Passione segreta

Scritto da , il 2020-06-29, genere bondage

Giovanni aveva 27 anni, e per tutta la sua vita aveva covato una passione segreta, anzi, sarebbe più giusto dire una vera e propria ossessione, visto che ormai a stento riusciva a trattenersi… era follemente appassionato di “bondage”: il solo pensiero di una donna legata e imbavagliata lo faceva andare fuori di testa e faceva salire la sua eccitazione a livelli incontrollabili.
Quello che sapeva sull’argomento lo aveva trovato quasi esclusivamente su Internet: aveva acquistato molte riviste e videocassette da alcuni siti specializzati; più raramente aveva trovato materiale di suo gusto nei sexy-shop… tutto qua. Per il resto non aveva mai avuto esperienze dal vivo in questo campo. Infatti, chissà perché, nel profondo si vergognava della sua passione, che era sempre restata un segreto per tutti: non ne aveva mai parlato né con gli amici, né tantomeno con le ragazze (anche se non molte) che aveva avuto in vita sua.
Questa situazione era andata avanti per anni e anni… ora basta! Si era convinto che in qualche modo doveva soddisfare quei desideri che per tanto, troppo tempo erano rimasti nascosti, addirittura repressi, nella sua mente. Già, ma come fare? Anche con l’ultima ragazza, con cui si era lasciato da poco, tante volte, nei momenti più intimi aveva cercato il coraggio per confessare quelle sue eccitanti fantasie, ma poi… niente, la paura di essere giudicato un pervertito lo aveva sempre, irrimediabilmente frenato.

Così, dopo tanto tempo e tantissimi dubbi era giunto alla conclusione: la soluzione al suo problema sarebbe stata una puttana! Già, una puttana… Giovanni era una persona molto rispettosa delle leggi e delle buone maniere, e il pensiero di provare la voglia di pagare una puttana per soddisfare le proprie voglie lo sconvolgeva non poco… Forse era proprio questo suo perbenismo che gli faceva provare un senso di vergogna per la sua morbosa passione per il “bondage”: il suo inconscio lo vedeva come una deplorevole deviazione sessuale. Comunque, ora non era questo il problema…
Tante volte, passando sui viali di notte, notava quelle “lucciole”, pronte a far mostra dei loro corpi, anche d’inverno, col freddo pungente, e provava una fortissima pena per loro, povere ragazze venute da paesi poveri, a volte poco più che bambine… Pena per loro e un forte senso di sdegno per chi si fermava e le montava… razza di sfruttatori!
Eppure ora questi suoi pensieri, sotto la spinta dell’eccitazione che provava all’idea, si stavano improvvisamente trasformando in un irrefrenabile desiderio di trasgressione: andare contro le proprie regole morali per poter finalmente soddisfare una voglia che ormai da troppo tempo teneva segregata dentro di sé… Finora una donna legata e imbavagliata l’aveva vista solo nelle foto delle riviste specializzate, o nei video che teneva a casa, nascosti in un posto segretissimo dove solo lui poteva avere accesso. Da quella sera invece… finalmente avrebbe provato di persona l’esperienza più eccitante della sua vita.
E così fece: era un lunedì sera di mezza stagione, il giorno giusto per agire: chi volete che esca di casa il lunedì sera? Forse in giro ci sarebbero state meno puttane, ma anche meno clienti, e quello che gli interessava era di passare il più inosservato possibile. Salì in macchina, con una piccola borsa nella quale aveva messo delle corde robuste e delle lunghe e spesse strisce di stoffa che gli sarebbero servite per il bavaglio (infatti non amava molto il nastro adesivo, e tantomeno i “ballgags”, mentre impazziva letteralmente per quei bavagli avvolgenti che coprono le guance e si legano stretti dietro la nuca…) e si avviò.

