Botswana (2)

Scritto da , il 2019-03-25, genere zoofilia

Tornai al campo base sconvolto, non era logicamente ne scientificamente accettabile che la mia impetuosa amante di ieri notte si fosse trasformata in una pantera nera, ma d’altra parte non vedevo come fosse possibile che il suo gioiello fosse finito al collo di quella belva.
Riguardai ancora e ancora quella foto.
L’immagine era inequivocabile, il leopardo che con i suoi incredibili occhi gialli guardava con aria di sfida dentro l’obbiettivo della mia Nikon, portava lo stesso monile con il ciondolo a forma di Africa che avevo visto al collo di Leila.
Arrivati al campo mi misi a cercarla per ogni dove, ma mi dissero che era fuori con dei turisti svedesi che volevano visitare i villaggi tswani dei dintorni.
Decisi di fermarmi ancora un giorno.
Dovevo assolutamente vederla, volevo capire.
Nel grande bungalow comune mi collegai alla rete col mio pc e cercai gli articoli sul leopardo mangiatore di uomini del Botswana.
Li avevo già letti tutti prima di partire per il servizio fotografico commissionatomi dal National Geographic, ma avevo bisogno di rileggerli con più attenzione.
Ora era tutta un’altra storia.
Pareva che la belva avesse ucciso e divorato almeno 6 uomini, o almeno questo era quello di cui era accusata.
Non era mai stata avvistata, e nessuno sospettava che fosse una pantera nera, ma i segni dei denti e il modus operandi erano inequivocabili, si trattava certamente di un leopardo.
Rileggendo più volte i vari articoli sui giornali locali e le notizie on-line cominciai a notare dei punti comuni che nessuno aveva ancora messo in collegamento.
Il primo cadavere ad essere ritrovato, più di un anno fa, era stato quello di un cacciatore americano di 59 anni, che, oltre al classico “big five” (leone, bufalo cafro, ecc.), aveva nel suo carniere tutta una serie di animali di piccola e grossa taglia, alcuni praticamente in via d’estinzione.
Il secondo, due mesi dopo, un botswano accusato di essere un molestatore di bambini, fu ritrovato con i genitali asportati da un morso.
Il terzo un pluripregiudicato uscito da poco di prigione, era stato condannato più volte per sfruttamento della prostituzione.
E via di seguito, erano tutti colpevoli di crimini particolarmente violenti o schifosi.
Poteva questo giustificarne la morte violenta?
Probabilmente bisognava valutare i fatti in un’ottica più... “africana”, perché con la mia educazione di stampo occidentale non ci riuscivo.
Non completamente almeno, anche se la belva mi sembrava ora decisamente più simpatica.
Aspettai fino all’ora di cena, sperando di veder comparire la meravigliosa ragazza nella sala grande, ma non si fece vedere
Cercavo di far passare il tempo e chiacchieravo del più e del meno con i ragazzi africani, come la sera precedente, e come la sera precedente cercavo di portare il discorso sul leopardo assassino, sperando di ottenere qualche informazione utile.
La serata passò ma Leila non si fece vedere.
Me ne andai a dormire agitato più che mai.
Feci una fatica boia ad addormentarmi, continuando a girarmi e girarmi nel letto e nel pieno della notte fui svegliato da un rumore, qualcosa grattava contro la porta d’ingresso.
Mi alzai mezzo addormentato e senza sapere bene quello che facevo tolsi il chiavistello alla porta.
Dovevo essere pazzo!
La pesante anta di legno si aprì molto lentamente e una grossa testa felina fece capolino.
La camera era immersa nel buio e la silhouette della pantera nera era a malapena visibile, ma i suoi occhi gialli mandavano bagliori, ed erano rivolti verso di me.
Entrò, si avvicinò, mi sembrava che le gambe avessero cominciato a tremarmi, mi passò accanto strusciandosi contro le gambe nude, come un gatto fuori scala, era enorme, la sua schiena arcuata mi arrivava ben sopra il ginocchio.
Si fermò in mezzo alla stanza come per essere sicura che fosse tutto tranquillo e poi si girò e mi si sfregò nuovamente contro le gambe.
Mi sembrava distintamente di sentire un cupo brontolio, sembrava veramente un grosso gatto, un grosso gatto che fa le fusa, solo che era un gatto fuori scala, e molto probabilmente si nutriva di carne umana...
Al momento però non mi aveva ancora sbranato, e non sembrava affatto averne intenzione, il mio cuore diminuì un poco la velocità dei battiti e il terrore si trasformò a poco a poco in una cupa preoccupazione.
Ora che era così vicino, potei chiaramente vedere la collanina con il ciondolo a forma di Africa che le decorava il potente collo.
Non c’erano dubbi, era lo stesso monile che avevo visto al collo di Leila la notte precedente, quando mi cavalcava scopandomi come una forsennata.
Possibile fosse veramente lei?
La sua testa continuava a strusciarsi contro il mio polpaccio, come volesse coccolarsi da sola, presi coraggio e avvicinai una mano facendole un timido grattino sulla nuca.
Il brontolio aumentò, evidente segno di soddisfazione.
Mi accovacciai in modo da portare la mia testa a livello della sua, la presi per il pelo delle guance, delle mascelle? E la guardai negli occhi.
Erano gialli con mille pagliuzze d’oro esattamente come quelli di Leila.
La pantera mi diede una affettuosa testata con la fronte e poi una lunga leccata sulla faccia.
La lingua era ruvida e l’alito caldo, ma non spiacevole, probabilmente quella sera non aveva ancora divorato nessuno, pensai.
Mi diede una seconda leccata, più lenta.
Mi stava invitando a baciarla?
Dischiusi le labbra, mi leccò ancora, le nostre lingue si toccarono e un brivido di eccitazione mi partì dai testicoli.
Ma che stavo facendo?
Dovevo essere completamente pazzo, magari stavo solo sognando.
Era comunque un bel sogno erotico, perché il cazzo laggiù si stava risvegliando alla grande.
Mi leccò ancora e ancora, mi stavo veramente eccitando…


