La mia ragazza fuorisede pt.3

Scritto da , il 2019-05-31, genere tradimenti

Soltanto quando arrivò in camera sua, con fare quasi scocciato, Valentina tolse la mano da quel bastone per sistemarsi a novanta gradi sul baldacchino del suo letto. Io, ormai in trance, mi spostasi verso un’altra finestra del palazzo abbandonato dalla quale potevo avere una visuale migliore sulla camera di Valentina. Paradossalmente mi venne da ridere quando ripensai a quanto avessi ragione sul fatto che qualcuno la potesse spiare da lì, ma mai avrei pensato che quel qualcuno potessi essere io.
Come fatto prima in salotto Vale si aprì le grandi labbra con due dita invitando Giovanni, o meglio lo scettro di Giovanni, a penetrarla. Lui ormai gonfio all’inverosimile (da completamente eretto quel cazzo misurava come minimo 25 cm) non se lo fece ripetere ed appoggiò la sua enorme cappella funginea sulla fighetta di Vale che al solo contatto cominciò ad ansimare.
Lo stronzo però, da vero spaccone, voleva farsi desiderare pertanto riprese in mano le redini del gioco non penetrandola subito ma iniziando un lento sfregamento che in breve tempo portò quel randello ad essere completamente cosparso di umori. Quasi compiacendosi di quanto la sua cagna, nonché la mia ragazza, fosse bagnata si passò un dito sul liquido che ricopriva il suo cazzo e poi lo porse a Vale che iniziò a leccarlo voracemente. Io in quel momento non potei non pensare a quanto autocontrollo avesse quel palestrato di merda, in una situazione del genere io sarei venuto già almeno tre volte mentre lui riusciva anche a temporeggiare continuarla a stuzzicarla.
Valentina però sembrava aver raggiunto il limite della sopportazione massima e dall’espressione che gli rivolgeva, ancora appoggiata a 90 sul letto, si capiva palesemente che necessitava di quel cazzone. Giovanni allora decise di accontentarla riposizionando la sua cappella all’entrata della fighetta della mia Vale. Inutile dire che, nonostante la più che abbondante lubrificazione di entrambi, il cazzo di Giovanni faticò molto ad entrare. Ci vollero come minimo sei o sette spinte ben assestate per conficcarlo tutto dentro ma una volta lì nel volto di Vale si stampò un’espressione di puro godimento che in tre anni di relazione io non avevo mai visto. La cosa però ancora più strana era il fatto che dalla pancia di lei si riusciva ad intravedere il bozzo che quel randello gigante formava dentro di lei. Giovanni iniziò a pomparla piano lasciando il tempo alla fighetta di adattarsi a quelle dimensioni innaturali. Io vedendo quel coso uscire tutto e poi rientrare dentro fino alle palle e capii il motivo per cui ogni volta che la mia Vale tornava a casa la sua patatina era tutta arrossata ed il mio cazzetto sciacquava dentro di lei; generalmente lei si giustificava dicendomi che era un’infezione dovuta all’acqua poco filtrata di lì. Ancora una volta mi sentii un verme.
Nel frattempo Giovanni aveva preso Valentina per i capelli e mentre le martellava l’utero con il suo scettro assestava sonori schiaffoni sul suo culetto perfetto. Vale dal canto suo stavo godendo come una cagna, gli metteva una mano dietro al culo per fargli accelerare i colpi e dal labiale potei intuire che lo stava istigando a spingere più forte. Vedevo nei suoi occhi la perdizione e la lussuria più totale mentre in quelli di Giovanni si leggeva solo il compiacimento di aver sottomesso una cagna, la mia cagna. Dopo un po' che la stantuffava decise di cambiare posizione ma per farlo tolse il suo cazzo da dentro la fica di Vale la quale per un attimo sembrò gli mancasse il fiato e infatti frettolosamente cerò di rimetterlo dentro con le mani. Questo insubordinazione non fu gradita da Giovanni il quale le assestò un manrovescio sul culo che la fece tremare tutta ma non riuscì a cambiare l’espressione di vuoto che Vale aveva dopo che il suo giocattolo gli era stato tolto.