La zona migliore per le puttane, come in quasi tutte le grandi città, era quella industriale, oltre l’estrema periferia; qui se ne trovavano numerose, e di tutti i tipi, ma principalmente ragazze africane, e Giovanni stabilì che per quella sera proprio quello sarebbe stato il suo obbiettivo: la pelle nera lo eccitava particolarmente, e così non ebbe dubbi e, giunto sul posto individuò subito un gruppo di prostitute di colore fra le quali, probabilmente, avrebbe scelto la sua “vittima”.
Si avvicinò alla prima di loro. Non c’era molta luce, ma poteva distinguere chiaramente un bel corpo sinuoso, con le curve al posto giusto. L'eccitazione stava salendo… la puttana lo vide rallentare ed accostarsi, e, capendo di avere di fronte un possibile cliente, si incamminò verso di lui. Giovanni era sempre più nervoso e, cercando di restare più calmo possibile cominciò ad abbassare il finestrino, pensando a quello che avrebbe dovuto dire alla ragazza che gli si stava facendo incontro… Non sapeva se in quel momento era più forte il senso di libidine o la vergogna per un gesto che fino a pochi giorni prima avrebbe condannato senza attenuanti.
Quando il finestrino fu completamente giù, la puttana si appoggiò con le braccia sulla portiera. Giovanni stava per cominciare a parlare, ma lei fu più veloce: - Ciao, che facciamo? - gli chiese con tono quasi arrogante, con un accento che faceva intendere benissimo la sua origine africana.
- Beh, ciao, io… senti… - cominciò a balbettare Giovanni.
L’altra non gli dette neanche il tempo di continuare: - Bocca o figa? -
La domanda lo spiazzò. Non sapeva come replicare e continuò col suo tono impacciato: - Ecco, veramente volevo sapere… -
Ma la puttana voleva andare diretta al dunque: - Bocca 20 euro, figa 50… -
- No, senti, io ti volevo chiedere se ti va un gioco... -
- Va’ a giocare con tua sorella! - lo interruppe la ragazza, voltandosi e tornando verso un gruppo di sue compagne che, vedendo la scena, nel frattempo erano scoppiate a ridere.
Giovanni ci rimase veramente male… Avrebbe voluto scendere per spiegarle tutto, ma poi si rese conto che quella non era certo il tipo di persona con cui poter ragionare: “Mannaggia!” pensò, “lo sapevo, lo sapevo che avrei fatto la figura del cretino! Non puoi cominciare a farti degli scrupoli davanti a una puttana...”
Rialzò il finestrino e ripartì: ormai era chiaro che da quel gruppo di ragazze non avrebbe più ottenuto nulla, se non sberleffi. Sentì crescere una rabbia fortissima dentro di sé: non era stato capace di chiedere quello che voleva neanche di fronte ad una che fa sesso per mestiere!

Ma dopo l’iniziale frustrazione le sue sensazioni cambiarono: d’altronde era la prima volta che si rivolgeva ad una puttana, ed era facile che il nervosismo potesse tradirlo… La lezione era servita: alla prossima occasione sarebbe stato più deciso, e avrebbe ottenuto quello che voleva! E l’occasione non tardò ad arrivare: qualche centinaio di metri più avanti vide sul ciglio della strada un’altra puttana di colore, stavolta da sola. Tanto meglio: questa non poteva contare sull'appoggio delle compagne per prendersi gioco di lui…
Si avvicinò, cercando di non farsi tradire dall’emozione, e la cosa funzionò. La puttana lo vide, e fece qualche passo verso di lui: era una ragazza snella e molto giovane (non doveva avere più di 21-22 anni) vestita solo con dei pantaloncini attillati azzurri e un corpetto bianco senza maniche, abbottonato davanti e annodato sotto il seno, che le lasciava scoperta la pancia. A prima vista si notava anche un bel culetto e due belle tette sode. Giovanni si stava già eccitando, e quando abbassò il finestrino le lanciò uno sguardo sicuro.
- Ciao, che vuoi fare? Bocca o figa? - chiese lei.
Stavolta non avrebbe perso tempo per cercare di spiegarle le proprie intenzioni: - Bocca! - rispose deciso.
- Sono 20 euro. -
- Bene, sali! - disse lui. La puttana aprì la porta e salì.
Passarono nel frattempo altre macchine, e sicuramente qualcuno aveva visto quello che era successo. In altre occasioni Giovanni si sarebbe fatto assalire da una vergogna mostruosa per quel gesto, ma stavolta, come se si trattasse della cosa più normale di questo mondo, non dette assolutamente peso a tutto ciò e proseguì.
- Voglio andare in un posto appartato, dove nessuno ci veda! - disse.
La puttana annuì, e a gesti indicò a Giovanni la strada da seguire. Si ritrovarono così in fondo ad un vicolo buio e completamente deserto, com’era ovvio a quell’ora, che si perdeva in mezzo alle numerose fabbriche che circondavano la zona. Fermò la macchina e spense il motore.
- 20 euro! - ripeté la ragazza, facendo cenno con la mano che voleva essere pagata subito.
Giovanni le consegnò i soldi e lei, dopo averli messi nella borsetta, cominciò a sbottonargli i pantaloni. Non ebbe bisogno di lavorare troppo, perché lui era già eccitato al massimo, e quando gli prese in mano l’uccello, era già duro ed eretto e lei non fece fatica ad infilargli il preservativo. Così cominciò a fare il suo lavoro di bocca, mentre lui, in uno stato di pura estasi, le infilò le mani sotto il corpetto, palpandole i seni e stringendole i capezzoli con le dita in modo da farli diventare più turgidi possibile… Non si sbagliava: aveva veramente due tette sode e gustosissime!
Lo stato di estasi durò quanto doveva durare, finché Giovanni sentì che non avrebbe più resistito e si fece vincere dal piacere dell’eiaculazione.

