La zietta

Scritto da , il 2011-07-15, genere etero


Dopo questo, si potrebbe anche dire che la mia affermazione di donna fondamentalmente fedele, non abbia più ragione di essere, effettivamente analizzando bene i fatti, oltre essere un esibizionista, sono anche io un infedele.
In mia difesa, posso dire che la mia fedeltà è venuta meno, circa 3 anni fa, dopo aver scoperto un'altra scappatella di mio marito, che questa volta, si che aveva fatto tutto il possibile per nascondere la sua fedifraga avventura, ma a una donna basta poco per accorgersi di certe cose, così un giorno che mettevo su la lavatrice mi notai certe macchie rosse sui boxer di Giorgio, subito mi allarmai, pensando fosse sangue, ma poi scoprii che era rossetto, tutt’altro che poca cosa, per me erano diventate una prova più che schiacciante.
Non ho più detto nulla, ma la vendetta è diventata più perfida di qualsiasi cornificazione per ripicca, si perché da lì oltre al mio vizietto, sempre più amplificato, sono andata oltre, concedendo in aggiunta alla vista anche qualche cosa in più, si perché avevo preso la decisione di ripagarlo con la stessa moneta, ma con uno scambio di dieci a uno, ogni volta che avessi scoperto una sua scappatella gli avrei fatto lo stesso 10 volte.
Diciamo che esibirmi mi gratifica e gratifica anche gli occhi e non solo quelli, di chi mi guarda, ma da allora con chi mi andava, concedevo, a seconda dei casi, qualche cosa in più di me ai miei spettatori.
Ecco che l’ eroina “Annarrizzacazzi” ormai consapevole del suo potere, inizio varie avventure, una di queste fu a casa di Lucia, mia cugina, una bellissima biondina, minuta ma di proporzioni perfette, ha 45 anni ma ne dimostra 10 in meno, è sposata con Davide che fa il barbiere, un altro polipone, mentre lei lavora come commessa par-time in un supermercato, hanno due figli Maura di 23 anni che vive da sola e Gianni, di quasi 18 anni appena fatti studente senza particolare voglia.
Un giorno d’estate Giorgio e Mirko avevano deciso di andare di nuovo a pesare ad un laghetto nella zona dove abitava Lucia, così gli chiesi di portarmi con loro e di lasciarmi da lei, arrivai verso le due di pomeriggio, hanno una bellissima casa con giardino cintato da una siepe altissima.
Così abbiamo preso un caffè sotto il gazebo in giardino, e chiacchierato per un paio d’ore, siamo sempre state molto legare e da parecchio tempo non ci vedevamo, così mi ha chiesto di rimanere da lei a cena, il problema era solo che lei doveva lavorare quel pomeriggio dalle 4 alle 7 così io sarei stata lì a casa da sola; non importa gli dissi, mi rilasserò in giardino, visto la giornata mi faccio anche un bel bagno di sole, il costume lo avevo anche nell’ eventualità di dovermi accodare al Giorgio e Mirco e le loro canne da pesca.
Non avevo però fatto i conti con Gianni, che io chiamavo ancora Giannino, visto che era stato il mio praticantato per il cambio dei pannolini, e lui mi chiamava zietta, già perché lui era in casa o meglio era arrivato pochi minuti prima che partisse sua madre, insieme ad un paio di altri suoi coetanei, invitati a giocare all’ultimo giochino della play station.
Così quando Lucia è partita, mi sono spogliata e mi sono messa su una sedia a sdraio a prendere il sole.
Era una passata un oretta da ero intenta a leggere un libro che vedo passare davanti alla vetrata della cucina un dei tre ragazzi, tergiversò parecchio davanti al vetro, cercando di guardarmi il più a lungo possibile.
Subito non ci feci caso più di tanto, ma poi quando anche un altro dei ragazzi fece il giro in cucina trattenendosi il più possibile non riuscii più a stare buona.
