Ricordo di un profumo

Scritto da , il 2011-05-12, genere sentimentali

Il commento di Erika all’ultimo racconto che ho postato (Il fiume della vita) mi ha fatto ripescare da qualche anfratto di un vecchio hard disk queste righe che leggerete più sotto.
Non si tratta di un racconto in senso stretto: è la voce suadente ed impalpabile della nostalgia e dei ricordi, che sgorga improvvisa e inattesa da quella parte del cuore che rimane irrimediabilmente legata ad un lontano passato.
E più gli anni della vita trascorrono, più gli anni della gioventù ti sembrano vicini, nell’anima e nella memoria.
Scrissi queste righe pensando a lei, a quella ragazza che amai con tutto me stesso, in un amore travolgente ed intenso, forse irrazionale e imperfetto, ma dannatamente unico: un amore che sembrava dovesse essere eterno, ma che invece finì in una sera di ottobre di quasi quarant’anni fa.
Ad essere onesti, quell’amore non è mai finito: perché i sentimenti superano i decenni, ti accompagnano su tutte le altre strade della vita che ti trovi a percorrere, restano parte di te, a dispetto di ogni logica e razionalità.
Oggi quella ragazza di allora sarà una donna, con figli e forse nipoti, una donna che mi auguro felice, e soprattutto libera da quei ricordi, così belli e per questo così dolorosi, che la mia anima si ostina a conservare.

Dedico queste righe a Erika, che so essere in sintonia con me.
E a tutti coloro che ancora credono nei sentimenti.

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Ricordo di un profumo

Ogni mattina, quando mi rado, sulla mensola dello specchio, tra spazzolino e dentifricio, tra pennello e crema da barba, vedo sempre la bottiglietta del tuo profumo.
Quella bottiglietta che avevo comprato tanti anni fa, quando stavamo ancora insieme, quando l'amore ci sembrava eterno e indistruttibile, quando tu eri il mio mondo, ed io il tuo.
L'avevo acquistata per sentire il tuo profumo, sempre, anche quando non c'eri, anche quando eravamo lontani.

Mi ricordo che l'aprivo, svitavo questo tappo dorato, e annusavo il dolce aroma, l'incantevole fragranza, e subito tu eri vicina a me, anche se non fisicamente, anche se fra noi c'erano mille e più chilometri a dividerci.
Ma mentalmente e spiritualmente eri accanto a me.
Era come se all’improvviso ti fossi materializzata al mio fianco, portata da un colpo di vento primaverile, tiepido e profumato di buono, con il tuo sorriso ed il tuo amore per me.
E con quel tuo profumo che mi inebriava.

Avevamo poco più di diciotto anni allora, e tu eri il mio primo, grande, unico amore.
Eri la ragazza per la quale avevo perso la testa, alla quale avevo donato il mio giovane cuore: avevi stravolto la mia vita, i miei ritmi, le mie abitudini.
Eri quel raggio di sole che spunta tra le nuvole dopo un temporale.
Eri la goccia di pioggia che disseta la terra arida e asciutta.
Eri... eri tutto, assolutamente tutto per me.
Mi ero innamorato di te alla follia, conquistato dalla tua bellezza e incantato dalla tua dolcezza.
Mi avevi affascinato, a tal punto da sentirmi da te stregato.
E poi c’era il tuo profumo.

Dolce e accattivante, intenso ma delicato, profumo di bellezza e di gioventù, profumo di vita.
Profumo di te.
Quando te lo mettevi, prima di uscire, ti guardavo ammaliato: una goccia dietro un orecchio, un'altra goccia dietro l'altro orecchio, e poi quell'ultima goccia (ma non credo fosse una sola) che mettevi all'attaccatura dei seni, a completare un tuo rito personale, per solleticare meravigliosamente il mio naso, e per stordire la mia anima impazzita.
Non avevo mai capito come quelle poche gocce riuscissero a profumare tutto il tuo corpo, come ogni centimetro della tua pelle ne fosse magicamente pervaso.
Quando, con la mia bocca, esploravo il tuo corpo ormai quasi da donna, ma ancora da ragazza, o forse da ragazza diventata donna, in un affannosa ed inesperta ricerca di darti il piacere, di tramutare la mia imperizia in abilità, di sconfiggere il timore di deluderti, era allora, proprio in quegli istanti, che io sentivo dovunque il tuo profumo.