Dopo qualche attimo di calma, che gli servì per riprendere il normale respiro e riassestare il battito cardiaco, la puttana si rivolse verso di lui e, col tono di chi ha appena terminato il proprio lavoro, disse: - Abbiamo finito, riportami sulla strada. -
- Aspetta un momento, - replicò lui, che ormai aveva perso ogni timore reverenziale, - voglio fare un altro gioco con te… -
- Niente gioco… 20 euro solo per bocca! -
- Lo so, non ti preoccupare, ti pago per fare questo gioco… -
La puttana lo guardò perplessa, con un po’ di curiosità, e allora Giovanni, per tranquillizzarla, le mostrò un’altra banconota da 20.
- Se vuoi figa sono 30 euro… - disse.
- No, non voglio scopare, è solo un gioco, molto più semplice… -
- Se vuoi gioco, altri 30 euro… - continuò la puttana, che cominciava ad essere un po’ diffidente.
- …e va bene, vada per 30! - esclamò Giovanni, un po’ seccato, ma determinato a non perdere l’occasione di raggiungere l’obbiettivo per cui era partito quella sera. E così tirò fuori dal portafoglio un’ulteriore banconota da 10, anche se la paura che la puttana potesse non acconsentire alle sue richieste stava cominciando a fargli perdere l’eccitazione.
- Che gioco? - chiese la ragazza, intascando velocemente la sua parcella.
Giovanni si voltò e dalla borsa dietro il suo sedile tirò fuori una corda. - Voglio legarti le mani… - le spiegò.
- Tu legare me? - La puttana lo guardò quasi inorridita. - No, non mi piace… -
- Eh, no, ormai ti ho pagato! - replicò. - Guarda che non ti faccio mica niente di male… -
- Perché vuoi legare me? Tu non puoi fare… - La puttana cercò di scendere, ma Giovanni la bloccò azionando la chiusura centralizzata.
- Ti voglio legare perché mi piace… ma faccio piano, non ti preoccupare. - E cercò di tranquillizzarla prendendole delicatamente le mani e cominciando a girarci la corda intorno. - Non ti faccio male, stai tranquilla… è divertente, vedrai! - La ragazza non era ancora molto convinta, ma ormai Giovanni aveva cominciato a legarle i polsi dietro la schiena, e lei lo lasciò fare, vinta dall’estrema delicatezza con cui lui stava procedendo.
Finita l’opera Giovanni cominciò nuovamente a palparle il seno, e la mossa fu decisiva, perché le fece credere che il gioco fosse tutto lì. Dopo un po’, in effetti stava per chiedergli di slegarla, quando Giovanni prese un’altra corda e si chinò per legarle le caviglie. La ragazza evidentemente non se lo aspettava, e gli chiese un po’ indispettita: - Che fai? Non voglio che leghi gambe! -
- Su, stai buona… fa parte del gioco, non ti farò male, come per le braccia… - rispose lui.
La puttana, però, ormai si era infastidita, e oppose una certa resistenza. Ma Giovanni non si impressionò, e andò avanti nel suo lavoro. Non aveva mai legato nessuno, naturalmente, ma sapeva perfettamente come fare: con tutti i film di bondage che aveva visto, aveva imparato la tecnica alla perfezione. Quando finì tornò su e incrociò lo sguardo della ragazza, un misto fra arrabbiato e spaventato.
- Ora basta, non voglio più gioco… tu slega! -
Le lamentele, ovviamente, non facevano altro che provocare l’effetto contrario… Giovanni sentiva l’eccitazione crescere, e continuò ad accarezzare il corpo della puttana ancora più voluttuosamente: le sue mani scivolavano sotto i vestiti, palpandole seni e glutei sempre meno delicatamente.
- Basta… finisci… slega… - Le implorazioni della ragazza erano ormai insistenti, ma nel suo tono sembrava di sentire anche un fondo di piacere… Almeno così lo interpretò Giovanni, che, in preda ad un vero e proprio furore ormonale, si stava godendo ogni singolo istante prima di concludere la sua opera. E così fece…
Voltandosi prese dalla borsa una striscia di stoffa e un fazzoletto, appallottolando quest’ultimo. La puttana, capendo quali erano le sue intenzioni, gridò un secco - No! - e si voltò dall’altra parte, chiudendo la bocca.
- Dove vai? Vieni qui, che devo finire il gioco… - disse lui deciso, con un tono che tradiva tutta l’emozione del momento. - Per finire devo imbavagliarti, altrimenti non mi diverto… -
Le afferrò le guance con una mano, costringendola a voltarsi di nuovo verso di lui. La puttana continuava a serrare la bocca, agitandosi per esprimere il suo dissenso, ma con le braccia e le gambe legate non poteva fare molto per impedire a Giovanni di mettere in atto le sue intenzioni. E infatti lui, per niente impietosito dallo sguardo spaventato della ragazza, ma, anzi, sempre più eccitato nel trovarsi finalmente in una situazione che sognava da anni, andò avanti deciso, cercando a forza di spingerle il fazzoletto in mezzo alle labbra. La puttana continuava a divincolarsi, senza però riuscire in alcun modo ad allentare i nodi delle corde e senza rendersi conto che era proprio il suo comportamento non consenziente ad eccitare sempre di più il suo aggressore.
Giovanni le aveva ormai infilato quasi completamente il fazzoletto in bocca, tenendolo premuto con una mano per evitare che lo sputasse. - Stai buona, ho quasi fatto… - Prese allora la striscia di stoffa e finì di imbavagliarla, legandogliela stretta dietro la nuca.

