Isabel, la malata di sesso - cap.1 (Raoul)

Scritto da , il 2019-05-04, genere etero

Mi chiamo Isabela ma molti mi chiamano Isabel, alcuni Elisabeth. Ho quarant'anni, sono single e sono decisamente una bella donna. Non lo dico con presunzione, lo dico perché me lo dicono in molti, sia uomini che donne. Sono alta poco più di un metro e settanta, ho una seconda di seno, i capelli lunghi castani e dei fianchi leggermente pronunciati. Ho scoperto con il tempo che questo aspetto, che molte donne reputano essere un difetto, viene invece visto dagli uomini come un pregio. Un'altra caratteristiche che è vista dagli uomini come un pregio è la mia bocca carnosa. Io apprezzo maggiormente i miei zigomi pronunciati ma non so perché, gli uomini preferiscono la bocca. Forse è perché apprezzano come io la sappia usare, ma non ne sono sicura.
Sono una femmina a 360 gradi. Nel mio armadio non esistono pantaloni. I pantaloni sono per gli uomini, mi diceva mia nonna quando ero bambina ed io ho preso in toto questa strada. Le gambe sono il mio forte. Mi piace mostrarle, sia in pubblico che in privato e mi piace che gli uomini (o anche le donne) me le guardino. So accavallarle in modo molto sensuale e sono certa che la cosa non passi inosservata.
Vivo a Saragozza da quando sono nata anche se per lavoro spesso mi muovo per tutta la Spagna. Lavoro da quando avevo diciotto anni in una azienda che produce calze, collant e qualche indumento intimo e per questa azienda seguo da sempre le vendite per tutto il paese. Mi capita di muovermi e restare lontana da casa anche per una settimana.
Non mi sono mai voluta sposare. Ho sempre tenuto troppo alla mia libertà ed alle mie passioni e non ho mai voluto limitarmi in nulla. La natura mi aveva limitata da sé, impedendomi per sempre la possibilità di avere figli, quando ancora non ero maggiorenne, causa una anomalia ovarica. Ho sempre pensato che quella situazione fosse stata una causa della mia mancanza di desiderio di crearmi una vita stabile con un'altra persona. Ho sempre pensato alla famiglia con i figli e quando ho capito di non poterli mai avere mi sono chiesta subito che senso avrebbe avuto una vita a due.
Non sono sempre stata libertina come ora. Ho perso la mia verginità attorno ai sedici anni, quando non ero nemmeno troppo precoce e fino ai vent'anni ho avuto una vita sessuale normale. Dopo aver scoperto di non potere avere figli e dopo l'inizio di questo lavoro che mi costringeva a viaggiare spesso, ho un po' cambiato ed affinato la mia vita sessuale.
In vent'anni ho avuto centinaia di uomini, sia a Saragoza che dispersi in tutto il paese. Avere delle belle gambe, non vergognarsi di metterle in mostra, vendere calze e collant ed avere una sessualità prorompente, possono diventare un mix davvero esplosivo in una donna e per me lo sono diventati. Dopo i vent’anni ho deciso che non avrei avuto segreti per nessuno degli uomini che avrei incontrato nella mia vita. Se avessi incontrato un uomo e lo avessi voluto, non mi sarei privata di rivelargli il mio desiderio nei suoi confronti. Avrei buttato l’esca ed avrei lasciato a lui l’onore della scelta. Questa strategia li faceva sentire importanti, senza capire che ero io quella che decideva chi sì e chi no. Loro credevano di detenere lo scettro del potere mentre chi decideva sempre ero io. Loro si limitavano ad accettare. Ho ricevuto pochi rifiuti nella mia vita, forse una decina e non mi hanno lasciata delusa più di tanto. Ho avuto uomini single come me, uomini fidanzati, sposati, vedovi e separati. Ho avuto figli di clienti, padri di clienti, proprietari di negozi, imprenditori, commercianti, uomini di tutte le categorie sociali.
Non ho mai distinto gli uomini né in funzione del denaro che possedevano, né in base al loro stile di vita, abbigliamento, automobile o classe sociale.
Quando vedo un uomo, quello che mi affascina sono lo sguardo e le mani. Poi passo al resto. Il suo gesticolare diventa fondamentale per me. Le prime cose che mi immagino sono il suo sguardo mentre mi spoglio davanti a lui e le sue mani che mi prendono. Non ho una predilezione per i biondi o per i mori e nemmeno per le misure di cui sono dotati. È tutta una questione di pelle. Posso dedicarmi anche ad un uomo con la pancetta o più basso di me se mi osserva nel modo giusto e si me trasmette delle sensazioni. Ho avuto uomini di tutti i tipi e, sì, lo ammetto, anche qualche donna. Le donne sono una cosa diversa dagli uomini e non sono una super esperta ma anche per loro vale lo stesso discorso: sguardo e mani.
