Agata

Scritto da , il 2020-06-25, genere dominazione

Per il quartiere Agata era nota come la classica buona vecchina. Quella che i ragazzi aiutano ad attraversare la strada, che va a messa tutte le domeniche…
Ex insegnante di italiano al liceo era figlia di un ricco industriale del boom economico che le aveva lasciato una bella villetta in una zona tranquilla di Milano dove viveva con l'anziana mamma fino alla sua morte 2 anni fa.
Dopo quella data, coincisa con il pensionamento di Agata, la casa, in stato decisamente precario per l'incuria in cui vivevano le due donne, riprese nuovamente vita.
Agata in realtà aveva 65 anni, zitella da sempre, era conosciuta dai vicini come una buona vecchina ma i suoi alunni sapevano che in realtà la donna era una stronza sadica di prima categoria.
I più "fortunati", quelli che per Agata avevano un mix di "potenzialità" (maggiore età, buon fisico e scarso cervello) venivano convocati a casa sua con la scusa di lezioni aggiuntive e finivano irrimediabilmente nel suo letto.
Non era mai stata attratta dal sesso in giovane età, ma raggiunta la maturità scoprì una vera passione per i cazzi, grossi e per il cunnilingus che letteralmente adorava.
Non era raro vederla con il libro in mano, seduta sulla sua poltrona a ripetere la lezione, mentre lo studente di turno era a 4 zampe con la testa infilata tra le sue gambe.
Magicamente questi studenti passavano dai 3 e dai 4 ai 7 e agli 8 grazie a interrogazioni e compiti in classe pilotati.
Solitamente Agata convocava i ragazzi, gli proponeva il "contratto" dopo avere avuto la certezza di una sicura risposta positiva li valutava, nudi. Voleva vedere i loro cazzi duri e li faceva masturbare davanti a lei. Quelli ben dotati li portava in camera da letto, quelli che non reputava all'altezza li mandava a fare lavoretti in casa. Tutte e due le categorie comunque erano perfette per l'uso della lingua.
Col tempo Agata scoprì che il gusto che ci provava a dare i 3 in classe si poteva replicare a casa con il bdsm. Iniziò a selezionare tra i suoi "stalloni" quelli che avevano un indole più sottomessa per mettere in pratica i suoi giochi.
Uno in particolare era perfetto. Inoltre provava per Agata una vera passione.
Luigi non era uno studente modello. Era uno di quelli che si applicava ma proprio non ci arrivava.
Gran fisico e cervello poco fino uniti a una propensione naturalmente sottomessa. Agata l'aveva subito inquadrato. Appena diventato maggiorenne l'aveva subito convocato a casa sua per proporgli lo scambio che il ragazzo non aveva inizialmente accettato salvo poi, dopo alcuni ripensamenti essere tornato sui suoi passi.
La successiva vista del ragazzo nudo aveva piacevolmente sorpreso Agata. Sessualmente inesperto, vergine da tutti i punti di vista, Luigi cadde letteralmente in adorazione della sua professoressa dopo le prime volte a letto con lei.
Il ragazzo veniva da una famiglia disastrata e iniziò a passare più tempo da Agata che a casa. La donna non lo usava solo per attività fisiche ma anche per la manutenzione della casa.
Iniziò con il piccolo giardino sul retro per poi dedicarsi alla tinteggiatura delle pareti, al restauro di mobili vecchi e tante altre cose più o meno piccole.
Agata gli dava lezioni non solo di italiano, ma anche di altre materie, la sua pagella ne aveva giovato nettamente e il ragazzo era felice. Inoltre, mettendolo al lavoro su tutte le faccende domestiche gli stava insegnando anche una serie di mestieri che gli sarebbero tornati utili in futuro.
Poi, nei momenti di svago, gli insegnava anche a soddisfare una donna.
Quando Agata "insegnava" ad altri ragazzi chiudeva Luigi in una stanza a studiare e lo liberava solo a "lezione" finita.
Luigi fu l'unico studente a rimanere da Agata anche dopo la maturità. Si sentiva estremamente legato a lei e gli piaceva molto quel tipo di vita.
La classe di Luigi fu l'ultima che Agata portò alla maturità e l'anno seguente andò in pensione.
Dopo pochi mesi con solo Luigi a casa iniziò a sentire la nostalgia per quei giovani nuovi cazzi che passavano per casa così cercò delle alternative. Inizialmente chiese a Luigi di portarle degli amici che secondo lui sarebbero stati utili ma, un po' le amicizie erano scarse, un po' non era facile trovare qualcosa di buono in un bacino così limitato che i due ragazzi che Luigi portò da Agata si rivelarono due buchi nell'acqua.
A sostegno della professoressa venne allora internet. Annunci mirati su diversi siti. Li faceva scrivere a Luigi e controllava le risposte.
