Ricky ed i suoi amici -Capitolo 7

Scritto da , il 2019-12-12, genere gay

Il ragazzo del supermercato

Cambiammo scuola. Dopo di allora non li vidi molto. Una volta incontrai Davide durante le vacanze e lui mi presentò una ragazza che chiamava Gianna. Fu allora che capii tutto, avrei dovuto cercare qualcun altro con cui fare sesso.
Quando iniziai nella nuova scuola, sperai che le cose sarebbero cambiate ed avrei trovato un po’ più di libertà, ma fui fottutamente deluso. Tutto rimase come prima.
Naturalmente c’erano ragazzi nuovi su cui fantasticare quando mi masturbavo ma mia mamma mi trascinava ancora al supermercato venerdì sera per fare acquisti, cosa che odio dannatamente. L’unico modo per superare la noia era sognare e cercare i ragazzi adatti ma appena cominciavo la mamma cominciava a lamentarsi con me, dicendomi di starle vicino.

Ero nella nuova scuola da circa sei settimane e, come al solito, mia mamma portò me e mio fratello minore per gli acquisti settimanali. C’era moltissima gente al supermercato e mia mamma continuava a cambiare idea su quello che voleva e spediva me e mio fratello a cercare questo e quello o chissà cos’altro. Quando arrivammo alle casse c’era una coda enorme e ci vollero altri quindici minuti prima di poter uscire dal negozio.
Ma non era tutto lì! La mamma aveva aperto la macchina e stava mettendo la spesa nel bagagliaio quando si ricordò di aver dimenticato qualche cosa. Nulla di insolito ma questa volta, perlomeno, tornò lei e mi lasciò con mio fratello. Mentre aspettavo finii si caricare laspesa sperando di poter partire rapidamente ed avevo quasi finito quando osservai un ragazzo, apparentemente della mia età che si stava avvicinando al deposito dei carrelli così invece di darlo a mio fratello, spinsi il carrello verso di lui dicendo: “Eccolo per te, amico.”
La risposta fu : “Grazie.”

Cazzo! Avrei voluto mettergli subito le mani addosso Era alto più di un metro e settanta, capelli biondi ed occhi blu. Sfortunatamente non riuscivo a vedere il suo pacco perché indossava una di quelle giacche lunghe per tener caldo. Stavo per dire qualche cosa d’altro quando mio fratello gridò che la mamma era tornata e dovevamo andare.
Quella notte mi feci una sega veramente fantastica pensando solo al ragazzo a cui avevo parlato.
Cominciai a pensare di nuovo a lui mattina prima di alzarmi, pensando se lui era là spesso, ma poi rivolsi la mia mente ad altre cose. Poche volte il sesso non è il mio primo pensiero ma il mercoledì seguente sarebbe stato il mio diciottesimo compleanno ed io ero più interessato alla patente di guida. Mio papà mi aveva portato per sei mesi in un posto appartato per addestrarmi ed ora pensava che avessi bisogno solo di un paio di lezioni su strada prima di tentare l’esame. E non aveva torto. Presi lezioni ogni sera per una settimana ed il venerdì fui promosso.

Quando tornai a casa diedi alla mamma la buona notizia e le chiesi se le voleva andare al supermercato. Lei era in uno dei suoi momenti migliori, mi disse che aveva già fatto la spesa e di non aspettarmi di avere la macchina ogni volta che lo volevo. Accidenti al carattere di mia mamma.
Quando papà tornò a casa un’ora più tardi, io ero nella mia stanza. Lo sentii aprire la porta d’entrata e violevo dirgli che avevo passato l’esame, era in cucina e stava parlando con la mamma.
La sentii piuttosto chiaramente dire: “Ora devi parlargli, non vogliamo che ci siano problemi in futuro.”
Mio papà faceva sempre quello che lei gli diceva e così dopo essersi congratulato cominciò un lungo discorso, che non dovevo aspettarmi di avere la macchina ogni qualvolta la volevo, di non prenderla se uscivo per un drink, se davo un passaggio ad un amico dovevo spiegargli che non avevamo responsabilità eccetera, eccetera eccetera.

Macchina o non macchina volevo rivedere il ragazzo del carrello così dissi ai miei genitori che dovevo vedermi con degli amici ed andai al supermercato per vedere se c’era.
Cazzo! C’era e stava aiutando alcuni clienti a riempire le borse. Nel negozio c’era tanto movimento, non avevo la possibilità di parlargli e neppure di avvicinarlo per vedergli il pacco, ma quella sera mi feci una bella sega pensando a lui ed a quello che mi sarebbe piaciuto fare con lui.

