Il fascino della tempesta

Scritto da , il 2018-09-23, genere etero

Corro mentre il fragore del tuono si infrange sulla città frenetica. Gocce grandi come noci cadono inesorabili sulle nostre teste offuscandomi la vista.
Le tue spalle ampie aprono la strada tra la folla imbizzarrita, i tuoi capelli neri bagnati sono appiccicati alla fronte, il nostro respiro corto.
Corro aggrappata alla tua mano ed avverto l'acqua scendere nel colletto del vestito ormai quasi del tutto attaccato alla pelle.
Il cuore martella nel petto.
Un lampo squarcia il cielo.
Nel silenzio irreale dell'attesa del rombo mi trascini in un vicolo secondario. La nostra corsa pazza si arresta sotto una volta antica. Siamo al riparo.
Tremo infreddolita ma non faccio in tempo a cercarti che le tue mani mi agguantano i fianchi spingendomi contro la parete ruvida.
Il suono si schianta sulla città con la potenza di un ciclope rendendo il mio singhiozzo muto. Il tuo petto fasciato da una semplice camicia fradicia è scosso dal respiro frenetico e potente.
Avverto la tua bocca sul mio collo.
Tremo per il freddo o per la lussuria?
Le mani bruciano sui miei fianchi.
Mi aggrappo a te lasciandoti libero di esplorarmi.
La potenza della tempesta solleva una leggera polvere d'acqua che lambisce le nostre caviglie.
Una mano mi avvolge stretta la schiena mentre con l'altra afferri una natica facendomi gemere.
Devo guardarti.
Le mie dita salgono rapide alla tua nuca insinuandosi nei ricci grondanti. Gemi indispettito al mio comando ma finalmente incontro i tuoi pozzi neri di desiderio.
Ti guardo. Il tuo naso dritto, la barba corta e curata, denti bianchissimi aperti in un sorriso affamato, le gote rosse.
Bello. Sei così bello.
Mi schiacci di più contro la parete allargandomi le cosce. I vestiti attaccati al corpo sono una gabbia tremenda.
Il lampo nel cielo accende dentro di me un'unica consapevolezza.
Prendimi. Vieni mio amante, scaldami, fammi tua.
Le mani scendono veloci alla tua cintura. La tua bocca si fa più astuta e cattura il capezzolo reso duro e sensibile dal freddo e dalla maglietta fradicia.
Libero la tua virilità strattonando la stoffa, le tue mani giocano sotto la mia gonna.
Afferro la tua asta, il tuo gemere è ammutolito dal tuono, ti sento vibrare contro il mio seno.
Le tue dita scoprono il mio centro caldo e pulsante, si infilano nella mia fessura, la percorrono in lunghezza, ne saggiano la profondità.
Il calore del tuo alito mi attrae come una falena.
L'urgenza di sentirti dentro mi sconvolge.
Mi reggo al tuo collo mentre mi sollevi con facilità premendomi contro il muro di mattoni grezzi.
La pioggia si trasforma in grandine.
Mi prendi con un unico affondo.
Selvaggio si alza il mio gemito come ad incalzare il tuono della tempesta.
La tua presa è ferrea, il tuo incedere dentro di me serrato. Le spalle bagnate, i ricci neri sparsi ora sul mio mento.
Mi mordi il seno fino a farmi male.
Affondo le unghie nella tua schiena, finalmente sento la tua tensione aumentare fino a scoppiarmi dentro.
Ti tengo stretto al mio petto ansante.
I nostri respiri si mescolano in un bacio languido.
Il temporale scema intorno a noi, la grandine si trasforma velocemente in pioggia leggera. Lentamente le tue braccia mi posano a terra, i riccioli neri scivolano nell'incavo della mia spalla solleticandomi il collo.
Respiro nei tuoi capelli l'odore della pioggia.
Questo siamo noi: temporale e tempesta. Amanti passeggeri, feroci e burrascosi destinati a perdersi e a ritrovarsi non si sa quando... come questo potente e malinconico ultimo temporale estivo.

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