Doppia coppia

Scritto da , il 2018-10-29, genere scambio di coppia

L' indomani, l' appuntamento per cena è alle 8 di sera. Arrivano con pochi minuti di ritardo. Dopo i soliti sbaciucchiamenti incrociati uomo-donna e donna-donna passiamo nel salone, dove abbiamo apparecchiato tavola. Abbiamo sistemato i posti tralasciando i due capitavola. Uomo e donna si fronteggiano. Ada è alla destra di Gianluca, e Debora è alla mia destra. Mia moglie indossa un tubino nero lungo quasi alle ginocchia. Debora, una gonna svasata blu scuro e una camicetta crema smanicata. Mentre io mi occupo dello Champagne che è nel secchiello del ghiaccio, liberando il tappo dalla gabbietta, Ada va in cucina, a ritirare dal frigo i vassoi dove, su un letto di ghiaccio tritato, ho sistemato le ostriche di Bretagna che ho acquistato al mattino. Quando torna in salone, reggendo il primo vassoio, ha cambiato abbigliamento: ora indossa un grembiule bordeaux che la copre dal decolletè alle ginocchia. Posa il vassoio sul tavolo, si volta per tornare in cucina, e si mostra di schiena: addosso ha solo un reggicalze in pizzo nero e calze velate dello stesso colore. Visto che lei è la padrona di casa, ci è sembrato opportuno che desse l' esempio, per mettere subito a proprio agio gli ospiti. La più stupita è Debora. Non si aspettava quella "apparizione", evidentemente. Si volta verso di me e mi sussurra all' orecchio: "Ma...ha un didietro da favola, sembra scolpito..." Ne è tanto colpita, che quando mia moglie si china sul tavolo per posare il secondo plateau di ostriche, non può fare a meno di accarezzarlo. Che io sappia, è la prima volta che Ada riceve effusioni da parte di una donna, ma non si scompone minimamente. Si sofferma anche dopo aver posato il vassoio, per darle modo di proseguire con le carezze, poi le sorride e le sfiora a sua volta una guancia, prima di prendere posto sulla sua sedia, accanto a Gianluca e di fronte a me.

Apro la prima bottiglia, riempio le coppe e cominciamo a gustare le ostriche.

"E...al tatto com'è?" Chiedo a Debora con un sorriso.
"Morbido e sodo, con una pelle di velluto..."
"E...non vuoi anche tu metterti in libertà?"
"Sì, ma ho le mani impiastricciate..."
"Beh...vai in bagno...sai dov'è?"
"No, è la prima volta che vengo qui."
"Vieni, ti accompagno..."
Le indico il bagno e torno ad aspettarla nel salone.
Ben presto lei fa la sua comparsa. Ha tolto tutto, tranne la camicetta, che porta completamente slacciata e da cui, seguendo i passi, ora occhieggia un seno nudo, ora l' altro, e le autoreggenti nere.
Io mi alzo e le tengo la sedia scostata finchè non si è seduta.
Osservo Gianluca senza farmene accorgere. Non mi sembra completamente a suo agio, in quella situazione, ma non fa nè dice niente che possa far capire una sua qualche contrarietà.
Intanto, beviamo e gustiamo gli ottimi molluschi.
La prima bottiglia è vuota e apro la seconda. Finite le ostriche è il momento di pensare al primo, e per quello devo andare in cucina io. Raccolgo i vassoi. Ada e Debora mi seguono con i piatti e le posate sporche. Quando si voltano per tornare in salone le osservo. Pregevoli esemplari di femmina ambedue.
