Clara

Scritto da , il 2012-07-17, genere saffico

Buon giorno a tutti mi chiamo Clara ho 45 anni sono nata a Santo Stefano di Camastra, ma da 27 anni vivo a Milano, il mio racconto si limita a descrivervi, soprattutto, quello che è accaduto nel mio primo anno milanese e nella mia prima estate lontana dalla casa paterna.
Vorrei raccontarvi un po’ come sono fatta, sia di carattere sia fisicamente, io sono il classico esempio di come, quando si incontrano 2 mondi, quello che ne viene fuori può essere veramente molto affascinante. Come detto sono figlia di un siciliano, mio padre era un ricco possidente terriero, molto alto e distinto, bruno e di carnagione scura, occhi di un verde intenso, il mio ricordo più vivo di lui è al mare forte e muscoloso e bello come un bronzo di Riace (lui vero maschio siciliano).
Mia madre era una svedese alta quasi 180 cm bionda occhi azzurri un fisico da top model, i suoi punti di forza erano i fianchi sinuosi e un bellissimo sedere alto e ben modellato e delle labbra su cui era bello morire, il seno non era particolarmente importante aveva una terza scarsa, ma perfettamente proporzionata sul suo corpo.
Ora veniamo a me, come ho detto sono un perfetto mix tra i miei genitori, come entrambi sono alta, 178 cm, da mio padre ho ereditato il colore della pelle, ma da mia madre ho preso le labbra, il sedere, da entrambi gli occhi di un azzurro/verde molto particolari e i capelli di un castano chiaro con alcuni riflessi biondi. Dalla mia nonnina paterna ho preso, invece, la grandezza del seno, una quarta piena, da mia madre la forma perfetta, da mia madre ho ereditato anche il suo erotismo, la sua sensualità ma amplificata dal sangue mediterraneo di mio padre. Come entrambi ho un fisico longilineo. Insomma a detta di molti miei compagni di classe ero veramente una strafica. Una di quelle ragazze e poi donne che non possono passare inosservate, e che non vogliono passarci. Da che io ricordi non ho mai nascosto il mio corpo e non ho mai fatto mistero della mia sensualità prima in modo inconsapevole e quasi fanciullesco, ma poi crescendo ho imparato a comprendere ed assecondare questo lato del mio più profondo essere. Tengo a sottolineare che non sono mai stata, né volgare, né sfrontata.
A scuola andavo molto bene nonostante fossi un anno avanti non ho mai avuto problemi ed il mio rendimento è sempre stato molto elevato, non sono, però, mai stata una tipica secchiona. Fin dai 16 anni ho avuto le mie piccole avventure, con alcuni ragazzi più grandi di me, nulla di importante, ma ad ogni fase della mia scoperta della sensualità e della sessualità avevano il potere di appagarmi e di farmi sentire realizzata. Intendiamoci non sono mai stata una di quelle ragazze alla costante ricerca di un’avventura solo per fare sesso, quando c’è stata l’occasione non mi sono mai tirata in dietro, non ho mai rifiutato di fare sesso. Ho un carattere esuberante, ma non sfrontato, e soprattutto sono una persona istintiva.
A 18 anni compiuti da poco ero quello che si può dire una ragazza realizzata, avevo un ragazzo che mi amava, con cui facevo l’amore con soddisfazione di entrambi, diciamo che non era uno di quelli molto fantasiosi, ma ci sapeva fare, e avevo preso la maturità con un eccellente 60 e mi apprestavo ad andare a Milano per frequentare la facoltà di giurisprudenza alla Statale. Mio padre mi accompagnò a Milano facendomi la sorpresa di regalarmi un appartamentino, che andava bene per una giovane coppia, nei pressi della facoltà. Ero felice. Ovviamente dopo circa una settimana che mio padre era tornato in Sicilia il mio ragazzo venne a vivere con me. La vita con lui scorreva serena, all’inizio ogni occasione era buona per una bella scopata, un po’ di preliminari, a lui piaceva tantissimo succhiarmi i capezzoli e poi mi penetrava, questo modo di fare all’inizio mi dava molto piacere, ma con il passare delle serate e delle nottate, devo ammettere che il tutto mi dava sempre meno appagamento. Devo anche dire che più passavano i giorni e più io mi allontanavo dalla Sicilia, ero sempre meno legata ai vecchi stereotipi con cui ero cresciuta in paese e che i miei genitori non mi avevano mai imposto. Fu così che mi allontanai sempre di più dal mio ragazzo fino al punto che per le vacanze di Natale lui rimase a casa e lasciò la facoltà a Milano per trasferirsi a Palermo. Ero libera, non più legata al vecchio mondo, alle vecchie storie. Fu mio padre a dare lo stacco definitivo al pur tenue, cordone ombelicale che mi teneva legata alla Sicilia quando mi disse che per me era giunto il momento di non tornare più in Sicilia e che sarebbero venuti loro a trovarmi, anzi che ci saremmo visti in giro per l’Italia. E così fu!!!
