La lezione - 2

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La lezione – 2

Erano ormai trascorse alcune settimane. Il ricordo della bella avventura vissuta quel giorno con Marco era ancora lí, vibrante nella sua testa. Da quel giorno non aveva fatto altro che pensarci. Non poteva naturalmente parlarne con la mamma. E neppure con gli amici. Con chi parlarne allora, si domandava Laura. Tra l’altro, da quel giorno Marco non si era più visto in quella casa. Strano, si disse. Che si vedano ora solo a casa di Marco? Si guardò bene dal fare domande. Non ne aveva fatte prima e non ne avrebbe fatte neppure adesso.
Una sera Laura era sola a casa. La madre sarebbe tornata a casa tardi. Mangiò dei resti che aveva trovato nel frigo e andò a sedersi davanti al televisore, ma non c’era nulla che le interessasse. Si sentiva irrequieta e aveva bisogno di fare qualcosa. Si diresse in camera della mamma. Le venne improvvisamente l’idea di spogliarsi e si sdraiò sul letto a occhi chiusi. Rivide in un attimo il momento vissuto con Marco, il suo corpo avvinchiato al suo. Poi d’un tratto si girò verso il comodino e ne aprì il cassetto. Gli arnesi della mamma erano ancora tutti lí. Prese il plug sulla mano e lo guardò bene. Lo lubrificò per bene e senza indugio se lo infilò dentro e chiuse le gambe. A occhi chiusi provò a concentrarsi solo su quel punto, poi prese a ondeggiare con le anche, per percepirne la forma. Dopo un attimo il freddo del metallo era sparito. Allargò le gambe e cominciò a masturbarsi lentamente. Pensava a Marco, al suo cazzo che l’aveva riempita tutta, proprio lí dietro, e dopo un po’ le cominciarono a salire pulsazioni alle tempie. Gemendo aumentò il ritmo della sua mano e un istante dopo un violento orgasmo l’aveva assalita.
Questi ultimi orgasmi, così intensi da stordirla, la stupivano. Mai prima ne aveva provati così profondi, così prolungati come adesso. Ci pensò su un momento. E’ chiaro che la scopata con Marco era stata determinante. Sentiva ancora il suo corpo su di lei, il suo odore, la violenza dei suoi colpi dentro di lei. Forse i suoi sensi si erano moltiplicati e ora godeva di più. Poi, dopo un istante, le venne in mente il plug, che poteva averla sensibilizzata in quella parte del suo corpo. Il suo orgasmo, ora che ci pensava, era come se partisse da lì, e diffondersi poi in tutto il corpo. Decise che avrebbe comprato un plug tutto suo. Non poteva certo prendere sempre a prestito quello della mamma!
Il giorno dopo Laura aveva lezioni all’università. Quella mattina si era svegliata di buon umore e aveva fatto colazione con appetito. Quando uscì, la mamma era ancora in cucina. Laura aveva preso gli studi con serietà. Le piacevano i corsi e a lei era sempre piaciuto scrivere e studiare. Non sapeva ancora, però, se fare giornalismo, pubblicità o altre cose del genere. Era però tempo di esami, adesso, e lei aveva un lavoro da presentare piuttosto impegnativo. Aveva già lasciato le tracce al professore e da lui aspettava le indicazioni per cominciare a lavorarci sopra.
Dopo la lezione Laura si diresse verso il professore che era attorniato da un nugolo di studenti. Quando venne il suo turno, il professore la guardò e le sorrise. Quella ragazza sveglia e attenta le era sempre piaciuta. “Ho visto i suoi appunti, signorina, ma io non ho tempo per lei”, le disse. “Ne parli con il mio nuovo assistente”, aggiunse, voltandosi verso un uomo che le stava dietro. “Giorgio”, disse, “Dai una mano a questa signorina”.
