Quattro anni

Scritto da , il 2022-04-30, genere dominazione

Tutto é cominciato quando ho scoperto che preferivo dominarti anziché essere dominata, e visto che a te andavano bene entrambe le situazioni, siamo andati avanti così. Prima era solo un gioco fra i tanti, e ti scopavo legato mani e piedi al letto, magari dopo averti tormentato un po', poi ho voluto provare ad aggiungere qualche variante, e tu sei sempre stato prolifico di suggerimenti. Le notti sono diventate weekend in cui tenerti a mia disposizione, nudo e docile ai miei voleri, a servirmi come cameriere, sguattero, tavolino, poggiapiedi, o vittima dei miei soprusi sempre più crudeli. Le fruste erano sempre a portata di mano, e accettavi le sferzate anche senza bisogno di legarti, mentre mi passavi accanto nelle tue incombenze, o improvvisavi spettacolini indecorosi in cui ballavi, ti accarezzavi per me, ti torturavi da solo per farmi divertire. Mi piaceva guardarti mentre ti masturbavi in ginocchio davanti a me, e quando ti facevo fermare con le mani sopra la testa ti guardavo pulsare, il glande purpureo lucido e le vene in rilievo sull'asta che sembravano esplodere. Per caso scoprii che dopo tante sollecitazioni bastava qualche calcetto sulle palle per farti venire, soprattutto se non lo facevi da un po', e quei mezzi orgasmi ti lasciavano eccitato e disponibile, mentre con gli orgasmi completi perdevo la tua sottomissione, e per qualche giorno non avevi tutta quella voglia di subirmi. Così studiai un po' la cosa, alla ricerca dei metodi per tenerti sempre sotto di me, perche cominciavo a fare l'abitudine ad essere la tua regina. Da regina di cuori però divenni la regina di picche, a volere sempre di più dandoti sempre di meno, e fosti tu stesso a proporre che il gioco diventasse quotidiano. Tornavi a casa dal lavoro, o dalla palestra, perché ti volevo in forma, e ti spogliavi mettendoti a mia disposizione. Diventasti bravo a massaggiarmi, perché anche io ero stanca, e le tue mani mi rilassavano dalla pianta dei piedi alla testa, mentre le tue erezioni che andavano e venivano mi servivano come termometro del tuo piacere di vedermi e toccarmi, e poi decidevo cosa farti dopo la cena, che avevi iniziato a consumare in una ciotola a terra, dopo avermi servito. Rimanesti di sasso la prima volta che mi trovasti con un'amica in sala ad attenderti. Non ti avevo informato della cosa, ma avevo preparato lei a quello che avrebbe visto, e scoprii anche che la vergogna era un ottimo afrodisiaco per te. Alla fine ti lasciai legato ad una trave del soffitto, provato dalle torture subite, con il corpo segnato ed un peso che dondolava legato alle palle indecise tra lo staccarsi dal corpo o esplodere, violacee e turgide nello scroto, tra le due gambe immobilizzate come le braccia alla massima distanza dal corpo. Già la posizione in cui ti lasciai quando uscimmo sarebbe stata una tortura anche senza il resto. Tornai a casa brilla, e nonostante la sofferenza vidi gratitudine nel tuo sguardo. Prima di concederti il tuo mezzo orgasmo, che meritavi ampiamente, mi chinai davanti a te e ti diedi la soddisfazione di entrarmi dentro dopo tanto tempo. Il potere che tu stesso mi avevi concesso eccitava anche me, e da quando avevamo iniziato questo cammino ti usavo per i miei orgasmi privandoti dei tuoi, e ti scopavo fermandomi prima del tuo punto di non ritorno, finendo da sola con la pletora di oggetti che avevamo acquistato per le mie necessità. Avevamo anche uno strap-on, che usavo su di te, e raramente tu su di me, che però non mi dava la stessa soddisfazione di quando entravo tu in me. Quella volta mi bastarono pochissimi affondi per venire, e a te fu sufficiente l'operazione di liberarti dalla corda che ancora reggeva il peso per sgocciolare una quantità infinita di sperma sul pavimento, che ti obbligai a pulire con la lingua dopo averti liberato mani e piedi.
