L'inizio della fine
di
Numero primoencore
genere
dominazione
Quella con Fabio é stata una vita di alti e bassi. Non che non si andasse d'accordo, e per tanti motivi é stato un buon marito, bello da farmi sentire invidiata dalle amiche e dalle colleghe, e molto più attento della maggior parte degli uomini, e più che soddisfacente dal punto di vista sessuale, almeno fino ad un certo punto. Inizialmente mi stupirono le sue fantasie, fin troppo trasgressive e anche un po' violente, ma che mi affascinavano. Amava esibirmi, cosa che gratificava anche me quando gli sguardi degli altri uomini posarsi sulla mia scollatura o seguirmi mentre passavo loro accanto, inguainata negli abiti succinti che sceglievamo insieme, o quando in piscina e in spiaggia toglievo il reggiseno, o mi faceva arrotolare il costume intero perché restassi a seno nudo. Gli piaceva prendermi all'aperto, e mi piaceva scatenare la sua passione e la sua voglia di me in quel modo. E amava legarmi, in qualsiasi posizione e osservarmi, mentre io lo guardavo eccitata prima che mi saltasse addosso, o iniziasse a fare qualche giochetto. Il mio dolore e la mia paura lo eccitavano, come il mio timore di essere scoperti, e fino ad un certo punto lo assecondai senza remore. Un giorno però oltrepassò il limite, mostrandomi ad un amico comune passato casualmente a trovarci. Mi aveva appena immobilizzata e bendata, e lo fece entrare a darmi un'occhiata, sfilandomi gli slip in sua presenza, smanacciandomi le tette e strizzandomi i capezzoli facendomi gemere e contorcermi, per poi passarmi dietro e offrirgli la vista delle sue dita che si facevano strada tra le mie labbra. Non dissi nulla, ma spingendo la testa all'indietro da sotto alla benda riuscii a scorgere le scarpe ed i pantaloni di qualcuno a pochi metri da me. Lì per lì la cosa mi eccitò anche e lasciai che succedesse quello che doveva succedere, e per certi versi sapere di essere vista frustata e ricoperta di cera fusa, poi scopata come una qualsiasi puttana aumentò il mio piacere come anche quello di Fabio, che non avevo mai sentito così duro dentro di me, ma una volta libera lo affrontai duramente per quella che a tutti gli effetti era stata una violenza nei miei confronti, e alle sue giustificazioni risposi rabbiosa con una provocazione.
- se per te é un gioco non avrai niente in contrario a farlo a parti rovesciate, vero? Finora sono sempre stata io a lasciarti sbizzarrire, da oggi vorrei essere io ad avere le redini in mano, almeno qualche volta.
Sulle prime cercò di schivare il colpo, ma davanti alla mia rabbia decise di accettare un cambio di direzione nel nostro rapporto, e da quel momento iniziai io a sottomettere lui. Scoprii che comandarlo era molto più consono alla mia indole, e poco alla volta mi resi conto che potevo anche migliorare la mia vita, assegnandogli compiti sempre maggiori in casa e liberando più tempo libero per me stessa, oltre prendere l'iniziativa anche nella sfera sessuale, richiedendogli le prestazioni che preferivo, ancora prima di iniziare a legarlo. E lui si dimostrò da subito un uomo docile e disponibile a ricevere ordini, soprattutto quando venivano da una donna nuda o seminuda, e mi aiutò moltissimo nella scoperta delle torture che potevo praticare sul suo corpo e sulla sua mente.
- un giorno ti farò quello che hai fatto a me, così capirai cosa si prova ad essere torturati davanti ad un pubblico - gli dicevo mentre infierivo su di lui - e godrò vedendo la vergogna nei tuoi occhi. Alcune mie amiche sanno già che io sono la tua padrona, e ridono quando gli racconto quello che ti faccio.
Il fatto che lui si eccitasse mi spronò a tentare di farlo davvero, ma fino ad una vacanza in Sardegna non ebbi nemmeno il coraggio di farlo spogliare in un luogo pubblico. Era giugno, e una volta arrivati in una caletta piuttosto piccola ma deliziosa stendemmo i teli e mi stesi con un costume intero che lo faceva impazzire perché mi lasciava schiena e culo completamente scoperti, oltre a lasciar intravedere il lato del seno, mai stato grande ma con una bella forma. Quando fece per stendersi accanto a me lo guardai e gli dissi di sfilare il costume.
- ti voglio nudo, mi va di ammirarti.
- e se arriva qualcuno?