Laura voltò lo sguardo verso la persona che gli indicava il professore e vide un bel giovane, alto, con un corpo spigoloso, i capelli neri ricci irsuti, un po’ spettinati. Portava gli occhiali su un naso ben pronunciato che nascondevano due occhi scuri su un volto tranquillo che le ispirò fiducia. Si avvicinarono e fu lui a stenderle la mano. “Giorgio Marchionni”, disse presentandosi. Laura sentì una mano robusta sulla sua. Una bella mano, pensò. Si misero d’accordo che si sarebbero incontrati in facoltà a fine settimana. Quando Laura uscì dall’università si sentiva soddisfatta. Aveva tempo prima di andare a casa e decise di fare shopping. Le venne in mente di andare in un negozio di articoli sanitari. Lí probabilmente avevano in vendita anche le cose che interessavano a lei. Quando entrò c’era parecchia gente. Quello che lei cercava era però appeso alle pareti del grosso negozio ed erano tutte confezioni piuttosto anonime, che mostravano il contenuto senza ostentazione. Si guardò intorno per essere sicura di non essere vista e cominciò ad aprire alcune delle scatolette che erano in mostra. Erano plug di forma e foggia diversi. Ne scelse uno uguale a quello della mamma, con un colore però diverso sul retro. Andò alla cassa e dopo un attimo uscì eccitata e soddisfatta dal negozio. Lo avrebbe inaugurato quella sera stessa.
La mamma quella sera la chiamò a tavola più presto del solito. Doveva uscire. Cenarono parlando tranquillamente e quando, finito di mangiare, Laura rimase sola, si affrettò a prendere il suo nuovo scintillante plug e andò in bagno. Lo lavò per bene e dopo essersi abbassate le mutandine se lo mise dentro. Cominciò poi a camminare su e giù per la casa e si accorse che provava piacere. Sentiva di volersi masturbare prima di mettersi a studiare e si sedette al suo tavolo. Aprì il lap-top e cercò un sito pornografico. Gran parte dei film erano fatti da uomini per uomini, ma ce n’erano per fortuna anche per le donne. Ne trovò subito uno. Aprì le gambe e cominciò lentamente a masturbarsi. Non le ci volle molto per raggiungere un nuovo orgasmo. Anche questa volta era partito da lì, da sotto, dove c’era il nuovo plug. Decise che il giorno dopo lo avrebbe indossato e custodito lì tutto il giorno.
I giorni successivi all’università, ora sotto i suoi jeans sentiva sempre la forma del plug. Seduta sul banco in aula o quando camminava, ne avvertiva la presenza e questo le dava un senso di languore che le piaceva. Era però costretta ad accorciare i suoi passi, perchè camminando normalmente sentiva un po’ di fastidio. Alle lezioni lei era altrimenti sempre seduta attenta e concentrata. In questo lei era molto brava.
Un giorno, dopo una lezione, le si avvicinò Erika, una compagna di corso con la quale aveva già parlato alcune volte. “Che ti è successo?”, le chiese. Laura la guardò con aria interrogativa. “Come? Perchè?”, rispose. “Sei diversa”, le disse Erika. “In che senso diversa, scusa?, chiese nuovamente Laura. “Hai un’aria diversa e cammini anche diversa”, rispose Erika. Laura la guardò. Erika era una ragazza strana che faceva vita un po’ solitaria in facoltà. Era molto graziosa, un po’ esile ma ben fatta, abbastanza alta, con belle gambe piuttosto lunghe. Lo speciale in lei era che era appariscente, in modo però garbato, con gusto. Aveva un piercing a una narice, i capelli tagliati corti di un colore chiaro indefinibile e il suo abbigliamento era sempre a colori vivaci. Nei corridoi dell’università la si riconosceva subito. Laura si era fatta l’idea che fosse lesbica e a lei le lesbiche in genere non interessavano. Erika aveva però qualcosa di molto personale che la rendeva interessante. Forse erano i suoi occhi così penetranti, che la attiravano. Oppure la sua sicurezza e il fatto che non fosse tanto provocante. “Io mi sento come sempre”, le disse, non so cosa puoi aver notato. Ma poi, scusa, che fai, mi studi?”, le chiese con aria interrogativa. “Io studio sempre le cose che mi piacciono”, rispose Erika. “Quando ti ho visto la prima volta in facoltà non ho potuto fare a meno di notarti. E ora mi sembri un po’ diversa, ma non so dire esattamente in cosa o come. Ma sei sempre molto bella”, aggiunse guardandola fissa negli occhi. Laura si sentì un po’ a disagio, non sapeva cosa rispondere a quel complimento, fatto da una donna per di più. Ma fu sincera quando rispose. “Grazie del complimento”, disse. “Non me lo sono mai sentito fare da una donna. Purtroppo però su di me non fa colpo. I complimenti degli uomini mi toccano quasi sempre perchè a me attirano gli uomini. Tu sei lesbica, no?”, le chiese guardandola negli occhi. “Diciamo che tendenzialmente lo sono, ma ho provato anche gli uomini”, rispose semplicemente Erika. Laura si incuriosì “Senti”, disse, “Perchè non ci vediamo dopo le lezioni? Io tra un paio di ore dovrei essere libera. Se ti va possiamo andare a sederci in un bar. Sono curiosa di sapere cosa vedi in me di diverso”. “Va bene”, rispose Erika. “Tra un paio d’ore all’uscita. Ciao”. Se ne andò allungandole un leggero bacio su una guancia.