Preparare il primo, pur nella sua semplicità, richiede una decina di minuti. Calate le linguine, taglio le code di scampi, dopo averle private dell' intestino. Prima a metà, per il lungo, e poi ancora a metà, fino ad ottenerne quattro sottilissimi filetti. La bottarga è già pronta, tagliata a lamelle per il lungo, e sistemata un paio d' ore su carta da cucina. Appena la pasta è cotta al dente, la verso in una capace zuppiera preriscaldata con acqua calda e sul cui fondo ho messo metà della bottarga. Aggiungo gli scampi, l' altra metà della bottarga e una manciata di foglioline di maggiorana. Irroro abbondantemente con olio del mio piccolo oliveto. Mescolo accuratamente e torno in salone. Mi blocco sulla porta ma poi proseguo velocemente per posare la calda zuppiera sul tavolo. Mia moglie e gli ospiti sono nudi: Gianluca è in piedi, mentre le ragazze si dedicano alla sua erezione con la bocca: su e giù, una da una parte, una dall' altra, quando arrivano al glande le loro lingue si incontrano, si intrecciano.
Prendo un coltello e lo batto leggermente contro un bicchiere. Al tintinnio si fermano e mi guardano.
"La pasta è pronta...se vi volete sedere..."
"Dopo, dopo." dice Ada. Si alza e, prendendo la mano di Debora, si dirige verso la stanza degli ospiti imitata da Gianluca.
Sono indeciso fra seguirli o gustare la pasta, prima che diventi immangiabile. Scelgo di restare. Mentre verso una generosa porzione nella fondina, arriva Debora. Indossa la camicia e si siede al suo posto.
"Come mai?" le chiedo
"Il profumino è talmente invitante che la voglio assaggiare. E poi - aggiunge abbassando la voce - mi dispiaceva lasciarti solo. Quando ho capito che non ci avresti raggiunti in camera ho deciso di venire io da te."
Le servo la pasta e mi siedo accanto a lei. Alziamo i bicchieri, facciamo un cin cin e beviamo un sorso di fresco champagne.
"Ma...non hai caldo tutto vestito?"
"Giusto un pò...ma rimedio subito." In un attimo mi sbarazzo del superfluo e slaccio i bottoni della camicia. Ora siamo "vestiti" uguali.
Mangiamo un paio di forchettate. Le chiedo se le piaccia.
"Sì...mi piace...mi piace tanto." sussurra mentre con la mano afferra il mio pene, provocandomi un' erezione. Poi, per dimostrarmi quanto le piaccia, si alza e si siede sulle mie gambe, accogliendolo nel caldo, umido nido.
Quello non è più momento delle parole. Mentre lei si muove lungo l' asta, io formo piccole matassine di pasta e, come si fa con i bambini, la imbocco.
Poi poso la forchetta. Ora il cibo non esiste più, non esiste niente che non siano le sue morbide tette dai capezzoli induriti dal piacere, i suoi fianchi che sussultano mentre si impala sempre più velocemente, il suo culo, sodo e morbido che sbatte sulle mie cosce e la sua fica, sempre più bagnata, in cui sto per riversare il frutto della mia eccitazione. Lei accelera il ritmo, il respiro si fa affannoso, si appoggia coi gomiti sul tavolo per dare più forza alla sua azione. L' orgasmo la fa tremare, tanto è intenso. Arriva il climax anche per me.
"Vieni...vieni dentro...ti voglio sentire."
Restiamo fermi un paio di minuti, a riprendere fiato, a baciarci con passione, con tenerezza.
Poi ci separiamo. Io vado nel bagno della stanza da letto e lei in quello degli ospiti.
Nella "camera del sesso", Ada è appoggiata allo schienale del letto, in pieno relax. Lui è semisdraiato su un fianco, dalla parte opposta del letto. Stanno chiacchierando, ma appena entro, smettono.
“Amore...ho una sete tremenda. Mi porteresti qualcosa da bere, per favore?”
"Bollicine, cara?”
“Sì, grazie, tesoro.”
Già che ci sono, ne bevo una coppa, prima di portarle la sua.
Quando torno, sul letto c’è anche Debora.
