La mia ragazza fuorisede pt.2

Scritto da , il 2019-05-31, genere tradimenti

Dopo l’accaduto, il pranzo dei quattro si concluse rapidamente e senza eventi degni di nota ad eccezione di qualche battutina da parte di Carla e Ludovica che sghignazzando, sbeffeggiavano Valentina mimando con la mano e la bocca il gesto di un pompino ogni qualvolta che Giovanni si distraeva. Al momento di saldare il conto però Giovanni confermò la sua natura da cafone uscendo per fumare una sigarette e lasciando Valentina a pagare anche la sua parte. E pensare che io non ho mai permesso a Vale di usare i suoi soldi quando uscivamo insieme…
Dall’ampia vetrata del ristorante guardai le tre ragazze, che una volta pagato, si diresse anche loro a fumarsi una sigaretta in compagnia di Giovanni continuando a scherzare sull’accaduto. Valentina non sembrava minimamente turbata, anzi appariva molto più spigliata del solito mente chiacchierava con le amiche mimando con le mani le dimensioni dell’arnese di Giovanni; e pensare che anche solo una domanda sul sesso da parte di un mio amico generalmente le provocava un tale imbarazzo da restare zitta per tutta la serata. Come cambiano le persone…
Finita la sigaretta Carla e Ludovica salutarono i due e si diressero nuovamente vero l’università. Valentina e Giovanni invece decisero di riposarsi un po' su delle panchine che si trovavano nella piazza davanti al ristorante. Visti così facevano quasi tenerezza, lei accucciata alla lui come due sposini, con l’unica differenza che lei era la mia ragazza! Dopo un po' però quelle tenere carezze che lui gli stava facendo si trasformarono in qualcosa di più spinto. Infatti Giovanni aveva portato la manina di Vale sopra la sua patta, e incurante del fatto di poter essere visto da uno dei tanti passanti, le aveva imposto con la sua mano uno sfregamento continuo e deciso. Quel giochetto, che a me inspiegabilmente provocò una nuova erezione, continuò per circa dieci minuti fino a quando Vale non si accucciò di sua spontanea volontà con la testa all’altezza della patta dei pantaloni di Giovanni. Dalla mia posizione non potevo essere sicuro di cosa la mia ragazze stesse facendo a quello stronzo ma potevo immaginare che gli stesse mordicchiando il cazzo attraverso il tessuto dei jeans. La mia teoria fu confermata quando i due si alzarono dalla panchina e potei notare un’evidente macchia di saliva sul cavallo dei pantaloni di Giovanni dai quali sporgeva un bozzo prorompete. I due, ora mano nella mano, si dettero un bacio e poi Vale disse qualcosa che potei solo immaginare essere tipo “Andiamo a casa”. Così mi affrettai anche io a pagare il conto e mi misi di nuovo a pedinarli a distanza. Non sapevo bene il perché ma nella mia testa l’unica idea lucida che avevo era quella di seguirli e capire fino a che punto Vale si sarebbe spinta con quel palestrato di merda. Inoltre non potevo negare che questa situazione, nonostante la rabbia e la gelosia iniziale, mi stava eccitando notevolmente e la cosa mi turbava ancora di più.
Dopo circa venti minuti che li stavo seguendo i due si fermarono davanti ad un palazzo che riconobbi essere proprio l’appartamento di Valentina. Ero già stato a casa sua, una sola volta, ma mi ricordavo bene che le finestre della sua camera e quelle del salotto, entrambe prive di tende, davano su un grande balcone. Ciò era stato per noi motivo di una piccola litigata in quanto io ero preoccupato dal fatto che qualcuno la potesse spiare mentre si cambiava visto anche che il palazzo di fronte era abbandonato. Tutto ciò ora però tornava a mio “favore”, infatti mentre Valentina era intenta ad aprire il portone di casa io, aiutato dal sole che stava calando, decisi di addentrarmi nella palazzina abbandonata per poterli spiare meglio. Raggiunto il terzo piano, con molte difficoltà a causa delle scale ormai dissestate, mi posizionai in modo da osservare al meglio quello che succedeva nel salotto della case di fronte, ossia la casa di Vale.
Valentina appena entrata non fece neanche in tempo a chiudere la porta che Giovanni le aveva già piazzato una mano sul culo tirandola a sé per baciarla in modo animalesco. Lei ricambiò quel bacio ed in pochissimo tempo i due si ritrovarono sul divano del salotto a limonare come adolescenti mentre le loro mani si spostavano su tutto il corpo come a delineare il perimetro. Ad un certo punto però Vale si alzò di scatto e si diresse verso lo stereo posizionato dall’altra parte della stanza. Qui, una volta accesso lo strumento, diede vita allo streaptease più erotico che io avessi mai visto: prima, con movimenti sensuali si levò la felpa facendola cadere a terra poi si sfilò i leggins senza togliersi la gonna e si diresse verso Giovanni che era rimasto allibito dallo sviluppo della situazione. Anche io ero rimasto stupefatto dallo spettacolo e non riuscii a resistere, mi tirai fuori il cazzo e me lo inizia a menare il più lentamente possibile per non venire subito. A ritmo di musica Vale si posizionò a venti centimetri dalla faccia incredula di Giovanni e si girò alzando la gonna, mostrando a quel coglione il tanga rosso che io le avevo regalato per natale. Istintivamente lui fece per