Accadde dopo un sogno 2.

di
genere
etero

Accettai l'invito di Michela la camerierinadai capelli lunghissimi e rossi dagli occhi verde smeraldo e cosce, seno e culetto tondo e sodo da agguantare con sadica decisione e poi punzecchiarlo con spilloni. Andammo subito in camera mia e lei si spogliò rapidamente e subito dopo si sdraiò sul lettone osservandomi mentre mi spogliavo poi, quando mi sdraiai accanto a lei, subito mi si mise a cavalcioni ponendo la sua fighina pelosissima, rosso mogano sopra la mia bocca e si prese in bocca il batacchio introducendolo dentro con un pò di fatica ed in pochi attimi il mio giocattolone si era gonfiato come un dirigibile e quando capì che stavo per venirmene, per godere, allora lo tirò fuori dalla sua boccuccia e ci si lavò interamente il visetto godendosi lo scatenato e potente spruzzo. Dopo la possedei trapanandola col batacchione già di nuovo in tiro e la stantuffai molto a lungo sborrando poi finalmente e lei godette con acute grida che mi fecero accapponare la pelle. dall'acuto che pronunciava. Quando poi, dopo la brevissima sosta ripresi a scaldarla di nuovo carezzandola e slinguandola dapertutto, la rigirai a pancia sotto ed iniziai a scaldarla leccandole l'ano che si stringeva e poi allargava, facendomi capire così che potevo provare a penetrarla nel appetitoso culetto e quindi avvicinai al forellino il batacchio ma lei fece un salto all'indietro per evitare di essere inculata ma io non desistei e anzi , presi dal comodino una fascetta bloccante che usano di solito gli elettricisti per unire cavi elettrici e con quella le bloccai i polsi tenendoli dietro alla schiena uno unito all'altro, impedendole di muoversi con le mani e potere subire la penetrazione da me attesissima ed eccitante così poi feci altrettanto fissando un'altra fascetta alle caviglie permettendomi finalmente a infilarle il cazzone nel angusto buchetto che il batacchione trattò come una sonda creò il foro del Monte Bianco! La rossa gemeva, urlava tentando di scalciare come un cavallo imbizzarrito ma le fascette facevano bene il loro dovere ed io stragodevo da matti fino ad arrivare a sborrarle un fiume di sperma ma poi però rimasi colpito nel vederla e sentirla piangere a dirotto, accusandomi di averla sverginata nel culetto ed allora la cosa mi rifece nuovamente scuotere e subito dopo mi rimisi a scoparla ancora trattenuta ferma, immobile dalle legatura e la feci urlare sì ma solo di piacere ed alla fine si prese la lunga e bollente sborrata e lì arrivammo a godere insieme e lei, presa dalla eccitazione, prima mi diede un succhione sul collo ma poi allo stesso punto mi morse procurandomi un dolore fortissimo. Preso dal dolore, non ci vidi più e, senza ragionarci sopra, la presi letteralmente in braccio e la portai nel sotterraneo dove avevo la sala delle torture e, le fissai una caviglia ad un anello del lettino, poi anche l'altra ugualmente e tenei fermi i polsi legati dalla fascetta con un cordino d'acciaio. A pancia sotto non potè vedere cosa stave per accadere a suo discapito...chiusi bene la porta insonorizzata della stanza a sua volta con pareti imbottite ed isolate e, dopo iniziai a sculacciarla con una palettina da un lato liscia ma l'altro lato era munito di borchie appuntite che le segnarono le graziose natiche ed in poco tempo aveva striature e segni violacei per le palettate ben assestate. Dopo la rigirai a pancia sopra e le posi delle mollette da bucato sui seni, alle grandi labbra alla figa e poi iniziai a bucherellarla con spille dorate appositamente per non provocare infezioni e la rigirai ancora per farle provare le aguzze punte delle spille al bel culo che martoriai per lungo tempo ed intanto le spiegai che quel morso datomi sul collo lo avrebbe pagato caramente e dopo che le sfilai tutti fino all'ultimo ago, le feci vedere una cannula da clistere ben grossa, in lattice che le infilai poi nell'ano facendola ben gridare e, riempita di acqua ben calda la sacca appesa al muro, gliela feci scendere nel culetto e lei già m'implorava di smettere ma gliela feci sorbire fino all'ultima goccia ed infine, preso dal sonno, le spiegai che la sua tortura non era ancora finita e l'indomani sarebbe stata anche rieducata dalle mie assistenti. La lasciai chiaramente legata al lettino ma con una catena che le avrebbe consentito di arrivare fino al bagno. Raggiunta la mia camera mi sdraiai sul lettone e crollai in un sonno profondo. Al mattino trovai le assitenti ad attendermi per la colazione a tavola e dopo averle raccontato di come si era comportata la cameriea rossa, anche loro convenirono che andava giustiziata e così dopo ce ne scendemmo al sotterraneo ed entrammo nella stanza dove la rossa la trovammo crollata dal sonno sdraiata sul pavimento ed io stesso la volli svegliare con schiaffoni sul viso ed in tre la immobilizzammo, stendendola sul lettino per poi legarla con catenelle a polsi e caviglie ma a pancia sotto per poterla scudisciare proseguendo poi a sculacciarla a turno da tutti noi tre e, dopo che me la scopai con il generoso batacchione, anche le mie assistenti si servirono di falli di lattice ben grossi e la possederono in bocca ed in culo facendola così gridare straziatamente, poi dovemmo decidere cosa farne di lei anche perchè se la liberavamo sarebbe certamente volata dai Carabinieri a denunciarci, quindi stabilimmo che la avremmo eliminata senza fretta ed infatti ce la tenemmo per due giorni ancora come prigioniera in sala torture, giocandoci con clisteri bollenti, aghi da lana ben erti e la punzecchiavamo dapertutto il corpo e, dopo averla nuovamente inculata prima da me e poi dai falli finti, mi decisi a farle delle bruciature che la fecero gridare straziandola a lungo; poi fu presa la decisione di farla finire di soffrire inculandola con falli di acciaio eletrificati che le mandavano in corpo scariche elettriche dolorosissime a tal punto che il suo cuore non resse più il dolore e quindi passò ad altra vita. Decidemmo poi di usare lo scavatorino che impegnavo per fare buche per alberi e con quello scavai la fossa dove la rossa, avvolta in un sacco di tela, fu collocata e ricoperta di terra per ben due metri e poi ce ne tornammo a casa a darci una lavata. Nel tardo mattino ci venne voglia di andarcene in città a cercare nuove schiave da educare ma era già abbastanza tardi per trovare gente su strade e così rimandammo tutto al pomeriggio e ce ne andammo a pranzo per metterci in moto dopo il riposino estivo.
scritto il
2022-07-13
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