Mi prostituisco -3- (continua)

Scritto da , il 2021-09-30, genere etero

Bene pensai, ho il tempo per parrucchiere ed estetista, devo solo trovarne i soldi.

Dato che per mercoledì Giacomo mi aveva trovata un'altra marchetta di quelle ordinarie, un centone in tasca lo avrei avuto di sicuro.

I ragazzi mi piacevano, e non volevo perderli mostrandomi sciatta.

Complici due marchette, Giacomo stava dandosi da fare, oltretutto lo facevo guadagnare bene a quanto pare.

La settimana passò veloce, estetista e parrucchiere fecero un discreto lavoro e io potei presentarmi all'appuntamento in ordine, profumata da un bagno rilassante e vestita in modo normale, non provocante.

La casa a cui bussai era quella di Carlo, che viveva solo.

Mi aprì lui stesso, dicendomi di entrare e accomodarmi in salotto.

Anselmo era stato trattenuto sul lavoro, ma ci avrebbe raggiunti a breve.

Non volevano certo perdersi la serata per un imprevisto.

Mi accomodai in un salotto arredato con cura, il divano era comodo e Carlo mi offrì caffè molto buono.

Si sedette accanto a me, e mi chiese il prezzo della prestazione.

Io lo guardai un po' incuriosita prima di rispondere.

Solitamente quando Giacomo concordava le uscite, declinava ogni cosa al cliente, compresi i costi, quindi gli chiesi il perché di quella domanda.
Carlo mi disse che Giacomo era stato molto contento, che lui e Anselmo si erano rifatti sentire e avevano concordato una prestazione "come l'altra volta".

Erano parole sue; al che replicai:

"be ma allora, come l'altra volta"

e conclusi la frase con un sorriso.

Il sorriso però non sortì nessun effetto, anzi Carlo si alzò e andò verso un mobiletto dal quale prese delle banconote da 100 euro poi me li presentò.

Io mi irrigidii, perché non capivo dove stavamo andando a parare.

Anselmo che non c'era, lui che faceva strane domande sul prezzo, ed ora questa strana mossa di volermi pagare in anticipo ma in modo stizzito.

Gli presi le mani, non i soldi, mi alzai dal divano e lo guardai negli occhi.

Gli dissi che ero una prostituta, e che dovevo a Giacomo la percentuale sulle prestazioni, ma che se queste non si fossero attuate per volontà del cliente sarei stata tenuta comunque a prendere un 80 per cento del prezzo pattuito, queste le regole che anche tu conosci.

Carlo mi lasciò le mani, e mi disse che forse il problema non erano i soldi, ma io.

Io che piacevo, io che non mi limitavo ad un semplice rapporto sessuale, ma che ci davo l'anima, perché mi piaceva quel che facevo, io che...

Sei geloso! Dissi con impeto fermandolo.

Carlo ti rendi conto che mi stai facendo parlare come se volessi portarti via Anselmo, o che so il contrario, tu a lui?

Ma scherzi, a me piacete entrambi, lo ammetto.

È stato difficile per me accettare questa marchetta, sì la chiamo così, perché questo è.

CONTINUA ...

Questo racconto di è stato letto 3 5 0 6 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.