Estate 4 (continua)

di
genere
sadomaso

Le ferie finalmente, quanto le aveva aspettate ma ormai mancava poco, solo pochi giorni di lavoro e poi la partenza. Due settimane di vero relax quando le folle erano ormai andate, la spiaggia con pochissima gente e magari potersi permettere anche un topless senza troppi problemi.
Stava finendo le ultime fatture quando vibrò il telefono, senza lasciarsi distrarre finì la registrazione e solo dopo prese il cellulare per vedere chi le aveva scritto “ti ricordo che sei la mia troia, non pensare nemmeno di fare a meno di me. Riceverai presto istruzioni”.
Le tremò la mano dopo aver letto il messaggio, deglutì e avvertì un forte calore invaderla, non aveva notizie del Padrone forse da settimane e non si può dire che l'avesse dimenticato ma non era più costantemente nei suoi pensieri come per molti giorni dopo l'ultima sessione. Ora come avrebbe potuto continuare a lavorare tranquilla sapendo che a breve avrebbe ricevuto un nuovo messaggio.
Le ore trascorsero lente come non mai sino alla fine del suo orario, probabilmente aveva guardato più il telefono che lo schermo del computer, niente. Uscì e tornata alla macchina guidò sino a casa con un certo nervosismo, una volta arrivata, scalciate le scarpe e posata la borsa, un'altra occhiata al cellulare e ancora nulla. La doccia, una cena veloce e poi la tv, per fortuna c'era la serie che le piaceva ma stasera non riuscì a gustarsela come sempre -maledetto, mi sei entrato dentro... in ogni modo- sorrise per la battuta involontaria ma al solo pensiero delle cose che lui le faceva sentì inumidirsi le mutande, meglio andare a letto e provare a leggere.
Un ultimo sguardo al telefono e spense la luce ma anche il sonno tardava ad arrivare.
La penultima giornata di lavoro era iniziata, per fortuna il grosso del lavoro era fatto, le ore passarono abbastanza rapidamente quando il telefono suonò, sì aveva attivato la suoneria anche se non era abituata sul lavoro ma temeva le sfuggisse il messaggio del Padrone. Era lui, le tremò la mano nuovamente mentre cliccava sullo schermo “Ore 18,30 al solito parcheggio, non tardare schiava”.
La donna sbarrò gli occhi, sollevò lo sguardo sull'orologio alla parete di fronte a lei, 17,40.
fu colta dal panico -esco tra venti minuti, come posso farcela ad andare a casa, prepararmi e andare all'appuntamento in tempo? Non ci riuscirò mai- cosa fare?
La mente lavorava e ogni possibile soluzione vagliata ma nulla da fare non era davvero possibile, avrebbe dovuto andare dal Padrone cosi com'era. Indossava un abito di cotone leggero a fiori e intimo bianco e naturalmente i suoi tacchi a cui non rinunciava. Si concesse tutto ciò che poteva, davvero poco e cioè cinque minuti in bagno per darsi una sistemata veloce, una pettinata e un trucco un po più decente -pronta... si insomma... speriamo di non deluderlo ma lui conosce i miei orari-.
Accesa l'auto l'occhio cadde sull'orologio, il tempo era giusto giusto l'indispensabile per arrivare in orario e considerando che non c'era traffico essendo agosto.
Svoltò entrando nel parcheggio dell'hotel esattamente due minuti prima della scadenza, la donna si guardò intorno rallentando e vide il Padrone appoggiato alla propria auto, gli si avvicinò e parcheggiò accanto a lui. Era vestito diversamente da come era abituata a vederlo, aveva pantaloni sportivi e una camicia con le maniche arrotolate.
Spense il motore, prese la borsa e scese lesta “buongiorno Padrone, spero di non averti fatto aspettare” lui prima di rispondere sollevò il braccio per controllare l'orologio “ciao piccola, vedo che sei stata puntuale, mi compiaccio” e si concesse un mezzo sorriso. Lei rispose con un sorriso tirato e subito cercò di scusarsi “Padrone perdonami se mi presento cosi ma il tempo non...” fu fermata dall'indice di lui che si posava sulle sue labbra per zittirla.
“Sali e andiamo” le disse dopo aver fatto il giro dell'auto e averle aperto la portiera, lei ubbidì, salì e lo guardò visto che non faceva cenno di mettere in moto “il cassettino, aprilo” disse lui. Solo sentire quelle parole la fecero avvampare, immaginava che avrebbe trovato qualche cosa che il padrone aveva preparato per lei. Posò la borsa tra i piedi e aprì lo sportello, prese la scatola che vi trovò e la appoggiò sulle gambe, volse lo sguardo al viso del Padrone che assentì con un cenno del capo.
Tolse il coperchio e vide due oggetti ovoidali, uno più grande e l'altro un poco più piccolo, sembravano in silicone e aveva già compreso cosa fossero, il suo viso tornò color porpora e sentì la bocca asciutta.
“Dimmi che cosa devi fare, sentiamo” chiese lui “devo metterli ora Padrone?” rispose lei, “ti ho chiesto di dirmi cosa devi fare, schiava, visto che sai” la riprese lui “si Padrone scusa. Devo infilarne uno nella figa” disse la ragazza senza fissarlo “fallo” ordinò il Padrone “prima leccalo”.