Da subito l’idea era quella di mostrargli un po’ di pelle in più, nulla di trascendentale, era una semplice provocazione, così mi sdraiai a pancia sotto sulla sedia e mi slacciai il reggiseno, poi con molta noncuranza, presi i due lembi dello slip del costume e li infilai tra le chiappe a metodo di perizoma, tirando bene la stoffa tra le natiche, poi sempre con molta indifferenza cercai il porta trucchi nel borsone e con lo specchietto inquadrai il ragazzotto, vidi che il pischello era uscito nel giardino con la scusa di fumarsi una sigaretta e stava trafficando con il telefonino, tenendolo in modo innaturale, come se volesse filmare la “zietta”.
Così pensai, “ti piace la zia tardona del tuo amichetto, ora guarda che ti combino”
Allungai la mano nella borsa e cercai le sigarette, ne presi una e poi feci finta di cercare anche l’accendino, “ma guarda un po’ non lo trovavi” così mi voltai verso il giovane e lo chiamai da me con la scusa di farmi accendere, arrivo al galoppo infilandosi il telefonino in tasca.
Io mi tira su sulla sedia coprendomi in un finto pudicismo il seno con il braccio e la mano, ma anche lì “distrattamente” un capezzolo spunto da sotto la curva del gomito, il ragazzo mi porse l’accendino, ed io lo tirai verso do me afferrandogli la mano, praticamente in quella posizione ero all’ altezza del suo ventre, aspirai con voluttà la sigaretta e spirai con altrettanta sensualità il fumo della prima boccata proprio in direzione del suo pube.
Notai, anche se impercettibile il suo movimento pelvico e l’irrigidirsi delle sua natiche sotto quei jeans a vita bassa: “grazie, vi state divertendo?” lui di tutta risposta: “abbastanza” poi lo guardai negli occhi e gli chiesi: “ma quanti anni avete? Non sarebbe meglio correre dietro le ragazze che correre dietro ai mostri dei giochini?” Mi guardo come se fossi una vecchia matusa e mi disse: “io ho quasi 19 anni, e comunque le ragazze di qui non sono un gran ché…”
Fini la frase e si allontano imbarazzato, dal fatto che il suo pacco si stava vistosamente gonfiando, visto anche che l’altro capezzolo aveva fatto capolino tra le dita della mia mano, che sapientemente avevo un po’ aperto.
Allontano salutandomi con un buon giorno signora, ok avevo fatto eccitare un ragazzo di quasi 19 anni, per “Annarizzacazzi” non era così difficile, però quel ragazzino mi intrigava, probabilmente però era già tornato dai suoi amici in camera di Giannino, ma prima aveva fatto uno scalo in bagno.
Mi rimisi a leggere e per un'altra mezz’oretta calmai anche i miei di bollori, sin quando non mi venne sete e così mi infilai le zoccolette (rigorosamente con il tacco) ed il grembiule, ed entrai in casa, aprii l’enorme frigo, mi arrivò una folata di aria gelida che mi colpi il corpo facendomi scivolare un brivido lungo la schiena ed irrigidire i capezzoli sotto la stoffa leggera del mio grembiulino a fiori beige, presi un succo di frutta e mi sedetti su uno degli sgabelli della cucina.
Erano quasi le sei, ero intenta a sorseggiare la mia bibita ed a sfogliare una rivista sulla penisola della cucina, quando il mio giovane “fuochino” scese le scale per andare nuovamente a fumare in giardino.
Era fuori da un paio di minuti e aveva già la sua sigaretta a metà, aveva dato un infinità di sbirciare tra la fessura della porta a vetri semichiusa, al mio sudatissimo decolté e alle altrettanto sudate gambe, sapientemente accavallate su quello sgabello, con tanto di grembiule che le lasciva scoperte sino al costume.
Che mi fece scattare l’idea, così uscii e gli dissi: “Mi fai dare un tiro, prima di andare a farmi la doccia?” lui mi porse immediatamente la sigaretta, poi prima che io potessi ridargliela mi disse: “la finisca pure, io vado un attimo in bagno” così mi lasciò metà della “cicca” e si allontanò verso il bagno.
Pochi minuti dopo ne usci salutandomi e risalendo le scale per tornare dai suoi amici.
Entrai in bagno e da subito no ci feci caso, ma non avevo sentito tirare l’acqua, ne aprire un rubinetto, il che era normale, anche a casa devo sempre passare dietro i miei due maschi, ma il giovane si era intrattenuto un po’ troppo e quando guardai dentro il wc non c’erano schizzi, come solitamente accade.