- allora ti sfoggerò anche. In questa spiaggia non vengono famiglie, nel caso saremo tutti maggiorenni e se non gli va lo spettacolo cambieranno spiaggia. Forza Schiavo, un po' di coraggio.
Sulle prime non mi ero resa conto di quanto il suo cognome, Schiavo appunto, fosse un presagio di quello che sarebbe diventato, e spesso lo chiamavo così senza pensarci, ma in quel frangente per la prima volta mi sorse il pensiero che potesse esserci un nesso, tanto che vidi un principio di erezione, non so se provocato dalla situazione o dall'essere chiamato in quel modo in una situazione di sottomissione. Comunque obbedì, riponendo il costume nello zaino.
- e cerca di controllarti, oppure fai un bagno se non riesci a tenere a bada il tuo coso. Restammo solo fino a fine mattinata, quando due ragazze fecero la loro comparsa sulla spiaggia, e vedendoci si avvicinarono per chiedere se la loro presenza ci infastidisse. Fabio era a pancia in giù e stava sonnecchiando quando una di loro mi rivolse la parola.
- no, nessun problema. É vero Schiavo? - feci toccandolo sulla schiena per svegliarlo, dopo che per la prima volta avevo usato il suo cognome con uno scopo preciso.
- che c'è? - fece lui sollevando la testa e trovandosi le due ragazze ad osservarlo.
- chiedono se ci danno fastidio, gli ho già risposto per entrambi che non ci sono problemi, giusto?
La ragazza che fino a quel momento non aveva detto nulla fece un appunto che mi cambiò la vita.
- beh, se lui é il tuo schiavo deve accettare la tua decisione, come dovrebbe fare anche lei - sentenziò indicando la sua compagna - grazie per l'accoglienza.
La ragazza che mi aveva rivolto la parola ebbe uno sguardo di ribellione, sedato con un semplice sguardo dall'altra, e si allontanarono per quanto la baietta consentisse, sistemando i loro teli, rimanendo in topless la dominante e nuda la sottomessa, ai cui capezzoli vidi brillare due piercing. Quando andammo verso l'acqua loro stavano nuotando, e risalendo ci trovammo molto vicini.
- praticate da molto? - mi chiese la donna, apparentemente mia coetanea e più vecchia di qualche anno della sua compagna. Erano piuttosto carine entrambe, Natalia dai lineamenti un po' spigolosi anche per la magrezza eccessiva, e Diana, la dominante con un corpo più atletico e i capelli raccolti in una coda foltissima, la cui unica pecca era il seno leggermente cadente.
- non tantissimo, meno di un anno in realtà, ma stiamo insieme da otto anni.
Prima era solo il mio compagno.
- e ti dominavo io - apostrofò Fabio un passo dietro di me, probabilmente impegnato a squadrare Natalia da vicino.
- ho imparato da uno bravo, lo ammetto.
- io non mi lascerei mai dominare, tanto meno da un uomo. Ogni tanto li uso, possono essere utili.
- aha? Pensavo che essere gay fosse una scelta più, come dire, esclusiva.
- preferisco le femmine. Ma ogni tanto mi concedo qualcosa di diverso.
- e lei é d'accordo, immagino.
- lei non ha voce in capitolo, naturalmente. Vero cucciola?
- no, lo sai Diana...
Il tono della risposta la stizzì e la risposta fu immediata.
- allora domani probabilmente la tua pelle non sarà così liscia e uniforme.
- ma stavo scherzando, dai.
- non importa. Tu non hai voce in capitolo, deve esserti chiaro. Schiava.
- mi é chiaro.
- mi é chiaro padrona.
- Mi é chiaro, padrona. Scusami
- così va meglio
Natalia uscì dall'acqua con gli occhi bassi.
- la punirai davvero per questo?
- certo. Tu non lo punisci mai?
- abbastanza spesso. Anche senza motivo. Anche perché gli piace.
- i maschi sono tutti o quasi alla ricerca di qualcuno più forte di loro. E noi donne lo siamo.
- É vero. Dipendiamo meno da certe appendici. Giusto, schiavo?
- di solito l'appendice piace anche a te...
Diana mi guardò come se si aspettasse una reazione adeguata da parte mia, e la accontentai.
- la tua appendice é abbastanza divertente, ma posso dimostrarti che non mi é indispensabile. Da oggi te lo dimostrerò. E credo che farai la fine di Natalia stasera.
Azzittito anche Fabio, scambiai un sorriso di intesa con Diana.
