Simona 10 Agosto

di
genere
etero

Il display del cellulare si illuminò,in fretta rimisi l’uccello nelle mutante. Dolce prepotente mi manchi, occhi neri salati sporchi e brillanti come il mare mi manchi da starci male, dove sei sciupa femmine amaro e caldo come il caffè. Dove sei egoista e generoso,bocca morbida e calda mi machi da starci male. Non ebbi nemmeno il tempo di dirle ciao, la voce calda di Simona mi zittì,anzi a dire il vero mi eccitò in modo disarmante.
“Perché non mi hai chiamato? Vorrei che tu lo facessi in qualsiasi momento del giorno e della notte finché io possa credere di poterti incontrare ancora, sono cosi stordito da quello che e successo che ho bisogno di sentirti per avere la sensazione di averti sempre vicino. “Sei rimasto in qualche angolo del mio cervello, ti penso spesso pure io.” Poi invece penso che sia cosa giusta stare lontani ho paura delle complicazioni, mi replicò con voce calda e sicura. Vorrei dimenticarti pure io Simona ma non ci riesco…vorrei dimenticare i pompini che mi facesti sotto il portone di casa tua, quando con la scusa di portare spigolo a fare pipì ci vedevamo di nascosto per poterci anche solo toccare, ora tu sei lontana e pure sposata. Invidio tuo marito, invidio che sia lui a sentire il profumo della tua pelle la mattina, nessuno potrà dirmi il sapore delle tue labbra appena truccate,sono geloso ma non posso che identificarmi in qualcuno che tu forse hai amato. “Zitto per favore non dire cosi, ho tentato di scriverti qualche e-mail è un po’ il modo per elaborare le mie sensazioni verso di te, la mia testa è ancora piena di te, mi manchi prepotentemente pure tu cosa credi!” “aspetta ti faccio ascoltare il mare,lo senti come è agitato è incazzato? Pure io lo sono ti voglio fortemente, ti desidero e nello stesso tempo ho bisogno di sentire il profumo della tua pelle, l’odore della tua carne. Ho voglia di sentire la tua bocca sul mio cazzo e di lasciarti dentro i miei anni,i miei silenzi,i momenti passati da solo con gli occhi chiusi a pensarti.
“Non fare cosi non è un bene per te, poi finisce che stai male ancora di più, ma dimmi di questo tormento entro di te e amore? ”Non lo so, le risposi, forse bisogno del tuo amore, di vederti, desiderati, fare l’amore, ubriacarsi di passione,e difficile fare a meno di tutto questo. Sentii la sua voce lamentarsi quasi piangere poi dirmi:sono sola in casa, anche io come te con il malumore e il piacere che si mescola quando si beve la vita, c’è il sangue,il dolce, il salato e l’amaro delle lacrime. Ti ho chiamato per parlati di un confine impercettibile che però ora ci divide materialmente. Quella telefonata mi bastò per spezzarmi lo stomaco, il pancreas, la fame.Dovevo far finta di niente e invece avevo una voglia pazza di urlare: mi manchitu…pazzamente…ti voglio…e sto qua come un coglione con l’uccello tra le mani.Sto qui a menarmelo di santa ragione come un pischello con l’acne avanzata…tivoglio, voglio la tu figa, le tue voglie, i tuoi baci, la tua pelle…voglio frullartiIl corpo con la lingua, voglio ingoiare i tuoi peli, la tua lingua, il tuo sorriso meraviglioso,rivoglio ascoltare i tuoi gemiti…non posso restare più da solo e far finta di niente!Ormai era palese il modo in cui ci eravamo persi l’un l’atro.E sapevamo pure che tutto ciò era un bel grosso guaio, uno splendido pasticcio.La sentivo ormai una parte di me, una parte che ormai mi apparteneva, e che pure leiaveva riconosciuto. Ormai senza ombra di dubbio ci appartenevamo, lo sapevamo,lo avevamo capito dalla prima volta che facemmo sesso.Lei aveva trentacinque anni non ancora compiuti, io ventidue appena sbocciati.La guardavo ammirato, estasiato. La guardavo come lei si aggiustava, come si sistemavaI capelli. Ero come perso. Ma nello stesso tempo quella donna mi faceva mistero.La prima volta che si adagiò sul mio uccello io credetti di morire, era come un sognoche tutto ciò che stava accadendo potesse accadere a me, cosi, all’improvviso, quando ormailei mi aveva mollato uno schiaffo, perché gli avevo toccato il culo in un occasione di famiglia.“Ci sei ancora scemo?” si le risposi,”ogni tanto mi fai sentire come un pacco.”Che scemo che sei! Appena sarà possibile vederci ti regalerò un libro di Kavafis,c’è una poesia su itaca che dice: “Itaca tieni sempre nella mente. La tua sorte ti segna quell’approdo. ma non precipitare il tuo viaggio. Meglio che duri molti anni, che vecchio finalmente attracchi all’isola”.Bella questa poesia, magari saràun po’ lungo il viaggia per Itaca…bella davvero sta poesia…”che vecchioFinalmente tu attracchi all’isola…” La sentii ridere capi sicuramente dove volevo andare a parare.
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scritto il
2011-05-23
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