Non lo dovevo fare pt6

Scritto da , il 2019-07-02, genere bondage

Come nel primo racconto continuo a scusarmi se l’italiano non è perfetto ma come ho già detto sono straniero e la vostra lingua m’è ancora difficile.
Vi prego di commentare positivamente e soprattutto negativamente per permettermi di migliorare i miei racconti.

Non ho mai avuto tante amiche, sono sempre stata una tipa solitaria, i miei pensieri li posso condividere solo con me stessa, ho ancora tanti dubbi sul mio sogno, devo indagare e capire chi sono realmente.
Ho iniziato a fare delle ricerche su internet, il mondo sadomaso ha tante sfaccettature che non conoscevo, ci sono varie discipline, quella che più mi appartiene credo sia quella bondage, sull’argomento ci sono tanti siti e anche milioni di video, non nego che durante le mie ricerche fantastico sull’argomento e mi masturbo.
Con il passare del tempo sono arrivata a una conclusione, devo rivivere un esperienza simile a quella del mio sogno per poter capire se sono nata per essere una schiava, mi sono iscritta su tanti forum sui quali ho conosciuto varie persone, la più affine a me di chiama Donato, è un master che vive nella mia città ha 48 anni quindi quindi 25 più di me..onestamente l’età non m’interessa cerco delle affinità.
Dopo tante mail decidiamo di incontrarci per una cena.

LA CENA
Ci diamo appuntamento in un ristorante molto rinomato di Milano, per l’occasione mi vesto molto elegante, indosso un vestito che non lascia molto all’immaginazione, arrivo puntualissima richiedo del tavolo prenotato a nome DeBonis, un cameriere m’accompagna al tavolo lui è li, si alza e mi bacia la mano..ci sediamo e lui ordina subito per entrambi, per quanto questo gesto possa sembrare gentile mette subito in mostra il suo animo dominante.
Superato il primo attimo d’imbarazzo gli racconto del mio incidente e del mio incubo poi diventato un sogno, lui ascolta senza mai interrompermi e solo alla fine del racconto mi dice “i sogni non sempre devono diventare realtà, sei sicura di voler diventare una schiava?” Tanta sicurezza in questa risposta mi mettono una grande suggestione, non so cosa dire..ci rifletto un po e gli rispondo “non era un sogno, per me era reale, ho tanto odiato la mia prigionia però poi ho capito che ho bisogno di quello per essere felice”.
Lui mi fissa, ha uno sguardo profondo, poi senza dire nulla chiama il cameriere e chiede il conto, paga per entrambi e mi chiama un taxi, paga il taxi per farmi riaccompagnare a casa e nel salutarmi mi da un pacchettino.
Lo vedo allontanarsi, mentre sono in viaggio per tornare a casa apro il pacchettino, c’è un mazzo di chiavi con un bigliettino sul quale c’è scritto DOMENICA ORE 9:00 PUNTUALE, sul retro un indirizzo..ho il cuore in gola per la paura e anche per l’eccitazione.

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