- così mi piaci. Ho un'idea, perché non andiamo a mangiare qualcosa? Solo noi due, loro li lasciamo qui...
- non pensi che potrebbero...passarsi il tempo in nostra assenza?
- non se li leghiamo
-oh...ma qui?
- in questa stagione non viene mai nessuno, credimi.
- se lo dici tu.
Lasciammo Natalia e Fabio legati, inginocchiati con le schiene contro una roccia. La mano destra di Fabio attaccata alla sinistra di Natalia, e la sua sinistra alla destra di lei, con le caviglie che seguirono la stessa sorte.
- non possono liberarsi. Andiamo a mangiare, voi non divertitevi troppo.
Trovai una grande affinità con Diana, e ci fummo molto simpatiche da subito. Gli raccontai la genesi della mia dominazione su Fabio, che lei condannò aspramente, e mi disse che avrei dovuto essere molto più dita nei suoi confronti, negandogli ogni approccio sessuale, o quantomeno ogni soddisfazione.
- e come?
- beh...gli blocchi il pisello e lo avrai in pugno.
- E come?
Prese il cellulare e mi mostrò una pagina dopo aver armeggiato un po' sulla tastiera.
- questa - la pagina mostrava un uomo nudo con il cazzo che cercava di drizzarsi, costretto in una specie di gabbietta che sembrava quasi entrargli nella carne - conosco molte ragazze che lo fanno ai loro fidanzati. Può essere un gioco divertente, per impedirgli di masturbarsi troppo, o di andare con altre, o una punizione tremenda se non gliela togli abbastanza a lungo.
- ma é terribile...e perfetta. Fabio si masturba spessissimo, anche se crede che io non lo sappia.
- così otterresti tutta la sua attenzione. Gli uomini sono governati dal cazzo, lo sai. Controlli quello e li controlli del tutto.
Il discorso con Diana fu illuminante, ma non solo per quel motivo. Tornati alla spiaggia slegammo i due malcapitati e li lasciammo mangiare quello che avevamo nel frigo portatile, e chiesi a Diana di presenziare alla punizione di Natalia.
- non vedo perché no. Lui verrà?
- no, lo lascio in camera. Legato - risposi alzando la voce perché mi sentisse - si divertirebbe troppo a guardare.
La punizione di Natalia si limitò a una ventina di frustate piuttosto blande, anche se la sua soglia del dolore doveva essere piuttosto bassa, poi Diana le lasciò le mani legate facendola gattonare nuda fino a dove ero seduta.
- ora ringrazierai la nostra ospite per averti degnato della sua attenzione.
- grazie per la sua presenza, padrona Marina.
- non basta. Chiedile se ti, umile schiava, puoi darle piacere.
Natalia ripeté la domanda, aggiungendo di sua testa
- posso leccarti fra le gambe, padrona Marina?
Avvampai. In realtà pensai a un umiliante per lei bacio dei piedi, ma un cunnilingus era sempre stato fuori dal mio pensiero.
- non...credo sia necessario - mormorai mentre sentivo l'incavo tra le cosce inumidirsi vergognosamente - ma non credo che sia...
- non essere timida. Facciamo una scommessa? Se sei bagnata come penso, devi farti sistemare da lei.
Maledetta...nel frattempo Natalia si era avvicinata e stava già sollevando il vestito, arrivando con le mani all'elastico del perizoma.
- ti prego, padrona Marina, se non mi permetti di farlo sarò punita ancora...
Allargai le ginocchia che tremavano e le feci scivolare le mani su di me, lasciando che si avvicinasse e iniziasse a leccarmi con grande lentezza e altrettanta esperienza.
- non c'è come una donna per dare piacere ad un'altra, sai? Poi mi dirai
Natalia seppe darmi piacere come nessun uomo era mai stato capace di fare, e Diana non tardò ad unirsi a noi dopo avermi spogliata, baciandomi la bocca, il collo e i seni, coprendomi tutta la schiena di baci, leccate e piccoli morsi che mi sfinirono letteralmente di piacere. Quando chiesi loro di fermarsi Diana prese il mio posto, ordinando a Natalia di leccarla.
- se te la senti puoi frustarla un po'. É più brava quando soffre.
- ma non é legata...
- starà al suo posto.
