La segretaria - capitolo 2

Scritto da , il 2018-10-02, genere dominazione

Anna era già lì quando Gianni arrivò. Seduta in un separé nel bar. Gianni si accomodò di fronte a lei e disse asciutto – eccoci qui – la guardò a lungo, – quello che vedo mi piace. –
In effetti la signora era molto piacente. Rotondetta, morbida, capelli corvini e viso pieno senza rughe, seno abbondante e alto. Indossava un abito di lana leggera, grigio perla, che la fasciava molto bene. Era abbastanza timida, ma sollevò lo sguardo sull’uomo che aveva davanti e sorrise, un bel sorriso. – Neanche lei è male, Signore. – Gianni sorrise, quella mattina indossava la sua tenuta da lavoro tradizionale: giacca spinata, sopra una camicia a righe celeste, cravatta verde, pantaloni grigi, scarpe nere. Le chiese – Cosa beve? –
- Un succo d’arancia, grazie. –

Il Master si sporse fuori dal separé e fece un segno ad una cameriera – un caffè per me ed un succo d’arancia per la signora. –
Poi appena la cameriera si fu allontanata si rivolse ad Anna – chiedi pure schiava. - Lei si irrigidì un momento e poi disse – parliamo prima di lavoro se non le dispiace, mi spieghi tutto, anche quanto guadagnerò. –
Lui le spiegò tutto, mentre lei sorseggiava il suo succo. Discusserò senza distrazioni per quasi mezzora di quell’argomento e Gianni non eluse nessuna richiesta. Lei non aveva un vero e proprio bisogno di lavorare. Aveva un marito che guadagnava abbastanza. Ciò tranquillizzò Gianni, non voleva una schiava che stesse con lui solo per guadagnare, anche se ciò che le era dovuto, da quel lato, le andava dato, ed anche senza lesinare.
Poi lui le disse – passiamo all’altro argomento. Ora le domande le faccio io. –
- Chieda pure Signore. – Lui rifletté un attimo e poi disse – non sono qui per approfittare della mia particolare posizione, ma in qualche modo devo vedere se sei adatta al ruolo. Non so se mi spiego? –
- Sì spiega benissimo Signore – rispose lei tranquilla, – si ricordi che ho avuto qualche esperienza e non si deve sentire vincolato dalle prove che mi chiederà. Cosa vuole che faccia? – Il giudizio era ancora sospeso, ma ad Anna quell’uomo al tempo stesso elegante e stropicciato non dispiaceva.
E meno male che sembrava timida pensò il Master. Il separé li proteggeva da sguardi indiscreti, solo chi passava davanti e buttava uno sguardo dentro poteva vederli. Il tavolo fissato nel mezzo era un ostacolo.
- Vieni da questo lato – le disse mentre lui si spostava verso l’interno lasciandole spazio. Lei si alzò e lui poté vedere che si muoveva con grazia. Lei si sedette accanto girata verso lui.
- Sbottonati la camicetta - le ordinò con voce leggera. Lei arrossì, chinò gli occhi e si sbottono i primi due bottoni scoprendo buona parte del seno e facendo vedere che indossava biancheria fine e delicata. Stava per slacciare anche il terzo, ma lui la fermò. Il seno era bianco, cremoso e sotto il reggiseno trasparente si intravedevano due capezzoli ritti, grossi puntuti, probabilmente scuri.
- Basta così, ora solleva il vestito in alto. Vediamo cosa indossi sotto. –
Lei sollevò le natiche e tirò il vestito, poi si risedette e tirò ancora. Le autoreggenti nere contrastavano deliziosamente con le cosce bianche e pallide, tornite, voluttuose.
- Leva le mutandine – aggiunse il Master. Lei stavolta ebbe un attimo di esitazione. Stava per girarsi per vedere se c’era qualcuno alle sue spalle, ma lui la bloccò. – Non c’è nessuno, stai tranquilla. Se ti do un odine è perché sono sicuro che lo puoi eseguire. –
Lei fiduciosa fece scivolare le mutandine e poi le sfilò mettendole in borsa. Quindi sollevò ancora il vestito ed allargò leggermente le cosce dandogli modo di poterla vedere fino in fondo. Era depilata e sembrava anche bagnata. Lui la toccò fugacemente e ne ebbe conferma. Lei docilmente si lasciò fare. Poi lui si alzò in piedi e lei di conseguenza pure. Lui l’accarezzò sul seno, e le strinse lievemente i capezzoli, lei sussultò, ma rimase immobile in attesa. Lui però le disse solo – abbiamo finito schiava, vai bene. Telefonami stasera e ti dirò cosa ho deciso. – Sì Signore – rispose Anna con un sospirò.
Poi il giudizio non era più sospeso. – Vorrei comunque rivederla. – Il bastardo sorrise e la lasciò senza nessuna certezza.

