Julia inculanda est - Finale

Scritto da , il 2021-11-03, genere comici

Il padre di Andrea era un bell’uomo, Giulia gliene dava atto, e aveva anche un bel cazzo, questo sì, ma per il resto non era molto diverso dagli altri uomini - e non erano pochi - che aveva conosciuto e con cui era andata a letto. Anche lui pieno di sé, convinto di essere il sale della terra, di offrire e di meritare il meglio. A Giulia non piaceva mentire, ma nemmeno prestare ascolto alle lagne e agli sfoghi dei depressi, e soprattutto le interessava scopare: quindi, alla sua domanda se fosse vergine nel culo, non aveva risposto nulla, e il padre di Andrea (ma come cazzo si chiamava, questo Giulia non riusciva a ricordarlo, eppure era certa che lui le avesse detto il suo nome…), il padre di Andrea, nella sua assurda quanto prevedibile presunzione, aveva interpretato il suo silenzio come un’ammissione. Chi tace acconsente, pensano òi pollòi, che Giulia - del resto poco amante della pronuncia erasmiana - amava tradurre scherzosamente con “i polli”. Così il papà del suo allievo le aveva detto rassicurante “Non preoccuparti, sarò dolcissimo, non sentirai dolore”. Aveva persino portato con sé la vaselina (e perché non il burro come Marlon Brando, aveva pensato lei, ridendo fra sé), evidentemente ignaro che, per gli introibi (poco) lubrificati naturalmente e quelli che non lo erano affatto, da tempo erano disponibili i lubrificanti a base acquosa. Insomma, in fin dei conti l’aveva scopata per benino, non poteva lamentarsi, le era venuto in culo dopo averla sodomizzata per venti minuti buoni e a lei era piaciuto. Questo voleva e questo aveva ottenuto. Poi, però, aveva iniziato a fare i soliti discorsi, a lamentarsi della moglie - o compagna, chi se lo ricordava - che da anni non gli dava più il culo, del lavoro che lo stressava, e insomma, a lei era venuto sonno… E, quando si era risvegliata, lo aveva trovato ancora lì, accanto a lei, che ronfava beato come un ragazzino. Aveva guardato la sveglia, e alle sette in punto lo aveva spinto giù dal letto. E, mentre lui, nudo, ancora mezzo assonnato, accartocciato sul parquet accanto al letto, la guardava con gli occhi cisposi senza capire, aveva pronunciato la sua solita, inappellabile sentenza: “nessun uomo in casa mia dopo le sette del mattino”. E, mentre lui raccoglieva borbottando le sue cose, si rivestiva e andava in bagno per pisciare, iniziò a cercarsi sul solito sito un racconto erotico che le facesse iniziare bene la giornata. Uscito dal cesso, lui la trovò che si accarezzava il clito, mentre con l’altra mano reggeva il cellulare. Si avvicinò al letto, forse speranzoso, ma lei lo fulminò con un’occhiata, dicendo tagliente: “Bè, cosa c’è da guardare? Mi hai inchiappettata, no? Adesso levati dalle palle, l’uscita la conosci”. Si rimise a leggere senza più voltarsi, poi sentì la porta dell’ingresso chiudersi dietro le spalle del suo amante di una sera. Socchiuse gli occhi mentre il suo sesso si schiudeva. Sarebbe stato un giorno bellissimo.

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