Nei mesi successivi ebbi una relazione non ufficiale con un collega di corso, che era fidanzato, ma non era particolarmente fedele, e come tutti i porci che si rispettino a letto ci sapeva fare e così quando aveva voglia di scopare veniva nel mio letto e mi penetrava, ricordo con particolare piacere una sera in cui lui aveva voglia di sesso, io avevo le mestruazioni e così lui mi fece scoprire il sesso anale. Fu una serata indimenticabile, quando arrivò aveva lo sguardo arrapato di quello che aveva voglia di sbattermi al muro e di scoparmi, io gli dissi che avevo le mestruazioni, allora lui sorrise e mi fece una domanda che ad una ragazza per bene avrebbe fatto inorridire, mi chiese se ero vergine nel culo, la mia risposta fu, ovviamente affermativa, ti pare che quel pesce lesso avrebbe violato il secondo canale del sesso? Lui mi promise che non mi avrebbe fatto male e che se io non volevo continuare, o comunque mi sarei voluta fermare, avrei potuto fermarmi e non sarebbe successo più nulla, e soprattutto nulla sarebbe cambiato nei nostri rapporti. Arrivati a letto mi volle spogliare lui, con infinita lentezza mi tolse la maglietta dolcevita nera che indossavo, poi mi tolse il reggiseno di pizzo, scoprendo il mio portentoso seno, per poi cominciare a succhiarmi i capezzoli già duri per l’eccitazione che avevo addosso, mentre mi succhiava le tette, con le mani mi sbottonò la mini attillata che indossavo (ero tornata a casa da poco quando il porco mi telefonò) e mi tolse il perizoma, mi lasciò in dosso solo le calze autoreggenti, sosteneva che sembravo una troia porca nuda con addosso solo le autoreggenti. Si spogliò molto velocemente lui scoprendo il suo enorme cazzo. Mi mise a pecora e cominciò a leccarmi il buchino per umettarmelo per bene, poi cominciò ad infilare la lingua, il suo modo di leccarmi mi faceva impazzire (anche quando mi leccava la fica era fantastico), ma col culo era a dir poco superlativo, mi fece sdraiare sollevando una gamba e ci mettemmo in una specie di 69 con lui che mi leccava il culo ed io gli succhiavo il cazzo, ormai diventato incredibilmente duro. Ero al limite non ce la facevo più, lui mi volle mandare fuori di testa e senza dirmi nulla cominciò a penetrarmi il buco del culo con un dito, provocandomi un intenso orgasmo, che si ripeté poco dopo quando mi penetrò con il secondo dito. Ero partita lo incitavo a farmi godere e a penetrarmi. Il suo cazzo era pronto ricoperto della mia saliva, così come era il mio buchino, ormai allargato dalle sapienti dita del mio amante. Mi rimisi a pecora sempre con le sue dita ben piantate nel buco del culo, non appena lui tolse le dita, prima che il buchino si cominciasse a richiudersi, o quanto meno a rilassarsi, cominciai a sentire la cappella del mio uomo che mi penetrava. Non stavo più nella pelle. Il mio cervello era completamente in tilt, viaggiavo nel nirvana della libidine, del piacere. Sentii il suo glande farsi largo nella mia carne. Cercai di rilassarmi, ma era difficile, sentivo delle violente scariche elettriche, la mia percezione della realtà era alterata, non mi potevo fermare. Per entrarmi tutto dentro ci mise un po’, quando fu tutto dentro rimase alcuni secondi fermo, quando percepì che ero rilassata cominciò a pomparmi dentro. Ero distrutta dal piacere intenso che provavo. Il piacere aumentava sempre fino a che entrambi venimmo travolti da un orgasmo sconvolgente, il resto della notte lo passammo facendo altre volte sesso, poi come spesso capitava verso le 5 o le 6 del mattino si rivestiva e se ne andava, quasi senza salutare e poi spariva.