L’opera era finalmente completata: era riuscito a riprodurre dal vivo una di quelle scene che fino ad allora aveva potuto ammirare solo nella finzione. Si sentiva fiero per quello che era riuscito a realizzare, senza farsi sfiorare neanche lontanamente dai sensi di colpa per essersi comportato come un maniaco ed aver ridotto in quello stato una povera ragazza, che ora, in preda al panico, lo guardava indifesa e spaventata, senza sapere cosa, a quel punto, avrebbe fatto di lei.
Ma Giovanni non se ne preoccupava affatto: le uniche cose che vedeva o sentiva in quel momento erano gli strattoni che quella puttana di fronte a lui dava nel tentativo, inutile, di liberarsi, ed i mugolii che uscivano, flebili, dalla sua bocca: - Mmmhhh… ghfff… - Ora era in mano sua, e avrebbe potuto farle tutto quello che voleva, senza essere disturbato…
Restò per un attimo ad ammirare quel capolavoro, mentre la sua eccitazione stava raggiungendo livelli mai toccati prima. Il suo primo desiderio fu quello di ripetere le classiche scene che si vedono normalmente in molti film “bondage”: assicurandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi, scese di macchina e, caricandosi la puttana sulle spalle, aprì il bagagliaio e la chiuse lì dentro: il suo gioco di calarsi nella parte del rapitore stava procedendo senza intoppi…
Rimontò in macchina. La zona industriale dove si trovava, per quanto quasi deserta, non era così isolata come lui desiderava. Certo era un rischio muoversi in macchina con una donna in ostaggio, legata, imbavagliata e nascosta nel bagagliaio, ma il gusto per la trasgressione ed il proibito ormai la faceva da padrone, e Giovanni voleva gustarsi fino in fondo le sensazioni libidinose che provava in quei momenti. Si diresse perciò verso la campagna, imboccando una stradina sterrata che si perdeva in mezzo ai campi.