La donna prese l'ovetto più grande e lo leccò per inumidirlo, sollevò il vestito sulle cosce e scostate le mutande di lato e aperte le labbra lo inserì, si sentiva accaldata e pronta a ricevere ciò che il Padrone le voleva dare. “Padrone devo mettere anche l'altro nel … culo?” disse dopo aver deglutito e aver chinato la testa per non guardarlo “non adesso, mettilo in borsa” rispose lui mentre portava la mano sulla chiave e metteva in moto.
Non fecero molta strada, lei rimase in attesa tutto il viaggio di sentire partire l'ovetto ma non successe poi entrarono nel parcheggio di un cinema multisala, “siamo arrivati” disse scendendo e andando ad aprirle la portiera, la prese sotto al braccio e si diressero verso l'ingresso.
“Oggi danno una serie di film con il filo comune del Giappone, ce n'è uno che mi interessa particolarmente, -Tokyo decadence-, lo conosci?” lei rispose scuotendo il capo ma si corresse subito sussurrandogli “no Padrone, non lo conosco”.
Si diressero alla cassa, lui pagò ed entrarono in sala, pochi minuti e le luci scesero di intensità sino a spegnersi e il film iniziò. La donna era presa dalle immagini e non si accorse che la mano del Padrone entrava nella tasca dei pantaloni ma se ne rese conto molto presto data l'intensità della vibrazione che la sorprese all'improvviso facendola sussultare e portare la mano alla bocca per non emettere suoni di cui pentirsi, guardò lui che la stava fissando senza dar segno di emozioni.
Il film proseguiva sullo schermo ma lei praticamente non lo vedeva, cercava di contenersi e sopportare quella dolce tortura che lui le stava dando.
Così come erano iniziate le vibrazioni si arrestarono, un altro sguardo al Padrone che stava tranquillamente guardando il film come se niente fosse. Per oltre mezzora non successe altro, lei riuscì a godersi la trama del film che in effetti non era affatto male, intrigante ed eccitante, poi di nuovo l'ovetto partì a vibrare con una intensità se possibile ancora maggiore di prima. -ma come fa a prendermi sempre alla sprovvista?- si disse sentendo bagnare decisamente le mutande già inumidite per le immagini che aveva visto, si morse il labbro inferiore e strinse le dita sui braccioli della poltrona. “Ti piace il film?” le chiese “si.... Padrone... è bello... e ...interessante” riuscì a rispondere a spizzichi e bocconi col fiato corto, “che cosa sei?” chiese ancora lui avvicinando la bocca all'orecchio di lei, “sono... la tua puttana, Padrone” “si lo sei mia piccola troia e ora ti metterai l'altro ovetto. Sai dove vero? dimmelo”, lei deglutì e istintivamente volse la testa intorno a se, anche se non avevano nessuno molto vicino e la sala era buia era tremendamente imbarazzata al solo pensiero ma sapeva di dover ubbidire.
Prese la borsa da terra e senza staccare gli occhi dallo schermo mise le mani all'interno e prese l'ovetto piccolo, cominciò a pensare come fare, non poteva leccarlo li davanti a tutti.
“Dove lo devi mettere, schiava” chiese lui alzando un pochino la voce, “nel... culo Padrone” rispose mentre passava la lingua sulle labbra asciutte, lui riportò l'attenzione al film e lei portò le mani sulle gambe arricciando lentamente il vestito fino a scoprire le cosce poi scostò le mutande per umettare l'ovetto tra le labbra già ben bagnate e infine inarcò piano la schiena e appoggiato l'oggetto sul culo lo spinse dentro con non poca fatica.
La vibrazione finì quasi subito e lei si aspettava che partisse quella nel suo retto ma nulla, niente di niente, cercò di rimettersi a guardare il film che proseguiva ormai quasi alla metà.
Le luci si accesero giunto l'intervallo, lui le sorrise e si mise a discutere amabilmente del film, dell'ambientazione, della bellezza della protagonista come se niente fosse. -Ma come fa?- si disse la ragazza cercando di rispondere al Padrone che pareva veramente preso dalla trama e allora ripartì lo tzunami. Vibrazioni ripresero davanti e dietro stavolta non riusci a nascondere né lo scatto sulla poltrona né l'urletto che le sfuggì. “Che succede?” chiese lui “niente... Padrone, niente” rispose la donna. Lei strinse forte le gambe e di nuovo le mani andarono a stritolare i braccioli, un rivolo di sudore le scese sulla tempia, le luci erano ancora accese e molte teste si erano voltate per guardare chi aveva fatto quello strilletto.
“Padrone ... ti prego ... non so se riuscirò ... a reggere molto cosi” lo implorò, lui la ignorò totalmente continuando a parlare del film come se lei gli avesse chiesto spiegazioni sulla trama.
Le luci si affievolirono e lei ringraziò il cielo per questo, nello stesso tempo le vibrazioni terminarono, la donna riprese fiato e cercò di ricomporsi ma lui voleva spiazzarla e anche stavolta ci riuscì. “Toccati, schiava” le ordinò, lei volse il capo di colpo guardandolo ma sapeva di non poter fare altro che ubbidire “si Padrone” disse mentre la mano scivolava sotto il vestito e massaggiava il clitoride sulle mutande bagnate. Quasi subito il piacere l'avvolse essendo già abbondantemente eccitata e stimolata dagli ovetti, continuava a mordersi il labbro inferiore fin quasi a farsi male.
