Gola profonda
di
Elderwand
genere
gay
Un messaggio sul cellulare.
Accesi il display del telefono per leggerlo. Era lui. Mi aveva scritto: “Scendi! Sono dietro l’angolo”.
In fretta e furia mi misi le scarpe, salutai i miei dicendo loro che andavo a fare una passeggiata, e senza attendere una loro riposta mi chiusi la porta le spalle.
Ero così impaziente di vederlo che presi a saltare gli scalini del palazzo a due a due, col rischio di cadere e rompermi qualcosa. Ma non mi interessava. Erano quasi le undici di sera e un messaggio da parte sua con scritto che era sotto casa voleva dire solo una cosa: cazzo in vista.
Uscii dal portone e girai l’angolo dove aveva detto che era. Vidi la sua macchina, una Ford Fiesta di seconda mano, parcheggiata a un lato della strada, dove la luce del lampione non arrivava.
Mi infilai nella macchina senza neanche guardare.
“Ciao bello” mi disse.
Carlo era un uomo di quarantasei anni circa, sposato e padre del mio migliore amico. Non dimostrava la sua età, sembrava piuttosto giovane, possente e muscoloso, glabro e con la testa rasata e una faccia tonda. Nel complesso era un bell’uomo, ma quel che per me contava era il suo piccolo amico. Piccolo così per dire. La sua era una verga di venti centimetri, piuttosto grossa. Lo sapevo perché ci avevo giocato diverse volte. Carlo diceva sempre che io ero la sua piccola passera. Mi eccitava quando diceva quelle cose.
“Come mai non sei a casa?” gli chiesi, guardandolo con desiderio. Lui sembrava strano. Aveva la faccia impassibile ma dagli occhi capivo che era arrapato al massimo. Come non l’avevo mai visto. E lui quando si eccitava era una furia, un tornado.
“Non riuscivo a stare a casa. Mia moglie ce l’ha con me e non vuole scopare, così sono venuto a cercarti” disse guardandomi la patta dei pantaloni.
“Ma certo, amore! Non ti preoccupare, che te ne frega di tua moglie quando hai me?” gli dissi d’impeto.
“Hai ragione! Dovrebbe imparare da te come si fa la moglie. Se potessi esserlo tu…”
Lo guardai sorridendo con malizia. Non aspettai che dicesse altro. Aveva i pantaloni sbottonati. Mi abbassai repentinamente e feci saltare fuori dai boxer il suo cazzo enorme. Quella sera era proprio eccitato. Lo presi in bocca tutto, senza aspettare altro, mentre lui si sistemava comodamente poggiando la testa sul poggiatesta del sedile. Mi eccitava da morire l’idea di farlo in macchina, a pochi passi da casa mia, e sentivo Carlo gemere come quando mi fotteva regolarmente. Ero sicuro che il giorno dopo mi avrebbe fatto male da morire il culo. Ma non mi importava, se questo era il costo da pagare per soddisfare il mio amore. Gli avrei dato quello che voleva e che la moglie quella sera gli aveva negato. E anche di più.
Stavo molto attento a succhiargli il cazzo per bene. Mi diceva sempre che le pompe erano la cosa che amava di più e che lo facevano eccitare da morire. Anche a me piace fare i pompini, soprattutto quelli lunghi. Ho visto un sacco di video porno e sono molto bravo. Quella sera infatti ero più che intenzionato a farlo venire. Di solito lui ci mette molto a venire, riesce a controllarsi per potermi poi venire nel culo. Ma io volevo eccitarlo a tal punto da farlo venire nella mia bocca e ingoiare tutto quel nettare divino.
Andavo su e giù con la testa, passando quella verga bellissima tra le mie labbra aiutandomi con un gioco di lingua. Stuzzicavo ogni parte di quella mazza e gemevo allo stesso tempo. Anche lui mi aiutava spingendomi con la mano la testa sempre più a fondo. In quel modo mi faceva capire che voleva che infilassi il cazzo nella mia bocca fino all’ultimo centimetro. Lo feci fino quasi a soffocare e continuai a lavorarmi quel suo arnese leccandolo e succhiandolo come un vero pompinaro. Lui godeva da matti, lo sentivo gemere più del solito.
