette dai capezzoli, lei strinse forte gli occhi per la fitta di dolore acuto poi allungò la lingua e la passò sul dito di Mike che la graziò evitando di strofinarle i capezzoli appena liberati dalle clamp.
Il tempo passava e la sessione aveva fatto aumentare di molto la temperatura, non solo quella ambientale, Mike proseguiva a stuzzicarle il clito e fermarsi impedendole di godere e Monique ora era veramente fradicia.
Ci fu una pausa nella quale Mike aprì una bottiglia d'acqua per dissetarsi e dare da bere a lei, le spostò un ciuffo ribelle di capelli dal viso e le porse la bottiglia, anche se era tentato di darle da bere nella propria mano, ma il tutto non durò molto.
Mike tornò alla borsa e prese una cosa poi tornò a sistemarsi tra le gambe di Monique, le carezze sulle labbra e i massaggi sul clito ripresero così come i sospiri di lei che però avvertì una sensazione nel solco delle natiche, qualcosa stava colando. Il dito di Mike le umettò il buco e lei ebbe un attimo di panico “non … lì non …” “che cosa schiava? Non ti capisco, spiegati” disse lui sadicamente senza smettere ciò che stava facendo “io … non voglio che tu … sono vergine … Padrone” lui sogghignò “vedi che quando vuoi ti sai esprimere come si deve, brava schiava” le rispose ma continuando a stuzzicarla sia davanti che dietro.
Quando si accorse che lei si stava rilassando spinse piano il medio nell'ano penetrandola appena, contemporaneamente accelerò il massaggio al clito, cosa che la fece distrarre. Continuò a spingere lentamente, affondando poco alla volta e muovendo il dito avanti e indietro sino a che non fu del tutto infilato.
“Come stai schiava?” lei aveva la bocca nuovamente asciutta e la salivazione azzerata “strana … bene … ma strana … Padrone”, Mike riprese a muovere il dito dentro di lei “potresti provare a chiedermi di poter godere, schiava” Monique scosse il capo senza rispondere, lui riprese a stuzzicare il clito e lei prese a gemere “sei sicura schiava?” lei annuì e continuando a mugolare rispose “si … Padrone”.
Monique non avrebbe saputo dire quante volte era arrivata all'apice del piacere senza poter giungere all'orgasmo, tante, troppe, era esausta, sudata, bagnata. Anche il trattamento riservato al suo posteriore non era stato spiacevole. Ora che Mike si era fermato lei si rese conto di quanti dolori aveva alle ginocchia, alla schiena, alle spalle per via della posizione e al seno che era ancora indolenzito dalle mollette.
Mike si mise di fronte a lei, le sollevò il capo stringendole la coda e i due si fissarono negli occhi “schiava, sei sicura della tua scelta?” “si “rispose con decisione, non voleva apparire prevedibile né dargli soddisfazione, il suo carattere ribelle stava superando il piacere di sentirsi sottomessa, lui le lasciò andare i capelli e andò a prendere qualcos'altro dalla borsa, poco dopo Monique si sentì infilare tra le labbra un oggetto.
Dopo aver messo una sedia davanti a lei Mike si sedette, lei sollevò un poco la testa e lo vide aprirsi i pantaloni e tirar fuori il membro eretto “schiava, ora mi dovrai chiedere di usare la tua bocca”, lei lo fissò, il suo era uno sguardo di sfida e non parlò, anche Mike non insistette -questo sì che è strano- pensò la ragazza.
All'improvviso le arrivò una forte vibrazione tra le gambe, notò che Mike aveva in mano un piccolo telecomando, la vibrazione terminò “è divertente questo giocattolino, non trovi schiava?”, lei ancora non fiatò e la vibrazione riprese intensa e la scuoteva da dentro, anche cercando di trattenersi lei non era di legno e volente o nolente riprese ad ansimare, lui avvicinò il membro alle labbra della ragazza, avendo lei gli occhi chiusi se ne accorse quando la punta le sfiorò la bocca.
Il tormento dentro di lei si arrestò -di certo solo momentaneamente- si disse Monique, fissò il cazzo che aveva davanti al viso e poi cercò gli occhi di Mike che ancora restava in silenzio. Senza pensare bene a cosa stava facendo allungò la lingua ed iniziò a leccarlo, lui glielo permise per un poco poi si mosse in avanti spingendo l'asta nella sua bocca, le mise la mano sul capo e lo tenne ben fermo mentre si muoveva adagio.
Mike si allontanò, mantenendo appena la cappella contro le labbra di Monique, la vibrazione ripartì violenta “dimmi che cosa sei” le chiese senza ricevere risposta, il cazzo rientrò nella sua bocca per sfilarsi non molto dopo e la vibrazione continuava “che cosa sei?” le chiese ancora, lei non voleva rispondere e nello stesso tempo non voleva dargli la soddisfazione di godere davanti a lui, sarebbe stata una sconfitta oltre che disubbidire ad un ordine, Monique cercò di resistere pur sapendo di avere poco tempo.