Non posso dire che io fossi soddisfatta della mia vita, ad un certo momento non ero nemmeno sessualmente appagata, una forte insoddisfazione si impossessava sempre più di me. Le cose si trascinarono in questo modo fino all’inizio della settimana santa, quando mio padre mi disse che un’amica di infanzia di mia madre, con la quale si vedono un paio di volte all’anno ci aveva invitato per passare le ferie pasquali a Venezia, a casa sua. Accettai con entusiasmo, non sapevo che quella settimana avrebbe sconvolto definitivamente la mia esistenza, sia di persona che, più in particolare di donna, cioè che avrebbe modificato la mia percezione del mio essere donna, della mia femminilità.
Britta aveva 40 anni era una donna incredibilmente affascinate bionda, occhi turchesi, un sorriso smagliante, al contrario di mamma aveva un seno che sfidava le leggi della gravità, era una quinta scarsa, il ventre piatto, evidenziava in maniera marcata il suo monte di venere. La fica era completamente depilata, le gambe erano lunghe ed affusolate. Per avere 40 anni era veramente una donna sensuale ed incredibilmente affascinante. Quando seppe che vivevo a Milano volle che andassi a casa sua qualche giorno prima così per conoscermi. Fu l’inizio di una sorta di incubo, che si concluse con il paradiso. Quando la vidi, all’inizio, notai solo quanto fosse bella ed affascinante, ma più i giorni passavano e più quella donna entrava nella mia mente e nei miei sogni. L’ho già detto non sono mai stata una santarellina, ma ho sempre pensato al sesso fatto con gli uomini, mentre sempre più spesso facevo sogni erotici al cui centro non c’era un uomo, ma solo lei la mia ossessione, la bella ed affascinante Britta, la notte prima della tempesta da cui iniziò a cambiare la mia vita mi capitò di svegliarmi con due dita conficcate nella vagina ed un tremendo orgasmo, e provate voi ad indovinare chi era al centro di questo sogno? Cercai tutto il resto della notte di capire cosa mi stesse succedendo, il mio cervello si rifiutava di accettare quello che il mio corpo gli diceva. La mattina arrivai a fare colazione che ero uno straccio, mia mamma si spaventò, le dissi che avevo avuto mal di pancia tutta la notte, ma che ora mi sentivo meglio. Poi un altro tuffo al cuore arrivò Britta, anche lei sembrava distrutta aveva l’aspetto di quella sconvolta. Dopo l’abbondante colazione i miei decisero di fare una gita di due giorni a Trieste e Gorizia, io e Britta decidemmo di non andare, ci dovevamo rimettere, all’inizio io non ebbi nemmeno il coraggio di parlarle, se non fosse stato per lei credo che non avremmo mai preso il discorso. Me la ritrovai in camera, ero appena uscita dalla doccia e mi ero asciugata ed ero nuda, quando la vidi non mi venne l’istinto di coprirmi, era quasi naturale che lei mi vedesse nuda. Non usò giri di parole, mi disse di essere lesbica e di provare una forte attrazione nei miei confronti. Caddi seduta sul letto, con le mani tra i capelli, ero quasi in lacrime, le dissi che quella notte avevo goduto sognando di essere tra le sue braccia, fu una fortissima emozione. Britta mi disse che capiva la mia situazione e che mi avrebbe dato tutto il tempo di cui io avrei avuto bisogno, non mi avrebbe forzato, ma mi chiedeva di non chiudere nessuna porta, poi mi prese tra le braccia e mi diede un tenerissimo bacio sulle labbra. Ricaddi sul letto, mi ridestai solo dopo un po’ di tempo perché avevo freddo. Mi vestii e andai a pranzo, volli esagerare, indossai una camicetta di seta trasparente senza reggiseno e una minigonna senza perizoma, l’unico indumento intimo che indossavo erano le mie mitiche autoreggenti. Non pranzammo per nulla quel giorno, o per meglio dire fu un pranzo diverso eroticamente molto stimolante e sessualmente estremamente appagante.