Così mi cominciai a guardare attorno, che aveva mai fatto il pischello in quel bagno? Poi lo vidi, aveva nascosto il suo telefonino dentro le foglie di una piantina finta poggiata su una mensola, hai capito il pischello vuole il filmato.
Presi il cellulare, da quella posizione avrebbe filmato poco di quello che gli interessava, quindi lo poggiai sulla mensola proprio davanti al box doccia, aprii l’acqua e mi spogliai, ormai sapevo come muovermi, considerato il filmino che avevamo girato io e Giorgio, mi veniva quasi da ridere, se pensavo che stavo facendo, nella realtà, ciò che facevano le protagoniste di quei sexy movie all’italiana tipici degli anni ottanta, dove immancabilmente la “bonona” di turno veniva spiata mentre si faceva la doccia.
Pochi minuti ed uscii, mi misi ben davanti all’occhio indiscreto del cellulare e mi asciugai nel modo più sensuale che potevo, accarezzandomi la pelle dai seni alle caviglie in modo lento e conturbante.
Poi mi rivestii con solo il grembiule e rimisi il telefono dove lo avevo trovato.
Uscii dal bagno, e mi avviai nuovamente verso il giardino.
Qualche instante dopo vidi il mio giovane regista scendere le scale in modo truffaldino e avviarsi verso il bagno; lo lasciai entrare e lo seguii.
Attesi dietro la porta quasi un lunghissimo minuto, poi entrai; lui era lì con i pantaloni calati, mentre si masturbava guardando il filmino della mia sexy doccia; lo guardai sorridendo, mentre lui diventava paonazzo in volto gli dissi: “Attento che troppe seghe ti fanno diventare cieco… soprattutto se ti devi eccitare guardando una donna su un schermo così piccolo…” mentre parlavo mi sbottonai il grembiule offrendogli dal vivo la visione di ciò che aveva sul telefonino.
Il suo pene, dall’ imbarazzo si stava afflosciando, così mi avvicinai guardandolo negli occhi, gli dissi:”Se stai buono e zitto, a te ci pensa la zietta” intanto con mano impalmai il suo sesso, in un attimo fu nuovamente fiorente sul punto di esplodere, lo masturbai per qualche istante sin quando non lo sentii ansimare, fermai la mano e mi inginocchiai davanti a lui, con la lingua sfiorai il suo glande e sentii il suo corpo avere un sussulto, con una mano gli accarezzai i testicoli mentre con l’altra gli strinsi i glutei, la bocca era piena del suo sesso, poche ed esperte poppate e venne copioso, il primo schizzo mi colpi in gola, la mia bocca in un attimo fu piena del suo seme che quasi faticai ad ingoiare tutto, era buono salato e denso e non ne feci scappare una goccia.
Mi alzai e avvicinai i nostri sessi, gli sussurrai in un orecchio: “se ne vorrai ancora dovrai mantenere il segreto, anche con i tuoi amichetti… e probabilmente la prossima volta ti faccio anche entrare qui” mentre lo dicevo avevo preso il suo membro e lo stavo sfregando alle mia grandi labbra che stavano grondando di piacere, lui mi disse: “si …si ne voglio ancora… non parlerò, giuro, ma come ti trovo” lo guardai in modo severo: “e no io per te sono la Signora, non mi devi dare del tu, e non preoccuparti, ho il tuo numero di telefono, e tu ai la mia doccia, per il momento accontentati” gli presi il viso tra le mani e lo baciai sulle labbra, lui non si fece scrupolo e mi infilò il dito medio nella vagina, lo trattenni per qualche istante e poi lo staccai e spingendolo fuori dal bagno gi dissi: “ora torna dai tuoi amici e acqua in bocca”
Lui si allontano tirandosi su i pantaloni ed io mi chiusi in bagno continuando ciò che aveva iniziato il mio giovane amichetto; poi mi rivestii e mi andai a sedere in veranda, erano quasi le sette e Lucia sarebbe arrivata di li a poco ed avremmo preparato la cena per tutta l’allegra famigliola.

continua...

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