Se gli uomini che incontro hanno gusti particolari, io cerco di assecondarli. Se a loro piacciono delle posizioni mi impegno per accontentarli. Magari prima faccio la schizzinosa, ma poi gli lascio pensare che siano riusciti a convincermi. Questo li fa impazzire. Per un uomo pensare di essere riuscito a convincere una donna a fare qualcosa è più stimolante di una pastiglia di Viagra. A me piace scopare in tutte le posizioni. Certo, ne amo qualcuna più di altre, ma se una posizione fa impazzire l’uomo che io ho scelto, perché non accontentarlo? Lui ne sarà felice e la sua prestazione sarà decisamente migliore.
Un mese fa per esempio sono volata da Saragozza a Siviglia per una settimana. Quando sono a Siviglia mi divido sempre tra Raoul, che fa il gestore dell’albergo dove alloggio e Simon che dirige una catena di negozi di intimo in Andalusia ed è un mio cliente. Se resto a Siviglia per una settimana cerco di vederli entrambi almeno una volta, certe volte addirittura due, in funzione di quello che è il mio desiderio del momento.
Raoul è sposato e sua moglie lavora nello stesso albergo come impiegata amministrativa. È una bella donna, gentile ed anche affascinante. Forse un po’ fredda ed ho capito che in casa è lei che detiene lo scettro del potere. Simon invece è fidanzato con una ragazza dolcissima e tra qualche mese si sposerà a sua volta. Ognuno di loro ha gusti normali con particolari bizzarri.
Raoul per esempio ama scopare nell’ufficio amministrativo dell’albergo, sulla scrivania che di giorno occupa la consorte. Forse lo fa per recuperare una sorta di potere maschile nei suoi confronti, non saprei. Simon invece ama scopare in auto, nonostante viva ancora da solo ed abbia tutte le possibilità di potermi portare ovunque, anche in camera mia. Lui credo che lo faccia perché è un infedele di natura.
Sono particolari ognuno a proprio modo, ma mi rendono entrambi felicissima. Non chiedo mai ai miei uomini della loro vita privata, non mi interessa.
Quando sono arrivata a Siviglia quest’ultima volta, mi hanno cercata subito entrambi. Hanno così insistito che per un certo momento ho pensato di chiedere ad entrambi di farlo a tre. Peccato che non si poteva essere sia in ufficio che su una macchina e che nessuno dei due avrebbe accettato. L’esperienza a tre mi manca in repertorio, anche se in un paio di occasioni ci sono andata vicino.
In aeroporto è venuto Simon a prendermi e voleva scopare ancora nel parcheggio. Io mi sono rifiutata perché avevo un appuntamento subito e l’ho obbligato a portarmi in albergo. Qui ho incontrato Raoul che, a sua volta, mi ha pressata subito visto che sua moglie sarebbe restata lontana dall’ufficio dalle 14 fino alle 16. Mi sono opposta anche a lui visto che avevo un appuntamento in centro al quale non potevo rinunciare.
Quando sono rientrata alle 18 ho visto Raoul e la moglie nel loro ufficio. Allora sono passata al bar ed ho ordinato un aperitivo, sedendomi a berlo nel grande salone dal quale si vedeva il loro ufficio. Mi sono seduta sullo sgabello di un tavolo alto accavallando le gambe a favore di vista di Raoul. L’ho visto subito arrossire e guardarmi infervorato senza potere fare nulla. La situazione è peggiorata quando mi sono passata un’oliva sulle labbra e quando ho cominciato a roteare il piede della gamba sinistra che tenevo accavallata sulla destra. L’ho visto perdere le staffe e maledirmi. Terminato il mio aperitivo, ho chiesto alla reception di segnarlo sulla mia camera sapendo che poi Raoul avrebbe depennato l’importo dal mio conto.
Una volta giunta in camera, era subito arrivata la chiamata.
“Quando ci vediamo?”.
“Anche adesso, se vuoi. Sono stanca ma avrei un sacco di voglia di stare con te. Da dove mi chiami?”.
“Dal magazzino. Sai che adesso non posso perché c’è mia moglie”.
“Ma io ho voglia adesso….mi sento tutta calda”.
Gli parlavo con voce suadente, sapendo di farlo eccitare.
“Mezz’ora. Mezz’ora e poi se ne va. Ne sono certo. Poi scendi e facciamo tutto qui, ok?”.
“Perché non sali adesso, io ho proprio una voglia incredibile….”.
La mia voce lo eccitava e, per dirla tutta, eccitava anche me.
“Cazzo! Perché non posso. Ti chiamo appena se ne va. Abbasso le persiane e vieni. Ok?”.
“Allora mi tocco un po’ da sola e comincio ad eccitarmi da me, ok?”.
“Ok. Cazzo. Mi vuol far morire”.