Quando mi vide entrare in cucina mandò via la domestica, che per fortuna era di spalle, e quindi non vide come ero conciata, Britta si tolse il grembiule e si sbottonò la camicetta, con movenze sinuose ed erotiche si tolse il reggiseno, mi disse che non era giusto che lei potesse godere di quello spettacolo ed io niente. Era una situazione assolutamente erotica, mi avvicinai a lei e sussurrai che non sapevo cosa fare, che per me era una situazione nuova e che non avevo mai provato nulla del genere, ma che dovevo a tutti costi provare e capire quale sarebbe stata la mia strada, lei mi si avvicinò e appoggiò le sue labbra alle mie tenendole leggermente dischiuse, quando anche io feci lo stesso, Britta mi fece sentire la sua lingua sulle mie labbra, non ci vidi più dal piacere, la mia lingua iniziò a vivere di vita autonoma iniziammo così un romantico e sensuale ed erotico, lingua in bocca, le sue mani cominciarono a sbottonarmi la camicetta e ad accarezzarmi delicatamente ed in modo erotico le tette, soffermandosi sulle aureole e sui capezzoli, ma con una delicatezza che non avevo mai provato in vita mia. Cominciammo a baciarci su tutto il corpo e poi lei mi trascinò i camera sua dove passammo l’intera giornata a leccarci e strusciarci i nostri clitoridi impazziti. Britta mi coinvolse in un eroticissimo 69, la sua lingua si insinuava in ogni più piccolo anfratto della mia fica, ormai completamente fradicia e sconvolta dal piacere che quella sapiente lingua mi sapeva dare, quando poi cominciò a titillarmi con la sua divina linguetta il clito, fu fantastico, ogni colpo, prima e poi ogni succhiata, era un mugolio da parte mia. Cercai di darle piacere, come io lo avevo ricevuto, credo che lei rimase sorpresa dalla mia voglia di imparare, cercai di imitarla ed usai la lingua al meglio delle mie possibilità. La feci godere. Mi addormentai tra le sue braccia, quando ormai sui nostri corpi non c’era più alcuna traccia né di passione né di sesso, ma solo la tenerezza dell’amore infinito tra due donne.
La mattina dopo venimmo svegliate da una telefonata dei miei genitori che si scusavano, ma che dovevano rientrare a casa con urgenza a causa di un grave incidente di lavoro in cui erano morti 3 contadini, mamma mi chiedeva di mandargli a casa le valige, le dissi che se per loro andava bene io sarei rimasta ancora alcuni giorni a Venezia, Britta mi diede un bacio sulla tetta destra e poi mi disse di occuparmi delle valigie dei miei genitori, che avevamo ancora qualche giorno per stare insieme. Parlai con i miei e decidemmo che avrei inviato le loro valigie in aereo, così mi vestii per uscire. Indossai un paio di jeans attillati e pensai di non mettere nulla sopra se non dopo essere andata a salutare la mia amata donandole la visione delle mie tette, lei ricambiò dandomi un suo maglioncino, fu bellissimo indossare un suo capo, era sentirmi ancora più sua. Andai alla posta e spedii le valigie ai miei genitori, poi tornai dalla mia amata, quando ormai ero sotto casa vidi uscire la sua donna delle pulizie, era sola. Arrivata alla porta usai la chiave che mi aveva dato, mi tolsi il maglioncino ed entrai a casa, lei era sola in salotto che si procurava piacere ed invocava il mio nome, ero partita, mi spogliai, e senza dire una parola presi un vibratore e glielo avvicinai alla fica, quando mi vide sorrise, facemmo l’amore tutto il giorno. Semplicemente fantastico.
