Perdere il treno

Scritto da , il 2011-11-23, genere dominazione

Mi chiamo Marco, ho scoperto la mia vera natura dominante a causa di una banale cancellazione di treno. La mia situazione prima del fatto era costituita da una noiosissima relazione con una ragazza che non stimavo e che ritenevo insipida, ma la routine quotidiana mi impediva di rompere. La realtà è che non me ne importava più nulla di lei e il sesso lo vivevo più come uno svuotarmi i testicoli che una passione travolgente. Dentro di me comunque sentivo una forte inquietudine, qualcosa che di me non veniva fuori appieno.
Tornai a casa quella mattina dopo aver constatato l'impossibilità di recarmi al lavoro e accadde tutto ciò che non potevo prevedere. Appena entrato nell'ingresso sentii gemere e avvicinandomi alla fonte del gemito mi resi conto che la mia fidanzata stava scopando con un ragazzo nero, vedevo il suo culo di ebano fare su e giù. Lo shock fu grande, la testa cominciò a frullare strano e volevo ucciderli, far sparire in fretta tutta quella sofferenza che sentivo nel petto e nello stomaco. Andai in cucina cercando un coltello per poter avere la soddisfazione di fare del male, desistetti e mi recai nello sgabuzzino dove nascosi tempo prima una pistola. Ma appena la ebbi in mano la mia razionalità prese il sopravvento. Ma a prendere corpo fu anche una sorta di eccitazione che non conoscevo, volevo infliggere dolore ai due. Pensai che non aveva senso rovinarmi l'esistenza per per una troia che tra l'altro meditavo di lasciare, ma dentro la mia mente iniziò una sorta di progetto. Tornai nello sgabuzzino e presi delle corde che di tanto in tanto usavo durante il campeggio, scaricai la pistola, mi unsi il pene con dell'olio e silenziosamente mi avvicinai alla stanza. Vedere quel bel culo nero mi fece venire il desiderio di fargli sentire paura, un vero terrore. Completamente assorti nelle loro attività non si accorsero della mia presenza. Poggiai la canna della pistola sulla nuca del nero che cominciò a tremare. Il mio pene si rizzò al pensiero di cosa sarebbe avvenuto dopo. La mia fidanzata come mi vide con la pistola cacciò un urlo, temendo che l'ammazzassi li per li. Diedi un ordine preciso al nero di stare fermo, mi abbassai pantaloni e mutande poggiando la punta del cazzo sull'ano del nero. Lo spinsi dentro con un po di fatica e gli ordinai di continuare a muoversi, sarà stata la paura e le contrazioni della vagina di lei ma sentii il nero venire e io godetti della sua paura. Tirai fuori il pene e ordinai al ragazzo di legare le mani e i piedi della mia fidanzata. Leggevo la vergogna nei suoi occhi, si decisamente erano occhi di chi ha dovuto subire senza avere scelta. Una volta legata, mi rivolsi a lui dicendogli: Adesso che cazzo racconterai ai tuoi amici? Che un bianco te l'ha messo inculo mentre ti scopavi la sua ragazza? Lo feci inginocchiare e mettere le mani in alto così da poterlo legare e renderlo innocuo. Che bella sensazione avere la vita di due persone completamente nelle mie mani, mi saliva una eccitazione mai provata. Dopo avergli legato pure i piedi, mi concentrai sulla troia. La presi per i capelli, la feci scendere dal letto e la costrinsi a succhiare e a ripulire. Il terrore nei suoi occhi e la sua arrendevolezza faceva sì che in pochi minuti le scaricai in gola parecchi schizzi della mia essenza, la girai e col pene ancora leggermente duro la sodomizzai. Il vero obiettivo non era venire di nuovo ma bensì usarla come cesso, farle sentire dolore e umiliazione. Si le pisciai nell'intestino con grande soddisfazione, lei piangeva e chiedeva perdono. Chiamai il nero che con alcuni saltelli ci raggiunse e gli diedi indicazioni di mettersi faccia a terra sotto le mie gambe. Tolsi il mio tappo e l'urina cominciò a sgorgare schizzandolo in testa creando poi un lago dove lui aveva la faccia. Lo costrinsi a leccare. La mia vendetta a quel punto poteva essere soddisfatta ma per la mia bramosia di dominio era solo il principio.

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