20 - Come sono diventata una Professionista (Parte I)

di
genere
prime esperienze

Se mi chiedessero come tutto è iniziato non saprei rispondere, probabilmente le circostanze, la predisposizione e le amicizie mi hanno fatto diventare quella che sono.
Mi chiamo Ashley, sono nata e vissuta nella contea di Webster nel cuore degli States fra i campi di mais che circondano la cittadina di Fort Dodge dove ho frequentato la scuola e il college. In questa cittadina di 25.000 anime, dove oltre al gesso si producono macchine agricole, ho trascorso la giovinezza prima di trasferirmi nella grande mela.
Mio padre possiede una fattoria di trecento acri in cui coltiva mais e alleva bovini di razza Hereford. E’ il tipico americano del middle east: biondo carnagione chiara, occhi grigi, un metro e novanta di muscoli, giocatore di football prima nella squadra della scuola, il Fort Dodge Senior High e poi in quella dell’Iowa Central Community College. Terminato il college si è dedicato alla gestione della fattoria. Conobbe mia madre durante un viaggio in quella che una volta si chiamava Unione Sovietica. Si conobbero su un volo interno che da Kiev lo stava portando a Kirovograd a visitare una fattoria. Lavorava come hostess all’Aeroflot e quel giorno prestava servizio proprio su quel volo. Fu il classico colpo di fulmine che li folgorò. Suo padre Kazako e sua madre Ucraina avevano generato un autentico capolavoro. Un metro e settantotto di fascino che, associato allo smeraldo degli occhi, al corvino dei capelli e alla sinuosità dei lineamenti paralizzarono mio padre che, in fatto di donne, non era proprio uno sprovveduto. A sentire i suoi amici prima di conoscere mia madre è stato un vero e proprio ragazzaccio. La maggior parte delle Cheerleaders del Liceo e del College se lo sono scopato e la sua fama di amatore ha portato tante ragazze a sceglierlo per farsi iniziare ai piaceri del sesso. Con molte difficoltà riuscì a portare Arina negli States che, ben felice di smettere di fare la cameriera sui cieli di mezzo mondo, si dedicò anima ma soprattutto corpo al suo uccello sottraendolo a quelle che ogni sera facevano a gara per acchiapparlo e accoglierlo nel proprio nido.
Private dell’osso le cagnette di Fort Dodge non le riservarono un accoglienza calorosa ma lei, incurante dei tanti sguardi assassini, continuò a tenersi stretto il volatile lisciandogli le penne e facendolo lavorare peggio di un piccione viaggiatore o di un migratore in autunno.
Se sono potuta diventare quello che sono lo devo al fatto che, in una delle tante visite al nido di mia madre, i loro geni pensarono bene di unirsi e nell’accoppiarsi i migliori dell’uno scelsero i migliori dell’altra mettendomi al mondo.
Da bambina non riuscivo a apprezzare la fortuna che mi era capitata, essere tanto alta mi ha condizionato. Sentirsi chiamare "Giraffona" o “Dance pole” non era piacevole ma con il passare degli anni e con lo sviluppo del corpo gli stessi ragazzi che prima mi prendevano in giro rimanevano a bocca aperta a ammirare l’ondeggiare della gonna che nascondeva il meglio di me portato in trionfo da due gambe slanciate, toniche e ambrate che con il loro movimento facevano sobbalzare i miei seni a goccia che erano l’invidia delle mie compagne e la tavola ortottica per gli occhi dei miei compagni.
Ero diventata una fica stratosferica a detta del mio amico fraterno, compagno di avventure, confidente, primo fidanzato nonché vicino di fattoria Pete. Me lo fecero conoscere a cinque anni quando mi portarono a giocare con lui nella fattoria dei suoi genitori nonché nostri vicini. Aveva un anno di più e da quel giorno abbiamo sempre giocato insieme. All’inizio dovevano accompagnarci ma non appena avuto il permesso di usare la bicicletta ci incontravamo da soli pedalando per i campi. Entrambi abbiamo incominciato prima ad andare a cavallo e poi a camminare e a dieci anni ci divertivamo un mondo a cavalcare con i nostri pony spingendoci fino al fiume.