La vacanza era finita, con Britta furono lacrime, ma ci ripromettemmo di vederci, o a casa mia o a casa sua, o in qualunque luogo da Venezia e Milano ove ci fosse un letto ed un po’ di intimità. Arrivata a Milano trovai sotto casa il mio compagno di scopate. Ebbi un brivido, fu strano pensare di avere un uomo nel mio letto. Lui fu molto gentile, mi disse che aveva lasciato la sua ragazza e che era disponibile a mettersi con me. Era strano avevo sperato che ci potessimo mettere insieme, ma ora la cosa mi lasciò piuttosto fredda, lo feci salire, avevo voglia di vedere come sarebbe stato fare, di nuovo, l’amore con un uomo, e che uomo. Feci finta, fu la prima ed ultima volta che feci finta, non mi piacque! Per la prima volta non sparì alle 5 del mattino, venni svegliata dal suono del telefono, era lei, la mia Britta, le risposi dicendole amore mio, luce dei miei occhi, lui si svegliò rimase impietrito, mi chiese chi era ed io gli dissi che era la donna che amavo, lui capì e non lo rividi mai più. Mi alzai quasi subito, avevo 2 giorni per mettere in ordine casa, e per far sparire l’odore di maschio che in essa albergava. Feci tutto il possibile per non fare trovare alcuna traccia del passaggio di un uomo, ma poi pensai che non era giusto, volevo che lei sapesse tutto di me, a me non importava se aveva avuto altre donne prima di me, e poi volevo che sapesse che la mia era un scelta di campo di un certo spessore, non una cosa fatta così, tanto per dire, ho provato anche questo. Volevo che sapesse che la mia era una scelta consapevole.
L’andai a prendere alla stazione e fu bellissimo, uscimmo dalla stazione mano nella mano, lei era bellissima, le dissi un po’ deluso che speravo che rimanesse da me qualche giorno, ma vedevo che si sarebbe fermata poco, Britta sorrise, mi diede un bacio sulla guancia e mi disse che si era portata solo 15 completini intimi, uno al giorno e che per i vestiti avrebbe attinto ala mio guardaroba. Mi disse che aveva una relazione da anni con una professoressa dell’Università di Venezia, che era partita per un periodo e che sarebbe tornata, ma che ora non ci avrebbe voluto pensare. Furono quindici giorni di sesso e complicità.
Con Britta in quel periodo fu bellissimo, mi sentivo bene, felice tutto funzionava per il meglio, ma come detto quando rientrò la sua compagna, davanti alla scelta, tra la ragazza e la donna della vita, non ci fu storia, e devo dire che fui d’accordo con lei.
Rimasi sola, senza più nessuno a riscaldare il mio letto, fu allora che mia madre mi confessò che tra lei e Britta stava per nascere un sentimento forte pochi giorni prima che conoscesse mio padre, io le dissi che l’amavo e che ero completamente lesbica, allora mia madre mi disse di avere pazienza che prima o poi avrei trovato la mia anima gemella.
Nei mesi successivi andai in alcuni locali per omosessuali e lesbiche, ma il panorama che incontrai fu veramente molto triste, decisi di mettermi ad aspettare non volevo sprecare il mio essere alla ricerca affannosa di qualcosa e di qualcuno che non potevo trovare in luoghi frequentati, lo dico molto onestamente, da gente che proprio non mi piaceva.
Passarono i mesi e giungemmo all’inizio dell’estate, essendo a Milano, ma avendo bisogno fisico e mentale del mare decisi di andare al mare in Liguria e lì la mia vita ebbe la sua svolta decisiva. Primi di giugno, spiagge quasi deserte stavo prendendo il sole quando il mio sguardo venne catturato da un corpo femminile che mi travolse, lei era bellissima, alta più o meno come me, carnagione olivastra, capelli castani, labbra carnose, occhi verdi truccati con lunghe ciglia nere, e una terza abbondante di seno. L’avevo già vista nel mio albergo, ma in compagnia di un ragazzo e quindi pensai che mai avrei potuto sperare di conoscere intimamente quella bella e dolce ragazza, ma quel pomeriggio le cose erano diverse. Il suo viso era solcato dalle lacrime, le labbra erano imbronciate, era disperata. Dopo pochi istanti arrivò tutto trafelato il suo ragazzo, che le disse che lui l’amava e che quella per lui non significava nulla, prima che potesse proseguire la sua voce calda lo colpì con un fendente devastante: “Per me vuol dire tutto, ti prego torna in camera fai le valigie e non farti più rivedere, quando tornerò in albergo chiederò ad una cameriera di rifarmi la stanza, con te ho chiuso!!!”, poi si girò e si mise a piangere, istintivamente, e giuro senza secondi fini andai da lei e la consolai.
