Profondo eros

Scritto da , il 2018-08-01, genere etero


Ti eri alzato mentre ancora dormivo. Osservavi incantato il mio volto, sul quale era dipinto un sorriso dolce e disteso.
Decidesti di farmi una sorpresa portandomi la colazione a letto; non prima di esserti fatto una doccia e di aver scaricato tutta l'urina che eri stato costretto a ingoiare durante la forsennata cavalcata erotica di questa notte.
Preparasti un vassoio con un paio di brioches e di croissant, dopodiché cominciasti a scaldare la cioccolata sul fuoco, aggiungendovi un po' di latte.
Quando finalmente fu pronta, la mettesti nel vassoio assieme al resto e, facendo bene attenzione a non rovesciare niente, la portasti in camera da letto.
Dormivo a pancia in giù e tu fosti rapito dalla visione del mio culo parzialmente coperto dal lenzuolo.
Irresistibile visione, immagino, e così ti chinasti per osservare meglio e, contornato da peli corti e neri, intravedesti la forma tondeggiante e polposa del mio sesso.
In quel mentre io battei le palpebre stiracchiandomi.
- Cos'è questo profumino delizioso ? Chiesi.
Poi vidi il vassoio accanto, pieno di tutto quel ben di dio.
- Non ci posso credere! Mi hai portato la colazione a letto! Che bella idea! Facciamo colazione qui.
Ce la possiamo prendere con calma.
- Hai ragione. Fra l'altro fuori piove e oggi è domenica. Spegniamo i cellulari e fanculo il mondo.
- Te l'ho mai detto Lorenzo che mi piace lo scrosciare della pioggia? Rende la casa più intima, più tua.
Abbassa per favore le tapparelle e riaccendi le candele. Creiamo un po' di atmosfera.
Io vado a farmi una doccia. Intanto per favore cambia i lenzuoli, sono nell'armadio ma mantieni la cerata.
- Agli ordini mia padrona! Ah. Roby, dove li metto quelli sporchi?
- Buttali da qualche parte, poi li caccerò in lavatrice.

Ma dopo un po', non hai resistito e sei entrato in bagno senza bussare mentre stavo per uscire dalla doccia.
I capelli legati, e qualche goccia che mi scendeva ancora lungo la schiena fino a sparire giù.
Mi hai tolto l’asciugamano, lo hai buttato a terra guardandomi nuda.
Con la mano hai cercato di spostarmi una ciocca di capelli e ti sei chinato per baciarmi.
Ti ho detto di no. Lo vedo che sei di nuovo molto eccitato. E lo sono anch'io.
- Ma aspetta! Non ora. Hai già rifatto il letto?
- Si !
- Allora vieni, prima godiamoci la colazione.
Una volta distesi fianco a fianco mi avvicinasti lentamente un croissant al volto, e io gli diedi un rapido morso vorace, gustandone appieno la dolcezza.
Sentivo il tuo sguardo su di me.

- Lo sai Roberta, prima riflettevo su quanto accaduto ieri sera e devo ammettere di non aver mai goduto così intensamente in vita mia; non solo per la bravura che hai dimostrato nel sapermi stimolare ma soprattutto per la condizione in cui mi trovavo, cioè completamente sottomesso.
Si dice che in ogni rapporto ci sia, anche se non dichiaratamente, un dominante e un dominato.
E per ciò che mi riguarda d'ora in poi so già quale sarà la mia parte con te.
- Si. Credo che ieri sera sia accaduto qualcosa di straordinario.
Stiamo maturando insieme al nostro rapporto. Ma non devi sentirti frustrato; è falso pensare che il dominato abbia un ruolo meramente passivo e sottomesso.
Attraverso il Dom dà corpo alle sue pulsioni, alle fantasie più inconfessabili.
È lui il primo che alla fine appaga i propri desideri, anche i più sporchi.
Come saprai da quando mi sono separata da mio marito ho deciso di mettere per iscritto i miei incontri amorosi più significativi, per esibizionismo mio personale e per dar modo a chi legge questi resoconti di immedesimarsi o di riconoscere nei vari personaggi qualcuno, per esempio un amore mai dimenticato, oppure solo se stesso in qualche situazione simile che ha già vissuto o che vorrebbe vivere.
Il segreto comunque è dare corpo e forma alle proprie fantasie e desideri senza remore alcune.
È ciò che attiva l'eros e rende la relazione piccante e duratura, mai monotona.
È un compito non facile quello di saper cogliere e anticipare questi aspetti, stimolando nell'altro il desiderio.
Lo si acquisisce negli anni, passando attraverso dolori e delusioni. In questo modo impari a conoscere la natura umana con le sue debolezze e le sue istanze.