Scudisciai le natiche e la schiena della ragazza mentre Diana le teneva la testa con le mani e godeva della sua bocca. Natalia fu l'unica a non venire, e fu la conclusione della sua punizione. E io, tornando da Fabio non dissi nulla, ma lui capi che non avrei avuto bisogno, come gli avevo preannunciato. Continuammo ad incontrarci con loro alla spiaggia, e a condividere l'uso di Natalia per il resto della vacanza, mentre Fabio si limitava a servirmi o a subire torture da parte mia e di Diana, che si rivelò piuttosto esperta anche nel procurare dolore e umiliazione agli uomini.
Tornando a casa mi misi alla ricerca di una cintura adeguata, e quando arrivò obbligai Fabio a indossarla, e a non chiedermi mai di rimuoverla. Quando lo facevo era sempre legato, e i suoi orgasmi divennero sempre più rari ed umilianti. Era pronto per essere esposto in quello stato, e volevo che fosse molto più umiliante di quanto fosse stato per me tempo addietro. Fabio però, dopo i primi mesi in castità aveva accettato la sua posizione con una certa rassegnazione, con l'idea che compiacendomi avrebbe migliorato la sua posizione. In realtà, nelle sere in cui lo lasciavo immobilizzato a casa ad attendermi, avevo iniziato a frequentare Diana, che si recava spesso nella nostra città ed aveva varie conoscenze, tra cui Ilaria, una giovanissima ragazza arrivata dalla Sardegna che si era innamorata di me. Era una versione migliorata di Natalia, un po' più bassa ma leggermente più formosa, e non tardai ad iniziare la sua dominazione.
Con Fabio incatenato mani e piedi in mezzo alla sala, accolsi Diana e Alice, sia compagna di giochi del momento, e Ilaria, a cui ordinai di spogliarsi fino all'intimo. Fabio era eccitato dalle ragazze, ma quello che sentivo per lui era ormai l'affetto che si riserva al cane di casa. Non scopavamo da mesi, consentendogli di venire in maniera controllata solo per questioni di salute, ed era al mio servizio in tutto e per tutto senza più diritti nei miei confronti. In pratica la nostra relazione era finita, e glielo dissi.
Con Diana e Alice sul divano a osservare, alzai Ilaria e la baciai abbassandole le coppe del reggiseno sotto le tette e tirandole i capelli sulla nuca perché sollevasse la testa.
- questa, schiavo, é la mia schiava. Purtroppo per te ho scoperto di non avere davvero bisogno di te se non come animale da lavoro.
- padrona, io ti amo...
Era affranto, ed il tentativo di erezione sì afflosciò istantaneamente.
- in qualche modo anche io ti amo, ma non sento il bisogno di un uomo. Onestamente, da quando hai quella cintura non sei nemmeno più un uomo, ai miei occhi. Ti voglio bene, ma apprezzo di te quello che fai, e quello che ti lasci fare da me, umiliandoti e soffrendo per me. É quello che posso offrirti, una vita di dolore e frustrazione, di sottomissione assoluta e null'altro. Oppure dopo questa sera ti lascerò andare. Capirei, perché io non accetterei di cadere al livello che ti sto offrendo.
- io...vorrei restare con te. Non vederti nemmeno sarebbe troppo per me. No, non ce la farei. Ti prego...
- davvero vuoi questo? Vivere con me, soffrendo ogni giorno vedendomi che sto con un'altra, senza mai toccarmi o senza che io ti tocchi se non per punirti e trattarti per lo schiavo che sai di essere?
- io...si. andrò solo al lavoro, poi tornerò qui e farò quello che vuoi. Tutto, pur di restarti vicino.
- toccherai solo le donne a cui ti permetterò di avvicinarti, e rimarrai sempre nudo per far sapere a tutti che sei solo uno schiavo. Lo capisci questo?
- dio che vergogna...
- allora?
- va...va bene.
- e non potrai mai chiedermi dove sto andando. Servirai chiunque entri qui, uomini e donne, senza pensare che con chiunque tranne te potrò fare sesso. E chiunque potrà usarti come riterrà più opportuno.
- anche gli uomini?
- anche loro, se vorranno.
Rimase in silenzio. Diana aveva preso una mano di Alice e se l'era infilata fra le cosce. Ridacchiai, tirando la testa di Ilaria verso la mia e ficcandole la lingua in bocca, allontanandola con forza dopo qualche secondo, e lo vidi osservare i seni sodi della mia ragazza con desiderio.
- potrai vedermi solo se te lo permetterò io, magari per lavarmi o aiutarmi a vestirmi. E forse qualche volta ti ordinerò di leccarmi, di baciarmi le tette, ma non potrai pretendere nulla per te. Solo per ricordarti quello che hai perso. A queste condizioni accetti?