“Padrone...” stava per dire ma lui la precedette “fermati” ordinò “tiralo fuori e prendimi il cazzo con la mano”, la ragazza deglutì e smise ti accarezzarsi, guardò il Padrone che fissava lo schermo e allungata la mano tra le sue gambe, fece scendere la cerniera e infilò la mano nei pantaloni. Lo trovò duro come sapeva, si fece strada nei boxer e lo prese in mano indecisa se massaggiarlo o restare ferma “chinati e prendilo in bocca” le ordinò ancora.
Lei sgranò gli occhi, un conto era toccarlo un altro chinarsi tra le sue gambe, tentennò per diversi secondi e si accorse che lui la stava fissando. Uno sguardo gettato ai più vicini a lei che parevano presi dal film e si decise a ubbidire, scese lentamente scivolando sulla schiena e poi si voltò e si chinò sul Padrone andando a prendere la cappella tra le labbra.
Sentì la mano di lui posarsi sul capo e stringerle i capelli tra le dita, la spinse in basso affondandole il cazzo fino in gola, la tenne ferma per un poco, poi iniziò a muoverle la testa sull'asta, lentamente. Era presa da ciò che stava facendo da distrarre la mente e lui sicuramente lo sapeva e fece ripartire l'ovetto che lei aveva tra le gambe, strinse forte le labbra sulla cappella del Padrone per non gridare. Lui continuava a scoparle la bocca e l'ovetto non smetteva di darle piacere, dopo diversi minuti di quel trattamento, l'eccitazione ebbe il sopravvento, lei non aveva modo di chiedere il permesso al Padrone di poter godere ma non ce la fece a resistere oltre, tra mugugni e ansimi soffocati ebbe un orgasmo mentre leccava e succhiava il suo cazzo.
Lui le sollevò il capo e nello stesso tempo spense l'ovetto, le scostò i capelli dal viso e dopo averle fatto un mezzo sorriso si sistemò e riprese a guardare il film. Lei era ancora tremante, sudata e bagnata, si sedette meglio sulla poltrona e cercò di concentrarsi sullo schermo, di certo non era facile -e se li fa ripartire?- il pensiero era sempre lì.
La ragazza decise di chiedere il permesso di andare in bagno, era troppo a disagio e le mutande erano fradicie “Padrone, scusami, potrei andare alla toilette?” lui la fissò serio e poi annuì “non puoi levare gli ovetti” rispose per poi girarsi e rimettersi a guardare davanti a se. Lei si alzò approfittando di un momento in cui le scene erano notturne e potevano darle una sorta di copertura e si diresse verso i bagni. Chiuse la porta dietro di se, si appoggiò con la schiena, una mano aperta posata sul petto per sentire il cuore batterle all'impazzata, si sfilò subito le mutande, erano praticamente zuppe di umori, le gettò nel cestino e poi cercò di pulirsi e sistemarsi nel modo migliore.
Uscita dalla toilette si fissò nello specchio per controllare se avesse fatto danni sul vestito ma per sua fortuna non parevano esserci segni di umido che si potessero notare, si diede una sistemata ai capelli e in quel momento partì una nuova vibrazione -o cazzo no, di nuovo no, oddio- gli ovetti vibravano entrambi come impazziti, quasi le tremavano le gambe e dovette appoggiarsi al lavandino con entrambe le mani.
Un messaggio sul telefono, ne percepì il tremore dalla borsa che aveva appoggiato sulla mensola vicino al lavandino, stava per ignorarlo ma le sovvenne che poteva essere il Padrone e decise di controllare. “Guai a te se godi ancora senza permesso, torna qui, sbrigati” diceva il whatsapp del Padrone. Aprì l'acqua e si lavò le mani, si fissava nello specchio ed era certa che avrebbe raggiunto a fatica la propria poltrona se gli ovetti non smettevano di torturarla. Chiusa l'acqua e asciugate le mani, prese diversi strappi di carta che mise in borsa e uscì dal bagno, l'andatura incerta e tornò nella sala per andare a sedersi.
Giusto il tempo di accomodarsi e lui le chiese sottovoce “tutto bene schiava?” “s ...si … Padrone... scusami” biascicò cercando di tenere un contegno e gli ovetti si spensero -o mio dio grazie- pensò lei riuscendo finalmente a rilassare le mani e le gambe.
Non era di certo tranquilla, ovviamente il pensiero che gli ovetti ripartissero la turbava ma tentò di concentrarsi sul film e quindi si stupì molto quando lui le si avvicinò col viso per dirle “alzati e andiamo” anche sei il film non era finito. Si alzarono e si diressero verso l'uscita, lui le sorreggeva il braccio con la mano, chi li avesse visti avrebbe potuto pensare che lei non si sentiva bene, il Padrone le aprì la porta e furono fuori nel parcheggio, l'aria fresca della sera la avvolse e lei fece un lungo respirò, pareva di essere stata in apnea per tutto il tempo che erano stati all'interno del locale.
