Palestra romana

di
genere
saffico

Sotto la doccia degli spogliatoi, lei è lì, nuda, perfetta, con il seno piccolo all’insù, leggermente a pera, e i capezzoli rigonfi. La carnagione scura, gli occhi scuri, i lunghi capelli neri raccolti in una treccia.
Passa una mano in mezzo alle natiche, e insapona l’ano con volgare sensualità, poi alza il culetto con inaspettata leggerezza dei movimenti, e divaricando le due parti, lascia scorrere l’acqua calda in mezzo. Io rimango a fissarla, lei mi lancia qualche occhiata.
Deve avere occhio e croce diciannove anni, sono sicura d’averla già vista da qualche parte, ma è da poco che sono trasferita momentaneamente a Roma per lavoro, e non sto riuscendo a capire chi sia.
“Haò, che c’hai ancora parecchio de fissà?!”
I suoi occhi adesso si bloccano sui miei. Il suo tono scontroso e l’aria di sfida mi fanno avvampare. Provo vergogna, ma sono comunque attratta dalla sua immagine. Non rispondo, rimango lì, lei scruta attraverso il vapore, poi si irrita ancora di più.
“A ma a te te conosco! Te sei a madre de l’amica mia”
Continua lei, mettendomi quasi nel panico mentre si avvicina.
“Che te guardi? C’hai problemi perché so lesbica? Guarda che a tu fija nun ja lecco popo” Comincia a tirare conclusioni affrettate, io sono ancora lì immobile sotto il getto d’acqua.
“E poi so na lesbica, mica so troja. Che c’hai per caso quarcosa contro?!”
Accorcia le distanze, poco più bassa di me, mi fissa come un mastino negli occhi, severa, dura e arrabbiata.
La sua mano si insinua tra le mie cosce , andando poi ad afferrare la mia vagina in un tentativo di sottomissione ,mentre le sue pupille non si staccano dalle mie.
“Eh?! Te farei cambià idea a te piuttosto, che poi voi bigotte siete pure più mignotte de noi artri” .
Il cuore palpita, la mente dice di contenermi e mantenere la calma, la figa si bagna spropositatamente appena lei scava con il dito medio.
Mi avvicino al suo orecchio lentamente, con molta calma gli metto una mano in testa. La mia voce è un sussurro
“zitta e leccamela!”
La accompagno verso il basso come se stessi premendo un pulsante a forma di umano. La sua sicurezza viene meno. La sua posizione di vantaggio si è mutata in una curvatura della schiena, che le consente di affondare le sue labbra sul mio seno, mentre le mie dita sfiorano finalmente il suo, entrambe veniamo scosse da un brivido lungo la schiena, lungo le braccia, nel ventre.
Accarezzo la sua mandibola, poi con l’indice sotto il mento, le sollevo il capo, afferrandole con l’altra mano i capelli. Presa dolce ma sicura. Adesso la fisso negli occhi con la sua nuova maschera di stupore misto a supplichevole necessità di godimento. Le nostre bocche si incrociano, le nostre lingue parlano tra di loro, le salive si miscelano nella degustazione di quelle labbra che a momenti ci strappiamo via con goduriosi morsi di lussuria incontrollata. Il bacio prima del godimento puro, l’aperitivo nella quale i nostri corpi si incontrano accarezzandosi l’un l’altro come gatte in calore. I suoi capezzoli finalmente contro i miei, le mie mani che s’insinuano tra i suoi glutei, andando a massaggiare con il polpastrello del dito medio, quel preziosissimo ano incorniciato da piccoli peletti neri.
Mi sottraggo a quel bacio, scendo lentamente e mi godo la vista di quelle belle tettine per qualche istante, poi le divoro mentre sento quei capezzoli carnosi e gonfi diventare turgidi ad ogni passaggio della mia lingua.
“Sei na bambolina! Nun so che te farei”
Parla con voce tremula e ansimante, mentre mi accarezza la testa e mi stringe a se.