D’estate cavalcavamo fino al Lizard Creek e qui, dove il ruscello forma una pozza d’acqua, trascorrevamo ore e ore a chiacchierare sotto un faggio al riparo del sole e, quando il caldo si faceva insopportabile, ci rinfrescavamo mettendo i piedi nell’acqua. Ci chiedevamo come fossimo venuti al mondo e discutevamo di come una cicogna potesse portare un neonato o come sapessero i nostri genitori sotto quale cavolo, tra i tanti, andare a guardare. Le lunghe estati trascorse sotto il faggio non potrò mai scordarle. Crescendo le nostre curiosità aumentavano e con loro anche il mio seno che attirava sempre più l’attenzione di Pete. Raccontandoci le nostre esperienze venni a sapere che provava una strana sensazione quando, durante le lezioni di ginnastica, arrampicandosi sulla pertica strusciava il pisello contro il legno:
- Ashley è come se un calore ti avvolgesse il corpo, ti confesso che ho ripetuto più volte l’esercizio e al termine il pisello è come se si fosse gonfiato.
- Pete non dire cazzate, il pisello non si gonfia!
Con il passare del tempo arrivammo a esplorare vicendevolmente il nostro corpo e per la prima volta vidi da vicino il sesso di un ragazzo.
Qualche tempo dopo indugiando più del dovuto in acqua dovemmo correre a casa senza avere il tempo di asciugarci e cavalcando con il solo costume, la passerina sollecitata dallo struscio sulla sella, mi provocò una sensazione meravigliosa e fui avvolta anche io da un calore in tutto il corpo.
Naturalmente misi Pete al corrente dell’accaduto e quel giorno giurammo che ci saremmo sempre detto tutto e saremmo stati amici per tutta la vita.
Il mistero della nascita dei figli ben presto fu svelato, più passavano i giorni, più mi sentivo attratta da quel meraviglioso ragazzo che sapeva ascoltare e mi faceva stare bene.
Un caldo pomeriggio di luglio, mentre scherzavamo a spingerci sott’acqua nel torrente, fui assalita dal bisogno di baciarlo e guardandolo negli occhi incollai le labbra sulle sue abbracciandolo forte. Pete sembrava non aspettasse altro, mi strinse forte a se togliendomi il respiro. Socchiuse le morbidissime labbra e le nostre lingue s’incontrarono in un bacio appassionato da troppo tempo represso. Non so che darei per riprovare quelle sensazioni, il cuore batteva più forte di un assolo di batteria e il seno godeva del contatto del suo torace. Senza mai staccare le labbra Pete si fece audace e mi accarezzò il seno. Ero in paradiso, le dita s’intrufolarono sotto il costume sfiorandomi il capezzolo che rispose immediatamente inturgidendosi. Strusciandomi contro il pube sentivo crescere il suo coso e più mi ci strusciavo e più Pete ansimava e mi stringeva i seni. Sarei rimasta abbracciata a lui ancora per ore ma purtroppo avevamo già fatto tardi e, a malincuore, mi staccai da lui e uscii dal ruscello per asciugarmi. Pete rimase in acqua voltandomi le spalle e non accennava a uscire:
-Pete si è fatto tardi, dobbiamo andare a casa altrimenti si preoccupano.
-Adesso esco dammi un attimo.
Rimaneva in acqua e il tempo passava:
-Forza che non voglio sentire i rimproveri di mio padre, esci che tanto lo so che stai facendo pipì!
-Non sto facendo la pipì!
Prese coraggio e uscì dal ruscello, il costume sembrava una tenda canadese, era in piena erezione e il suo coso puntava in avanti come la delfiniera di una barca a vela. Cercava di coprirsi con le mani, era imbarazzatissimo.