E così era andata. Mi aveva chiamata ed ero scesa subito. Effettivamente avevo parecchia voglia ed infatti mi ero già sfilata le mutandine restando con le sole autoreggenti nere e la gonna corta sopra. Raoul era un buon amante e con la bocca era proprio bravo. Avevo chiesto di fare una cosa che facevo spesso: sedermi sulla sedia di sua moglie, divaricare completamente le cosce e chiedergli di inginocchiarsi davanti a me per leccarmi la fica. Era una situazione che piaceva ad entrambi e farlo sulla sedia della moglie era una cosa che lo faceva impazzire. Mi ero sollevata la gonna e poi avevo proprio messo le gambe sui braccioli della sedia, mettendo in bella mostra il mio organo sessuale.
Lui si era inginocchiato guardandomi come si guarda un’opera d’arte e poi si era gettato a capofitto con la bocca e la lingua tra le mie labbra, entrando anche dentro di me ed aiutandosi anche con le dita. Gli avevo goduto in faccio due volte, schizzandogli proprio sul volto i miei liquidi che poi erano colati sulla sedia ed infine a terra.
“Ogni volta che vieni poi devo stare qui due ore ad igienizzare”, mi aveva detto. Non avevo capito il senso di quel “vieni” se fosse riferito ai miei orgasmi o alla mia venuta a Siviglia, ma non avevo avuto voglia di preoccuparmene.
In quel momento volevo solo il suo cazzo e quindi mi ero alzata dalla sedia scalciandola lontano, poi mi ero poggiata alla scrivania con i gomiti e gli avevo fatto capire di volere essere presa dal dietro.
“Sei una cagna”, mi aveva detto.
“In calore”, gli avevo risposto.
Lui ci aveva messo un attimo a farlo. Si era abbassato i pantaloni e l’intimo alla velocità della luce, aveva poggiato le sue mani sui miei fianchi generosi e dopo aver sistemato il suo uccello contro di me, era entrato nel mio corpo con un colpo secco. Avevo aperto un po’ le gambe per stare più comoda e lo avevo lasciato fare. Era bravo anche se a livello di scopate era decisamente meglio Simon. Raoul mi faceva impazzire per quella cosa della moglie e della autorità.
Mi piaceva stuzzicarlo per la questione della moglie.
“Mentre mi scopi pensi alla tua bella mogliettina?”.
“Direi proprio di no. Penso solo a te Isabel. Mi fai impazzire”.
“Lei non ti soddisfa come me, vero?”.
“No! Tu sei il Paradiso! Lei è una gelida vipera”.
“Quando scopate comanda lei quindi?”.
“E quando mai capita?!?!? A lei interessano solo i figli, le amiche, il circolo del club del bridge e le sue cose. Lei non sa minimamente cosa voglia dire essere femmina come lo sei tu”.
Finiva quasi sempre alla stessa maniera.
“Sbattimi sulla sua scrivania allora. Umiliala”.
Gli dicevo quasi sempre una frase del genere e lui lo faceva, credendo di essere stato lui a decidere quella cosa. Invece a me piaceva venire e raggiungere il mio ennesimo orgasmo mentre anche lui veniva dentro di me, mentre me ne stavo comoda e sdraiata sulla scrivania. Ed anche quel giorno mi aveva fatta sdraiare sopra alla scrivania di mogano della moglie, mi aveva aperto le gambe e me le aveva fatte sollevare ed io le avevo poggiate sulle sue spalle. Io ero ormai prossima al mio terzo orgasmo e lui stava per esplodere. Era entrato dentro di me ed erano bastati quattro o cinque colpi ben assestati perché entrambi raggiungessimo l’apice. Il suo getto caldo e copioso mi aveva fatta venire subito ed avevamo ansimato ed ululato come due animali, certi che nessuno ci avrebbe scoperti.
“Sei una gran figa Isabel”, mi aveva detto dopo essere uscito dal mio corpo ed essersi seduto, praticamente sprofondandoci dentro, nell’unica poltrona in pelle della stanza.
“Lo so, Raoul”, gli avevo risposto.
“Ti vorrei ogni giorno”.
“Sbagli dicendo così. Poi te ne stuferesti, come di tua moglie”.
Sapevo che quella era la verità. Io ero destinata a soddisfare le voglie recondite degli uomini che incontravo lungo il mio percorso, ma nessuno aveva voglia di condividere la propria vita con me. Per molte questo potrebbe sembrare un discorso assurdo, per me invece era la condizione base di vita. Da sola stavo benissimo e questi uomini che mi adoravano per poi correre tra le braccia delle mogli a casa, mi facevano sentire la prima della classe.
Quando alla mattina indossavo i miei indumenti intimi preferiti, le mie calze od il collant, ed uscivo per la strada, mi sentivo la regina del mondo ed amavo sentire gli sguardi degli uomini su di me. La bramosia ed il desiderio del maschio, meglio se sposato, di fronte al mio corpo erano la benzina che alimentava la mia vita, il mio quotidiano, la mia esistenza.

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