- non ho scelta...ti amo troppo Marina...non farmi questo...
- lo sto facendo. Dimmi che accetti, e spezzerò la chiave nella serratura, bloccandola con della colla epossidica. Per sempre.
- Sono solo tuo
- hai scelto il tuo destino, schiavo.
- ma non lo frusti nemmeno un po'? Magari lo facciamo torturare un po' dalle schiave, che dici?
-dopo, Diana. C'è tempo per tutto. Più tardi pensavo anche che potremmo giocare qui, attorno a lui, così per farlo impazzire un po', e poi torturarlo tutte insieme.
- buona idea. Ma prima mangiamo. Ho fame.
- e lui ci servirà.
Infilai la chiave nella serratura per l'ultima volta, e con una pinza la spezzai facendo sporgere il moncherino di un millimetro appena.
- perfetto. Ora l'attak.
Fabio piangeva, ma il cazzo gli stava colando liquido trasparente mentre tentava ancora di drizzarsi.
- sei patetico. Mi spiace, pensavo avresti avuto un guizzo d'orgoglio. Ma sei nato schiavo, non solo di nome.
- forse speravo che finisse così. Sono il tuo schiavo?
- no, sei un mio schiavo. Quello più in basso
- se per te é un gioco non avrai niente in contrario a farlo a parti rovesciate, vero? Finora sono sempre stata io a lasciarti sbizzarrire, da oggi vorrei essere io ad avere le redini in mano, almeno qualche volta.
Sulle prime cercò di schivare il colpo, ma davanti alla mia rabbia decise di accettare un cambio di direzione nel nostro rapporto, e da quel momento iniziai io a sottomettere lui. Scoprii che comandarlo era molto più consono alla mia indole, e poco alla volta mi resi conto che potevo anche migliorare la mia vita, assegnandogli compiti sempre maggiori in casa e liberando più tempo libero per me stessa, oltre prendere l'iniziativa anche nella sfera sessuale, richiedendogli le prestazioni che preferivo, ancora prima di iniziare a legarlo. E lui si dimostrò da subito un uomo docile e disponibile a ricevere ordini, soprattutto quando venivano da una donna nuda o seminuda, e mi aiutò moltissimo nella scoperta delle torture che potevo praticare sul suo corpo e sulla sua mente.
- un giorno ti farò quello che hai fatto a me, così capirai cosa si prova ad essere torturati davanti ad un pubblico - gli dicevo mentre infierivo su di lui - e godrò vedendo la vergogna nei tuoi occhi. Alcune mie amiche sanno già che io sono la tua padrona, e ridono quando gli racconto quello che ti faccio.
Il fatto che lui si eccitasse mi spronò a tentare di farlo davvero, ma fino ad una vacanza in Sardegna non ebbi nemmeno il coraggio di farlo spogliare in un luogo pubblico. Era giugno, e una volta arrivati in una caletta piuttosto piccola ma deliziosa stendemmo i teli e mi stesi con un costume intero che lo faceva impazzire perché mi lasciava schiena e culo completamente scoperti, oltre a lasciar intravedere il lato del seno, mai stato grande ma con una bella forma. Quando fece per stendersi accanto a me lo guardai e gli dissi di sfilare il costume.
- ti voglio nudo, mi va di ammirarti.
- e se arriva qualcuno?
- allora ti sfoggerò anche. In questa spiaggia non vengono famiglie, nel caso saremo tutti maggiorenni e se non gli va lo spettacolo cambieranno spiaggia. Forza Schiavo, un po' di coraggio.
Sulle prime non mi ero resa conto di quanto il suo cognome, Schiavo appunto, fosse un presagio di quello che sarebbe diventato, e spesso lo chiamavo così senza pensarci, ma in quel frangente per la prima volta mi sorse il pensiero che potesse esserci un nesso, tanto che vidi un principio di erezione, non so se provocato dalla situazione o dall'essere chiamato in quel modo in una situazione di sottomissione. Comunque obbedì, riponendo il costume nello zaino.
- e cerca di controllarti, oppure fai un bagno se non riesci a tenere a bada il tuo coso. Restammo solo fino a fine mattinata, quando due ragazze fecero la loro comparsa sulla spiaggia, e vedendoci si avvicinarono per chiedere se la loro presenza ci infastidisse. Fabio era a pancia in giù e stava sonnecchiando quando una di loro mi rivolse la parola.
- no, nessun problema. É vero Schiavo? - feci toccandolo sulla schiena per svegliarlo, dopo che per la prima volta avevo usato il suo cognome con uno scopo preciso.