L'aggeggio infernale smise di vibrare e lei stava tentando di riprendersi ma si ritrovò il cazzo quasi interamente in bocca, Mike si mosse più rapido e affondava spingendosi sempre più in profondità facendole mancare il fiato, si fermò sfilandosi nuovamente e fece ripartire le vibrazioni “che cosa sei?? non te lo chiederò più” “cazzo … “ le sfuggì involontariamente e poi “sono … sono la tua schiava … Padrone” quanto le costò dirlo, non avrebbe voluto ma era esausta come non mai, voleva che la dolce tortura finisse in un modo o nell'altro ma che finisse.
Per l'ennesima volta Monique si ritrovò la cappella tra le labbra e cominciò a succhiarla, muovere la lingua al di sotto mentre l'asta prese a muoversi avanti e indietro, per sua fortuna la vibrazione si era fermata, si rese conto che le dita della mano che le teneva fermo il capo si stavano chiudendo stringendole i capelli e comprese.
Guardò il viso di Mike, aveva gli occhi chiusi e respirava a bocca aperta, alcuni istanti dopo lui venne dopo essersi allontanato appena un po', spruzzò molte volte il suo caldo seme schizzandole in bocca e sul viso. Le dita si riaprirono poco a poco liberandole la testa, lui riaprì gli occhi e la fissò.
Monique era cosciente di avere un carattere particolare, a volte scontroso, spesso ribelle, talvolta sottomesso, nonostante la consapevolezza si stupì di se stessa quando ebbe l'istinto di muoversi per come poteva verso il membro di Mike per riprendere a leccarlo, lui forse rimase stupito del gesto e sulle prime la lasciò fare poi si fece indietro e si alzò dalla sedia sparendo alla sua vista.
Sentì rumori provenienti dal bagno e poco dopo lui che tornava, una sculacciata secca la colpì all'improvviso, le vibrazioni ripartirono per fermarsi dopo quasi un minuto.
Sentì che l'oggetto che l'aveva torturata finora veniva sfilato, lei riaprì lentamente gli occhi e rivide Mike davanti a se “credo che per oggi possa bastare schiava” le disse liberandole le mani e sganciando le polsiere “ti puoi alzare ora”.
Monique ci mise diversi secondi per rimettersi in piedi dopo essersi aggrappata con le mani alla panca, le ginocchia sembravano di piombo, la schiena era indolenzita così come le braccia e le natiche scottavano.
Si guardò le gambe, le cosce erano bagnate e la parte superiore delle autoreggenti era intrisa di umori che erano colati fermandosi sulla parte dell'elastico. Si guardò i seni coi capezzoli ancora gonfi e arrossati.
Si massaggiò i polsi e si volse a cercare la propria immagine nello specchio. Vedersi così, nuda con solamente le calze, sporca e sudata la colpì, non avrebbe creduto conoscendosi che si sarebbe mai vista in quel modo -sei stata proprio una zoccola- si disse sorridendo perchè paradossalmente non era un brutto pensiero. Molte volte aveva pensato che avrebbe voluto provare cosa significa essere sottomessa e ora lo sapeva davvero.
Monique rivolse lo sguardo a Mike che si era seduto e la fissava con un sorrisetto mefistofelico “sai che così sei davvero una gran figa. Non so cosa tu stia pensando in questo momento ma devo dire che potresti diventare una brava schiava … spesso indisciplinata ma è anche quello il tuo bello”, lei lo fissò senza parlare, lui riprese “io voglio continuare il nostro rapporto D/S, ti anticipo che non potrai godere probabilmente ancora per giorni e altro ti potrà succedere, per cui se vuoi interrompere è meglio che tu lo dica adesso” lei non ci dovette pensare molto “no, non voglio interrompere”.
Mike le concesse di poter fare la doccia, sottolineando che era una sorta di premio e non una cosa che avrebbe dovuto dare per scontata. Uscita dal bagno Monique si rivestì e notò l'orologio, rimase basita, mezzanotte passata, erano trascorse oltre tre ore e non se n'era resa conto.
“E' tardi, io vado. Quando riparti?” “domattina finisco e nel tardo pomeriggio rientro. Ci sentiremo presto se è ciò che volevi chiedermi” rispose Mike col suo solito sorrisetto.
Monique per non smentirsi si fermò con la mano sulla maniglia della porta già socchiusa “no non volevo saperlo” nel dirlo sfuggì anche a lei un sorriso e mentre la porta si apriva aggiunse “a presto … Padrone”.
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