La qualità del tempo. Parte 1

Scritto da , il 2018-12-09, genere etero

“Luna ci stai? Sono duecento euro puliti per una serata. Se entriamo nel giro degli hotel siamo a cavallo. Una serata al mese minimo.”
Con uno stipendio statale del cavolo 200 euro fanno decisamente comodo.
“Ok Gabri ci sto. Chi suona con noi?”
“Ci sarebbe Sara alla voce con te, Vittorio alla batteria e... Fabio. La serata l'ha trovata lui.”
Sorvolo sul fatto che il bassista sia un fottuto misogino con problemi relazionali e accetto. Due ore di repertorio soft davanti ad un branco di medici che si ingozzano sulle spalle di un'importante azienda farmaceutica. Per la band è tutto incluso: rimborso spese, cena, pernottamento e alcolici.
Una prova in settimana per creare un repertorio sdolcinato di due ore.
Cosa non si fa per tirare su due soldi... da gruppo tributo ai Led Zeppelin a musica di sottofondo per uomini ricchi.
Sabato saliamo a Trento. L'hotel è estremamente pettinato, la ragazza dietro al bancone della reception ha una faccia da sberle e ci accoglie con una simpatia cadaverica.
“La cena inizia alle 21.00. Iniziate puntuali, non vogliamo rumore dopo le 23.”
Rumore... Perfetto.
Le mie new rock e i capelli blu cozzano decisamente con l'ambiente elegante e raffinato...
“Ci vediamo qui alle 20.30 donzelle. Puntuali.”
Sorrido controvoglia.
Duecento euro.
Sono duecento euro puliti.
La camera è una bomba. Letto matrimoniale king size due specchi enormi a parete, il bagno è quasi più grande di quello di casa mia e la vista sulla città e sulle montagne toglie il fiato.
Sono sempre più a disagio.
Mi cambio velocemente, indosso il vestito viola e le scarpe di pelle alte. Raccolgo i capelli e metto un coprispalle per nascondere il braccio tatuato. Eyeliner, rossetto scuro e sono pronta.
Sto per uscire quando mi cade l'occhio sul grande specchio. Beh... non male dice una vocina nel mio orecchio... il vestito scollato cade morbido sotto il seno stringendosi sui fianchi in una mini. La linea è sinuosa e... abbondante.
Già... non male per essere un fottuto prosciutto di 80 kg per un 1,70 dice l'altra vocina in testa. Braccia troppo grosse, fianchi troppo pronunciati...
Fanculo alle paranoie, sono qui per cantare.
Scendo incazzata sperando di non sentirmi a disagio in questo abito.
Sara è vestita da suora. Il vestito è troppo grande per la sua taglia e sotto ha dei leggins marroni con stivali neri. Inutile dire che ovviamente sono più appariscente io. Esattamente quello che non avevo voglia di essere.
La serata scivola velocemente tra vino rosso e medici che se ne fottono della musica. Si respira un'aria patinata e finta... I brani si susseguono banali e insulsi. Sara finisce di cantare una smielata “I’m yours” mentre io mi dedico ai cori. La ciliegina sulla torta della serata? La simpatica receptionist che ci informa che il volume è troppo alto e che i commensali hanno chiesto di abbassare.
Mancano 15 minuti alle 23... mi sono decisamente rotta le palle.
“Ragazzi facciamo Babe degli Zeppelin.”
Fabio storce il naso
“Ma non è adatta Luna!”
“Stiamo suonando canzonette da un ora e mezza e nessuno ci caga... divertiamoci cazzo ragazzi!”
Guardo Gabriele alla chitarra che mi sorride ed attacca il giro della canzone.
“Dai Fabio tanto ormai ci hanno pagato.”
Chiudo gli occhi mentre le note della chitarra mi fanno vibrare come fossi una corda pizzicata. Sciolgo i capelli e mi libero del coprispalle. Danzo nella melodia che mi si modella addosso come una seconda pelle. La voce finemente esce carica, rabbiosa, erotica, nostalgica...
Ci sono io ora.
Io che mi spoglio delle sovrastrutture, io che faccio l’amore con la musica.
Incrocio lo sguardo con un commensale in abito elegante. Il suo sguardo mi regala ciò di cui avevo bisogno. Un pubblico. Mi concentro su quegli occhi chiari per trasmettere la carica della canzone.
Le ultime note sofferte e malinconiche sono accolte da un applauso abbastanza sostenuto. Una decina di persone si sono alzate per ascoltarci. L'uomo di prima è appoggiato ad una colonna, non applaude ma continua ad osservarmi con un mezzo sorriso.
La receptionist è in prima fila ed è così incazzata che dalle orecchie potrebbe uscirle del fumo.
La chitarra attacca Immigrant song prima che possa fare un solo passo verso di noi. Due occhi azzurri mi scrutano da dietro il piccolo pubblico che si è creato. Fermo e sorridente il suo sguardo mi regala brividi di eccitazione.
Vuoi guardarmi? Bene. E allora goditi questo spettacolo.
Si alzano altre persone dai tavoli. Sorrido osservando che l'età media è tra i 50 e i 60 anni. Proseguiamo con Black Dog e chiudiamo con Stairway to heaven.
“Grazie a tutti...”
Fabio sorride soddisfatto mentre il cerchio di persone intorno applaude. Ed ecco l’arpia della situazione...
“Sono le 23.15! Mi spiace ma...”
“Qualcosa dei Pink Floyd?” chiede una voce baritonale. Cerco il padrone di quel suono vibrante ed è lui.
“Senza tastiera possiamo fare poco... si accontenta di qualcosa da the wall?”
“Dottore mi scusi ma l'ora è tarda.”
“Claudia sono certo che ci sia tempo per due brani.”
Decidiamo di suonare solo Comfortably Numb per non creare scompiglio.
Ormai non è rimasto quasi nessuno nel ristorante, solo il nostro pubblico ridotto e lui con il suo sguardo, un mezzo sorriso e quella voce profonda che ora mi rimbomba nel cervello.
Il brano termina con uno dei solo di chitarra più belli di sempre e tutto si conclude.
Applausi, sorrisi, saluti, ringraziamenti.
Il pubblico si disperde ed io mi rendo conto con amarezza che Lui non è più lì. Lo cerco con lo sguardo nella sala ma non riesco a trovarlo.
Con la scusa di prendere da bere per tutti esco dal ristorante per andare verso il bar dell'hotel. Non è nemmeno qui...
Decisamente delusa mi siedo al bancone per ordinare un calice di rosso.
“Prendiamo la bottiglia.” Sgrano gli occhi e mi giro. Il suo sorriso lieve, gli occhi azzurri che mi scrutano, i capelli brizzolati, la giacca appoggiata sull'avambraccio. Mi porge la mano e io la prendo.

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