Si accorse che non si dirigevano dove era parcheggiata l'auto e aggrottò le sopracciglia per un istante -si sarà sbagliato? Ha dimenticato dov'è l'auto? Possibile?- pensò lei ma il suo passo deciso le fece immaginare che lui la stava portando in un punto preciso del piazzale. Si avviarono nella parte laterale dell'edificio e lui si infilò tra due auto parcheggiate, si girò e la fissò con il sorrisetto maligno che lei ben conosceva. “Ora mi chiederai di scoparti, ti devo già punire per aver goduto prima senza permesso, non far si che la punizione aumenti ulteriormente” le disse fattosi serio.
La donna deglutì e chinò il capo e lo sguardo verso terra “scusami Padrone...” lui la zittì alzando la voce “SCHIAVA! Guardami quando ti chiedo una cosa, non scordare mai che sei la mia troia” lei avvampò, sapeva che il proprio viso ora era porpora, alzò lo sguardo fissandolo.
“Padrone … la tua cagna vorrebbe tanto essere scopata” lui rimase serio e zitto per un tempo che le parve infinito poi fece un passo avanti verso di lei e la rigirò di schiena, le spinse le spalle verso il cofano dell'auto e poi le prese il vestito sollevandolo e buttandoglielo sul culo. La ragazza si guardò intorno, va bene che era quasi buio ma se fosse passato qualcuno, li avrebbe sicuramente visti, la vergogna e l'imbarazzo le piombarono addosso. Come se non bastasse l'ovetto nel retto riprese a vibrare -o dio santo, ancora-.
La mano di lui si insinuò tra le gambe della donna e preso l'anello con il dito tirò il cordino facendo sfilare l'ovetto e liberando la vagina. Sentì distintamente il rumore della zip che scendeva e come se lo vedesse sapeva che il Padrone stava impugnando il suo cazzo per sbattersi la propria schiava. Sentì che lui si appoggiava col torace sulla sua schiena, il cazzo appoggiarsi sulla figa e con una spinta decisa affondarle dentro, la donna sollevò il capo e strinse forte le labbra, le mani appoggiate sul cofano e chiuse gli occhi.
Lui le strinse i fianchi con le mani e prese a scoparla con forza, le spinte erano lente ma decise e la facevano sussultare -cazzo quanto mi piace- pensò la donna e anche le vibrazioni dell'ovetto aumentavano le sensazioni. Il Padrone prese ad alternare movimenti più lenti ad altri più veloci “ora voglio che godi, al mio ordine, hai capito schiava?” le disse all'orecchio mentre si era fermato il tempo di ordinare “si … Padrone … ho capito” rispose la ragazza ansimando, in effetti non era lontana dal raggiungere un altro orgasmo.
L'uomo si sfilò e passò più volte la cappella nel solco delle natiche fermandosi sullo sfintere come se volesse penetrarla anche li, le arrivò una sculacciata secca, poi un'altra e un'altra, lei gemette forte a ogni colpo e infine la penetrò nuovamente tra le labbra gonfie e bagnate e riprese a scoparla forte. Lei aveva il fiato corto, respirava a bocca aperta ansimando e gemendo in attesa dell'ordine che tardava ad arrivare ma assolutamente non voleva chiedere per non irritarlo, certo era quasi al limite, le gambe le tremavano, si morse il labbro.
“Adesso, schiava, adesso, GODI!” ordinò perentorio, lei ringraziò balbettando mentre l'orgasmo la invadeva, avvertiva gli umori, già abbondanti prima, che le colavano sulle cosce, in quel momento non le fregava più nulla se anche la vedessero, se la sentissero, il cervello era decisamente in pappa.
Lui rallentò le spinte sino a fermarsi e sfilarsi, le mollò un'altra sculacciata decisa che le strappò un gridolino mentre continuava a respirare a bocca aperta e nell'attesa che il cuore smettesse di correre come un pazzo.
“Voltati e mettiti in ginocchio, devi pulire quello che hai sporcato” le disse il Padrone, lei si sollevò dal cofano e si volse, vide il Padrone che la fissava serio e con il cazzo eretto e lucido, si appoggiò con le ginocchia sull'asfalto, non si guardò nemmeno intorno stavolta -chissenefrega- pensò e prese con la mano il cazzo del Padrone, mise le labbra sulla cappella iniziando a leccarla, passò poi la lingua su tutta la lunghezza dell'asta e questa volta si ricordò di fissarlo in viso, come sapeva che lui voleva. La mano di lui le prese i capelli e aperta la bocca la donna si fece penetrare, il cazzo si spinse fino in gola e poi lui le mosse la testa avanti e indietro, lei non staccava gli occhi da quelli di lui. Si aspettava di sentirlo schizzare da un momento all'altro ma lui le allontanò la testa e si ricompose ritirando il membro ancora eretto.
Le vibrazioni nel culo si fermarono, “rimettiti dentro l'ovetto, schiava” le ordinò mentre l'aiutava a sollevarsi da terra -per fortuna mi aiuta- pensò la donna perchè le ginocchia le dolevano e avevano i segni dell'asfalto. L'ovetto ancora stretto nella sua mano si infilò tra le labbra bagnate come ordinato.
Come se niente fosse le porse il braccio e si diressero verso l'auto che si trovava verso il centro del parcheggio, la mente della donna ormai aveva rinunciato a capire il Padrone, si godeva i momenti con lui e basta. Lui le aprì la portiera e la richiuse quando lei si fu accomodata sul sedile, fece il giro e salì a sua volta, la guardò sorridendole, lei gli rispose con un sorrisone a 32 denti, l'auto si mise in moto e partì.