Scoppiai a ridere vedendo il suo imbarazzo:
-Che fai ti vergogni? Guarda che me lo avevi già fatto vedere! Sbrigati fallo tornare normale e andiamocene.
-E’ una parola, la fai facile tu, se solo sapessi come fare…
-Lascia fare a me - dissi spinta dalla voglia di sentirlo fra le mani. Non appena lo afferrai da sopra il costume come se fosse animato s’irrigidì ancora di più e la punta fuoriuscì dal costume.
-Ma che è vivo? Su sbrigati io mi avvio perché altrimenti faccio tardi.
Me ne andai anche per toglierlo dall’imbarazzo lasciandolo da solo a risolvere il problema. Avevo ancora la sensazione di quel coso che si muoveva fra le dita e non vedevo l’ora di toccarlo nuovamente.
La mattina dopo, mentre aiutavo papà a caricare il mangime per i vitelli, mamma a sua insaputa mi fece la sua prima lezione di educazione sessuale.
Tutti i giorni verso le undici portava la colazione a papà e quello era il segnale che potevo andare a giocare perché avevo finito di aiutarlo. Non mi ero mai chiesta perché fossero così contenti di non avermi tra i piedi e pensavo che era dovuto al fatto che avevano una figlia servizievole.
Quel giorno invece corsi via per andare da Pete ma a metà strada tornai indietro perché nella fretta mi ero scordata il cappello sul trattore. Per far prima tagliai per i campi e entrai nel granaio dalla porta posteriore. Una volta dentro sentii mia madre lamentarsi. Per fortuna mi bloccai e rimasi in ascolto senza fare rumore. Quello che sentivo non erano lamenti ma gemiti:
-Si dai ancora, si così più forte! Mmmmhhhhh! Ssiiiiii!
Che cavolo stava succedendo! Facendo attenzione a non fare rumore salii sulle balle di fieno fin quasi a raggiungere il tetto e silenziosa come una gatta, avanzai lentamente spingendomi in avanti fino a trovare una fessura che mi permettesse di vederli senza essere vista. Mamma era china su delle balle di fieno con i jeans calati e le mutande abbassate. Papà la teneva per i fianchi e le dava dei colpi con il bacino.
-Togliti la cintura che mi sta graffiando il sedere!
-Scusa era tanta la voglia che l’ho solo tirato fuori.
Papa abbassò i jeans e rimasi impressionata dal coso che gli svettava tra le gambe! Era il doppio di quello di Pete ma soprattutto molto più largo! Impugnandolo con la mano destra, senza trovare nessuna resistenza lo infilò nella passera di mamma. Non mi capacitavo come un coso così grosso potesse entrare senza causare danni.
-Ssssi, siiii, cavalcami come sai fare…di più… spingi…
Mia madre andava incontro ai suoi colpi, sembrava proprio le piacesse farsi penetrare da quel coso. Papà, afferrandole i seni, la fece alzare e, sempre continuandola a colpirla iniziò a toccarle la vagina con una mano.
-Sii…,si…, siiii…! Toccami…, toccami…!
Mi si era aperto un mondo, ero in preda all’eccitazione curiosa di vedere come andava a finire.
Mamma era in delirio e non faceva nulla per nascondere la sua eccitazione. Convinti di non essere sentiti si lanciavano frasi del tipo:
- Forza toro monta la tua giumenta…
- Dai vacca fai sentire al toro quanto ti piace farti scopare…
- Di più, spingi di più, dammelo tutto!
- Preparati che ti inondo…
-Si,… si,… fanne tanta!
Con una serie di urli che pronunciarono all’unisono finirono accasciati sul fieno uno sopra all’altra rimanendo immobili. Approfittai del momento per sgattaiolare via e correre a raccontare tutto a Pete.