Deborah, all’epoca, era una ragazza dolcissima, un’amica sincera, la classica persona con cui passeresti intere giornate, anche lei viveva a Milano, purtroppo nella casa del suo ex ragazzo, il quale pensò bene, una volta, tornato a casa di impachettare tutte le sue cose e di lasciarle, per fortuna, in portineria. Con Debby nel giro di 2 giorni eravamo diventate buone amiche così quando mi chiese se la potevo accompagnare a casa, mi parve la cosa più naturale del modo. Permettetemi di sprecare alcuni istanti per raccontarvi il nostro arrivo presso il lussuoso appartamento in cui viveva col ragazzo, lei era già triste, ma quando lo vide uscire con la sua nuova fiamma, tanto per capirci quella che “non conta niente per me”, le si riempirono gli occhi di lacrime, il colpo di grazia arrivò quando parlò con il portiere che le disse che gli scatoloni con le sue cose dentro erano nel magazzino, ma che lui gli aveva messi li solo da poche ore, su uno scatolone c’era un biglietto che non lasciava dubbi, lui se ne era andato dall’albergo, ma ora toccava a lei andarsene e per sempre da casa, lui voleva ricominciare la sua vita, e altre banalità varie. Debby era sola non voleva mettere in mezzo i suoi genitori ed il fratello che mai avevano approvato la loro storia e apertamente disapprovavano la convivenza, io in quel momento ero la sua ancora di salvezza. Il 5 giugno, in un pomeriggio caldo ed assolato io e Debby andammo a dividere lo stesso appartamento. Non si trattava di convivenza, ma di condivisione degli spazi e delle spese. All’inizio la convivenza era strana, nessuna delle due era abituata a dividere gli spazi con un’altra donna, ma dopo pochi giorni, complice il caldo opprimente di quei giorni milanesi ci sentimmo subito libere, poi tutti i weekend andavamo al mare.
Fu quell’estate che avvenne un fatto tanto tragico, quanto naturale, la morte dei miei genitori. Papà, proprio perché non voleva che io fossi legata alla Sicilia prima di morire stava per vendere tutte le proprietà. Quando l’amministratore di mio padre mi disse che i miei erano morti, mi disse anche mio padre e mia madre stavano per vendere tutte le loro proprietà e quindi mi avrebbe dovuto dare i soldi, poi mi disse che l’avvocato dei miei genitori, passati 5 giorni dalla loro morte, seguendo i loro ordini, doveva aprire il loro testamento. Ero a terra, non sapevo come comportarmi, Debby, col suo sguardo più dolce, mi disse che mi avrebbe accompagnata lei in Sicilia, così tirammo fuori i nostri abiti più seri e castigati e partimmo alla volta di Palermo e poi alla volta di Santo Stefano di Camastra.
I nuovi proprietari di casa e dei terreni mi diedero tutto il tempo che desideravo per sistemare tutte le questioni burocratiche che riguardavano i miei. Una sera che decidemmo di passare a casa fu l’occasione di scoprire un lato del carattere di Debby. Per prima cosa andai a comprare del pesce, poi senza sapere il perché andai dal parrucchiere per farmi bella. Tornata a casa cucinai il pesce e mi andai a preparare solo al termine dei miei preparativi, indossai un minigonna aderente con sopra un top rosso come biancheria decisi di indossare un perizoma di pizzo nero e misi un paio di scarpe con tacco a spillo, tornai in cucina e la vidi bellissima e sensuale con un abito bianco lungo, con due abbondanti spacchi che mettevano in mostra le splendide gambe. Cenammo e poi misi della musica, non avevamo voglia di televisione, in quell’occasione Debby mi chiese se volevo ballare con lei, la musica suggeriva un ballo lento e stretto, così cominciammo a ballare e a stringerci, era strano sentivo la sua eccitazione e non riuscivo più a contenere la mia. Fu un lento ed estenuante gioco di seduzione le nostre mani tremanti si sfioravano in tutto il corpo, poi lei ansante avvicinò le sue labbra alle mie, io ero terrorizzata non sapevo come comportarmi, avevo voglia di baciarla di infilarle la lingua in bocca e di assaporare il suo corpo, ma avevo paura, paura di rovinare tutto, paura che non fosse pienamente convinta e che il mio approccio aggressivo potesse in qualche modo farle scattare un tasto, allora decisi di appoggiare solo le mie labbra alle sue, nulla più. Tanto bastò, Debby corse via in lacrime. Chiamai Britta per chiederle consiglio, lei mi disse di andarle a parlare e di spiegarle che non c’era nulla di mare