Mostrando le sue doti fisiche Giovanni la rigirò e la presa in braccio appoggiandola contro il muro, lei contenta che il gioco stesse per ricominciare non esitò a prendere nuovamente il randello con entrambe le mani ed a posizionarlo all’altezza della sua fica grondante. Con un colpo di reni Giovani ricominciò a stantuffarla se si può ancora più forte grazie all'appoggio fornito costituito dal muro. Vale gemeva e lo teneva stretto a sé, non voleva perdersi neanche un millimetro di quel cazzo equino. Le sue gambe erano appoggiare sopra le spalle di lui e la sua bocca, quando non era riempita dalla sua lingua, si contorceva in espressioni di puro godimento.
Io non ce la facevo più, non so quante volte fossi venuto guardando la mia donna montata come la peggiore delle puttane da un coglione palestrato. Stavo quasi per mettermi a piangere mentre mi segavo quando mi balenò per la testa un’idea. Dovevo chiamarla! Si dovevo chiamarla, in questo modo sicuramente i due avrebbero smesso e che no so, magari sarei riuscito a farle venire un minimo di sensi di colpa tali da farla rinsavire. Alla luce di quello che successo dopo capii quanto era stupida la mia idea.
Composi il numero in un tempo che mi pareva infinito ed aspettai che il suo cellulare cominciasse a squillare, uno squillo, due squilli… stavo perdendo la speranza che Vale mi rispondesse quando vidi che lei si girò verso il comodino dove era appoggiato il telefono ed una volta letto il mio nome ebbe un attimo di esitazione. Continuò a fissare il telefono non sapendo bene cosa fare mentre Giovanni non sembrava minimamente intenzionato a smettere di scoparla come un forsennato. Dopo altri due squilli Vale disse qualcosa a Giovanni che smise di spingere e, con il suo cazzo ancora ben conficcato dentro di lei, si spostò verso il comodino per prendere il cellulare e passarglielo a lei. Valentina prima di rispondere fece segno di fare silenzio e poi rispose: “Cia… ciao amore… com come stai?” io, contento dell’espressione scocciata di Giovanni, risposi “Tutto apposto amore, te invece? Ti sento affaticata”. Lei con fare preoccupato ed affannoso “Eh no scusa è che sto facendo palestra a casa ed ho appena finito una serie di esercizi molto difficile, non è che ci possiamo sentire dopo?”. Sta zoccola ancora bugie mi racconta pensai, ma mantenendo un certo contegno continuai “Dai amore puoi pure farla una pausa, volevo che mi raccontassi un po' di come era andato l’esame e di come hai intenzione di festeggiare”. Lei molto scocciata iniziò a parlarmi dell’esame di quanto era difficile ed altre cose, tutte molto sconnesse. Dopo un po' che stavamo chiacchierando, o almeno io chiacchieravo mentre lei parlava con un cazzo ancora ben piantato in fica, vidi Giovanni che le sussurrava qualcosa all’orecchio e senza curarsi della suo cenno di dissenso riprese a scoparla. Nonostante gli sforzi Vale non riuscì a trattenere un gemito di piacere che per me fu impossibile non cogliere. “Vale ma ti sente bene? Che succede?” gli chiesi “No amore te l’ho detto sto facendo palestra e mi è venuto un crampo”. Più che un crampo un cazzo, e pure enorme pensai. Il piano non stava funzionando. Inoltre in sottofondo sentivo Giovanni che si lamentava dicendo “ma quel cazzetto moscio proprio adesso doveva chiamare ma non può aspettare che la sua donna venga montata… eh che cazzo. Comunque se vuoi continuare a parlare con quel perdente fai pure io non mi fermo però” e riprese a spingere ancora più forte mentre con una mano strizzava un capezzolo della mia Vale. Quelle parole mi fecero male ma continuai “Amore ma c’è qualcuno con te? Me lo puoi dire se ti alleni con uno dei tuoi amici, lo sai che non sono geloso” e lei con una voce ancora più affannata e rotta da gemiti che provava a dissimulare “Ma ti pareeeeeee, non potrei maiiii allenarmi con uno di quei ragazzi, sono miei amici ma non voglio che mi vedano in tuta si potrebberooooo fare strane idee… oooooo… ora scusa ma questo crampoooo mi fa veramente maleeee mi curo un attimo e ci sentiamo dopo, ok amore?”. Io completamente distrutto dissi di sì mentre vedo che Giovanni gli levava il cellulare di mano e lo buttava sul letto. Purtroppo per me però Vale non si era accorta che non lo aveva spento… così adesso oltre all’ “ottima” visuale potevo anche avere il sonoro.