Stavo aspettando ansiosamente di poter usare la macchina ma mia mamma rovinò tutto subito. Domenica sera disse che ne aveva bisogno per lavoro e si sarebbe portata mio fratello minore dal nonno, dato che era troppo giovane per essere lasciato a casa da solo.
Lunedì mattina mi svegliai poco prima delle otto e stavo preparando il mio uccello ad una bella sessione lunga quando mia mamma si affacciò alla porta e mi disse di alzarmi perché voleva che andassi a prendere qualche cosa al negozio. Tentai di protestare ma lei insistette dicendo che lei doveva andare e che passando mi avrebbe lasciato al supermercato.

Quando ci arrivai ero veramente incazzato e cominciai a vagare per il negozio alla ricerca di quello che mia madre mi aveva chiesto di comprare. Quando lo trovai mi diressi alle casse mentre pensavo cosa fare il resto della giornata. Ero in uno di quegli umori in cui cambiavo completamente idea e non sapevo a cosa pensare.
Dapprima pensai di andare al bar, poi cambiai idea e decisi che avevo bisogno di andare in bagno. Il tempo di arrivare al cesso ed il mio cazzo mi diceva che era una sega e non una pisciata quello di cui avevo bisogno. Poiché non c’era nessuno in giro andai subito nel box, mi abbassai lentamente i jeans, mi sedetti sul water e cominciai a carezzarmi il pene.

Dopo poco mi venne un’idea, la crema che avevo appena comprato per la mamma! Allungai una mano e presi il tubo nella borsa, lo aprii e lo strizzai spalmando della crema sulla mia verga. Era fottutamente bello! Rimasi là seduto e dimenticai tutto eccetto il mio cazzo.
Di tanto in tanto mettevo altra crema e mi sentivo sempre meglio. Poi arrivai al punto che sapevo che non sarei stato capace di controllarmi più a lungo, così mi alzai, spinsi in avanti le anche e cominciai a strofinarlo con forza. Il mio carico volò sul muro del cesso. Continuai finché non fui sicuro che non ci fosse altro sperma e sentii un rumore fuori dello scomparto. Qualcuno stava aspettando. Mi asciugai rapidamente l’uccello con della carta igienica, mi tirai su i jeans ed aprii la porta preparandomi ad andarmene rapidamente. Poi lo vidi, con le mani in tasca, era lui, il ragazzo del carrello.

Cazzo, quasi rimasi imbambolato per l’eccitazione, feci una pausa e poi uscii lentamente dallo scomparto, guardandolo mentre lo facevo. Mentre gli passavo di fianco lui mi guardò e disse: “Grazie.” Come mi aveva detto quando ci eravamo incontrati la prima volta. Io accennai col capo, non dissi niente ma come mi batteva il cuore!
Ora c’era solamente una cosa da fare ed era aspettare lì e scoprire se avesse fatto qualche cosa di interessante. Andai al lavandino e cominciai a lavarmi le mani. Dallo stallo non usciva un suono.
Non riuscivo a capire cosa stesse facendo così tentai di guardare sotto la porta per vedere se era seduto o in piedi, ma non riuscii a vedere nulla. Il mio cazzo stava ritornando duro ed io continuavo a stringerlo.

Il ragazzo doveva essere nello scomparto da almeno cinque minuti quando un operaio di circa quarant’anni entrò, così decisi che avrei fatto meglio ad andare. Ma dovevo sapere cosa stava combinando il ragazzo ed ero determinato ad attenderne l’uscita. Cercando di fare in modo che non fosse così evidente cominciai a girellare per gli scaffali vicino all’ingresso del bagno senza togliere gli occhi dalla porta dello scomparto. Molte persone entrarono ed uscirono piuttosto rapidamente, guardai il mio orologio, il ragazzo era dentro da quindici minuti. Stavo cominciando a pensare che l’avrei mancato quando apparve improvvisamente, andò rapidamente nel retro del negozio ed entrà in una porta con scritto ‘Solo personale’. ‘Cazzo.’ Pensai: ‘E ora cosa faccio?’
Fu allora che mi resi conto che avrei dovuto comprare altra crema per la mamma, non avrebbe apprezzato se le avessi detto che il resto della cremal’avevo messo sull’uccello. Dopo averlo fatto andai al bar per prendere qualche cosa da mangiare e bere. Ero seduto a leggere un giornale e bere caffè quando vidi una chiamata sul cellulare. Era la mamma. Aveva dimenticato che il nonno avrebbe dovuto andare via a mezzogiorno, quindi dovevo andare a prendere mio fratello e restare con lui il resto del giorno.