in quello che era accaduto. Dovevo dirle quello che provavo per lei e che ero lesbica, ma che dipendeva solo da lei l’evolversi della situazione. Presi il coraggio a quattro mani ed andai da lei, la prima cosa che feci fu quella di tranquillizzarla, le dissi tutto quello che mi aveva detto Britta, le dissi che ero lesbica e che avrei aspettato tutto il tempo necessario, ma le chiedevo di considerare la possibilità di provare a fare l’amore con me, volevo che considerasse la possibilità di vivere con me, non come coinquilina ma come compagna di vita. Poi facendo seguito alla premessa me le andai via. Il giorno dopo non la vidi, dovetti andare dall’avvocato. Quando tornai la sera lei non c’era, mi parve chiaro che la mia Debby non voleva avere una relazione sentimentale con una donna, piansi, era la seconda volta che mi innamoravo e che perdevo la donna dei miei sogni, dopo circa due ore di pianti ininterrotti, sentii aprire la porta era lei bellissima truccata e vestita in modo sexy. Io ero orribile, brutta sfatta, ma quando la vidi sparì tutto, lei mi guardò negli occhi tutto passò, fu un solo lungo sguardo, lei bellissima come il sole, mi disse di andarmi a fare la doccia e di preparmi, e che questa sera toccava a lei preparare la cena, poi mi si avvicinò, mi accarezzò la guancia, con infinita dolcezza, avvicinò le labbra all’orecchio e mi disse di farmi bella, poi mi diede un bacio sulla guancia ed io in preda ad un turbinio di emozioni andai a sistemarmi per la cena.
Riempii la vasca d’acqua calda misi un bagnoschiuma al muschio bianco, sugli occhi applicai dei dischetti per gli occhi con dell’acqua di rose, per decongestionare gli occhi, quando uscii dall’acqua ero rinata. Mi truccai con sapienza e senza esagerare, l’unica nota forse forte era il rossetto rosso scuro lucido, che con la mia carnagione stava una meraviglia, gli occhi erano truccati di nero, ma non in modo aggressivo. Alle mani ed ai piedi misi uno smalto con la stessa gradazione di intensità di rosso. Come biancheria misi un perizoma di pizzo nero, delle calze nere con la riga dietro e la balsa di pizzo molto alta, il mio abbigliamento venne completato da una gonna di pelle nera lunga ed un corpetto corallo che metteva in risalto la mia abbronzatura ed il mio seno prosperoso, ai piedi indossavo un paio di sandali allacciati alla schiava che erano un vero portento. Quando mi vide fece un fischio alla pecorara, comportamento in pieno contrasto con quello che era il modo di fare di quella ragazza.
Appena arrivai lei mi venne incontro mi diede un bacio vicino alle labbra, poi mi prese le mani e mi chiese di avere pazienza, che lei non poteva più fare finta di essere attratta da me, ma che aveva ancora timore di avere tanta confusione in testa, io da parte mia le dissi che ero così felice e che, come le avevo già detto, le davo tutto il tempo di cui lei avesse avuto bisogno. Cenammo poi ci mettemmo su un divano e partirono coccole e carezze. Io ad un certo momento le dissi che non riuscivo più a trattenermi, che ero troppo eccitata, lei si alzò in piedi mi prese per mano e andammo in camera da letto. Li ci spogliammo con infinita lentezza, la feci sdraiare, le misi un cuscino sotto il sedere, e con tutto l’amore e la devozione del mondo cominciai a baciarle l’interno coscia, quando sentii che cominciava a rilassarsi, cominciai a baciarle la fighetta, che era madida di liquidi, Debby si contorceva dal piacere. Sembrava invasa dal piacere che solo un donna che ti lecca come vorrebbe essere leccata lei ti sa dare, venne in un violento orgasmo, poi cercò di restituirmi il piacere dato, devo confessare che la sua inesperienza e la sua voglia di imparare mi fece sconvolgere e anche io provai un immenso piacere che mi regalò uno dei più belli e duraturi orgasmi mai provati fin a quel momento. Ci addormentammo stanche, ma felici, quando mi svegliai la mattina dopo, fu incredibile lei era già in piedi, quando mi vide mi sorrise, poggiò il vassoio con la colazione sul letto, e mi diede un bacio sulle labbra e mi disse che la notte scorsa aveva provato un piacere, un amore, un coinvolgimento che mai aveva provato in vita sua, non aveva più dubbi, voleva essere la mia donna, la mia compagna, poi, mi disse una cosa che mi fece commuovere per tutto quello che significava, voleva essere la mia compagna per la vita.