Pioveva quando si rividero all’uscita. Laura aveva un ombrello. Erika le si strinse vicino e si avviarono a passi rapidi verso un bar delle vicinanze. Non c’era tanta gente. Trovarono un tavolino in un angolo e ordinarono un caffé e una brioche. Laura si sentiva un po’ emozionata e confusa. Il plug che sentiva tra le natiche ora le sembrava del tutto fuori posto. Ma voleva sapere perchè la trovava “diversa”. Si mise in bocca la brioche. Aveva fame. Poi, dopo un attimo fu lei a rompere il silenzio. “Allora, dimmi tutto, ti sto ad ascoltare. Cosa c’è di cambiato in me?”. Erika la guardò sorridendo. “Allora, diciamo che io ti ho sempre guardato, te l’ho detto. Come faccio sempre quando una persona, si, quando una donna mi piace. Tu camminavi sempre a passi lunghi, misurati, con le tue lunghe gambe, mentre adesso, da un po’, ti vedo camminare a passettini corti, quasi sculettando. Poi c’è qualcosa sul tuo volto che non so decifrare, sembra che tu voglia nascondere qualcosa”. Laura la guardò con occhi sbarrati. Ma chi è questa, si disse. E’ una strega che legge nella mente degli altri? Istintivamente si strinse sulla sedia. Era sbalordita, ma in qualche modo eccitata. Le piaceva il gioco, era come un indovinello ed era divertita perchè era solo lei a conoscerne la risposta. Stranamente si sentì inumidire tra le gambe. “Sai che sei davvero brava. C’è qualcosa in effetti che è diverso, ma non te lo posso dire, è un mio segreto”. Erika la guardò divertita. “Ma proprio segreto segreto, o forse me lo vuoi dire se te lo chiedo in ginocchio?” disse ridendo. “Erika, è una cosa che non capiresti, e poi è difficile dirla qui, seduti in un bar”. “Se è per questo io abito a una diecina di minuti da qui”, rispose Erika. “Se non ti fa paura venire a casa mia, andiamo lí e mi dici tutto. Va bene?”.
Non pioveva piu adesso. Uscirono dal bar e si avviarono verso la casa di Erika. Erano ambedue curiose di sciogliere l’indovinello e automaticamente camminavano ora a un passo spedito, come se avessero fretta. Erika si sentiva divertita. Non riusciva a capire cosa c’era dietro, ma Laura le piaceva davvero e l’idea di un’intimità con lei, anche la più piccola, la intrigava molto. Laura da parte sua era eccitata dal pensiero di poter svelare il suo segreto, di cui non era ancora riuscita a parlarne con nessuno. Per farlo avrebbe dovuto però togliersi i jeans e sfilarsi le mutandine. Non poteva solo dire “Sai, ho un plug nel culo”. Avrebbe voluto trovare il modo giusto per dire quella cosa. Spiegare che aveva avuto un’esperienza fantastica che le aveva rivelato nuove sensazioni, che aveva provato orgasmi mai prima provati, e che aveva scoperto di avere risorse che non aveva mai avuto la più pallida idea di possedere nel proprio corpo. E che era ansiosa di provare ancora nuove eccitanti sensazioni. Pensò che stranamente in quel momento voleva continuare a parlare con Erika e confessò a sé stessa di sentirsi attratta. Da un po’ si sentiva bagnata tra le gambe. Si disse che se c’era qualcosa di eccitante da provare, beh, questa era l’occasione migliore.