toccarle quello splendido culo ma lei gli blocco le mani prima che potessero raggiungerlo. L’espressione contrariata di Giovanni mutò subito quando, sempre piegata ma con la faccia rivolta verso di lui, gli mese il culo in faccia che lui non evitò di morde avidamente. Dopo poco istanti però Vale si sottrasse anche da quel trattamento e tornò al centro del salotto dove con un’unica mossa si tolse sia la maglietta che il reggiseno, rimanendo così in gonna e tanga. Già così lo spettacolo era inverosimile ma quello che successe dopo mi fece quasi svenire. Infatti Valentina si sedette sul pavimento divaricando le gambe e mostrando a Giovanni quel micro pezzo di stoffa rossa, ormai zuppo, che “nascondeva” la sua patatina completamente depilata. Iniziò a giocare lentamente con i fili del tanga tirandoli da un lato e dall’altro fino a quando le sua grandi labbra non si schiusero permettendo alla stoffa di finirci in mezzo, facendo colare per terra una quantità di umori incredibile. Sempre fissando Giovanni, e con uno sguardo da porca che non gli avevo mai visto stampato in faccia, cominciò a toccarsi, prima titillandosi il clitoride poi scendendo con due dita fino alla sua fighetta fradicia dove le sostituì al tanga che, una volta toltosi, si mise in bocca. Inutile dire che io venni subito mentre Giovvani, per nulla in difficoltà, non si perdeva neanche una mossa di quella meravigliosa creatura che gli stava regalando uno spettacolo degno delle migliori pornostar. Vale continuò aprendosi le labbra con le dita e facendo vedere a lui, ma anche a me, l’interno rosso di quel frutto che purtroppo quel giorno, e chissà da quanto, non era più solo per me. Vi infilò dentro due dita stitalinandosi come un’ossessa mentre con l’altra mano si strizzava un capezzolo poi, come aveva fatto prima sul divano, si alzò di scatto e si mise a fissare intensamente Giovanni il quale si mosse per andare verso di lei ma Vale gli fece capire che lo spettacolo non era ancora finito. Infatti si levò il tanga dalla bocca e prese strusciarselo in mezzo alle gambe, avanti ed indietro avanti ed indietro, facendo molta attenzione a sfregarselo sul clitoride che anche dalla mia posizione potevo notare essere ormai gonfio all’inverosimile. Questa scena me lo fece ritornare subito duro e ricominciai a segarmi con un morbosità che non pensavo potesse mai appartenermi. Quando il tanga aveva ormai cambiato colore a causa dei suoi umori Valentina smise di giocarci e lo lanciò verso Giovanni che lo afferrò al volo al pari di un cane che azzanna il pezzo di carne lanciatogli dal padrone. Ma Vale era molto lontana da essere la padrona del gioco. Infatti Giovanni, che fino ad ora non aveva ancora fatto niente, gli intimò con un cenno di venire da lui. Vale, con fare obbediente ma sopratutto da gran porca, si mise a quattro zampe e gattonò nella sua direzione fermandosi all’altezza della lampo dei suoi pantaloni e con un rapido movimento tirò fuori… no non ci potevo credere quello non era un cazzo quello era un cannone. Tralasciando la lunghezza, che era circa tre volte quella del mio, la cosa che faceva impressione era il diametro grande quasi come una lattina di cocacola. Questa visione annientò totalmente la mia autostima, ero perfettamente cosciente di non esser un super dotato ma con quella cosa non avrei mai potuto competere neanche lontanamente. Mentre riflettevo su questo mi tornò in mente quando Vale, qualche mese prima, disse dopo una scopata che il mio cazzo era di dimensioni modeste ma che ne esistevano sicuramente di più grandi. Io in quella circostanza mi ero un po' incazzato chiedendogli dove aveva visto cazzi più grandi, sapendo perfettamente che il suo ex, l’unico ragazzo di cui ero al corrente che avesse visto nudo, era come me nella norma. Lei divertita dal mio nervosissimo mi aveva risposto che una sua amica le aveva fatto vedere un filmino porno di un ragazzo di colore super dotato. Solo allora mi calmai pensando che aveva fatto tutto solo per farmi saltare i nervi ma ora… filmino porno un cazzo! Quella puttana si stava riferendo al cannone di Giovanni. Mentre ragionavo su questo continuavo a guardare Valentina che ormai aveva tirato tutto fuori lo scettro dai pantaloni e si accingeva a segarlo con la sua manina che non riusciva neanche a stringerlo per metà. Dopo qualche movimento di mano però lo strinse saldamente ed iniziò a schiaffeggiarcisi lasciandosi sulla faccia chiari segni dell’eccitazione di Giovanni. Pure quel trattamento però durò poco perché ormai il palestrato si era stancato di giocare e con forza spinse il suo cazzone nella bocca della mia povera ragazza che strabbuzzò un po' gli occhi a causa delle dimensioni ma non fece neanche il gesto di tirarsi indietro anzi, incominciò a succhiarlo a lungo interrompendo il tutto solo per scendere fino alle palle e mettersele in bocca. Dopo circa dieci minuti di quel succulento pompino Giovanni doveva essere ormai pronto per montarsela, ed infatti Vale, ancora una volta con aria da gran cagna si alzò di scatto e prendendolo per il randello lo trascinò per tutta casa verso la sua stanza.

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