Il culo per un posto di lavoro

Scritto da , il 2012-06-07, genere gay



Claudio, questo il nome del responsabile delle risorse umane, era il nipote prediletto del titolare; ricopriva quel ruolo non per capacità o meritocrazia, solo per il grado di parentela; ma visto che era nelle grazie dello zio, poteva essere un’ottima referenza.
Sapevo che Claudio era un tipo un po’ strano, si diceva bisex; ma non feci caso alle voci, andai al colloquio tranquillo, senza timore. L’ufficio ampio, una finestra chiusa con delle tapparelle chiare stava alle spalle del titolare della scrivania, una poltrona in pelle nera, di fronte due sedie dello stesso colore. La stanza era grande, sul lato un ricco mobile bar, dal lato opposto un divano in pelle, entrambi di colore nero; alcune piante ornamentali completavano l’arredamento della stanza.
Claudio, più giovane di me di circa dieci anni, era un ragazzo viziato sempre in ordine.
Entrai in stanza, lui intento a scrivere, si alzò e mi porse la mano; io gli andai incontro sorridendo e gli porsi la mia. Mi faceva strano essere esaminato da un venticinquenne, e mi accorsi subito che la sua preparazione era molto approssimativa, le domande che faceva erano scontate. Io facevo finta di niente quel lavoro doveva essere mio.
Ad un certo punto Claudio si alzò si diresse verso il mobile bar si versò da bere e andò a sedersi sul divano, facendomi cenno di avvicinarmi.
Mi alzai imbarazzato, mi diressi verso di lui, ma prima che potessi sedermi, mi disse: “Fermati qui davanti a me”. Così feci come mi era stato ordinato sorridendo cercando di nascondere l’imbarazzo che mi aveva invaso. Bevendo mi fece cenno di girare su me stesso ma io rifiutai. “Ok, ho capito puoi andartene” mi disse.
Mi senti gelare significa addio posto di lavoro, senza proferire parola mi girai su me stesso mettendo la mani in tasca per darmi un atteggiamento non di sottomissione.
“Bel culo che hai – mi disse guardandomi negli occhi - vediamo il pacco sorpresa, tirati giù i pantaloni.”
Lo guardai intensamente avrei voluto tiragli un calcio in bocca, ma al suo sguardo interrogativo mi convinse a fare quello che mi aveva detto, mi slacciai la cintura e mi calai pantaloni e mutande.
“Anche la maglia voglio vederti completamente nudo.”
Completata l’operazione mi disse toccandomi: “Anche da nudo hai sempre un bel culetto che penso sia ancora verginello.”
Iniziò a toccarmi e l’uccello ebbe un sussulto quasi arrossi. “Possiedi anche un bel cazzo complimenti, ma ora che sei tutto nudo siediti sul divano”.
Mi accomodai e la pelle del divano sotto il sedere mi fece arrivare un brivido di freddo, non avevo mai avuto esperienze gay e neppure m’interessavano, ma avevo bisogno di quel lavoro. Claudio si alzò, si tolse i vestiti, e davanti a me con un piede sul pavimento e l’altro sul divano, si prese l’uccello con la mano destra mentre con l’altra mi prese la testa e mi disse: “Vediamo come succhi”.
Aprì la bocca e mi trovai il cazzo tra le labbra, ebbi un conato poi mi adattai al suo pene che sentivo gonfiare dentro al mia bocca, mi facevo schifo, chiudevo gli occhi per non vedere l’inguine peloso che strusciava sul mio naso. “Apri gli occhi, fammi veder e che ti piace mi disse Claudio – anzi massaggi mai anche le palle e il culo, ti voglio avido di cazzo.”
Claudio era eccitatissimo, prendeva il suo cazzo e me lo sbatteva sulle guance, per poi rimettermelo in bocca, mi faceva leccare lo scroto e poi il suo culo.
Mi fece sdraiare sul divano e poggiò il suo sedere sulla mia faccia, sempre con un piede sul divano e l’altro sul pavimento si piegò verso di me dicendomi: “Aprimi bene le chiappe voglio sentire la tua lingua esplorare l’orifizio.”
Mentre facevo tutto questo pensavo alla posto di lavoro per darmi coraggio. Poi si alzò si pose davanti a me e disse ora ti lubrifico il culo, voglio sfondarti, tirati su le gambe voglio ungerti bene.”
Presi le ginocchia portandomele al petto Claudio s’inginocchiò e iniziò a massaggiarmi il buco del culo, sputando e leccandosi il medio che cominciò a inserire. “Basta – ebbi la forza di dire – mia fai male.”
Ma Claudio continuava, apriva le mie natiche, esplorava on la lingua cercava di entrare con punta più dentro possibile, mentre io avevo il cazzo in tiro.
Poi si scostò da mio culo, si prese il cazzo e iniziò a inserirlo del buco del mio culo. “Tieniti le natiche aperte – mi disse- così faciliterai l’entrata.” Tenendo le chiappe sentivo la cappella di Claudio forzare le pareti, il suo era un cazzo non troppo grande, ma io avevo il culo troppo stretto. Questo faceva impazzire Claudio che continuava a far penetrare la sua asta. Sfinito da dolore sento lo sfintere cedere e le palle di Claudio sbattere sul mio sedere.