“Fammela leccà te prego! Nun resisto, famme beve da fica tua”
Mentre parla sussulta, mentre sussulta anche il suo piccolo seno danza, evidenziando la sua splendida pelle d’oca su una stupenda pelle morbida e liscia. Lecco un ultima volta sotto le tette, poi con un giro ampio, giungo al capezzolo, baciandone la punta ,mentre impazienti ci masturbiamo a vicenda, in piedi su gambe tremanti che a stento ci reggono.
Lei scende giù, io mi appoggio con la schiena alle mattonelle, divarico le gambe. Non perde tempo, la sua bocca è lì, laboriosa, che sbuca fuori da un pugno di peletti. I suoi occhi mi fissano, le sue dita mi penetrano il culo con cortesia, la sua lingua colma necessità che solo una donna sa capire.
I suoi occhi si socchiudono, la sua bocca si spalanca, i miei umori aumentano senza sosta.
“Te sei stupenda. Te prego, squirtame ‘mbocca” Ansima “Nun me trattà male” Lecca “ Squirtame te prego” Bacia “ Ta vojo leccà pe sempre” Va oltre “ Sei a mejo fica c’ho leccato ‘nvita mia , te prego famme beve da sto paradiso, nun me trattà male” Le prendo la nuca, la stringo a me sempre più forte ,le sue parole mi stanno stranamente eccitando sempre di più, certe volte quasi non la capisco. La sua passione mi travolge.
Improvvisamente si stacca, si drizza sulla schiena ,e prendendo una mammella tra le mani, sbatte il suo capezzolo ripetutamente sul mio clitoride.
“Sei na regina! Famme fa tutto quello che voi. Sei na regina cazzo! Ta vojo leccà pe sempre”
Fortunatamente a quell’ora, la palestra è abbastanza desolata, e nessuno sta entrando negli spogliatoi. Lei riaffonda le sue labbra sul mio piacere, accarezzando adesso le cosce. Sto quasi per venire, la blocco.
“Faresti veramente di tutto?” Le tenga la sta tra le mani, lei scuote il capo in estasi
“tutto!”
“Pisciami in bocca!” Netta e sicura, sperando di non impaurirla.
Mi inginocchio prima al suo livello, poi mi siedo per terra, dopo mi sdraio sulla schiena.
“Avanti”
Lei senza dire una parola si alza tremante
“Cazzo,è la prima vorta, non so se…”
“Piscia e basta!”
Io seduta per terra, lei su di me , ci fissiamo negli occhi. Lunghi istanti, poi minuti, ancora intenso lo sguardo , lei si rilassa, divarica le gambe un po’, poi si preme il ventre. Chiude l’acqua della doccia, io spalanco la bocca, dopo qualche istante, un filo di timida urina, che ben presto diventa un archetto di vera e propria pioggia dorata.
Profuma intensamente proprio come piace a me, mentre bollente inzuppa i miei capelli, le mie labbra, la mia pancia.
Grosse mi finiscono in bocca, posso assaporare. Avvicino la testa, mi faccio pisciare in faccia, la intercetto caotica con la lingua e bevo il suo succo mentre la lecco
“Cielo! È fantastico “ La sento felice e rilassata.
Abbraccio il mio seno per alzarlo, le mie grosse tette raccolgono quanta più urina possibile. Le cullo mentre mi ci faccio pisciare su ancora un po’, dopo prendo a leccarmele come una cagnolina, succhiandomi i capezzoli da sola.
Lei si sdraia su di me. Insieme puzziamo d’urina , insieme la lecchiamo via dal mio corpo. Ci cospargiamo, insozziamo i capelli, ci odoriamo a pieni polmoni, poi ci baciamo.
“Te prego, pisciame ora tu ‘nfaccia, è stato bellissimo”
“lo so “ le accarezzo il viso
“Vojo che me pisci ‘nbocca,e poi sa bevemo insieme” mentre parla continua a godere del profumo della sua stessa urina
“Vieni giù, non vedo l’ora di dissetarti” Ci baciamo ancora,
poi continuiamo a fare l’amore, intrise del nostro sapore naturale del nostro bagno di piscio, senza però mancare di leccarci i culetti tra una pausa e l’altra, infilando le lingue all’interno per tastarne i sapori più segreti del nostro intimo
di
scritto il
2018-11-24
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