Cena Aziendale - cap. 3

Scritto da , il 2020-07-17, genere saffico

Come sospettavo, i bagni sono stra-affollati di coppie. La musica della sala arriva qui lontana e ovattata, mentre ciò che si sente benissimo sono i gemiti delle coppie. La mia immagine riflessa nello specchio è terribile: l’acconciatura a chignon saltata, con ciocche di capelli ribelli che ricadono sul viso.
Il trucco ha retto abbastanza bene, ma in diversi punti è rovinato, e il resto… dalla vita in giù il mio tubino è spiegazzato, per fortuna è nero o si noterebbero delle macchie davanti e dietro, e i miei piedi, ancora scalzi, sporchi e impiastricciati.
Da un bagno non sento provenire alcun rumore, anche se chiuso. Chiaro segno che chi è lì dentro aspetta il momento propizio per uscire. Facendo più rumore del dovuto con la porta, esco dall’antibagno, defilandomi all’esterno. Non faccio in tempo a contare fino a tre e un ragazzo sguscia via dal bagno delle donne, fiondandosi oltre la porta del bagno degli uomini. Sorrido. Giovani dilettanti.
La curiosità ora mi spinge a scoprire chi sia la fortunata che se l’è appena spassata, così apro la porta dell’antibagno e.. “te l’avevo detto che ti saresti divertita” sorrido verso una imbarazzatissima Valentina.
È rossa come un peperone, qualche succhiotto sul collo, e un bottone della sua camicetta saltato quasi del tutto; riesco a intravedere un reggiseno bianco a coprire le sue forme minute, probabilmente una prima.
La rassicuro con qualche carezza, mentre me la sto immaginando dentro quel bagno, con la camicetta sbottonata, a scopare. Come lo avrà preso? Lo avrà cavalcato seduto sulla tazza? O piegata a 90? Mentre fantastico su di lei, lei risponde “sono uno straccio” guardandosi allo specchio, il collo arrossato e la camicia mezza sbottonata. “ehi, io sono ridotta peggio di te” le rispondo, indicandomi da capo a piedi, “..e poi..” e indico le altre cabine, dalle quali provengono degli inequivocabili gemiti “..pensi che qualcun'altra stia messa meglio?” ridiamo e lei sembra ora più a suo agio
“almeno, ne è valsa la pena?” le chiedo, indicando la cabina da cui è uscita. “beh, cioè…” lei avvampa, “..insomma è.. strano. Non che sia la prima volta che lo faccio con estranei, però, qui.. con tutti i colleghi”
Io mi stringo nelle spalle “si, può farti strano il fatto che alcuni di questi volti li rivedrai lunedì mattina, ma tranquilla. Quel che succede durante la festa, rimane alla festa” si, come no. “quindi..?” le chiedo, ammiccando
Ora è più rossa del mio smalto “beh.. ecco..” di fronte alla sua esitazione rispondo baciandole le labbra.
Ora che io sono scalza e lei ha i tacchi abbiamo la stessa altezza. “si può sempre rimediare” sussurro, e prima che possa opporsi la spingo dentro la stessa cabina da cui è uscita.
Ci baciamo avidamente, le nostre lingue si intrecciano mentre le mie mani sbottonano la sua camicia, e spostano le coppe del reggiseno.
I suoi seni sono piccoli, due curve appena accennate, con due capezzoli chiari che iniziano a ergersi turgidi.
Le bacio il collo, le orecchie, e mentre le mie dita tormentano i suoi capezzoli, le chiedo di raccontarmi cos’ha appena fatto.
Mi dice che dopo alcuni baci e qualche palpatina con quel ragazzo, lui le ha proposto di andare in bagno.
Lì prima si è inginocchiata a succhiarglielo, poi lui l’ha presa a 90
“..e ti è venuto in bocca..” aggiungo io, avendo sentito il sapore della sua lingua, e lei annuisce.
Il suo racconto ha mandato di nuovo le mie gambe in fiamme, quindi tiro su il tubino dalle cosce sulla pancia, mentre lei abbassa la mia parte superiore e sposta le coppe del mio push-up, liberando il mio seno florido e abbondante
“hai due tette meravigliose” commenta, prendendo un capezzolo tra le sue labbra. Inizia a succhiare, mentre le sue dita affusolate accarezzano la mia figa grondante, ed io ho un capogiro.
Sbottono e abbasso i suoi pantaloni, rivelando le sue mutandine umide, e abbassate anche quelle, la sua fica completamente rasata accoglie le mie dita.
Ci tocchiamo a vicenda, in piedi, mentre lei succhia il mio seno , sento che potrei venire di nuovo, ma prima… mi inginocchio davanti a lei, divaricandole le gambe per quanto possibile dati i pantaloni e le mutandine che sono attorno alle sue caviglie. Bacio le sue cosce, e risalgo su, fino alla sua fica umida, dove subito la mia lingua trova posto.
I suoi gemiti bassi e delicati mi eccitano ancora di più, e porto una mano sul mio seno e l’altra tra le mie gambe. Le sue mani mi accarezzano la testa, mentre alterno profonde lappate di lingua a succhiotti verso le grandi labbra e il clitoride.
Il suo bacino ondeggia frenetico, assecondando i miei movimenti e ampliando il suo piacere, mentre io godo dei suoi umori che mi colano lungo la bocca.
Mi rialzo in piedi, lei mi guarda con aria persa, e la invito a mettersi a 90 come ha fatto prima col ragazzo. Lei obbedisce, esibendomi il suo culetto minuto e sodo, la schiena inarcata e le mani coi palmi premuti contro la porta.
Infilo il mio dito indice nella sua figa, bagnandolo completamente dei suoi umori.
Ma lo tiro fuori e lo infilo con la punta nel suo sfintere. Stringe le natiche, sembra opporsi, ma la tengo ferma e mi distendo con il petto sulla sua schiena, il mio seno che cade pesante e caldo contro di lei.
Mi ci sfrego mentre a ritmo lento proseguo a infilarle il dito. Preparo e allargo il suo buchino, lubrificando il dito con i suoi stessi umori.
E quando entra agevolmente la scopo così, con un dito dietro e l’altra mano a masturbarla. Geme e trema, mentre godo del suo piacere e del contatto della sua schiena sul mio seno. Il suo orgasmo è così travolgente che è costretta a mettersi una mano davanti alla bocca per non urlare. E quando esco da lei sono così stanca che non ho nemmeno bisogno che lei ricambi il favore.

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