Sistemammo gli ultimi dettagli con l’avvocato dei miei e con il loro notaio diedi le chiavi della proprietà che era stata della mia famiglia a degli estranei, poi con l’amore della mia vita tornammo a Milano a vivere la nostra vita insieme. I giorni successivi furono duri, difficili, facemmo tutti gli esami della sessione estiva, poi partimmo per le vacanze. Fu vero amore.
Tornammo nello stesso albergo dove ci eravamo conosciute, li ebbi la certezza che Debby aveva definitivamente superato le sue paure circa l’omosessualità, quando incontrammo il suo ex, i due si salutarono cordialmente, poi lei mi chiamò e mi presentò a lui come la sua compagna. Andammo subito in camera, li ci spogliammo velocemente e cominciammo a baciarci con grande passione con la mano destra percorsi il corpo fremente della mia donna e le infilai il dito medio dentro la fighetta che era già bagnata, il mio cervello era in corto (non avevo mai ricevuto una dichiarazione d’amore così bella e commovente), adoravo il suo seno, pieno e ben fatto, i suoi capezzoli duri erano una fonte perenne di piacere, le baciai l’ombelico e poi mi dedicai la suo clito, sembrava un cazzetto duro e turgido, si mise seduta ed io mi sopra di lei strofinammo le nostre fighette ed i nostri clitoridi fino all’orgasmo, ero stremata, ma non ne avevo abbastanza le dissi che volevo fare un bel 69, ci mettemmo in posizione e demmo giù di lingua, ci leccammo le fighette e i buchini del culo con amore e passione, ci aiutammo nell’esplorazioni vaginali con le dita, questo aumentò, e di molto il piacere che provavamo. Sentire il suo corpo sudato e flessuoso a contatto col mio mi dava la sensazione di essere in cima al mondo.
Uscimmo quella sera solo per cena e poi tornammo subito in camera. Ci addormentammo abbracciate, è stato bellissimo.
la mattina dopo, quando ci svegliammo vederla li vicino a me nuda e morbida riaccese il desidero allora cominciai a leccarle i seni, lei si svegliò, aveva gli occhi di quella che voleva godere. Per fortuna che ci svegliammo presto, perché a fare colazione scendemmo dopo più di un’ora. Le vacanze durarono tutto il mese di agosto, un mese costellato da sesso e da piacere e soprattutto da infinito amore. A settembre Debby volle andare dai suoi genitori in Veneto, e naturalmente volle che io andassi con lei. Quando arrivammo nella loro villa in campagna i genitori notarono quanto la figlia fosse felice e serena e di questo furono entusiasti, non nascosero la loro gioia nell’avere saputo che tra lei ed il suo ex tutto era finito, ma vollero sapere chi fosse la ragione di tanta raggiante felicità, quando Debby disse che ero io, sua madre, mi guardò e rivolta alla figlia mi chiese se eravamo innamorate, lei disse di si, i suoi si guardarono, poi si rivolsero a me dicendomi che erano sconvolti, ma che non volevano ostacolare la felicità della figlia, ma mi chiesero un po’ di pazienza per digerire la notizia. Dissero che avevano preparato due stanze, io intervenni prima che nessuno potesse parlare e dissi loro che Debby era fortunata ad avere una famiglia come la sua e che io non volevo sconvolgere nessuno, e che se loro me lo permettevano io avrei dormito nella stanza degli ospiti. La sera dopo un’intera giornata passata a conoscerci il padre di Debby mi disse che non avrebbe avuto senso che noi dormissimo separate, visto che ci amavamo, lo abbracciai e dissi loro che assomigliavano ai miei genitori, da poco mancati.

Sono passati 26 anni da allora, Debby ed io viviamo felicemente la nostra vita, abbiamo cambiato casa, ne abbiamo una più grande, siamo entrambe avvocatesse di successo e siamo due bravissime e felicissime zie di due ragazzi, un maschietto di 15 e una femminuccia di 12 anni. La famiglia di lei ha condiviso, come ho già detto, fin da subito la nostra storia e la nostra felicità. Ora anche voi sapete qualcosa di più su di noi.
A presto.

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