- che c'è? - fece lui sollevando la testa e trovandosi le due ragazze ad osservarlo.
- chiedono se ci danno fastidio, gli ho già risposto per entrambi che non ci sono problemi, giusto?
La ragazza che fino a quel momento non aveva detto nulla fece un appunto che mi cambiò la vita.
- beh, se lui é il tuo schiavo deve accettare la tua decisione, come dovrebbe fare anche lei - sentenziò indicando la sua compagna - grazie per l'accoglienza.
La ragazza che mi aveva rivolto la parola ebbe uno sguardo di ribellione, sedato con un semplice sguardo dall'altra, e si allontanarono per quanto la baietta consentisse, sistemando i loro teli, rimanendo in topless la dominante e nuda la sottomessa, ai cui capezzoli vidi brillare due piercing. Quando andammo verso l'acqua loro stavano nuotando, e risalendo ci trovammo molto vicini.
- praticate da molto? - mi chiese la donna, apparentemente mia coetanea e più vecchia di qualche anno della sua compagna. Erano piuttosto carine entrambe, Natalia dai lineamenti un po' spigolosi anche per la magrezza eccessiva, e Diana, la dominante con un corpo più atletico e i capelli raccolti in una coda foltissima, la cui unica pecca era il seno leggermente cadente.
- non tantissimo, meno di un anno in realtà, ma stiamo insieme da otto anni.
Prima era solo il mio compagno.
- e ti dominavo io - apostrofò Fabio un passo dietro di me, probabilmente impegnato a squadrare Natalia da vicino.
- ho imparato da uno bravo, lo ammetto.
- io non mi lascerei mai dominare, tanto meno da un uomo. Ogni tanto li uso, possono essere utili.
- aha? Pensavo che essere gay fosse una scelta più, come dire, esclusiva.
- preferisco le femmine. Ma ogni tanto mi concedo qualcosa di diverso.
- e lei é d'accordo, immagino.
- lei non ha voce in capitolo, naturalmente. Vero cucciola?
- no, lo sai Diana...
Il tono della risposta la stizzì e la risposta fu immediata.
- allora domani probabilmente la tua pelle non sarà così liscia e uniforme.
- ma stavo scherzando, dai.
- non importa. Tu non hai voce in capitolo, deve esserti chiaro. Schiava.
- mi é chiaro.
- mi é chiaro padrona.
- Mi é chiaro, padrona. Scusami
- così va meglio
Natalia uscì dall'acqua con gli occhi bassi.
- la punirai davvero per questo?
- certo. Tu non lo punisci mai?
- abbastanza spesso. Anche senza motivo. Anche perché gli piace.
- i maschi sono tutti o quasi alla ricerca di qualcuno più forte di loro. E noi donne lo siamo.
- É vero. Dipendiamo meno da certe appendici. Giusto, schiavo?
- di solito l'appendice piace anche a te...
Diana mi guardò come se si aspettasse una reazione adeguata da parte mia, e la accontentai.
- la tua appendice é abbastanza divertente, ma posso dimostrarti che non mi é indispensabile. Da oggi te lo dimostrerò. E credo che farai la fine di Natalia stasera.
Azzittito anche Fabio, scambiai un sorriso di intesa con Diana.
- così mi piaci. Ho un'idea, perché non andiamo a mangiare qualcosa? Solo noi due, loro li lasciamo qui...
- non pensi che potrebbero...passarsi il tempo in nostra assenza?
- non se li leghiamo
-oh...ma qui?
- in questa stagione non viene mai nessuno, credimi.
- se lo dici tu.
Lasciammo Natalia e Fabio legati, inginocchiati con le schiene contro una roccia. La mano destra di Fabio attaccata alla sinistra di Natalia, e la sua sinistra alla destra di lei, con le caviglie che seguirono la stessa sorte.
- non possono liberarsi. Andiamo a mangiare, voi non divertitevi troppo.
Trovai una grande affinità con Diana, e ci fummo molto simpatiche da subito. Gli raccontai la genesi della mia dominazione su Fabio, che lei condannò aspramente, e mi disse che avrei dovuto essere molto più dita nei suoi confronti, negandogli ogni approccio sessuale, o quantomeno ogni soddisfazione.
- e come?
- beh...gli blocchi il pisello e lo avrai in pugno.
- E come?
Prese il cellulare e mi mostrò una pagina dopo aver armeggiato un po' sulla tastiera.