Entrarono in casa di Erika. L’appartamento era piccolo ma grazioso e arredato con cura, con un’infinità di oggetti sparsi dappertutto. Le luci erano tutte nascoste e Laura si sentì subito a suo agio. Faceva un po’ caldo. Si sedette sul divano, si tolse il maglione e rimase solo con una maglietta sopra i jeans. Erika uscì dal bagno. Aveva indossato una tuta bianca che le stava incollata alla pelle e svelava le linee del suo bel corpo. Aveva con sé una bottiglia di vino bianco che aveva preso dal frigo. Mise i due bicchieri sul tavolino che riempì e si sedette all’altro lato del divano. Laura la guardò. Era sorpresa. Si sentiva incuriosita e sempre più eccitata. Era una situazione nuova per lei. Mai avrebbe pensato di poter avere una storia con una donna. Ma si sentiva affascinata da Erika e Laura decise di andare oltre.
Prima però volle farle un complimento per la casa. “Carina la tua casa. E’ tua o è in affitto?, chiese ad Erika. Me l’ha comprata il mio papà. I miei sono divorziati e la mamma vive con un altro uomo che io odio. “Anche i miei sono divorziati, ma io vivo con la mamma”, rispose Laura. “Andate d’accordo tu e la mamma?”, chiese Erika. “Si, andiamo proprio d’accordo io e lei”, rispose Laura. Erika era però impaziente. “Allora, Laura, cosa è successo? Me lo vuoi dire adesso?”, disse tirando su le gambe sul divano e portando il bicchiere alle sue labbra.
Laura si chiese da che parte cominciare. Ma fu solo un attimo, perchè d’un tratto seppe subito come fare. “Perchè io te lo possa dire devi spegnere le luci. Deve essere tutto buio”, disse. Erika divertita si alzò e spense tutte le luci. Rimasero al buio. Entravano solo luci lievi dalle finestre. Laura la sentì quando venne a sedersi nuovamente sul divano. Al buio l’eccitazione per ambedue si fece maggiore. Erika era rimasta in attesa in silenzio. Era confusa e incerta. Laura non era lesbica, le aveva detto. Lei avrebbe voluto subito prenderla tra le sue braccia. Non le piacevano le esitazioni. Ma non osava fare nulla per timore di infastidirla, di venire rigettata. Ma in fondo, si disse, perchè era venuta a casa da lei? Cosa voleva lei? Se non le interessavo non sarebbe certo venuta. Rimase lí, un po’ rinfrancata e fiduciosa, ed attese.
Al buio Laura si sbottonò i jeans e si sfilò le mutandine in modo da lasciare scoperto il sedere e restò in piedi a gambe larghe. “Ora vieni qui”, disse a Erika. Erika ubbidì e le andò incontro. “Mettimi le mani dietro la schiena adesso e falle scendere”. Nervosamente Erika fece scendere le sue mani lungo la schiena di Laura e quando arrivò alla pelle nuda sul sedere trasalì. “Ora scendi ancora un po' lí nel mezzo”. Fu allora che Erika si trovò con le mani sul plug. “Hai capito adesso?” disse Laura. Erika rimase confusa. Era tutta presa dall’emozione, le mani sul bel culo di Laura, e quel plug. Lí per lí non seppe cosa dire. Riuscí a balbettare “Ma, perché te lo sei messo?” Laura allora spiegò tranquilla. “L’altro giorno, a casa, ho scopato l’uomo di mia mamma. Un bel figo, molto più vecchio di me, un giorno che lei non c’era. Quel giorno ho scoperto il mio corpo, ho avuto degli orgasmi stupendi. Da allora non faccio che pensarci. Si, qualcosa è cambiato in me. Nel senso che ora ne voglio ancora. “Ma perché il plug nel culo adesso?”, chiese Erika incuriosita. Laura ci pensò su un attimo. “Insomma, si, avevo visto nei film porno che le donne se lo facevano mettere nel culo e io non capivo che gusto ci fosse. Pensavo che facesse male”, balbettò Laura. “E allora te lo sei fatto mettere nel culo da lui?” “Si, io gli ho chiesto se in quei film lo facevano solo per far scena, ma lui mi ha detto che poteva essere bello se lo si faceva per bene. E’ stato pieno di attenzioni, ci ha messo la lingua, il lubrificante, il plug, le dita”. “E poi?”, chiese Erika, che ora non stava più nella pelle. “Prima mi ha scopato mentre avevo il plug nel culo ed è allora che ho cominciato a sentire che qualcosa si stava svegliando lì dietro. Ho cominciato a godere, poi, quando mi ha tolto il plug e mi ha......inculata, è stato bellissimo. Ho goduto come una forsennata!”