Cominciai a muovermi più velocemente, ormai avevo il suo pene completamente in bocca, pieno di saliva e non avevo alcuna intenzione di toglierlo. Alla fine, quello che desideravo si avverò. Il mio amore proruppe in un urlo grottesco e sentii la sua calda sborra invadermi la bocca. Cercai di risucchiarla tutta e ingoiarla per non sprecarne neanche un po’, mentre il mio amore mi massaggiava la testa godendo come un porco.
Dopo avergli ripulito per bene il cazzo dalla sborra, ripresi per un po’ a succhiarglielo in modo che tornasse ad essere bello duro e turgido come prima. Dopo qualche tempo, mi afferrò la testa e mi spinse via con violenza. Lo guardai con desiderio, aveva la faccia tutta rossa e gli occhi eccitati, mi guardava dalla testa ai piedi con fare provocatorio e sapevo che quando fa così vuole che mi tolga i vestiti.
Mi sfilai il pantalone e i boxer sotto i suoi occhi eccitati, mentre si masturbava con una mano e con l’altra mi accarezzava. Lasciai solo la maglietta addosso, dopo di ché salii sulle sue gambe e iniziammo a baciarci con una violenza selvaggia. Avevo il culo in direzione dello sterzo, lui mi accarezzava le chiappe con entrambe le mani e io naturalmente lo lasciavo fare. Di tanto in tanto poi mi stuzzicava il buco con le dita.
“E’ stato il pompino più bello che tu mi abbia mai fatto! Mi mancava il respiro!” Poi, aggiunse: “Ti ripagherò con una chiavata che non scorderai facilmente!”
E mi scopò con una tale violenza che alla fine quasi svenni, il suo seme caldo gocciolante tra le mie cosce arrossate.
Accesi il display del telefono per leggerlo. Era lui. Mi aveva scritto: “Scendi! Sono dietro l’angolo”.
In fretta e furia mi misi le scarpe, salutai i miei dicendo loro che andavo a fare una passeggiata, e senza attendere una loro riposta mi chiusi la porta le spalle.
Ero così impaziente di vederlo che presi a saltare gli scalini del palazzo a due a due, col rischio di cadere e rompermi qualcosa. Ma non mi interessava. Erano quasi le undici di sera e un messaggio da parte sua con scritto che era sotto casa voleva dire solo una cosa: cazzo in vista.
Uscii dal portone e girai l’angolo dove aveva detto che era. Vidi la sua macchina, una Ford Fiesta di seconda mano, parcheggiata a un lato della strada, dove la luce del lampione non arrivava.
Mi infilai nella macchina senza neanche guardare.
“Ciao bello” mi disse.
Carlo era un uomo di quarantasei anni circa, sposato e padre del mio migliore amico. Non dimostrava la sua età, sembrava piuttosto giovane, possente e muscoloso, glabro e con la testa rasata e una faccia tonda. Nel complesso era un bell’uomo, ma quel che per me contava era il suo piccolo amico. Piccolo così per dire. La sua era una verga di venti centimetri, piuttosto grossa. Lo sapevo perché ci avevo giocato diverse volte. Carlo diceva sempre che io ero la sua piccola passera. Mi eccitava quando diceva quelle cose.
“Come mai non sei a casa?” gli chiesi, guardandolo con desiderio. Lui sembrava strano. Aveva la faccia impassibile ma dagli occhi capivo che era arrapato al massimo. Come non l’avevo mai visto. E lui quando si eccitava era una furia, un tornado.
“Non riuscivo a stare a casa. Mia moglie ce l’ha con me e non vuole scopare, così sono venuto a cercarti” disse guardandomi la patta dei pantaloni.