Questa volta arrivò prima lui e si sistemò in una saletta che a quell’ora era deserta. Troppo tardi per pranzare e troppo presto per il tè. Maria arrivò qualche minuto dopo ancheggiando sui tacchi. Anche lei era formosa e morbida e molto curata. Ben truccata e ben vestita, però Gianni pensò subito che Anna era più composta, come dire meno troia, anzi per niente troia per dirla tutta. E proprio per quello molto più eccitante. Questa era una bella e matura signora, molto seducente e sicura. Si sedette accavallando le gambe e mostrando subito le cosce. Si salutarono con un cenno e lui per provocarla le mise subito una mano sulla coscia.
– Cosa prendi troia – le disse. Lei mise una mano sulla sua e fece per scostarla, ma lui non cedette e lei rispose – un cappuccino, grazie. –
Lui la lasciò accarezzandola sulle cosce e si alzò per affacciarsi sul davanti ed ordinare. – Un cappuccio ed un tè. –
Parlarono di lavoro prima di tutto. Il Master sentiva che la signora non era quello che diceva. Gli sembrava troppo sicura. Questa non era una prova per la sua sottomissione sessuale, aveva infatti incontrato diverse donne di successo che nella sfera sessuale erano sottomesse, ma appunto, non pensava che fosse una segretaria. Quando se ne rese conto le mise una mano tra le cosce stringendo e glielo disse mentre lei soffocava un lamento.
- A te di fare la mia segretaria non te ne frega un cazzo. Perché mi hai cercato e sei venuta a quest’appuntamento? –
Lei rispose senza scomporsi - Oh bene, ora che abbiamo chiarito questo punto possiamo parlare del resto. –
Lui la lasciò e lei si massaggiò il punto in cui lui aveva stretto allargando le cosce e facendo vedere che sotto non portava mutande. La troia era di una sfacciataggine unica. Gianni si distese indietro sulla sedia e fu lui stavolta ad accavallare le gambe non raccogliendo l’invito della vacca che ci rimase male, ma incassò come se nulla fosse.
– Volevo conoscerla – rispose, - sono una schiava, ma, come ha detto, non sono interessata al posto che offre. Ha niente in contrario? -
Il Master rise di cuore. Non sapeva se schiaffeggiarla o sbatterla lì sul tavolino. Non poteva né schiaffeggiarla, né sculacciarla, troppo casino; e neanche fottersela lì, troppo insensato.
Andò per una via di mezzo. Si riavvicinò a lei e le disse inserendo la mano tra le sue cosce. – Non un fiato puttana e tieni le mani sul tavolino. – Inizio a pizzicarla tra le cosce, sulla tenera carne dell’interno, mentre gli occhi della schiava si spalancavano sofferenti e si riempivano di lacrime e le labbra si spalancavano rimanendo mute. Quando ormai lei era arrivata al punto in cui iniziò a gemere e da lì si apprestava a gridare, lui la lasciò ed iniziò ad accarezzarla a mano intera sulla fica, poi a penetrala ed infine arrivò sul clitoride. Si bagnò e stava rapidamente per arrivare all’orgasmo quando lui si fermò.
- Andiamo – le disse e si avviò per uscire. Lei gli andò dietro cercando di ricomporsi.


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