Contrariamente alle sue aspettative le risposte furono molte, e non solo dall'area di Milano, ma da tutta Italia.
Gli annunci erano chiari, cercava schiavi, non ragazzi, così non avrebbe avuto il problema di dover spiegare cosa voleva e cosa no. Avrebbe semplicemente ordinato.
Iniziò anche a organizzare i primi incontri, la presenza di Luigi non la spaventava nel ricevere a casa sua eventuali malintenzionati.
Dopo un primo filtro "virtuale" i ragazzi venivano ricevuti, fatti spogliare e, nudi, introdotti nella stanza dove c'era Agata. Agata adorava vedere entrare Luigi con un ragazzo nudo totalmente in imbarazzo.
Agata poi procedeva a una lunga e accurata ispezione. Avendo numerose richieste poteva permettersi il lusso di rifiutare parecchi schiavi riuscendo comunque a crearsi un discreto harem.
Pulizia, età e dimensioni erano l'aspetto principale, poi c'era la disponibilità e la vicinanza (ad Agata piacevano gli schiavetti che scattavano a ogni suo schiocco di dita), anche se alcuni, particolarmente meritevoli dal punto di vista fisico, venivano anche da fuori Milano.
Avere tutta questa materia prima fece venire numerose idee ad Agata, studiava il web per avere nuove fonti di ispirazione, adorava mettersi al computer a "studiare" mentre Luigi o un altro dei suoi servetti le leccava la figa.
Cercò anche schiave femmine, provò le sue prime esperienze saffiche, investì in strumenti e dedicò una zona della casa alla sua nuova passione.
Luigi intanto era diventato una sorta di aiuto Padrona, si era trasferito da lei, controllava la casa e l'organizzazione degli schiavi. Agata si era fatta un quadernino dove si annotava tutte le informazioni su ogni schiavo, foto e pratiche già eseguite, eventuali mancanze o punizioni ancora da scontare, limiti, segni particolari, tutto..., lo sfogliava e poi comunicava a Luigi quale o quali schiavi convocare per il giorno successivo, per il week end o anche da li a un ora se aveva particolarmente voglia.
Luigi aveva trasformato la cantina di Agata in un Dungeon. Era portato per i lavori con le mani e in poco tempo aveva bonificato la cantina, l'aveva insonorizzata, ristrutturata, ridipinta e aveva costruito una serie di mobili e attrezzi per il nuovo passatempo della sua Signora. Una croce di Sant'Andrea, una gabbia, un tavolo delle torture, un cavalletto. Senza contare la parete organizzata per gli attrezzi che via via Agata comprava e numerosi anelli e carrucole a parete dove appendere o sospendere i ragazzi.
Agata era particolarmente soddisfatta di Luigi, non l'avrebbe mai lasciato scappare e quotidianamente gli concedeva di baciarle i piedi, le mani se non addirittura di leccargliela o scopare. D'altra parte la lingua di Luigi era di gran lunga la migliore che la sua passera avesse mai provato e il suo cazzo uno dei più tosti e resistenti. Lui adorava la sua Signora. Godeva di quei piccoli gesti di adorazione che gli concedeva, amava lavorare per lei e la sua casa, non era geloso degli altri schiavi anche perché lui sapeva di essere diverso, sapeva di avere un trattamento privilegiato e addirittura spesso la sua Padrona gli concedeva di fare sesso con gli altri schiavi, maschi o femmine, senza distinzione.
Da parte loro anche gli altri schiavi rispettavano Luigi come un Padrone e non come un pari.
Si era creata quasi una comunità a casa di Agata, spesso a tavola (o sotto) c'erano 5/6 persone, l'atmosfera era sempre piacevole anche se qualcuno era appena stato sodomizzato o aveva ricevuto 50 cinghiate.
Agata sapeva benissimo dividere il lato del divertimento dal lato umano. Riusciva ad essere d'appoggio ai suoi schiavi come poteva. A volte ospitandoli se ne avevano bisogno o dandogli un pasto caldo o anche solo con una parola di conforto. Poco importava a loro se poco prima erano stati con la testa tra le sue gambe a leccare lungamente o se subito dopo li avrebbe penetrati con un dildo.


Agata se ne andò un mattino di dicembre. A casa c'era solo Luigi che pianse lungamente quella mancanza.
Nel testamento, non avendo eredi, aveva lasciato tutto al suo schiavo prediletto, casa e un piccolo patrimonio del padre che ne lei ne la madre avevano mai speso, pregandolo di continuare ad amministrare la sua casa e gli schiavi così come avevano fatto insieme.
Per l'ennesima volta dalla dipartita di Agata Luigi pianse inconsolabilmente.

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