“Ma certo, amore! Non ti preoccupare, che te ne frega di tua moglie quando hai me?” gli dissi d’impeto.
“Hai ragione! Dovrebbe imparare da te come si fa la moglie. Se potessi esserlo tu…”
Lo guardai sorridendo con malizia. Non aspettai che dicesse altro. Aveva i pantaloni sbottonati. Mi abbassai repentinamente e feci saltare fuori dai boxer il suo cazzo enorme. Quella sera era proprio eccitato. Lo presi in bocca tutto, senza aspettare altro, mentre lui si sistemava comodamente poggiando la testa sul poggiatesta del sedile. Mi eccitava da morire l’idea di farlo in macchina, a pochi passi da casa mia, e sentivo Carlo gemere come quando mi fotteva regolarmente. Ero sicuro che il giorno dopo mi avrebbe fatto male da morire il culo. Ma non mi importava, se questo era il costo da pagare per soddisfare il mio amore. Gli avrei dato quello che voleva e che la moglie quella sera gli aveva negato. E anche di più.
Stavo molto attento a succhiargli il cazzo per bene. Mi diceva sempre che le pompe erano la cosa che amava di più e che lo facevano eccitare da morire. Anche a me piace fare i pompini, soprattutto quelli lunghi. Ho visto un sacco di video porno e sono molto bravo. Quella sera infatti ero più che intenzionato a farlo venire. Di solito lui ci mette molto a venire, riesce a controllarsi per potermi poi venire nel culo. Ma io volevo eccitarlo a tal punto da farlo venire nella mia bocca e ingoiare tutto quel nettare divino.
Andavo su e giù con la testa, passando quella verga bellissima tra le mie labbra aiutandomi con un gioco di lingua. Stuzzicavo ogni parte di quella mazza e gemevo allo stesso tempo. Anche lui mi aiutava spingendomi con la mano la testa sempre più a fondo. In quel modo mi faceva capire che voleva che infilassi il cazzo nella mia bocca fino all’ultimo centimetro. Lo feci fino quasi a soffocare e continuai a lavorarmi quel suo arnese leccandolo e succhiandolo come un vero pompinaro. Lui godeva da matti, lo sentivo gemere più del solito.
Cominciai a muovermi più velocemente, ormai avevo il suo pene completamente in bocca, pieno di saliva e non avevo alcuna intenzione di toglierlo. Alla fine, quello che desideravo si avverò. Il mio amore proruppe in un urlo grottesco e sentii la sua calda sborra invadermi la bocca. Cercai di risucchiarla tutta e ingoiarla per non sprecarne neanche un po’, mentre il mio amore mi massaggiava la testa godendo come un porco.
Dopo avergli ripulito per bene il cazzo dalla sborra, ripresi per un po’ a succhiarglielo in modo che tornasse ad essere bello duro e turgido come prima. Dopo qualche tempo, mi afferrò la testa e mi spinse via con violenza. Lo guardai con desiderio, aveva la faccia tutta rossa e gli occhi eccitati, mi guardava dalla testa ai piedi con fare provocatorio e sapevo che quando fa così vuole che mi tolga i vestiti.
Mi sfilai il pantalone e i boxer sotto i suoi occhi eccitati, mentre si masturbava con una mano e con l’altra mi accarezzava. Lasciai solo la maglietta addosso, dopo di ché salii sulle sue gambe e iniziammo a baciarci con una violenza selvaggia. Avevo il culo in direzione dello sterzo, lui mi accarezzava le chiappe con entrambe le mani e io naturalmente lo lasciavo fare. Di tanto in tanto poi mi stuzzicava il buco con le dita.
“E’ stato il pompino più bello che tu mi abbia mai fatto! Mi mancava il respiro!” Poi, aggiunse: “Ti ripagherò con una chiavata che non scorderai facilmente!”
E mi scopò con una tale violenza che alla fine quasi svenni, il suo seme caldo gocciolante tra le mie cosce arrossate.
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