Con le visite a casa di amiche, e anche amici, che erano ancora più imbarazzanti per te da subire, anche perché vedevi le occhiate che mi lanciavano e le avances più o meno velate nei miei confronti, iniziai a pensare che uno schiavo non fosse abbastanza. Ne parlai persino con te, anche se mentre te ne parlavo eri legato su un tavolo con il corpo coperto da elettrodi e morsetti collegati ad un aggeggio con cui ti lanciavo scariche elettriche. Ti dicesti comunque d'accordo sul fatto che una donna giovane abbia il diritto a procurarsi orgasmi soddisfacenti, e ci mettemmo alla ricerca di un nuovo schiavo che tu affiancasse al mio servizio. Durante una vacanza all'estero, in cui per la prima volta ti feci stare nudo in pubblico, altra cosa che entrambi trovammo eccitante, conoscemmo una coppia con cui sperimentai del sesso molto piacevole. Loro erano interessati più che altro al sesso tradizionale, e non li infastidiva avere uno spettatore legato mentre ci davamo reciprocamente piacere. Lei anzi si mostrò piuttosto fantasiosa nel tormentarti con il suo corpo lascivo e con le parole umilianti che ti sussurrava mentre io ed il suo compagno ci alternavamo nel farla passare da un orgasmo all' altro. Fu lei a suggerirmi di passarti alla castità assoluta, se avessi trovato un altro schiavo da usare per la mia soddisfazione sessuale. E poi, perché deve essere uno schiavo? Potrebbe essere uno stallone da monta che ti cavalca e ti fa sentire la sua puttana, come é più normale che sia. E in effetti aveva ragione, perché se era comodo, divertente ed appagante avere uno come te ai miei ordini, mi mancavano le scopate come Dio comanda.
Tornati a casa, arrivò la cintura di castità per te, da cui ti liberavo sempre meno perché riuscivo a farti venire senza rimuoverla, e decisi che potevo cercare qualcuno a cui demandare le funzioni sessuali, e che accettasse la situazione fra noi. Che fosse schiavo o meno poteva essere superfluo. In una serata con un amico di vecchia data, con cui avevo avuto una storiella adolescenziale ai tempi del liceo, uscirono tre nuovi spunti che sigillarono il tuo destino. Fu lui stesso a proporsi per entrare nel nostro menage, in qualsiasi ruolo, a patto che tu non potessi più vedermi nuda, se non mentre lui mi prendeva, e non era necessario farlo sempre con te presente, e che soprattutto ogni tanto lui riaffermasse la sua supremazia prendendo te. Anche se quest'ultima richiesta mi sembrò un po' strana, pensai che guardare il sesso fra due maschi avesse un qualcosa di perversamente eccitante, come d'altra parte era stato per te vedermi in azione con l'amica in vacanza. Accettai io, per entrambi, e tu andasti un gradino più in basso di quanto già non fossi. Godevo della tua sofferenza, anche se talvolta mi facevi un po' pena e ti rifilavo un bacio, o ti lasciavo guardare mentre facevo la doccia, o mi facevo baciare tutto il corpo da te tra una tortura e l'altra. In un anno, un paio di volte ti ho concesso di venire degnamente, fregandosene delle conseguenze. In fondo sei il mio schiavo, e posso fare di te ciò che voglio, il che include il darti un assaggio di ciò che hai perduto. Ti tenni a secco per un mese per la serata in cui lui ti avrebbe preso davanti a me. Ti lasciai legato per uscire a cena con lui, e quando tornammo lui volle che lo preparassi io. Presi il suo cazzo fra le labbra, a pochi centimetri dalla tua testa, e quando la sua erezione fu piena lo porsi a te, in ginocchio e con le mani legate. Lui fu quasi brutale nell' affondarti quasi fino in gola, ma dopo qualche colpo iniziò a muoverti la testa con più misura. Non riuscii a rimanere solo spettatrice, e mi misi a frustarti il culo che nella tua posizione offrivi inerme, poi mi schiacciai seminuda ma nascosta alla tua vista contro il corpo di lui, strizzandogli lievemente i capezzoli e baciandogli la schiena e le spalle. Eri bello da vedere, e pensai che mi sarebbe piaciuto affiancare la mia bocca alla tua su quell'asta turgida, ma lui decide che era il momento, e mi staccò da lui indicandomi dove andare a sedermi per il finale dello spettacolo. Istintivamente mi nascosi i seni con le mani mentre mi mettevo sulla poltrona, mentre la tua faccia finiva sul pavimento, più in basso del tuo culo dietro a cui lui si inginocchiò per affondarti fra le reni. Mi stavi guardando, e ebbi un fremito che mi portò una mano fra le cosce alla tua prima smorfia. Strizzasti gli occhi e stringesti i denti quando ti entrò con la stessa ferocia con cui ti si era infilato in bocca, e non poteva essere solo dolore, perché ti usavo in quel modo anche io. Capisti che mi avevi persa per sempre, che anche vivere insieme sarebbe stata la sofferenza continua di chi può solo ricordare il piacere che provavi con me, e che da quel momento saresti davvero stato solo uno schiavo. E ancora peggio, ti rendesti conto che tutto questo ti sarebbe piaciuto

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