Come se avesse sentito i miei pensieri, la pantera mi guardò negli occhi, poi si girò e dopo essersi nuovamente strusciata con fare accattivante mi porse le terga, teneva la coda di lato e sollevava il sedere in modo da esporre alla mia vista le sue parti intime.
Con il lavoro che faccio avevo visto decine di filmati sull’accoppiamento dei felini e intuii che fosse in calore e che mi si stesse offrendo.
Guardai la sua vagina, sembrava particolarmente gonfia e tumefatta e, incredibile la trovavo terribilmente invitante.
Le grandi labbra erano nere, ma si scorgeva chiaramente la parte più interna, rosa acceso e umida.
Che dire, mi stavo eccitando alla grande, mi sfilai i pantaloni del pigiama e mi avvicinai sulle ginocchia in modo da poter accostare il cazzo, ormai duro a quella fica animale.
Feci cadere un lungo filo di saliva proprio sulla cappella e la umettai per bene, mi scuserete, ma non sapevo se la figa dei leopardi femmina si bagnasse come quella delle donne.
Appoggiai la punta del cazzo tra le sue labbra e provai a spingere, erano morbide e lisce e vi entrai senza alcuna difficoltà.
Leila, Leila? Emise un lungo brontolio ma sembrava essere di puro piacere.
Entrai più a fondo, era una sensazione fantastica, eccitante e proibita allo stesso tempo.
Cominciai a muovermi dentro di lei avanti e indietro.
La presi per l’attaccatura delle cosce, serrandola con le mani per tirarla verso di me e aumentai la profondità e il ritmo delle spinte.
La sua figa era morbidissima e il mio cazzo vi scivolava dentro e fuori che era una bellezza, troppo, perché in pochi minuti capii che stavo per arrivare all’orgasmo.
Fu così infatti, contrassi i glutei mentre le sborravo dentro godendo come un riccio.
La pantera si girò rabbiosa facendo scattare le mascelle, ma io ero preparato, perché le femmine dei grandi felini fanno sempre così, e riuscii facilmente ad evitare di essere morso.
Del resto, lo sapevo bene, non era un vero tentativo di attacco, ma solo una specie di reazione istintiva.
Mi staccai da lei ed estrassi il membro ancora duro dalla sua vagina calda e pulsante.
Mi sedetti sul letto a guardarla, era meravigliosa, con la sua pelliccia nera lucida, con i suoi occhi giallo oro.
Si alzò anche lei e con un balzo leggiadro salì sul letto e si sdraiò di fianco a me.
Si rotolò a pancia in su facendo le fusa, e io mi misi ad accarezzarle il petto.
Aveva una serie di piccoli capezzoli neri nascosti in mezzo alla pelliccia e mi addormentai stravolto mentre giocavo con uno di questi.
Il mattino dopo mi svegliai di soprassalto, mettendomi a sedere sul letto, cercando di capire se avessi sognato o se avessi realmente fatto l’amore con un leopardo.
Leila era lì, di fianco a me, completamente nuda nella sua forma umana (una bellissima forma umana), e dormiva beata con la sua collanina africana al collo.

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