La donna guardava le vie scorrere intorno a loro, all'inizio pensava andassero alla casa con la stanza dei giochi e si stupì quando si diressero invece verso il centro città, ovviamente lei non chiese nulla.
Si accorse che lui la fissava mentre erano fermi a un semaforo “toccati” le disse, lei si sforzò per non girare il capo e vedere se c'erano auto accanto alla loro, sollevò un poco il vestito e posò la mano tra le gambe sfiorandosi con le dita, massaggiava il clitoride con il medio, lentamente, ogni volta che le arrivava un ordine comprendeva quanto lui le era entrato nella testa, quanto si sentiva la sua troia, la sua cagna e le piacevano le sensazioni che le faceva provare ogni volta.
L'auto ripartì al verde e lei continuava ad accarezzarsi, se prima di conoscerlo le avessero detto che sarebbe arrivata a fare questo in una macchina mentre giravano per la città avrebbe dato loro dei pazzi e invece...
L'ovetto prese a vibrare, il labbro inferiore probabilmente portava il segno dei denti per quante volte lo aveva morso stasera, la donna cominciò ad ansimare nuovamente “smetti di toccarti schiava, tiramelo fuori” disse lui “si Padrone” rispose e portando la mano sinistra tra le gambe di lui fece scendere la zip e preso il cazzo nella mano lo tirò fuori in attesa di istruzioni. Le vibrazioni non cessavano e anche se lei non si toccava più continuava a provare un piacere intenso che la stava di nuovo portando al limite.
“Giù schiava, prendilo in bocca” disse lui e stavolta lei non potè fare a meno di guardare dal finestrino, nessuno per fortuna, si chinò su di lui e prese in bocca la cappella, lui non smise di guidare tranquillamente, cominciò a succhiarlo e poi lo fece scivolare tutto in bocca e si mise a muovere il capo su e giù. “Toccati” disse ancora il Padrone, lei non smise ciò che stava facendo e portò la mano destra sulla figa fradicia iniziando a massaggiarsi il clitoride.
Fu costretta a fermarsi perchè non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a trattenersi e sollevato il capo disse “Padrone, la tua cagna sta colando e non ce la fa più a resistere. Posso godere? Ti prego” lui non rispose e le spinse la testa sul cazzo per affondarglielo nuovamente in gola. La donna non voleva disubbidire e cercò di sforzarsi e pensare a qualunque cosa le passasse per la mente proprio per prolungare il più possibile l'arrivo dell'orgasmo ma ormai era al massimo della sopportazione.
“Schiava... godi adesso!!” arrivò l'ordine che lei stava aspettando e si lasciò andare godendosi un ennesimo orgasmo che la fece ansimare e gridare con la bocca spalancata sulla cappella del Padrone. Non appena la donna riuscì a prendere una respirazione quasi normale, ricomincio a succhiare il cazzo, dato che lui non le aveva dato ordini differenti era certa di non sbagliare e poi...
e poi voleva prenderlo in bocca, succhiarglielo e anche farlo godere, questa era la pura verità e per questo non si sentiva ne la sua puttana ne la sua schiava ma semplicemente una donna, una vera donna.
Mosse la testa con vigore, spingendo il membro nella bocca per tutta la lunghezza e muovendo appena la mano alla base, voleva che lui godesse finalmente ma ... figurarsi se lui non smontava i suoi piani. Le strinse i capelli nella mano sollevandole il capo, erano fermi all'ennesimo semaforo rosso, la fissò con il sogghigno maligno “so che cosa vuoi fare schiava, lo so perfettamente ma per avere il tuo premio te lo devi meritare” disse lui “ma Padrone, sono stata brava...” rispose facendo un finto faccino triste “che cosa devo fare?” chiese.
Il sogghigno si allargò sul volto di lui “voglio che mi chiedi di fare quello che stai pensando, e chiedilo bene” fu la sua risposta. La donna aveva capito già da prima cosa voleva lui ma si sentiva sempre troppo in imbarazzo per farlo di sua iniziativa, aspettava l'ordine per avere la scusante di non poter dire di no.
“Padrone ... ti chiedo di poterti dare piacere e … e vorrei che tu sborrassi nella bocca della tua puttana perchè è ciò che merita” riuscì a dire addirittura guardandolo nonostante il suo volto fosse rovente e certamente di un colore rosso acceso, più del semaforo.
Scattò il verde e la macchina si mosse e lei ancora attendeva la risposta alla sua richiesta, lui le lasciò andare i capelli e continuò a guidare con il cazzo stretto nella mano della donna ma non fece molta strada, accostò al marciapiede non molto più avanti. Erano su una via, davanti ad alcune vetrine di negozi chiusi, lei era sempre messa allo stesso modo abbastanza scomodamente e lo fissò incontrando il suo sguardo.
Le disse “Avanti, fai ciò che hai detto, vediamo se la mia troia ci sa davvero fare” la ragazza non aspettava altro, riportò le labbra sulla cappella e riprese a leccare, succhiare, affondare il cazzo nella bocca. Stavolta il Padrone non si mosse, le lasciò mano libera, letteralmente, lei si mosse sempre più veloce sino a che non sentì le contrazioni della cappella e caldi fiotti di sperma arrivarle in gola.
