Quella porca di Roberta

Scritto da , il 2021-09-30, genere etero

Questa storia ha avuto luogo 2 anni fa, precisamente il 28 agosto del 2019. Ricordo perfettamente la data perché è il giorno del compleanno della mia amica Lucia. È proprio durante il suo compleanno che inizia questo racconto. Come al solito, per il compleanno di Lucia ci ritrovavamo a casa sua, che ha un ampio spazio all’esterno, per passare una serata tranquilla insieme. Presenti oltre me, il ragazzo di Lucia, il nostro gruppo storico (che conta una decina di persone) e le amiche universitarie di Lucia (credo fossero 4).
Tra queste amiche universitarie era presente Roberta. Roberta stava vivendo un momento non semplice con le amiche, che le parlavano spesso alle spalle e la trattavano come se fosse una pazza (cosa che ho appurato dalle conversazioni avute con Lucia). Parliamoci chiaramente, Roberta non era un granchè, era in sovrappeso, e non aveva dei lineamenti proprio gentili. Ma c’era qualcosa in lei che mi aveva sempre attirato. Forse anche quest’aura da pazza che si portava dietro, sinceramente non lo so.
La serata prosegue in tranquillità fino a quando non accade il fattaccio. Dopo una serie di battute di Tina (un’altra amica universitaria di Lucia) Roberta sbotta e inizia a litigare di brutto con le amiche. È stata una scena abbastanza imbarazzante perché ci ha visti spettatori attoniti incapaci di poter intervenire. La fortuna è stata che questa litigata è avvenuta a fine serata, ma il problema è sorto quando dovevamo tornare tutti a casa. Roberta non se la sentiva di tornare con le “amiche con le quali aveva litigato” così, conoscendola di vista e preoccupato per la situazione mi sono offerto di accompagnarla a casa (non abitava lontanissimo da casa mia).
Arrivati quasi a destinazione Roberta mi chiede se me la sentivo di fare due passi, la tensione ancora non l’era passata e non voleva farsi vedere in quelle condizioni a casa. Accetto, alla fine non era neanche così tardi e nella successiva ora vengo totalmente bombardato di chiacchiere da Roberta, che provo a rincuorare. Fatta una certa una ora, ci avviamo verso la macchina, che era parcheggiata nel parcheggio di una scuola in centro, ma abbastanza nascosto. Ci sediamo in macchina e prima di partire lei mi ringrazia per quello che avevo fatto, e soprattutto perché l’avevo ascoltata nel momento del bisogno. Io le rispondo che non si doveva preoccupare ma lei mi chiede se c’è qualcosa che può fare per me per sdebitarsi.
Io, che iniziavo ad avvertire un’eccitazione non indifferente, simpaticamente le rispondo che “non l’avevo accompagnata a casa per violentarla” e in maniera del tutto inaspettata Roberta risponde “beh ma almeno un pompino lasciatelo fare”. Non potevo credere a quello che avevo appena sentito. Poi continua: “l’ho visto come mi guardi. Nei tuoi occhi ho sempre percepito una voglia di scoparmi pazzesca. Non mentire a te stesso”. Così, mi sbottona i pantaloni, tira fuori il cazzo, ormai in tiro, e inizia a leccarlo con maestria. Roberta fa dei pompini da mettere i brividi. Non c’è una parte del mio cazzo che non abbia succhiato in quei 5 minuti.
Dopo un po’ decido di fare un passo oltre, e le chiedo se se la sentiva di entrare di soppiatto nella scuola per scopare. Roberta tentenna un attimo, ma presa dalla foga, tra una leccata di palle e l’altra decide di seguirmi. La fortuna ha voluto che una finestra della scuola fosse socchiusa, così siamo riusciti ad entrare senza particolari problemi. Il problema principale era che ci trovavamo praticamente al buio. Ci ritroviamo dentro una classe e decidiamo di fermarci li. Posiamo i telefoni sulla cattedra per fare luce e iniziamo lo show.
Ho sempre trattato le ragazze con cui sono stato con grande rispetto durante il sesso, forse troppo, ma con Roberta sentivo la necessità di andare oltre. Così la prendo inizio a montarla sulla cattedra, non vedo bene date le condizioni ma sento che la sua fica, stretta e rasata, inizia a pulsare, e sento chiaramente Roberta godere. Dopo un po’, abbastanza sorpreso del fatto che non fossi venuto ancora decido di fare uno step in più, così con maestria cerco di infilare il mio cazzo nel suo culo grosso e molliccio. Quando se ne accorge, prova timidamente a dire “noo” ma è troppo tardi. La infilo, la ri infilo, la sento urlare, quasi piangere, e arrivati sul più bello decido di sborrarle in faccia. Lei ormai, in trans, inizia ad urlare “siii in bocca si vai siii vaii” e allora esplodo. Una sborrata potente, poderosa.
Usciti dalla scuola la saluto baciandola e palpandole il culo con le mani, ringraziandola per la scopata più bella della mia vita.

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