. Erika ora era stordita. “Io non l’ho mai fatto, no, non l’ho voluto mai fare e non riuscirei proprio a sopportarlo. Però anch’io provo belle sensazioni da dietro. Col dildo lo faccio spesso”. Poi riuscì a balbettare “Se vuoi ho un vibratore qui. Lo vuoi provare?”. Laura si era ormai tolto ogni scrupolo di dosso ed era tutta eccitata. Parlare dei suoi problemi, della sua esperienza, del suo corpo, dei suoi orgasmi, con Erika le sembrava ora del tutto naturale. Forse aveva scoperto di essere bisessuale e la cosa la intrigava molto. “Un vibratore anale?”, chiese. “Lo vado a prendere, se vuoi”, disse Erika. “Me lo fai provare qui? Non me lo puoi prestare?”, chiese Laura. Desiderava ardentemente farlo subito con Erika, ma voleva per qualche ragione far finta di non voler cedere subito. “Laura”, disse Erika con aria decisa avvicinandosi a lei. “Tu ora ti metti qui vicino a me, chiudi gli occhi e non pensi a niente. Lascia fare a me. Non te ne pentirai. Vedrai”. Laura non rispose ed attese seduta sul divano divorata dal desiderio. Erika corse via un attimo. Si accese la luce della camera da letto e un istante dopo Erika era di ritorno con un oggetto in mano dalla forma del plug, ma un po’ più grande. Ora tra loro si era rotto ogni indugio. Erika spinse Laura verso il divano e la costrinse in ginocchio con la testa appoggiata su un cuscino del divano. Vibrante d’attesa Laura aveva ora chiuso gli occhi. Ad un tratto sentì un liquido freddo percorrerle il solco tra le natiche e le mani di Erika che con cura lo spargevano tutto attorno. Due dita si inserirono lì al centro, dove Laura aveva appena tolto il plug. Laura emise un gemito ed ebbe un sussulto. Dopo un attimo si sentì penetrare da un oggetto rotondo. Si udì un leggero ronzio ed un istante dopo un’onda di vibrazioni le si sciolse dentro, prima come un formicolio, poi sempre più intenso, travolgente. Dopo un po’ sentì una mano entrarle tra le cosce. Due dita cominciarono a masturbarla, prima lentamente, poi con ritmo sempre più rapido. “Si, ah...si, siii.....ancora”, ebbe il tempo di dire, finchè il suo corpo si scosse. Stordita, ora gemeva sempre più forte e il respiro si era fatto sempre più affannoso. Un attimo, un fremito e un istante dopo era scoppiata in un intenso orgasmo. Erika le si appoggiò sopra, le cercò la bocca, si baciarono. “Sei così bella quando godi”, le disse. “Vieni qui sul divano adesso, sdraiati qui. Su, apriti bene. Voglio farti godere ancora. La baciò tra le gambe, la penetrò con la lingua, sentì il clitoride fremere turgido tra le sue labbra. Così facendo si era messa in ginocchio su di lei, il volto di Laura tra le gambe. Tremava dalla voglia di essere leccata anche lei e istintivamente si abbandonò su di lei. Laura la accolse con la sua lingua. Era la prima volta che lo faceva ma era felice di farlo. Le piaceva il profumo che emanava dal suo corpo e il sapore che provava leccandola. Con la lingua la percorse tutta, mentre le mani la accarezzavano su e giù lungo le belle natiche. Le infilò d’un tratto delicatamente un dito nel culo dopo averlo ben leccato, mentre con l’altra la masturbava e quando la sentì sussultare insistette con la lingua e con le dita finchè non sentì un fremito. Anche Erika aveva avuto il suo orgasmo.