Dopo aver ingoiato il seme che le aveva donato attese che gli occhi del Padrone si riaprissero per sorridergli, iniziare a passare la lingua su tutto il membro che stava appena perdendo vigore e stranamente lui non la fermò per un poco. Lei era felice nel vedere che lui provava piacere per il trattamento che gli stava facendo, sperava di poter continuare, nemmeno si ricordava più di essere in una via che normalmente era anche abbastanza trafficata e che poteva passare qualche persona sul marciapiede a pochi metri da lei.
L'uomo la fermò e si ricompose, lei si sedette aggiustandosi, l'auto ripartì.
Arrivarono al parcheggio dell'hotel e l'auto si fermò accanto a quella della ragazza, lui spense il motore ma non scese, la guardò e poi fissò l'orologio al suo polso, erano le 22,35 si massaggiò il pizzetto “aspetta il mio messaggio” disse dandole le chiavi della macchina, poi scese e si diresse verso all'ingresso dell'alberghetto.
Non passò molto tempo che il cellulare vibrò, lei lo prese dalla borsa e lesse il whatsapp -prendi la mia borsa dal baule, chiudi e vieni nella stanza 312- la donna immaginava che il Padrone stesse prendendo una stanza ma non pensava di certo alla borsa e soprattutto al suo contenuto, fece ciò che le era stato detto e poi si recò all'interno dell'albergo, si sentiva come una spia cercando di non farsi notare dalla receptionist al banco, si diresse verso l'ascensore, come se fosse un'ospite e salì al piano.
Arrivata di fronte alla porta della stanza 312 bussò e sentì la voce del Padrone che le diceva di entrare, non mancò di notare che sulla maniglia c'era già il cartello -non disturbare-. Una volta dentro e chiusa la porta vide che lui era seduto sulla poltrona di fronte al letto con il suo immancabile drink nella mano “posa la borsa sul tavolo e vieni qui”, lei la sistemò come detto e arrivata di fronte a lui si mise in posizione con le mani dietro la schiena, notò subito che lui annuiva -ho imparato- si disse lei lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso.
“Leva il vestito schiava” ordinò, lei fece scendere le spalline e lasciò scivolare l'abito a terra, lo scavalcò e lo posò sul letto prima di rimettersi in posizione, lui la fissò a lungo continuando a bere. Nonostante fosse ormai abituata e se pensava a cosa aveva fatto prima, non mancò di arrossire, stare davanti a lui senza mutande e con un reggiseno “da battaglia” la metteva a disagio non poco.
“Come si sta con due ovetti piantati nella figa e nel culo? Dimmi schiava” le chiese, solo in quel momento le venne in mente di quanto doveva essere ridicola con quei due cordini che le pendevano tra le gambe “è strano Padrone ma non spiacevole e poi mi piace perchè è un tuo ordine” rispose lei sorridendogli.
Lui annuì ancora e posò il bicchiere alzandosi “mettiti giù a novanta schiava” ordinò mentre si dirigeva verso il tavolino e apriva la borsa, lei fece come ordinato posando i palmi sulle ginocchia e quasi subito le arrivò una sculacciata che avendola presa alla sprovvista la fece tentennare, sentì poi che lui prendeva l'anello dell'ovetto infilato dietro e il cordino che veniva tirato fino a farlo uscire.
Un'altra sculacciata e poi la mano del Padrone che la accarezzava sui glutei e poi le stuzzicava il buco, il medio che si infilava lentamente e la penetrava, le sfuggì un mugolio mentre lui cominciava a muovere il dito dentro di lei “ti piace quando gioco col tuo culo eh” disse lui, lei sapeva cosa voleva sentirsi rispondere “si Padrone, alla tua cagna piace tanto quello che le fai”, lui tolse il dito e lei si sentì aprire da quello che immaginava fosse un plug che entrava nel suo culo fino alla base, terminò poi con un'altra sculacciata.
Il Padrone tornò a sedersi di fronte a lei “alzati, tira fuori le tette e poi toccati” ordinò, lei si sollevò e infilata la mano nel reggipetto prese il seno e lo fece uscire da sopra, lo stesso con l'altro seno, guardava il Padrone negli occhi e dopo aver giocato un poco coi capezzoli portò la mano tra le gambe e si massaggiò il clito, in quel momento l'ovetto riprese a vibrare.
Lui continuava a fissarla quasi fosse di ghiaccio, lei non si spiegava come facesse ma non potè non notare che la patta dei pantaloni era piuttosto gonfia, lui allungò una mano e le prese un seno nella sua grande mano, quasi lo conteneva interamente, strinse le dita e poi iniziò a giocare col capezzolo strofinandolo, stringendolo, pizzicandolo, la donna riprese a gemere andando più veloce con il dito sul clito.
Le vibrazioni cessarono di colpo ma lei non smise ti accarezzarsi, il padrone prese l'anello e le tolse anche questo ovetto “che cosa sei?” le chiese “sono la tua puttana Padrone, la tua troia e tutto ciò che tu vorrai che io sia” rispose lei vedendolo alzare ancora e passare dietro di lei.