Ti baciavo i seni, ti sfioravo il ventre, ti lambivo le gambe.
E sempre ero avvolto da quel magico profumo, come se quelle poche gocce si fossero moltiplicate all'infinito, come se ogni fibra del tuo corpo avesse ricevuto la dolce carezza di una di quelle perle profumate.
Nei momenti più intensi e più teneri, in quegli istanti che solo a diciotto anni riesci a cogliere così vivi ed eterni. quando ti penetravo esitante, quando mi perdevo nella tua dolce intimità, mi ritrovavo a pensare che quel profumo non venisse da quella piccola bottiglietta (“Charlie”, così si chiamava, lo leggo ora su quel ricordo che ho in mano), ma fosse il tuo stesso profumo, la dolce fragranza della tua pelle, come se per qualche strano miracolo tu fossi nata profumata, lieve ed eterea, avvolta da una nuvola di straordinario aroma.

E quando ballavamo stretti, uniti come fossimo una sola cosa, in quella discoteca sulla spiaggia, il tuo profumo mi catturava come fosse una rete, e si fissava sulla mia maglietta, o sulla mia camicia.
E la sera, a casa, da solo, quando mi spogliavo, sentivo che " Charlie" era penetrato sotto gli abiti, aveva profumato anche la mia pelle, mi aveva reso simile a te.
Una parte di te era divenuta parte di me, in una metamorfosi impossibile, in una trasformazione irreale.
Ed era amore.
Questo era l’amore.

Dopo la doccia, cercavo ancora il tuo profumo: forse non c'era più, forse l'acqua l'aveva portato via, ma io continuavo a percepirlo, a sospettarlo, o mi illudevo soltanto che ancora ci fosse, e questo mi bastava.

Come " Ti amo ", che Tozzi cantava in quell'estate lontana, e che l'estate dopo nessuno più ballava, così gli amori giovanili, i primi amori, esplodono intensi e dirompenti, per poi finire senza un vero perchè, senza una vera ragione.
La loro fine è scritta nel loro inizio: troppo belli per durare, troppo totali per non bruciarsi rapidamente come una pagina di giornale.
Ma il ricordo di quel tuo profumo mi ha consolato in tutti questi anni, mi ha tormentato a volte, mi ha fatto rabbia in altri momenti, mi ha fatto piangere i primi tempi senza di te.

Ecco, accosto il naso alla bottiglietta e annuso, una volta di più, il profumo del vecchio " Charlie ".
Forse anche i profumi, come gli amori finiti, come gli amori che la vita ha portato via, dopo quarant'anni non hanno più la stessa intensità.
Forse, come l'onda del mare che cancella le orme e i disegni fatti dai bambini sulla sabbia, il tempo modifica i nostri ricordi, trasforma l’immagine che ho ancora di te e che conservo gelosamente nella mia mente e nel mio olfatto.
Ma il tempo, inesorabile nel suo trascorrere, cambia le nostre vite e i nostri corpi.
Figuriamoci un profumo...

Non so.
Ma oggi mi appare diverso, meno dolce e un pò più amaro.
Ma forse è solo la mia vita che è meno dolce e molto più amara.
Forse non è cambiato " Charlie ", ma ad essere cambiata è la mia percezione di te, fino ad annebbiarsi in quel lontano passato.

Vorrei vivere nella fantascienza.
Vorrei vivere in un futuro lontano, dove tutto sarà possibile.
E in questo futuro, mi sarebbe possibile tornare indietro nel tempo, magari anche solo per pochi minuti, e, con l'esperienza di adesso, dirti che il nostro amore non deve finire, che deve restare eterno, che quella canzone che balliamo non passerà mai di moda, che in quel mare le onde non cancellano più i disegni fatti dai bambini sulla sabbia, e che le lacrime che ora mi rigano il volto sono lacrime di gioia e non di dolore.

E vorrei tornare indietro nel tempo, e mi sarebbe sufficiente anche un solo istante, una sola frazione di secondo, per sentire una volta di più il tuo profumo, per respirare insieme un'ultima volta il nostro vero " Charlie ".

Fine

diagorasrodos@libero.it

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