Mi sembrò che c’erano le cose stessero andando fottutamente male: niente fottuta macchina, nessuna fottuta sega di mattina a letto ed ora nessuna fottuta privacy per il resto della giornata.
Completamente incazzato rientrai in negozio e stavo per andarmene quando, forse per un sesto senso, mi girai e tornai in bagno. Fortunatamente non c’era nessuno intorno qundo aprii la porta ed il locale era vuoto. Andai nello stallo che avevo utilizzato precedentemente e diedi un’occhiata dentro. Sul muro c’era ancora la mia sborra che gocciolava lentamente verso il pavimento e sulla porta c’era lo sperma di qualcun altro. Cazzo! Ora sapevo perché quel ragazzo era stato dentro così a lungo.

Quando tornai a casa fui chiaro con mio fratello e gli dissi che non volevo essere disturbato, allora lui chiamò uno dei suoi amici e passarano il pomeriggio giocando in camera sua sul nuovo PC. Io passai il pomeriggio in camera mia ma invece giocai col mio pene.

Comunque non potevo tenere la mia mente lontano da quel supermercato. Per i quattro giorni seguenti ci andai ogni giorno, qualche volta anche tre o quattro volte al giorno. La sera di mercoledì mio papà disse scherzando che pensava mi vedessi con una ragazza. Mia madre non trovò la cosa divertente e cominciò a dire che ero troppo giovane per quel genere di cose e che dovevo concentrarmi sui miei studie. Se solo avesse saputo!

Il martedì, non appena entrai nel nel negozio per la terza volta, il mio cuore cominciò a correre. Lui era là, ad una delle casse con una donna anziana, lo stavano addestrando per diventare un assistente di cassa. Comprai dei dolci e mi avvicinai per essere controllato. C’era molta gente prima di me ma la cosa non mi preoccupò dato che mi dava la possibilità di guardarlo con calma.
Cazzo! Era ancora più arrapante di quando l’avevo visto lunedì. Finalmente giunsi in cima alla coda, pagai per i miei dolci e lui uscì con la solita cazzata di avere una bella serata. Quando dissi che ci avrei provato lui mi guardò e sorrise.
Andai immediatamente in bagno e cominciai a carezzarmi il cazzo, tuttavia non volli sparare il mio carico, volevo preservarlo per più tardi.
Sfortunatamente quando ritornai nel negozio lui se ne era andato. Quella sera andai a letto presto, mi masturbai e pensai a cosa fare.

Non vidi il ragazzo mercoledì e giovedì ma venerdì lui era a una cassa ed era solo. Passai quattro volte per quella cassa; prima comprai dei dolci, poi un giornale. La terza volta che passai, con della birra e lui mi disse ‘Ciao’ mentre pagavo ma niente di più. Uscii e bevvi la birra. Rilassato ritornai dentro e presi della vasellina da una delle mensole. Quando gliela diedi non c’era nessuno intorno e lui disse con una risata: “Hai preso tutto quello di cui avevi bisogno?” Io sogghignai e risposi: “Non completamente”
Lui mi sorrise e questo mi incoraggiò a chiedergli a che ora staccava. Lui disse che avrebbe finito alle dieci ma qualche volta un po’ più tardi.

Faceva freddo fuori ma non ci badai mentre aspettavo la sua apparizione. Lui uscì alle dieci e dieci, si guardò intorno e quando mi vide mi si avvicinò.
“Come va?”
“Bene, ti andrebbe di andare al pub?”
“Non posso, mia mamma mi ha detto di tornare per le dieci e mezza. Però possiamo vederci qui domani alle sette.”
E se ne andò.

Sabato arrivai al negozio presto e passai mezz’ora a gironzolare aspettando e chiedendomi se lui sarebbe arrivato. Non avrei dovuto preoccuparmi dato che arrivò dieci minuti dopo. Passammo le due ore seguenti in un pub non lontano dal negozio. Per la maggior parte del tempo chiacchierammo di niente ma scoprii il suo nome era Stefano, che aveva diciassette anni e che lavorava durante l’estate. Non dicemmo niente che avesse a che fare col sesso anche se le nostre ginocchia passarono buona parte del tempo appoggiate a quelle dell’altro. Quando mi disse che avrebbe dovuto andare via per il fine settimana con sua mamma e che doveva essere a casa entro dieci, capii che non avremmo fatto niente quella sera, ma non ero incazzato più di tanto perché ero almeno riuscito a contattarlo. Alle dieci meno un quarto disse che era meglio andare e che ci saremmo visti la settimana seguente.

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