Dopo aver rovistato nella borsa le si affiancò “fermati e porgimi i polsi”, la ragazza smise di toccarsi con dispiacere e porse le braccia tese verso di lui che le mise le polsiere di pelle nera allacciandole insieme dopo averle messo le braccia dietro al schiena.
Lui le passò la punta delle dita sulla schiena, le fece sentire le unghie, alla donna vennero i brividi, le allungò l'ennesima sculacciata e poi le sganciò il reggiseno che gettò sulla poltrona.
La prese per il braccio e la fece girare cosi da essere ai piedi del letto e la tirò in basso sistemandola in ginocchio, infine le spinse le spalle sul materasso “cosi ecco, la mia cagna deve stare cosi” disse piegandosi sulle gambe per appoggiarsi sul ginocchio, posò la mano aperta tra le gambe della sua schiava e la massaggiò molto velocemente poi si fermò per schiaffeggiarla a mano aperta diverse volte, la ragazza gemette più volte, si sentiva nuovamente colare per l'eccitazione.
Lui afferrò la base del plug e lo tirò fuori per poi affondarlo di nuovo nel culo, prese a muoverlo così mentre l'altra mano le massaggiava clito e labbra bagnate, lei cominciò ad ansimare forte “Padrone....” provò a dire “cosa c'è schiava?” la interruppe lui “Padrone, la tua troia vorrebbe tanto che tu la scopassi come la porca che è”. lui lasciò andare il plug che si affondò nel culo e le mollò due sonore sculacciate ma senza smettere di stimolarle il clito.
“Così vorresti essere scopata eh?” lei provò a rispondere continuando ad ansimare “sono la tua ... puttana Padrone e … tu puoi usarmi come vuoi ... perdonami”, si sentì il rumore della zip che scendeva, a lei sfuggì un sorriso che spense subito perchè temeva che lui se ne accorgesse e la punisse.
La ragazza sentì che la cappella prendeva il posto della dita sulla sua figa fradicia, si strofinava tra le labbra gonfie e sul clito, lei mugolò al pensiero … -mettimi il tuo cazzo dentro, che aspetti-, la dolce tortura proseguì senza che lui affondasse dentro di lei, in compenso riprese a muoverle il plug nel culo, cosa che in ogni caso le dava parecchio piacere.
L'uomo spinse a fondo il plug prima di lasciarlo andare e si alzò -nooo ma perchè?? e ora che fa?- si domandò lei cercando di guardarlo ma senza riuscirci, lo vide apparire sul lato dove lei aveva la testa posata sul letto, le accarezzò i capelli e col suo ghigno sul volto le chiese “non dirmi che vorresti godere ancora schiava. Quante volte hai già sbrodolato stasera? Sei ingorda”.
Lei sapeva, ormai lo conosceva e immaginava fin troppo bene cosa voleva sentirsi dire ma non riusciva ancora a lasciarsi andare a tal punto da rispondere senza un grande sforzo, lui poi le stava passando le dita, che l'avevano massaggiata lungamente, sulla bocca e lei non riuscì a non passare la lingua sui polpastrelli poi prese un lungo respirò e provò a rispondere “Padrone, tu hai ... trasformato una donna normale in … una … nella tua cagna in calore. Quando tu mi parli, quando tu mi guardi io … non posso che bagnarmi e vorrei solo che tu mi usassi in tutti i modi possibili”.
-oddio l'ho detto- quasi non riusciva a credere di esserci riuscita, il volto rovente e paonazzo e un notevole sforzo mentale ma ce l'aveva fatta e le parole le erano uscite finalmente.
Il ghigno sul volto di lui si trasformò in un sorriso, la prese per il braccio rialzandole le spalle dal letto e sempre lasciandola in ginocchio la rigirò verso di lui “quindi sei la mia puttana? La mia porca? Mi appartieni?” chiese “si Padrone, sono tua, completamente tua, la tua troia” rispose lei mentre fissava il cazzo eretto di fronte a se. Era quasi certa che lui avrebbe fatto quel passo avanti che le consentisse di prenderlo in bocca ma invece si voltò e andato al tavolo, infilò le mani nella borsa.
Quando lui tornò da lei aveva in mano una catenella che lei conosceva già molto bene, cercò di rimanere neutra anche se aveva capito o almeno credeva.
Il Padrone si accucciò passando una clamp sul capezzolo che prese a stimolare con le dita e sentendolo ergersi immediatamente al suo tocco, chiuse gli occhi aspettandosi di sentire la clamp chiudersi su di lei mordendola forte e invece avvertì le dita che la frugavano tra le gambe, si leccò le labbra prima di morderle. La testa di lui si chinò sul suo petto e preso in bocca il capezzolo eretto lo leccò, lo succhiò e lo morse forte, le sfuggì un gridolino, lui continuava poi a massaggiarla e lei sapeva che avrebbe ripreso a bagnarsi abbondantemente.
La donna cominciò ad ansimare e si godeva il suo tocco quando un dolore la raggiunse, soffocò un urlo e spalancò gli occhi, vide che la clamp si era chiusa su una della piccole labbra, nemmeno il tempo di ragionare che l'altra clamp si chiuse sull'altra e lui teneva la catenella tesa, deglutì e alzò lo sguardo sul Padrone che le stava sorridendo “che succede schiava?” “niente Padrone, nulla”.