- Ashley dici davvero? Veramente è successo quello che mi hai raccontato?
- E’ tutto vero e dovevi vedere come godevano nel farlo! Forza Pete tiralo fuori che voglio vedere una cosa?
Con un leggero imbarazzo lo tirò fuori dal costume e in un attimo lo presi in mano. Il contatto con la mano lo fece drizzare immediatamente e sulla sommità, nascosta dalla pelle, vidi la punta di color rosa. Lentamente, tirando indietro la pelle, la liberai del tutto toccandola con il polpastrello..
- Aaaahhhhh… piano che li è sensibilissima!
- Ti ho fatto male?
- No,… no, solo che è molto sensibile… impugnalo come se fosse una racchetta e fai su e giù!
- In questo modo?
- Siiii!
Mentre lo massaggiavo, in piena eccitazione, vide bene di sdraiarsi sull’erba per godersi in santa pace la prima sega fatta da una mano femminile, la mia mano!
- Stringilo leggermente di più e vai più svelta ti prego…
- Così?
- Si, si, così,… più svelta,… più veloce!
- Cazzo Pete la mano mi si stanca…
- Ti prego Ashley non ti fermare, non ti fermare, stringilo, più veloce, più veloce…
- Si, così, aumenta,… aumenta,… stringilo di più, accelera,… accelera… sssiiiiii!
Il suo corpo prese a vibrare e il cazzo pulsandomi fra le mani fece fuoriuscire un liquido biancastro. I primi spruzzi volarono in aria, gli ultimi imbrattarono la mano e il pisello!
- Adesso fermati ti prego non continuare…
Mi pulii la mano strusciandola sulla sua coscia ma un po’ di quel liquido rimasto volli assaggiarlo leccandomi le dita:
- E’ salato, lo sapevi?
- Ashley ti confesso che non l’ho mai assaggiato - disse ridendo!
Ero al settimo cielo, ero riuscita a far godere il mio Pete e lui, guardandomi con aria estasiata e felice, mi strinse a se baciandomi appassionatamente.
Iniziammo a limonare rotolandoci sull’erba, le sue mani esploravano il mio corpo regalandomi sensazioni deliziose. Ben presto rimasi con le tette al vento che furono subito assalite dalla sua lingua che roteando sui capezzoli me li fece inturgidire. Mentre ero in estasi per il lavoro della sua lingua mi accorsi che la vagina si stava bagnando.
Ovviamente dopo quella prima sega ne seguirono molte altre. Pete devo dire che ricambiava il favore masturbandomi divinamente e in breve tempo eravamo diventati bravissimi a darci reciproco piacere. Lui mi faceva sentire appagata e, oltre a placare i miei ardori sessuali (ero perennemente eccitata), era il compagno fraterno al quale poter raccontare di tutto senza paura di vergognarmi o di essere presa in giro.
Avevo sempre voglia di sesso, non so se anche le mie coetanee provassero le stesse cose, so solo che anche Pete non vedeva l’ora di giocare con la mia patata. Ormai il desiderio era cresciuto e eravamo arrivati a darci piacere con la bocca. La prima volta che gli feci un pompino la ricorderò per sempre. Era talmente eccitato dalla novità che il primo schizzo fu talmente violento da arrivarmi direttamente in gola bagnandomi l’epiglottide. Mi sembrava di soffocare, iniziai a tossire per cercare di rimuoverlo. In compenso mi rifeci subito godendo del passaggio della sua lingua sulla mia patatina, me la infilava nella vulva come se volesse scoparmi e quando la passò sul clitoride i miei sospiri gli fecero capire che era in quel punto che doveva concentrarsi. Con le dita tirò indietro il cappuccio e per la prima volta le papille linguali sfregarono direttamente sul grilletto mandandomi in estasi e facendomi spasmizzare:
-Mmmmhhhhhh,... ssssiiiiiiiiii,... mi mandi in paradiso!
-Asley ma che fai,...