- questa - la pagina mostrava un uomo nudo con il cazzo che cercava di drizzarsi, costretto in una specie di gabbietta che sembrava quasi entrargli nella carne - conosco molte ragazze che lo fanno ai loro fidanzati. Può essere un gioco divertente, per impedirgli di masturbarsi troppo, o di andare con altre, o una punizione tremenda se non gliela togli abbastanza a lungo.
- ma é terribile...e perfetta. Fabio si masturba spessissimo, anche se crede che io non lo sappia.
- così otterresti tutta la sua attenzione. Gli uomini sono governati dal cazzo, lo sai. Controlli quello e li controlli del tutto.
Il discorso con Diana fu illuminante, ma non solo per quel motivo. Tornati alla spiaggia slegammo i due malcapitati e li lasciammo mangiare quello che avevamo nel frigo portatile, e chiesi a Diana di presenziare alla punizione di Natalia.
- non vedo perché no. Lui verrà?
- no, lo lascio in camera. Legato - risposi alzando la voce perché mi sentisse - si divertirebbe troppo a guardare.
La punizione di Natalia si limitò a una ventina di frustate piuttosto blande, anche se la sua soglia del dolore doveva essere piuttosto bassa, poi Diana le lasciò le mani legate facendola gattonare nuda fino a dove ero seduta.
- ora ringrazierai la nostra ospite per averti degnato della sua attenzione.
- grazie per la sua presenza, padrona Marina.
- non basta. Chiedile se ti, umile schiava, puoi darle piacere.
Natalia ripeté la domanda, aggiungendo di sua testa
- posso leccarti fra le gambe, padrona Marina?
Avvampai. In realtà pensai a un umiliante per lei bacio dei piedi, ma un cunnilingus era sempre stato fuori dal mio pensiero.
- non...credo sia necessario - mormorai mentre sentivo l'incavo tra le cosce inumidirsi vergognosamente - ma non credo che sia...
- non essere timida. Facciamo una scommessa? Se sei bagnata come penso, devi farti sistemare da lei.
Maledetta...nel frattempo Natalia si era avvicinata e stava già sollevando il vestito, arrivando con le mani all'elastico del perizoma.
- ti prego, padrona Marina, se non mi permetti di farlo sarò punita ancora...
Allargai le ginocchia che tremavano e le feci scivolare le mani su di me, lasciando che si avvicinasse e iniziasse a leccarmi con grande lentezza e altrettanta esperienza.
- non c'è come una donna per dare piacere ad un'altra, sai? Poi mi dirai
Natalia seppe darmi piacere come nessun uomo era mai stato capace di fare, e Diana non tardò ad unirsi a noi dopo avermi spogliata, baciandomi la bocca, il collo e i seni, coprendomi tutta la schiena di baci, leccate e piccoli morsi che mi sfinirono letteralmente di piacere. Quando chiesi loro di fermarsi Diana prese il mio posto, ordinando a Natalia di leccarla.
- se te la senti puoi frustarla un po'. É più brava quando soffre.
- ma non é legata...
- starà al suo posto.
Scudisciai le natiche e la schiena della ragazza mentre Diana le teneva la testa con le mani e godeva della sua bocca. Natalia fu l'unica a non venire, e fu la conclusione della sua punizione. E io, tornando da Fabio non dissi nulla, ma lui capi che non avrei avuto bisogno, come gli avevo preannunciato. Continuammo ad incontrarci con loro alla spiaggia, e a condividere l'uso di Natalia per il resto della vacanza, mentre Fabio si limitava a servirmi o a subire torture da parte mia e di Diana, che si rivelò piuttosto esperta anche nel procurare dolore e umiliazione agli uomini.
Tornando a casa mi misi alla ricerca di una cintura adeguata, e quando arrivò obbligai Fabio a indossarla, e a non chiedermi mai di rimuoverla. Quando lo facevo era sempre legato, e i suoi orgasmi divennero sempre più rari ed umilianti. Era pronto per essere esposto in quello stato, e volevo che fosse molto più umiliante di quanto fosse stato per me tempo addietro. Fabio però, dopo i primi mesi in castità aveva accettato la sua posizione con una certa rassegnazione, con l'idea che compiacendomi avrebbe migliorato la sua posizione. In realtà, nelle sere in cui lo lasciavo immobilizzato a casa ad attendermi, avevo iniziato a frequentare Diana, che si recava spesso nella nostra città ed aveva varie conoscenze, tra cui Ilaria, una giovanissima ragazza arrivata dalla Sardegna che si era innamorata di me. Era una versione migliorata di Natalia, un po' più bassa ma leggermente più formosa, e non tardai ad iniziare la sua dominazione.