Lui si chinò nuovamente sul petto di lei e le leccò e morse i seni più volte con la catena nella mano che si tendeva a ogni movimento che le davano piccole fitte, i gemiti aumentarono di intensità così come gli umori che la stavano bagnando tra le gambe.
L'uomo si sollevò, la fissava con la catenella sempre tesa nella mano, diede piccoli strattoni che le fecero spalancare gli occhi “chiedimi di scoparti” le disse “ma sforzati di chiederlo bene mia piccola troia”
Dopo essersi leccata le labbra provò a rispondere “Padrone, per favore, la tua cagna vorrebbe che tu la scopassi forte ...per favore...” -ti prego non farmi dire altro, ti prego- pensò dopo aver parlato, lui non replicò per un tempo per lei fin troppo lungo poi mollò la catena e la rimise con le spalle e la testa sul letto, si mise dietro di lei e le spalancò ancora di più le gambe, senti il suo membro strofinarsi tra le labbra e penetrarla con forza. Rimase fermo col cazzo affondato interamente dentro di lei e portò le mani sui fianchi della donna artigliandoli e cominciando a muoversi veloce.
Ripresero quasi subito i gemiti mentre la fotteva in quel modo quasi brutale, nella sua mente temette di non reggere per poter chiedere il permesso al Padrone, la catena che tintinnava, le clamp che le stringevano ancora le labbra. Lui si fermò, lei aprì gli occhi, lui si sfilò e dopo aver passato la cappella più volte sullo sfintere la penetrò nuovamente tra le labbra, mentre la scopava lei sentì la mano di lui che si posava sul gluteo e il pollice che spingeva per farsi strada nel culo.
Andò avanti un po così scopandole la figa e penetrandola nel culo con il dito poi si fermò, si sfilò nuovamente e tolto il pollice lei sentì il cazzo spingere sul culo e affondare poco alla volta dentro di lei -o mio dio … il Padrone mi ha presa in parola e mi sta usando davvero in ogni modo- pensò godendosi ogni cosa lui le stava dando.
Lui si fermò di nuovo e la penetrò ancora nella figa che ora stava letteralmente colando. Lei avrebbe voluto toccarsi ma le mani legate dietro la schiena glielo impedivano “voglio che godi adesso” disse lui, lei non era certo lontana dall'orgasmo, sperò solo che lui non si fermasse di nuovo “si … Padrone … la tua puttana sta per … godere”. Non appena lei biascicò queste parole sentì uno strattone alla catena che staccò entrambe le clamp dalle labbra, non potè impedirsi di gridare, girò la testa sul copriletto mordendolo per limitare il rumore, il dolore era stato forte ma soprattutto inaspettato ma non aveva interrotto il piacere, anzi, riuscì a dire “godo ...” e l'orgasmo giunse quasi immediatamente.
Lui rallentò i movimenti poco alla volta sino a fermarsi, si tolse e si alzò in piedi andando poi a sollevarla dal letto, la guardò spettinata e sudata, ancora ansante, le si avvicinò “sai cosa fare” le disse. La ragazza non se lo fece ripetere e nonostante il fiato corto allungò la lingua e cominciò a leccare il cazzo bagnato di umori che il Padrone le stava reggendo con la mano, succhiò la cappella per quanto glielo consentiva il fiatone, sentì la mano che si posava sul suo capo, le stringeva i capelli come lei amava tanto e le teneva ferma la testa, sollevò lo sguardo sul viso del padrone incontrando i suoi occhi.
Lui le spinse avanti al testa tenendola ferma col cazzo affondato poi gliela mosse lentamente all'inizio poi più velocemente poi ancora lento e si tolse per schiaffeggiarla col cazzo, passarle la cappella sulle labbra e sul mento “dillo!” esordì lui, lei ingoiò l'eccesso di saliva e avvampando per l'ennesima volta disse “ti prego Padrone sborrami in bocca”. Lui sorrise e le rimise il cazzo fino in gola, riprese a scoparle la bocca fino a schizzarle dentro abbondanti fiotti di sperma.
Quando si fu ripreso le fece una carezza sul volto, lei si leccò le labbra sorridendogli a sua volta, lui passò dietro e le liberò i polsi, aiutandola poi ad alzarsi, la prese per la mano e la guidò nel bagno, apri l'acqua della doccia e appena fu calda al punto giusto entrò con lei. Si lavarono e si baciarono godendo dell'acqua tiepida che scivolava loro addosso.
Lei era sfinita ma felice, una volta uscita dal box si asciugò e quando vide che lui non la guardava si chinò per guardarsi le labbra gonfie e decisamente arrossate, passò l'asciugamano tra le gambe avvertendo un leggero indolenzimento ma sorrise comunque.
Lui uscì per primo dal bagno e quando uscì anche lei lo trovò già vestito, stava sistemando i suoi giochi nella borsa, la richiuse e le si avvicinò, le posò l'indice piegato sotto il mento per sollevarle la testa, le diede un lieve bacio sulle labbra “metti in carica il lush quando arrivi a casa, domani voglio che lo porti con te al lavoro e aspetta mie notizie, capito?” le disse ammiccando mentre le loro labbra ancora quasi si sfioravano “si mio Padrone, non vedo l'ora di risentirti” rispose lei, lui la bacio ancora e poi presa la borsa uscì chiudendosi la porta alle spalle.
di
scritto il
2022-11-14
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