-Sciocco continua e guai a te se smetti, non ti impressionerai mica per quattro goccette!
Ripensandoci quella fu la prima volta che un uomo mi fece venire!
Da quel primo giorno nel fienile, cercavo sempre di sorprendere i miei genitori in atteggiamenti intimi e la cosa non era affatto difficile perché erano due macchine da sesso perennemente assatanati. Lui, da vero satiro, aveva trovato in mia madre la donna capace di tenergli testa, o per essere più precise di fargliela ammosciare!
Avevo capito che l’ora in cui il cazzo gli tirava di più era subito dopo pranzo. Lo vedevo spesso gironzolare intorno a mia madre che lavava i piatti toccandole i seni quando io non li vedevo. Allora mi allontanavo con la scusa di andare a riposare e mi nascondevo per poterli spiare. Papà le afferrava le tette da dietro poggiandole il cazzo contro il culo.
-Smettila fammi finire di lavare i piatti - diceva lei.
-Continua pure, fai come se non ci fossi…
Poi le metteva una mano sotto la minigonna di jeans e cominciava a masturbarla…
-Fai il bravo, fammi finire…
-Non preoccuparti che ti faccio finire…
In un attimo le abbassava le mutandine lasciandole cadere sugli stivali e in men che non si dica era con il cazzo di fuori svettante in aria come l’asta di una bandiera. Mia madre lasciava i piatti e con i guanti ancora infilati appoggiava le mani al lavello sporgendo indietro il sedere.
-No, che fai, li no…senza olio mi farai male…
-Adesso ci penso io a lubrificarlo…
-Siiiii!… Così bravo lascialo davanti che mi piace da morire…
-Papà iniziava a scoparla e dopo solo pochi colpi lei era in piena estasi…
-Mmmmmmmhhh che meraviglia…..
Solo che papà aveva altre intenzioni e approfittando della rilassatezza di mamma glielo sfilò dalla topa dirigendolo leggermente più in alto…
-Ahioo!…Cazzo che botta! Mi sfondi…
-Su non fare la verginella…
-Non faccio la verginella ma quella cappellaccia dura ogni volta che entra mi fa vedere le stelle!
-Ormai dovresti essere abituata…
-AHIAA! Non spingere,… dagli tempo di dilatarsi!
-Sapessi quanto mi piace sentire lo sfintere stringermi il cazzo…
-Fermati, non spingere e toccami!
Papà incominciò a masturbarla e ben presto mamma riprese a godere…
-Mmmmhhhhh,…. ssiiiii,…. la tua mazza mi fa soffrire tanto ma mi fa anche godere…
Mio padre iniziò a muoversi lentamente e ben presto vidi mamma smettere di sottrarsi ai suoi affondi per facilitarli andandogli incontro con il culo.
Qualche volta capitava che l’asta fuoriuscisse completamente dall’ano e allora la risentivo strillare.
-AHIAAAAA!… Cazzo stai attento che mi sfondi così…
Papà la sodomizzava tenendola per le tette e a forza di spinte finirono con lei in ginocchio sulla sedia con il busto appoggiato sul tavolo. Erano talmente presi da quell’amplesso che potei avvicinarmi per vedere la trave di papà che stantuffava l’ano di mia madre.
I colpi erano sempre più forti e mamma iniziò a godere perché gli urletti stavano aumentando d’intensità e frequenza…
-Sssiiiiiii,... siiiii,… così,… rompimi,… spingi,… sssiiiiii!….
Papà continuava a martellarla e lei dopo aver goduto cercava di farlo venire incitandolo in ogni modo.
-Forza stallone cavalca la tua puledra!
Lui infoiato da quelle parole colpiva con violenza facendo entrare e uscire il cazzo dal sedere…
-AHIAAA!…. AHIA!… AHIII!
-Forza puledrina vai a tempo… hop,… hop,… hop!