“Cagna senti quanto sei bagnata, non pensavo fossi talmente troia da eccitarti nell’essere scopata mentre il tuo ragazzo ti parla al telefono”. “Che ci vuoi fare, il tuo cazzo mi fa questo effetto e poi lascia perdere quel coglione mi fa quasi penaaaaaaaaaaa” un affondo più potente degli altri gli aveva bloccato le parole “Non si domanda neanche più perché scopiamo sempre meno e quelle poche volte che lo facciamo non riesco neanche a sentire se è dentro o no. Però lo amo mi sembra di avere un cagnolino che mi viene sempre dietro”. Giovanni replicò con una sonora risata seguita da una forte pacca sul culo di Vale la quale ormai non era più in grado di parlare ma solo di emettere gemiti animaleschi che io, con una mano attacca al cellulare e l’altra al mio cazzo, percepivo come frecce al cuore. Questa situazione surreale continuò a lungo e fu interrotta solo da Giovanni “Troia sto per venire e ti voglio inondare quella figa fradicia che ti ritrovi come quella sera che siamo andati a ballare in discoteca. Te la ricordi quella sera eh? Ti sei strusciata a me tutta la notte e quando la pista da ballo era piena l’hai preso tra le mani e te lo sei messa in figa tutto d’un colpo. Cazzo come godevi. Bhè adesso ti sto per riempire ma prima girati a novanta”. Vale non esitò, obbedì all’ordine e non appena si fù piegata Giovanni rinfilò il palo dentro di lei. Giusto il tempo di qualche altro affondo animalesco che lo sentii esclamare “Vengoooo, godo dentro la tua figa, senti come ti riempio zoccola” e Vale dal canto suo a quelle parole venne anche lei come potei vedere dalle sue gambe che cedettero. Cadde sul pavimento, per fortuna senza farsi male, ma in quel movimento il cazzone di Giovanni le uscì fuori eruttando gli ultimi due schizzi, che parevano i getti di una fontana, sopra il suo culo ormai pieno di lividi dovuti agli schiaffi. “Cazzo, ma cosa sei un toro da monta? Ma come è possibile che dopo il pompino di oggi a pranzo hai ancora tutta questa sborra! Così mi metti in cinta anche se prendo la pillola hhahhahaha”. Lì per lì pensavo stesse esagerando riguardo alla quantità di sperma che quel cannone le aveva sparato dentro ma quando si mise in pedi non riuscii a credere ai miei occhi. La sua pancia si era gonfiata per quanto era piena e dalla sua fica colava un flusso continuo di sperma bianco che sgorgò per quasi due minuti interi accumulandosi sul pavimento. Io ero incredulo mentre Valentina sembrava divertita dalla scena. I due si baciarono a lungo ma quando lei fece per andare in bagno Giovanni esordì “Che cazzo fai puttana? La tua stanza è anche la mia stanza ed io odio lo sporco quindi adesso mettiti a quattro zampe e lecca tutta quella sborra per terra”. Valentina riluttante lo guardò negli occhi come per capire se stesse scherzando ma quando vide che quelle parole erano tutt’altro che uno scherzo, con fare ubbidiente si abbassò e gattonando raggiunse la densa ed enorme chiazza bianca. Qui tirò fuori la lingua ma esitò un attimo prima di iniziare a leccare quel lago. Allora Giovanni le si avvicinò e prendendole la testa tra le mani la spinse con la faccia dentro. Vale leccò ed ingoiò tutto fino all’ultima goccia, ed una volta finito si alzò guardando Giovanni negli occhi cercando la sua approvazione. La sua faccia era completamente impiastrata di sperma, gli occhi, i capelli la bocca, sembrava che quel liquido denso le fosse finito anche dentro il naso. Giovanni soddisfatto le disse “Brava la mia troietta così devi fare, gli ordini sono ordini! Ora vai a lavarti che stasera dobbiamo uscire e non ti posso portare a spasso conciata così hahahah” e concluse il tutto con uno schiaffo sul culo orami completamente arrossato.
Io attaccai il telefono e mi stesi per terra. Non sapevo che cosa dovessi fare ormai la mia mente era un turbinio di sensazioni alle quali non sapevo dare un ordine. Provai a ragionare in maniera razionale ma la mia mente mi proiettava in continuazione le immagini che avevo appena visto. Così per smettere di pensarci decisi di chiudere gli occhi e provai ad addormentarmi almeno per qualche ora senza neanche curarmi dello schifo che c'era su quel pavimento abbandonato da chissà quanti anni.

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