Rimasero un lungo attimo senza dirsi nulla, tenendosi per mano. Fu Erika poi ad un tratto che si avvicinò ad un orecchio di Laura e le disse “Ora voglio che tu mi scopi”. Si alzò dal divano e corse in camera. Ne tornò con un oggetto che teneva in mano, che Laura subito riconobbe. Laura lo prese e se lo indossò, era uno strap-on formato little. Era ancora un po’ stordita ma non le fu difficile capire come portarlo. Non l’aveva mai fatto prima. Sentì l’eccitazione salirle alla testa. Stese Erika sul divano e le si inginocchiò dietro. Non la fece attendere molto, ma si introdusse in lei lentamente. Scelse di farlo con dolcezza. No, Erika non era una che amava la passione, la veemenza, si disse. Si mise a muoversi lentamente avanti e indietro. Erika gemeva soffusamente, mentre le mani di Laura la carezzavano sui fianchi, la graffiavano leggermente con le unghie sulla schiena, per poi scendere con una mano a titillarle il bottoncino del clitoride. Erika era ora in trance. Seguiva a occhi chiusi con i suoi fianchi il movimento che Laura imprimeva sul suo corpo, poi fu lei stessa ad accelerare i suoi movimenti finchè una scossa le vibrò lungo il corpo, e poi con un fremito cadde in avanti spossata.

Stettero per un po’ sdraiate vicine l’una all’altra. Erika si sentiva ora appagata e lo era anche Laura, che però era ancora un po’ perplessa. Si poteva essere bisessuali senza per questo essere anche lesbiche, si chiese. Ne avrebbe parlato con la mamma. Comunque era stato bello e lo avrebbe certamente rifatto. Solo con Erika però. Lei non era interessata alle donne, decise, e con questo si sentì più tranquilla.

Mentre si rivestiva, Laura pensava all’incontro con l’assistente che avrebbe avuto il giorno dopo. Decise di parlarne con Erika. “Di un po’, Erika, mi è venuta un’idea. Domani devo vedere l’assistente del professore per il lavoro che devo presentare. E’ un bel figo. Perchè non proviamo a farcelo, noi due?”. “In che modo, vuoi dire?” chiese Erika. “Ce lo scopiamo tutte e due”, rispose Laura ridendo. Erika ci pensò su un momento, poi rispose “No, te lo scopi tu, se vuoi, io ti aiuto volentieri.” Laura adesso era davvero eccitata. Il pensiero di un triangolo con Erika e l‘assistente era proprio intrigante. Ma come fare, e dove, si chiese. Poi, improvvisamente ebbe un lampo di genio. “Sai cosa facciamo, Erika? Io lo vedo in facoltà. Lì però c’è sempre casino e io gli chiedo di andare a sederci al nostro bar..... Dopo un po’ arrivi tu, ci vedi e ci vieni incontro...... Lì allora ci dici che hai un problema con il tuo lap-top a casa....... Hai bisogno di aiuto...... Io dico che non sono tanto brava e chiedo a lui se se la sente di darti una mano. Non credo che resisterà alla tentazione, comunque val la pena di provarci. Una volta a casa tua ci sediamo sul divano con il lap-top. Io vicino a lui e tu alla mia destra......Noi due ci mettiamo una camicetta leggera, sbottonata, oppure una maglietta, ben scollata però. Dobbiamo essere molto sexy..... Lui comincia a lavorare con il lap-top e noi stiamo lì a guardarlo, ci abbassiamo un po’ verso di lui in modo che lui ci può sbirciare sotto la camicetta...... Tu poi dopo un po’ mi metti un braccio attorno al collo, introduci una mano sotto la mia camicetta e cominci a carezzarmi una tetta...... A quel punto lui è sicuramente arrapato come un mandrillo, io gli metto una mano sui pantaloni e il resto viene da sè. Che ne dici?” “Cazzo, che bell’idea, Laura. Certo, dai, facciamolo!”, disse Erika tutta eccitata. Decisero di telefonarsi più tardi per gli altri dettagli.