Giunto nei pressi di un rudere, resto di un vecchio casolare nascosto in una radura in mezzo al bosco, ormai quasi completamente crollato, giudicò di essere sufficientemente lontano dalle strade più trafficate, dove nessuno mai e poi mai avrebbe potuto trovarlo. Fermò la macchina e scese per terminare con successo il suo piano: aprì il bagagliaio, prese un telo e lo distese sul prato accanto alla macchina, poi sollevò la puttana, che lo guardò ancora più impaurita, emettendo un forte lamento che comunque non riuscì a commuoverlo e, caricandola di nuovo sulle spalle, la distese sul telo, dove avrebbe abusato di lei per soddisfare i propri istinti più nascosti e repressi.
Per prima cosa le sbottonò il corpetto, facendole uscire fuori le tette, che cominciò a stringere fra le mani, palpandole e a leccandole con un impeto incredibile. Ciucciò e morse i suoi capezzoli fino allo sfinimento, senza doversi preoccupare di farlo delicatamente o con gentilezza. La ragazza continuava a mugolare sempre più forte, ma il furore di Giovanni era inarrestabile. Non aveva mai giocato così volentieri ed a proprio piacimento con delle tette, e provò un piacere immenso nel farlo, come mai aveva provato prima d’ora.
Quando ebbe finito passò ai pantaloncini, glieli sbottonò e glieli tirò giù con decisione, lasciando a posto le mutandine, sotto le quali andò ad infilare una mano, penetrando con due dita dentro la vagina. La puttana emise un gemito di piacere misto a paura, mentre lui cominciava con le dita ad andare su e giù, colto da un fremito di piacere che non accennava a diminuire, e più lei mugolava più lui andava avanti nella sua azione, sempre più forte, quasi con violenza.
Poi le tirò giù anche le mutande, e, lasciandola quasi completamente nuda, tirò fuori l’uccello, ormai duro ed eretto come un palo della luce, che gli appoggiò in mezzo alle tette, facendo in modo che i suoi capezzoli strusciassero sulla punta del pene. Si rese conto che in quel momento stava sfogando degli istinti così triviali che neanche sapeva di avere, e per la prima volta in vita sua, si sentì più vicino all’animale che all’uomo. Gli bastarono pochi secondi per giungere ad un’eiaculazione così abbondante che si rivelò una delle più piacevoli che mai avesse provato…

Quando si fu ripreso, dopo qualche minuto di sbandamento sia fisico che mentale, si rialzò, sollevò la puttana caricandola di nuovo in macchina, ma stavolta sul sedile anteriore. La poveretta aveva ormai perso conoscenza, senza che lui se ne fosse reso conto. La slegò e le tolse il bavaglio; respirava regolarmente e anche il battito cardiaco era a posto… evidentemente era solo svenuta a causa dello stress provocato da quella situazione imbarazzante. Fu solo allora che Giovanni prese finalmente coscienza di quello che aveva combinato, e questo gli causò un fortissimo senso di imbarazzo e di vergogna. Cercò di rivestirla con gli indumenti che aveva raccolto da terra, dopodiché la riportò nel posto dove l’aveva fatta salire all’inizio, adagiandola dolcemente sul bordo della strada.
La puttana si risvegliò quasi di colpo e, trovandosi Giovanni di fronte, dopo un attimo di smarrimento, scattò in piedi e cominciò a inveire contro di lui: - Bastardo! Come ti permetti fare così… Stronzo! -
Giovanni si spaventò davanti all’impeto aggressivo della ragazza, e d’istinto avrebbe voluto scappare via, ma riuscì a controllarsi e a restare quasi impassibile di fronte all’altra, che, un po’ sorpresa da quella reazione così composta, smise di gridare e lo guardò incuriosita.
- Sono stato uno stronzo, lo so, e per farmi perdonare ti darò altri 50 euro. - E, detto questo, prese dal portafoglio un’altra banconota e gliela porse.
La puttana sulle prime voleva rifiutarsi di prendere quei soldi, ma poi comprese che tutto sommato si trattava di un ottimo guadagno, e accettò, ritirando la voglia enorme che aveva di tirargli un calcio nelle parti basse per vendetta. E poi, in fondo, era stata una nuova esperienza anche per lei, e non così spiacevole come le era sembrato all’inizio. - OK, ora però vai via e non venire più, porco! -
- Invece mi sa proprio che tornerò qui da te tutte le volte che vorrò fare di nuovo questo gioco… - rispose Giovanni che aveva capito ormai che la puttana aveva esaurito la sua rabbia. - Sei stata molto brava ed io mi sono divertito moltissimo; penso proprio che ci rivedremo… Ti pagherò bene per le tue prestazioni, vedrai! -
La ragazza lo guardò sdegnata, senza salutarlo, ma sentiva che un giorno o l’altro sarebbe tornato per fare di nuovo quel gioco, e in fondo non le dispiaceva affatto…

E così fu… Dopo qualche settimana Giovanni tornò di nuovo un lunedì sera, e la trovò al solito posto. Lei lo riconobbe e si avvicinò al finestrino dell’auto, senza neanche farlo parlare: - Il solito gioco? 100 euro! -
- Un po’ caro, ma visto che sei così brava… -
E così Giovanni tornò tutte le volte che voleva, e la puttana, che ormai era diventata sua amica, gli permetteva di fare tutti i giochi più perversi che gli passavano per la testa, finendo comunque sempre legata e imbavagliata, ma, cosa importante, fingendo sempre di ribellarsi alle decisioni del “padrone”, in modo da rendere ogni volta il gioco più eccitante.

FINE

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