Claudio cominciò a pompare prima piano poi sempre più forte, poi vedendo che avevo anch’io il cazzo in tiro, mi preso l’uccello cominciando a segarmi. Pochi minuti e zampillai come una fontana facendo finire tutto il mio sperma sul mio petto e sulle mani di Claudio.
“Vedo che ti è piaciuto – disse – ora accomodati a novanta gradi davanti la mia scrivania a gambe larghe e con le mani afferra l’altra estremità.”
Quando fui in quella posizione senti ancora la lingua di Claudio bagnare il buco e poi il suo cazzo entrare con forza dentro di me. Non urlai per non dare soddisfazione ma il dolore fu acuto. Claudio iniziò a pomparmi avvicinandosi al mio orecchio mi diceva: “Ti piace come ti rompo il culo? Dimmi che ti piace, dimmi che stai godendo che sei una grande troia”.
Io mi mordevo le labbra quando senti un liquido caldo esplodere dentro di me, capi che era venuto perché quell’esplosione fu accompagnata da un “godo” sommesso e da Claudio che si adagiava su di me. Poi sfilò il cazzo grondante sperma lo sbatte sulle mie chiappe e mi disse: “Domani ti dirò se sei dei nostri”.
Mi asciugai, mi tirai su i pantaloni e me ne andai confuso.
L’indomani, dopo una nottata insonne, telefonai in azienda e trasalii sentendomi dire che il colloquio non era andato bene, mi fu negato anche di parlare con Claudio; ero furioso, mi ero rotto il culo (e non era una metafora) senza ottenere niente.
La sera mi diressi nel locale dove sapevo di ritrovare il mio aguzzino, lo scorsi quasi subito e dirigendomi da lui, pensavo a cosa gli avrei fatto. Anche lui mi vide mi venne incontro dicendomi con un sorriso: “Quando si libera un altro posto ti faccio chiamare.”
Non fece in tempo ad andarsene che lo presi per la spalla e gli dissi: “…non ero venuto per questo, volevo domandarti se mi facevi ripetere l’esperienza di ieri.”
Claudio si girò sorrise e disse “sapevo che ti era piaciuto, domani in pausa pranzo.”
“Ok - risposi – ti lascio l’indirizzo di dove abito, a domani.”
Uscii da locale sorridendo.
L’indomani alle 13.00 Claudio era sotto casa mia, lo feci entrare offrendogli da bere. “Lascia stare, facciamo presto che devo rientrare al lavoro, è stata una mattinata stressante e voglio proprio svuotarmi i coglioni.” Ci dirigemmo in camera mi spogliai e feci spogliare Claudio. “Sdraiati sulla schiena – dissi – voglio leccarti tutto.”
Claudio ubbidii iniziai a leccargli il cazzo e lo scroto e poi il buco del culo. Claudio alzava le gambe e mi premeva la testa tra le natiche. “Brava troia – diceva – fammi vedere cosa hai imparato”.
“Certo – risposi – ti farò godere come non mai, rilassati.” Claudio chiuse gli occhi godendosi il pompino che gli stavo facendo, e con una mossa rapida gli presi i coglioni stringendoli forte. Rimase senza respiro, ero sopra le sue gambe con tutto il mio peso con i coglioni in mano.
“Ascoltami – dissi allentando la presa per farlo respirare – ci sono due paia di manette voglio che tu ti leghi alla spalliera del letto.”
Appena conclusa l’operazione mi alzai dal letto Claudio aveva si i polsi legati ma le gambe erano ancora libere. Presi una corda la passai sotto le sue gambe e tirai verso di lui in modo da far scoprire tutto il suo culo. “Vedi di collaborare Claudio – dissi – altrimenti ti stringo le palle fino a farti diventare viola, capito!” Fece cenno di si con il capo. Mi misi davanti a lui lo sculacciai, presi un po’ di vasellina dicendo: “Guarda come sono buono ti ungo per non farti troppo male.”
Cosparsi il buco con abbondante crema massaggiando il piccolo orifizio, poi mi presi il cazzo e spinsi il glande verso l’entrata del buco di Claudio. Era stretto ma con pazienza vidi che lo sfintere si allargava sempre di più. “Rilassati più stai teso più senti male.”
Entravo poco alla volta millimetro per millimetro sorridendo e guardando quello che era stato il mio sverginatore il giorno prima. Ad certo punto più per foga detti un colpo deciso e il mio cazzo affondò. Claudio fece un urlo io gli intimai il silenzio e comincia a stantuffarlo. “Allora – dissi – cosa ne pensi, ti piace come ti rompo il culo? Lo senti il mio cazzo? Ti piace?”
Mentre gli scopavo il culo con le mani tenevo alte le sue gambe tenendogli le caviglie, sentivo le palle sbattere sulle natiche e il suo uccello sbattergli sul petto.
Arrivò la prima scarica di sperma, mi accasciai su di lui, spingendo ancora il bacino verso il culo, una seconda e poi una terza forse più lunga. Attesi qualche secondo poi sfilai il cazzo dal culo che fu seguito dal mio sperma che usciva dall’orifizio di Claudio.
Mi sedetti grondando sudore e liberai Claudio che si rivestii mi guardò e disse: “Scusami, chiama domani per il posto.”

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