E’ sdraiata accanto a mia moglie. La sta accarezzando sui seni. Indugia sui capezzoli, induriti dal piacere che la manovra le provoca. Poi si china a baciarli, a succhiarli, mentre con la mano scende al pube. Le passo la coppa, che svuota d’ un fiato. Debora continua a baciarla, a saettare la lingua sul suo corpo. Scende all’ ombelico, dove si sofferma prima di riprendere la discesa.
Quando arriva al pube, Ada le accarezza i capelli, poi scivola in avanti sul letto e solleva il bacino per accogliere i baci intimi che Debora le sta prodigando. Gianluca partecipa all' azione. Accarezza sua moglie, le stringe le tette, le bacia la schiena. Poi si sposta, avvicinandosi a Ada, finchè il pene si trova all’ altezza del suo viso. Lei lo accoglie in bocca, muovendosi finchè il membro raggiunge una robusta erezione. A quel punto, torna verso Debora e inizia a scoparla. Mia moglie mi fa cenno di avvicinarmi. Vuole giocare con il mio pene rilassato mentre si sta godendo le attenzioni di Debora. In quelle condizioni, lei riesce a farselo scivolare fino in gola. Pian piano, per una azione puramente meccanica, lo sento gonfiarsi. Osservo però quel che avviene con assoluto distacco.
Mia moglie è eccitata, ma non è questo, che vuole. Si alza, sottraendosi ai baci di Debora e le chiede di invertire la posizione. Ora Debora è sdraiata con la testa verso i piedi del letto e le gambe contro la testiera. Ada si mette a cavalcioni, abbassandosi sulla sua bocca, che riprende a baciarla. Anche lei ora si china sul pube di Debora e, timidamente quasi, le dà qualche colpetto con la lingua. Poi l’ azione si fa più decisa, più determinata a dare piacere. Lecca e succhia, ripetendo di riflesso l’ azione che Debora sta operando su di lei.
La novità di quel che vedo non mi lascia indifferente: avverto qualche fitta all’ inguine, ed un timido inizio di erezione. Allargo le gambe di Debora e mi siedo in mezzo. Il cazzo è a contatto con la sua vulva. Mentre Ada la stuzzica con la lingua, ne distribuisce qualche colpetto anche a lui. Intanto, Gianluca ha preso a scopare Ada, e anche lui approfitta della bocca di sua moglie. Mentre scopa, raccoglie i suoi succhi vaginali e la mano si porta all’ altezza del buchino. Ripete l’ azione tre, quattro volte, poi esce dalla fica e la penetra dietro. Lei soffoca un lamento succhiandomi il cazzo, poi si rilassa e partecipa attivamente alla penetrazione. Ora sono eccitato, mentalmente e fisicamente. Penetro nella calda fica di Debora, che dimostra, con un sospiro, la propria soddisfazione.
Intanto, mentre vengono così penetrate, non smettono di prodigarsi reciproche attenzioni orali. La prima a raggiungere l’ estasi, è Ada, seguita, dopo poco, da Debora. Noi maschietti siamo ancora indietro. Purtroppo non abbiamo le potenzialità multiorgasmiche delle donne. Anche per Gianluca non deve essere il primo climax. Io continuo a scopare Debora, mentre osservo con crescente eccitazione il rapporto anale a cui è sottoposta mia moglie, e che, con tutta evidenza, le piace. Sono in quella condizione in cui posso ormai venire quando voglio, semplicemente accelerando il ritmo per breve tempo. Il suo caldo respiro si fa sempre più forte. Alza la testa dal ventre di Debora e…
“Amore...vieni, adesso, godi, vienimi in bocca, ho sete del tuo nettare…”
Mentre la disseto, ha un altro orgasmo, e lo provoca anche a Gianluca che si scarica in lei, per poi ricadere, esausto sul letto. Il primo ad alzarmi sono io. Dopo la sosta in bagno vado direttamente in salone, indossando un accappatoio. Mi preparo un Martini classico e mi siedo in poltrona per gustarlo.