-Dai cerca di venire che me lo stai mandando a fuoco, mi brucia!
Dando dei colpi micidiali papà venne ululando come un lupo!
-MMMMHHHHHH,... AAAAAAA,… VENGOOOO!
Rimase con il cazzo infilato per qualche minuto e approfittando del momento mi spostai in una postazione più sicura sempre restando a portata d’orecchio.
-Mi hai distrutto… questa sera non potrò cavalcare!
-Non farla tanto lunga, sono anni che te lo scopo!
-Si lo so, eppure ogni volta che il capocchione entra mi fa sempre male, dopo mi piace ma all’inizio mi fa soffrire! Pensa che prima di conoscere te non avevo permesso a nessuno di usarlo e nemmeno t'immagini in quanti abbiano provato a entrarci. Pensavo che farsi inculare fosse una cosa sbagliata, sporca e contro natura! Per di più avevo la convinzione che se l'avessi concesso sarei stata considerata una donaccia.
- Se il tuo culo, adesso che hai anche partorito, è una meraviglia della natura specialmente quando te lo lasci avvolgere dai jeans elasticizzati, non oso pensare come fosse quando eri una teenager, avrà fatto drizzare tutti i cazzi della tua città! Ti confesso che la prima volta che l'ho visto ondeggiare nel corridoio dell’aereo ho subito pensato di farmelo!
-Brutto porcello che non sei altro hai subito pensato di fargli la festa però te lo sei dovuto sudare, non te l’ho dato finché non mi hai messo l’anello al dito. Se ripenso a quanto mi hai fatto soffrire la prima notte di nozze mi vengono ancora i brividi. Avevamo deciso che avremmo aspettato, invece tu lo prendesti a tradimento comportandoti da vero bastardo.
-Ho seguito la tradizione che vuole che la prima notte la sposina venga sverginata e siccome davanti ti avevano già stappata mi sono dovuto accontentare di ciò che ti era rimasto vergine!
-E quello lo chiami accontentarsi? Se non fossimo stati sposati ti avrei potuto denunciare per violenza!
-Ma quale violenza ho fatto solo quello che ogni altro marito avrebbe fatto e per farlo ho seguito alla lettera i consigli di chi mi ha avviato ai piaceri del sesso ovvero il capo mandriano che fu il primo a farmi conoscere la fica facendomi sverginare dalla famosa Daisy, nave scuola della maggior parte dei ragazzi della mia età. Fra le tante cose, mi ha insegnato anche come si sodomizza. A detta sua il culo si prende e non si chiede. In questo modo si evitano un mucchio di problemi; dove farlo, quando farlo, aspetta un attimo, fai così, forse è meglio aspettare, ho paura di sporcarti, e se dopo mi fa male, fermati un attimo, ti prego non spingere…
Il vecchio sosteneva che la prima volta e sempre dolorosa e quindi è inutile perdere tempo.
"Quando il cazzo è duro da culo lubrificalo e, facendo finta di sbagliare, piantaglielo nel sedere facendo entrare per bene la cappella. Il resto viene da solo - diceva lui -. Una volta superato lo sfintere la ragazza cercherà in ogni modo di sfilarselo agitandosi come una puledra selvaggia. A questo punto devi pensare solo a non farti disarcionare, agitandosi non farà altro che farlo avanzare ancora di più. Quando avrà finito di scalciare si renderà conto che fuori sono rimaste solo le palle.
