Anna e Beppe

di
genere
sentimentali

Eccoli lì, che attraversano la strada per andare sul molo. Il loro rituale, quando non piove, è sempre lo stesso, in qualsiasi periodo dell'anno.
Si tengono per mano.
Anna con il suo portamento elegante, si muove leggera. Lo sguardo altero ed orgoglioso, così in contrasto con i vestiti lisi e fuori moda.
Beppe sorride, facendo risaltare le cicatrici sulla fronte e sul volto. La camminata incerta, nascosta dai passi lenti. È felice di poter vedere i gabbiani anche oggi.

Si siedono sulla panchina a ridosso del faro, lei si accende la sigaretta regalatale insieme a degli spicci poco prima.
Lui estrae il contenitore di tetrapak dalla busta di carta. Sospira. Inizia a bere.
Il loro vino pregiato, il loro ristorante panoramico, la loro serata perfetta ha inizio.
Si appoggiano l'uno alla spalla dell'altro, è venerdì, i pescherecci stanno rientrando uno ad uno, in una sorta di processione festante, seguiti da stormi di volatili marini affamati.
I loro occhi si perdono dentro un mondo che non è dato conoscere, mentre il sole si avvicina al gigante, tingendo l'acqua di ogni sfumatura di arancio.

Anna la ballerina, ha lasciato presto la famiglia, per dedicare la sua vita alla danza. Viaggiava in tutta Europa, finché la sua passione, è stata messa da parte per crescere un figlio, inaspettato e senza padre.
Il suo corpo esile e aggraziato ha così terminato di calcare il palcoscenico, per muoversi tra i tavoli dei bistrot provenzali, e provare a dare un futuro a quel bambino.
Il ragazzino trascorreva le sue giornate all'aperto, uno spirito libero, come la madre. Amava guardare i treni correre via, sognando i posti che raggiungevano e che voleva vedere anche lui.
La sua curiosità un giorno, lo fece avvicinare più del solito ai binari e quando vide la motrice arrivare, era ormai troppo tardi per spostarsi.
Il cuore di Anna, da allora, venne investito da un forte vento, così intenso da trascinare via tutto, anche la sua mente.

Beppe il sognatore, è sempre stato semplice di animo e di testa.
Una sincerità ingenua, bisognosa di protezione.
Il padre avrebbero voluto un figlio diverso, che diventasse un uomo, duro e forte, ma lui era buono, mite, docile. La madre gli diceva continuamente che era un angelo, che aveva le ali. Gli diceva anche di non dar retta alle cattiverie della gente, neanche a quelle del padre, perché lui, era un bambino straordinario.
Beppe credeva a sua madre, pensava davvero di essere speciale e di poter volare. Lo pensava anche quel giorno, quando provò a farsi trasportare dal vento, in piedi sul tetto di casa.
Capì dopo, che non aveva quel genere di ali, lo capì durante gli anni successivi, chiuso in un posto con persone distratte e sempre urlanti. Lo capì osservando il suo corpo, che non tornò più lo stesso, lo capì quando raggiunta la maggiore età, si ritrovò solo.
Le ali Beppe le aveva davvero, sì, ma sul cuore.

Sembrano due innamorati ora, che si apprestano a vivere un romantico appuntamento.
Ma poco fa, erano nel solito parcheggio, il loro, a litigare. Lei batteva rabbiosa i pugni sul petto di Beppe urlando: "Maudit! Maudit!", lui la scuoteva tenendola forte per le braccia: "Zitta! Stai Zitta!".
Ad Anna non piace quando lui la lascia sola, neanche quando si allontana per raggiungere il supermercato, lei ha paura, di non vederlo più tornare.
Beppe invece, non ama le grida, lo spaventano, lo fanno sentire perso, gli ricordano le notti in clinica, con le orecchie piene di lamenti, di suppliche come echi ridondanti di dolore.
È così ogni giorno: si coprono dei peggiori insulti, si maledicono e poi tornano a tenersi stretti, a leccarsi le ferite vicendevolmente.
Sono un solo essere, nessuno dei due può più stare senza l'altro. Si completano, si danno coraggio, camminano insieme sul filo sottile della follia. Vite diverse che li hanno condotti ad un unico destino.

La sigaretta di Anna si è consumata quasi senza toccare le sue labbra.
Beppe invece, ha già finito per metà il suo vino.
Non parlano molto, non ne hanno bisogno. Il loro rapporto è fatto di mille silenzi e di qualche urla. Le parole che li tengono insieme, sono quelle espresse con sguardi e gesti.
Gli occhi di entrambi sono fissi sulla sponda opposta del canale. Per loro la vita, la città, il mondo, finiscono lì. I pilastri metallici del carroponte, nel cantiere navale, rappresentano le loro colonne d'Ercole. Oltre, c'è l'ignoto.
Non hanno mai attraversato il fiume, non vogliono sapere cosa c'è. Hanno paura del nuovo. Vogliono stare lontano dal caos del centro, dallo sguardo sdegnoso degli sconosciuti.
Lontano dai ragazzini che li canzonano e li deridono.
Preferisco rimanere nel loro quartiere, dove sanno chi sono e dove i pescatori li salutano con la mano vedendoli seduti sempre lì, sulla loro panchina, ad ogni tramonto.

Il loro è un amore particolare, un affetto diverso, un bisogno di aggrapparsi l'uno all'altro per non affondare, la necessità che ci sia qualcuno testimone della loro esistenza, che condivida il freddo, la fame, la malinconia. Qualcuno che sia speciale. Qualcuno che colmi il loro vuoto.
Questo sono loro l'uno per l'altra. Insieme per non soccombere al dolore.
È amore diverso anche quando si toccano, quando Beppe poggia la mano sul seno di Anna, scosta la camicetta e si fa strada sulla sua pelle rimanendo in attesa di un suo assenso.
Lei lo prende per mano, si nascondono dietro a qualcuna delle auto che hanno in custodia e lì si amano, quasi sempre vestiti, a volte frettolosi, a volte teneri.
Si comportano per quello che sono, un uomo e una donna, che cercano il piacere.

Le barche sono tutte rientrate. Le cassette del pesce scaricate. I gabbiani hanno banchettato tra le imprecazioni dei pescatori.
La sera è scesa, è tempo di rientrare per Anna e Beppe, nel loro nido ricavato nel piccolo rifugio abbandonato, accanto al parcheggio.
Lasciano il porto per tuffarsi nel loro mare, quello della mente, quello dei ricordi. Un mare freddo e scuro, dove spesso la luce non riesce a penetrare e ci si muove seguendo la corrente.
Nessuno sa quanto sia profondo, nessuno è in grado di sapere quanto e quando la pressione dei pensieri sarà così forte da schiacciarli tanto da non riuscire a respirare.
Non lo sanno neanche loro, ma non importa, non ora.
Adesso si tengono per mano, sorridono, camminano lenti sullo stretto molo.
Le ali che Beppe ha sul cuore, stanno giocando nel vento che soffia, in quello di Anna.

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Dedicato ad Anna e Beppe. Qualsiasi siano i loro nomi, e anche a te, che hai avuto la pazienza di ascoltarmi.


https://youtu.be/AZKcl4-tcuo


scritto il
2018-12-21
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