“Cosa stai bevendo?” Mia moglie mi è arrivata alle spalle e ora, impudicamente, splendidamente nuda si accoccola sulle mie ginocchia. Le passo il bicchiere. Beve un sorso e ha un brivido.
“Dì – le dico – non vorrai prendere freddo, vero? Perché non vai a metterti qualcosa addosso?.”
“Hai ragione, amore, vado subito.”
Mentre lei lascia la stanza, arriva Debora. E’ nuda anche lei. I suoi vestiti sono qui, in salone, e lei è venuta a recuperarli.
Mentre mi passa davanti le afferro una mano…
“Senti, posso farti una domanda?”
“Ma certo, dimmi tutto.”
“Ecco, volevo sapere, quello che hai fatto con mia moglie...è stata una sua iniziativa?”
“Ma no, assolutamente. Sono stata io.”
“Ma ti piacciono le donne?”
“Beh, sai, sono stata due anni in collegio, ed è lì che ho imparato questi giochini. Ma da quando ho provato il...cazzo ho fatto la mia scelta – ride – però, stasera avevo voglia di giocare un po’, Ada è così stupenda, ma a te non piace?”
“Ma no, figurati, eravate…fantastiche, bellissime. Era così, solo una curiosità.”
“Ok...e ora mi posso vestire?”
Le sto ancora trattenendo la mano.
“Ma certo, scusami, non volevo.”
Mentre si china per infilare la gonna i suoi seni nudi ondeggiano invitanti.
Quasi in contemporanea, arrivano, da parti opposte, Ada e Gianluca. Lei ha indossato una mia felpa che le arriva quasi alle ginocchia, lui è ancora nudo. Recupera i suoi vestiti e torna in camera per indossarli.
La tensione è sparita, l’ adrenalina evaporata. Debora accenna uno sbadiglio. Appena torna suo marito ci salutano ringraziandoci per la bella serata. Noi ricambiamo i ringraziamenti e li accompagnamo alla porta. Un ultimo bacio sulla guancia, un ultimo buonanotte e spariscono giù per la scala. Tutto molto formale, come se poco prima non avessimo tutti dato vita ad un’ orgia.

“Tesoro....ora avrei un po’ di fame. C’è qualcosa da mangiucchiare?”
Non è la sola, anche io ho un certo appetito, e non di mon cherie”
“La pasta ormai è da buttar via. In forno c’è ancora il cappone al cartoccio. Se ti va, gli diamo una scaldata al microonde, che ne dici?”
“Perfetto, intanto preparo un Martini, visto che quello di prima ormai è caldo.”
Mentre spino e sfiletto, lei divide con me la coppa del cocktail.
Ci sediamo a tavola. Il pesce ha perso la sua fragranza originaria, ma si lascia mangiare, specialmente da lei, che a parte due o tre ostriche, si può dire che sia digiuna.
Non perdo occasione per stuzzicarla.
“Vedo che l’ appetito non ti manca, tesoro. Credevo che ti fossi saziata con la fica di Debora…”
“Ci patisci, ehhh? Ora che ho trovato la mia vera strada, per te non ce n’è più...sei tagliato fuori.”
Se non avessi avuto la spiegazione con Debora, avrei quasi, ma solo quasi, potuto credere che dicesse sul serio.
“Beh, tutto sommato non mi dispiace. Finalmente mi lascerai in pace.”
“Sì, ehhh? E credi davvero che vorrei rinunciare al tuo uccellone? Quello di stasera è stato un giochino, anche piacevole, ma niente di più. L’ uomo è un’ altra cosa.”
“Peccato…ci speravo proprio...” facciamo una risata e ci scambiamo un bacio attraverso la tavola.
“Buonanotte, amore...sto crollando.”
“Sogni d’ oro… - rispondo – io prendo il caffè, fumo una sigaretta e ti raggiungo.”
La domenica trascorre tranquilla, nella più noiosa e rassicurante normalità.


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