Per esempio. Poco fa, quando sei entrato con il vassoio, non stavo dormendo ma non ti vedevo;
però sapevo cosa stavi facendo: ammiravi il mio culo scoperto e quello che ci sta in mezzo...
- Si. È vero!
- Bene. Iniziamo a giocare!
Mi rigirai a pancia sotto sollevando appena il bacino.
- Forza, ora prendi la caraffina della cioccolata e versala a filo fra le mie chiappe.
- Ma scotta!
- È proprio lì il suo bello. Un leggero dolore, purché sopportabile è fonte di un sottile piacere.
Ecco. Si, così è delizioso. Lo vedi? Mi sta colando fin dentro la fica. Ecco, adesso basta così.
So che crepi dalla voglia di leccarmi. Era ciò che volevi, no?
Ma aspetta ancora qualche minuto, non bruciare, affrettandolo, questo momento carico di tensione. Immagina, immagina. È questo che lo renderà speciale.
Eh no! Smettila di masturbarti, cazzo!
Il tuo seme é destinato a me. E poi il gioco è appena cominciato.

Mordendosi il labbro e sospirando Lorenzo ubbidì ; mentre io, roteando il bacino e carezzandomi mi spalmavo la vulva di cioccolata. Poi...
- Forza cow-boy, serviti la colazione.
Con un sospiro liberatorio Lorenzo si tuffò letteralmente fra le mie natiche, passando e ripassando con la lingua dal pube su su fino al buchino grinzoso e pulsante. Lappava contento come un cane nella sua ciotola.
- Continua Stronzo! Mi stai facendo eccitare...lo sai?...
Mi sfuggì una risatina quando, risollevatosi, vidi la sua faccia imbrattata di cioccolato.
Allora presi dal vassoio un cornetto e lo passai strofinandolo sul mio sesso bollente.
- Hai ancora fame? Ecco tieni, assaggia questo alla crema.
Con un espressione seria e visibilmente ingrifata Lorenzo ne staccò con un morso la metà ; poi sempre masticando, si pose, ad un mio cenno, a cavalcioni su di me strofinandomi l'uccello sulla vulva.
- Ora guardami mio caro e dimmi ciò che vedi.
- I tuoi riccioli, Roberta, sono tralci di vite. I tuoi occhi, due laghi al chiaro di luna, la tua bocca il bocciolo di una rosa...
- Caspita come sei romantico!
- E... la tua fica...
In quel mentre spinse con i lombi e l'uccello sprofondò nei meandri umidi della mia carne.
- AH! Adesso si. Adesso ci siamo! Grugnii. Arpionandolo con i talloni sulla schiena per sentirlo dentro il più profondamente possibile. Ma ahimè era troppo eccitato per poter durare e lo capii dalla foia che metteva nello scoparmi; perciò mi sfilai da lui e impugnandogli il cazzo glielo strinsi proprio sotto il glande, soffiandogli sopra lievemente a piccoli sbuffi come per raffreddarlo. Era bello sodo, paonazzo.
Tracce dei miei umori e di cioccolato erano mescolate lungo l'asta.
Una grossa goccia trasparente sbocciò dall'uretra scivolando sulle mie dita.
Leccai tutto, ripulendolo, poi presi a picchiettare con la lingua la punta del glande.
Lui mugolava scomposto, battendo i polpacci sul materasso. Stava di nuovo per eiaculare.
- Oh! Ma che cazzo fai? Non ti azzardare a venire adesso. Ringhiai.
- Che sei? Un pischello alle prime armi?
Intanto continuavo a stringere e a soffiare più forte.
Mortificandolo, ottenni finalmente l'effetto voluto; lo sentii ammosciarsi nel mio palmo.
Sadicamente allora lo accolsi fra le labbra, sputai sul glande e ingoiai l'asta prima che morisse del tutto fra le mie mani.
Dopo pochi colpi di lingua mi ritrovai di nuovo in bocca la sua magnifica verga dura come legno.
- Adesso baciami, stupidone; gli sussurrai...
- Ti concedo di venirmi dentro.
L' espressione sul suo volto era un misto d'imbarazzo, desiderio e stupore.
Per tutta risposta, Lorenzo cominciò a baciarmi dolcemente sul collo.
Poi si protese verso di me e posò le labbra nello stesso punto. Sentii un brivido percorrermi tutto il corpo. Mi strinse il viso tra le mani e guidò la mia bocca alla sua mentre il suo cazzo scivolava nei recessi vellutati della mia fica.
Sentii il calore e l'urgenza della sua lingua sulla mia. Il suo corpo mi si stava sciogliendo addosso.
Il ritmato cigolio del letto era un suono molto eccitante.
- Chissà cosa diranno i vicini?
- Che vadano a fottere anche loro...
Le nostre lingue saettavano bollenti finché, un suo morso involontario sulla mia mi significò che stava scoppiando. Bestemmiava svuotandosi di tutto ciò che aveva accumulato nei coglioni, e non solo.
Mi sentivo ingravidata, tanto era lo sperma che mi stava allagando l'utero.
Che grande, formidabile sensazione!
Ma non persi il controllo, liberandomi del suo peso e cavalcandolo a mia volta, lo soffocai tra le mie cosce schiacciandogli la gnocca zuppa sulla faccia.
- Brutto stronzo, sei già venuto?! Ora succhia e bevi. Tutto.
Così. Bravo, ricordati che sei il mio schiavo. Asciugamela per bene, o ti licenzio. Hai capito?!
Muto, annuì ripetutamente con il capo.
Mi sentivo immensamente paga e soddisfatta del mio nuovo ruolo.
Sarà dura in futuro se mai dovessi abbandonarlo.

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