Con Fabio incatenato mani e piedi in mezzo alla sala, accolsi Diana e Alice, sia compagna di giochi del momento, e Ilaria, a cui ordinai di spogliarsi fino all'intimo. Fabio era eccitato dalle ragazze, ma quello che sentivo per lui era ormai l'affetto che si riserva al cane di casa. Non scopavamo da mesi, consentendogli di venire in maniera controllata solo per questioni di salute, ed era al mio servizio in tutto e per tutto senza più diritti nei miei confronti. In pratica la nostra relazione era finita, e glielo dissi.
Con Diana e Alice sul divano a osservare, alzai Ilaria e la baciai abbassandole le coppe del reggiseno sotto le tette e tirandole i capelli sulla nuca perché sollevasse la testa.
- questa, schiavo, é la mia schiava. Purtroppo per te ho scoperto di non avere davvero bisogno di te se non come animale da lavoro.
- padrona, io ti amo...
Era affranto, ed il tentativo di erezione sì afflosciò istantaneamente.
- in qualche modo anche io ti amo, ma non sento il bisogno di un uomo. Onestamente, da quando hai quella cintura non sei nemmeno più un uomo, ai miei occhi. Ti voglio bene, ma apprezzo di te quello che fai, e quello che ti lasci fare da me, umiliandoti e soffrendo per me. É quello che posso offrirti, una vita di dolore e frustrazione, di sottomissione assoluta e null'altro. Oppure dopo questa sera ti lascerò andare. Capirei, perché io non accetterei di cadere al livello che ti sto offrendo.
- io...vorrei restare con te. Non vederti nemmeno sarebbe troppo per me. No, non ce la farei. Ti prego...
- davvero vuoi questo? Vivere con me, soffrendo ogni giorno vedendomi che sto con un'altra, senza mai toccarmi o senza che io ti tocchi se non per punirti e trattarti per lo schiavo che sai di essere?
- io...si. andrò solo al lavoro, poi tornerò qui e farò quello che vuoi. Tutto, pur di restarti vicino.
- toccherai solo le donne a cui ti permetterò di avvicinarti, e rimarrai sempre nudo per far sapere a tutti che sei solo uno schiavo. Lo capisci questo?
- dio che vergogna...
- allora?
- va...va bene.
- e non potrai mai chiedermi dove sto andando. Servirai chiunque entri qui, uomini e donne, senza pensare che con chiunque tranne te potrò fare sesso. E chiunque potrà usarti come riterrà più opportuno.
- anche gli uomini?
- anche loro, se vorranno.
Rimase in silenzio. Diana aveva preso una mano di Alice e se l'era infilata fra le cosce. Ridacchiai, tirando la testa di Ilaria verso la mia e ficcandole la lingua in bocca, allontanandola con forza dopo qualche secondo, e lo vidi osservare i seni sodi della mia ragazza con desiderio.
- potrai vedermi solo se te lo permetterò io, magari per lavarmi o aiutarmi a vestirmi. E forse qualche volta ti ordinerò di leccarmi, di baciarmi le tette, ma non potrai pretendere nulla per te. Solo per ricordarti quello che hai perso. A queste condizioni accetti?
- non ho scelta...ti amo troppo Marina...non farmi questo...
- lo sto facendo. Dimmi che accetti, e spezzerò la chiave nella serratura, bloccandola con della colla epossidica. Per sempre.
- Sono solo tuo
- hai scelto il tuo destino, schiavo.
- ma non lo frusti nemmeno un po'? Magari lo facciamo torturare un po' dalle schiave, che dici?
-dopo, Diana. C'è tempo per tutto. Più tardi pensavo anche che potremmo giocare qui, attorno a lui, così per farlo impazzire un po', e poi torturarlo tutte insieme.
- buona idea. Ma prima mangiamo. Ho fame.
- e lui ci servirà.
Infilai la chiave nella serratura per l'ultima volta, e con una pinza la spezzai facendo sporgere il moncherino di un millimetro appena.
- perfetto. Ora l'attak.
Fabio piangeva, ma il cazzo gli stava colando liquido trasparente mentre tentava ancora di drizzarsi.
- sei patetico. Mi spiace, pensavo avresti avuto un guizzo d'orgoglio. Ma sei nato schiavo, non solo di nome.
- forse speravo che finisse così. Sono il tuo schiavo?
- no, sei un mio schiavo. Quello più in basso
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