A quel punto, come con le puledre, bisogna farla abituare. Devi restare immobile, sussurrale parole dolci, accarezzale i capelli e falla abituare al cazzo proprio come la puledra si abitua al cavaliere. Non avere fretta, dai tempo allo sfintere di dilatarsi e ricordati che più il cazzo è grosso e più si deve aspettare. Vedrai che poco a poco si abituerà al dolore e sarà lei stessa che ti chiederà di muoverti. Fallo lentamente e mentre lo fai cerca di masturbarla. Non appena il dito inizierà a darle piacere vedrai che anche lei inizierà a muoversi e lo sfintere si rilasserà. Sentirai l'ano scivolare sul cazzo. Questo movimento le provocherà ancora dolore ma tu rimani fermo e continua a masturbarla stando ben attento che non lo sfili. A volte fanno finta di rassegnarsi per farti abbassare la guardia e levarselo dal culo sgattaiolando come fanno le trote di fiume che si fingono esauste per poi slamarsi all'ultimo minuto. Se invece è veramente rassegnata a farsi inculare vedrai che a poco a poco inizierà a godere e lo sfregamento non la farà più strillare ma gemere. Aspetta ancora, lascia fare a lei, poco a poco inarcherà la schiena infilzandosi da sola. Falla godere, non spingere, sarà difficile che la prima volta raggiunga l'orgasmo ma, nel dubbio provaci.
Quando darà segni di stanchezza e ti chiederà di venire allora inizierai a cavalcarla. Metti da parte tutta la pazienza che hai avuto finora e afferrala saldamente; per i fianchi, per le spalle o, se ha i capelli lunghi, per la criniera. Spingile il cazzo nel culo come se volessi farle entrare dentro anche le palle. Ricomincerà a strillare, fregatene e continua a incularla. Il cazzo deve uscire dal buco e fai attenzione a non farti male quando lo rimetti dentro. Per lei questa fase sarà la più dolorosa ma è necessario farla per finire di aprirle il sedere. Se vedi che non ce la fa più esci e inizia a scoparla, si calmerà e non appena vedi che l'ano torna a chiudersi, rimettiglielo dentro e continua a incularla. Ripeti più volte questa procedura e alla fine vedrai che l'ano resterà aperto, segno inequivocabile che ormai le hai rotto lo sfintere e le prossime volte potrai incularla più facilmente. A parole sembra tutto molto semplice ma ti assicuro che la prima volta che inculerai una ragazza sarà perchè lei vorrà farsi inculare e non appena sentirai la stretta dello sfintere non durerai più di tre minuti, ah,... ah,.. ah...
-Hai capito che bel regalo di nozze mi ha fatto il capo mandriano! Avrei preferito una cornice d'argento al posto dei suoi consigli!
Se ripenso al dolore che ho provato quando me lo sfilavi e me lo rimettevi dentro gli staccherei il cazzo a morsi! Mi facesti sanguinare e per due giorni ho dovuto camminare a gambe larghe. In città mi guardavano tutti e avevo l'impressione che immaginassero quello che mi avevi fatto.
-Non essere sciocca, ti guardavano perché sei una bella donna e erano invidiosi perché non ti potevano possedere.
I discorsi di come si sodomizza una donna li tenni per me e non ebbi il coraggio di rivelarli a Pete. Comunque la voglia di fare sesso non accennava a diminuire, mi masturbavo in continuazione, ogni occasione era buona. Avevo preso l'abitudine di masturbarmi anche sul trattore durante le ore che passavo a spargere concime sui campi. Non vi dico come conciavo gli slip quando assistevo alla monta delle puledre. Lo stallone infliggeva alla fattrice delle spinte incredibili e a volte, dopo averlo sfilato continuava a secernere una quantità di sperma incredibile.
Ormai volevo provare anche io a scopare ma non volevo rimanere incinta e, a quei tempi, non avevamo il coraggio di andare a comprare i preservativi nella farmacia dove tutti ci conoscevano.
Un giorno chiesi a Pete se aveva voglia di metterlo dietro e lui fu entusiasta della cosa.
Purtroppo fu un disastro. Ero a quattro zampe sull'erba, appena con la punta forzò l'ano urlai gettandomi in terra. Pensammo che se mi fossi sdraiata a pancia sotto sulla sella non avrei avuto modo di sottrarmi e così facemmo ma, non appena inserì la cappella, urlai dal dolore.