Il giorno dopo andò tutto come avevano previsto. L’assistente aveva subito accondisceso ad aiutare l’amica con il lap-top ed ora erano tutti e tre seduti sul divano piuttosto eccitati. Giorgio, l’assistente, si era subito già acceso quando si era incontrato con Laura. Era da un po’ sposato, lui, e la moglie lo teneva a puntino. Occasioni di tradimenti si erano presentate alcune volte, ma le aveva sempre scampate per varie ragioni. Questa volta non gli sembrava vero. Sembrava tutto pronto. Queste due ragazze erano splendide, soprattutto Laura, l’altra gli sembrava diffidente, un po’ ostile. Stava armeggiando con il piccolo lap-top quando con la coda dell’occhio vide che Erika aveva messo un braccio al collo alla sua amica ed era entrata con la mano sotto la sua camicetta. Non potè fare a meno di sussultare sul divano. Quando poi vide che Laura si era abbandonata sul divano a gambe larghe si voltò verso di loro. Stette un attimo indeciso su cosa fare, poi quando vide l’altra mano di Erika introdursi sotto le mutandine di Laura, non riuscì a trattenersi. Si allungò verso Laura e la baciò sulla bocca che era schiusa e lo stava aspettando. Sentì una mano di Laura che gli si posava sul cazzo. Si slacciò allora la cintura e abbassò la cerniera dei pantaloni. Un attimo dopo la mano di Laura si era introdotta lì dentro e ne era uscita con il suo cazzo fremente. Laura si chinò per prenderglielo in bocca. Giorgio aveva ora davanti agli occhi la figura di Erika con il volto tra le gambe di Laura. Lo spettacolo era elettrizzante, con il bel corpo di Erika riverso su quello di Laura. Improvvisamente sentì la sua voce che balbettava “Hai un preservativo?” chiese rivolto a Laura. Laura si rialzò verso di lui, gli si avvicinò alle orecchie e bisbigliò “Non ce n’è bisogno, mi puoi venire nel culo”, disse semplicemente. Poi si alzò, si mise in ginocchio sul divano e si mise in posizione. Prima di sedersi al divano appena arrivati Laura era corsa in bagno, si era tolta il plug e si era ben lubrificata per essere pronta. Lui non si fece problemi. Un attimo, un fremito e il cazzo di Giorgio le era scivolato dentro. Sentì un fremito attraversarle il cervello. Non attese che lui si muovesse e fu lei a imporre subito il ritmo. Non voleva che fosse subito frenetico. Intanto Erika si era sdraiata a gambe larghe sotto il volto di Laura ed ora sentiva la sua lingua cercarla dappertutto. Non durò a lungo il cazzo di Giorgio. La grande eccitazione e forse anche la poca consuetudine alle avventure extra coniugali lo fecero venire d’un tratto con un sordo rantolio. Si abbattè sul corpo di Laura e rimase un attimo immobile. Poi d’un tratto si alzò. “Sentite ragazze, grazie, ma io adesso devo proprio andarmene”. Si rivestì in fretta e senza aggiungere altro, in due balzi uscì di casa.

Laura e Erika si tennero strette per un momento. Fu Erika la prima a parlare. “E’ stato un po’ scarso, il nostro assistente, ma è stato divertente, vero?”, disse. “Si, ora dobbiamo farlo con tutti gli altri assistenti”, e rise. “Speriamo ora che non ci raccomandi al professore”, rise Erika. “Se lo dice al professore, noi cerchiamo il suo indirizzo e andiamo a trovare la moglie”, disse Laura seriamente. Poi, ancora un po’ stordita, le si avvicinò e le sussurrò “Di un po’, Erika, mi fai sentire un po’ di strap-on nella fica? Ne avrei un voglia matta. Ne voglio però uno più grande di quello di ieri”, le chiese. Erika corse in camera sua e dopo un attimo Laura sentì la sua voce che la chiamava lì. Aveva già indossato uno strap-on di foggia diverso. Si sdraiarono sul letto. Questa volta Laura lo volle prendere davanti. Si allacciarono l’una all’altra e trovarono subito un ritmo rilassato. Con le mani si accarrezzavano, si palpavano le tette, si cercavano a vicenda tra le natiche, tutto in un vortice di sospiri, di gemiti e di respiri affannati. Laura adesso non sentiva più alcuna inibizione. Godeva con Erika, ma era diverso, si sentiva come sospesa nel vuoto e onde di piacere la percorrevano in un fluttuare continuo di sensazioni. Non c’era il colpo violento che la dominava, come quando scopava con un uomo, ora erano piccoli colpi vibranti che si davano l’un l’altra, per godere assieme. Era come se lei e Erika volassero con le stesse ali e questo le dava un piacere mai provato prima. Vennero tutte e due quasi contemporaneamente, ma continuarono a muoversi insieme, come non volessero mai raggiungere la fine.

Quella sera Laura tornò a casa soddisfatta. La mamma stava preparando la cena e la salutó allegramente. “Tutto bene Laura?” “Si, tutto bene, mamma. Ora vengo da te. Ti devo raccontare una cosa.


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scritto il
2021-09-29
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