-AHIA! TOGLILO IMMEDIATAMENTE! MI FAI MALE!
Pete che mi voleva un bene dell'anima lo tolse subito e io rimasi a massaggiare il buco indolenzito. Mi tornarono alla mente le parole del capo mandriano e capii che aveva ragione. Se decidi di farlo devi fartelo sverginare da chi è insensibile alle tue grida e alla tua sofferenza. Deve entrare e devi tenertelo dentro volente o nolente. E inutile farlo uscire per poi cominciare da capo. Pete non lo avrebbe mai potuto fare, mi voleva troppo bene e non sopportava sentirmi gridare.
Quel giorno finimmo di darci reciproco piacere con la bocca ma ormai avevamo deciso che non potevamo aspettare il ballo di fine anno per perdere la verginità.
Pete chiese a un lavorante di suo padre di comprarci i preservativi e non più ostacolati dal rischio di una gravidanza indesiderata anche noi iniziammo a scopare. Al contrario dell'esperienza disastrosa dell'inculata, la prima volta fu meravigliosa. A essere onesta devo dire che non ho sentito alcun dolore nel momento della deflorazione. Mi sono sentita allargare al suo passaggio e lentamente ho sentito che la punta stava toccando il fondo. Non so dire se fosse la pisella a esercitare pressione sul cazzo o se fosse il cazzo che pulsando esercitava pressione sulle pareti vaginali, so solo che queste pulsazioni mi piacevano proprio e quando ha incominciato a muoversi la cosa è stata ancora più piacevole. Che dire delle accelerazioni che aumentano sempre più d'intensità... poi si ferma lasciandolo tutto infilato dentro per fartelo sentire... e riparte di nuovo con continui cambi di ritmo...
CHE MERAVIGLIA!!! SCOPARE E' MERAVIGLIOSO!
Quanto è bello sentire la vagina vuota quando lo sfila per poi sentirla di nuovo dilatata quando lo rimette dentro. Avevo portato le gambe in alto per sentirlo ancora di più dentro di me e gli avevo abbracciato la schiena con i polpacci. Pete con tutta la sua irruenza aveva perso la testa, sembrava un mantice, sbuffava come se stesse correndo, sentivo il suo cuore battere all'impazzata e il suo cazzo penetrarmi come se non ci fosse un domani, pensai che in quel frangente sarei potuta morire di felicità e mi rilassai pensando a quanto ero fortunata a avere un ragazzo come lui. Proprio mente ero assorta in questi pensieri sentii un calore avvolgermi le membra e l'orgasmo scuotermi le viscere e non seppi trattenere la felicità:
-Siiiiii,... siiiii,... cosììììì,... vengooooooo!
L'orgasmo della prima scopata non lo scorderò più, vibravo tutta e le gambe mi tremavano...Pete aumentò ancora la velocità con cui stava scopandomi e anche lui si lasciò andare a un orgasmo liberatorio:
-Vengooooooo anch'io,... Ashley ti amooooo!
Mi crollò addosso rimanendo immobile... Sentivo il battito del suo cuore ma non lo sentivo respirare. Per fortuna che il suo torace si muoveva...
-Pete,... tutto bene?
-Me lo chiedi pure? Sono in estasi, lasciami stare un attimo così! E' stato fantastico...
-Anche per me è stato fantastico ma tirati su che non mi fai respirare!
-Scusa, mi tolgo subito...
-No, non toglierti, tienilo ancora dentro che mi piace sentirlo anche così...
Restammo avvinghiati guardandoci negli occhi finche il cazzo non uscì da solo. Il preservativo era pieno di sperma e lo sfilai per vederlo da vicino.
-Ashley butta via quel coso, che stai facendo...
-Volevo vedere quanta ne avevi fatta!
-Finiscila non sono mica una mucca da latte!
-No sei il mio toro da monta e ti amo anche io,... Pete!

Continua...
di
scritto il
2022-05-28
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