Il Ritorno di Francesca - capitolo 5

Scritto da , il 2018-07-13, genere dominazione

Dopo le vacanze di Natale il ménage, sotto la guida di Francesca, si consolidò rapidamente. Il Padrone ha la sua camera ed il suo studio, Francesca ed Ely hanno la loro camera ed anche Anna, la serva, ha, per quando rimane a dormire, la sua cameretta. Francesca utilizza il bagno del Padrone, mentre le altre due condividono l’altro bagno. La serva ha molto da fare, visto che raramente le due studentesse l’aiutano, ma la casa è sempre perfettamente in ordine. A pranzo o a cena è Anna a servire, se non c’è tocca ad Ely. L’americana sta ancora imparando a cucinare, ma sotto la severa supervisione di Francesca i suoi progressi sono notevoli. Anche l’italiano della giovane schiava migliora sensibilmente.

Quella sera il Padrone non c’era, era ad una cena di lavoro, Francesca decise che si potevano concedere una serata di svago per conto loro. Andarono in un locale in centro dove ascoltarono della buona musica e bevvero un po’, Francesca forse anche un po’ troppo. Poi uscirono per rientrare a casa. Era l’una di notte, la serata era fredda, ma splendida. La macchina era parcheggiata in un vicoletto, Francesca vestiva in modo informale ed indossava un paio di jeans e stivaletti con un po’ di tacco, mentre Ely ed Anna gonne e tacchi. Imboccato il vicoletto videro un giovanotto che appena si accorse di loro si piazzò in mezzo al marciapiede ed iniziò a fissarle.
Avvicinandosi il giovanotto apparve per quello che era, un ragazzotto che forse aveva appena compiuto i diciotto anni, vestito con un giubbotto che indossava sopra un maglione largo ed informe, scarponcini slacciati e jeans sbrindellati. Un bullo, anzi un bulletto pensò Francesca che nonostante fosse sbronza con il freddo della notte riacquistava rapidamente lucidità. Il bulletto le apostrofò – Ciao belle fiche. Vi va di divertirci. – Francesca continuò a camminare verso la macchina che stava subito dopo il bulletto mentre le altre due istintivamente si misero dietro di lei. Francesca con la voce impastata gli rispose a tono.
- Levati dai piedi moccioso, e vai a prendere il latte. –
Il moccioso era alto 180 cm e pesava almeno 75 kg, snello, ma muscoloso e parecchio sfrontato. Dalla tasca del giubbotto estrasse una fiaschetta di metallo e tirò un sorso.
- Il mio latte – disse, - un ottimo whiskey, vi va? – rispose allungando la fiaschetta a Francesca e ridendo di gusto. Questo bastardo ha fascino pensò Francesca allungando la mano per scartare il braccio del bulletto. Tragico errore perché lui approfittando di quel movimento con l’altra mano l’abbracciò e l’attirò a sé cercando di baciarla. Francesca si tirò indietro e con il ginocchio cercò di colpirlo all’inguine, ma era lenta o il ragazzotto era troppo veloce per lei. In ogni caso la ginocchiata finì sulla coscia del ragazzo che la schernì.
- Ho voglia di scoparvi tutte e tre. Tu, - disse rivolgendosi a Francesca, - la tua bella amica ed anche la vecchia gallina che mi sembra molto appetitosa. –
- Non abbiamo bisogno del tuo pisellino – ribatté Francesca.
- Ah, no, basta ciance – rispose il bulletto, - il mio pisellino misura 25 cm e piace a tutte. – Il ragazzo si guardò intorno, non c’era nessuno ed in un attimo estrasse un bel pitone semiaddormentato di rispettabile lunghezza. Anna ed Ely si ripararono dietro Francesca che tutto sommato sembrava stesse tenendolo a bada. Il bulletto non aveva nessuna intenzione di violentarle lì per strada, per quanto forte era uno contro tre, al massimo sarebbe riuscito a prenderne una. Ma non lo voleva, sfrontato ed arrogante com’era pensava di avere un fascino infinito, voleva solo conquistarle.
- Ok, - ribadì Francesca, - ma non ci interessi lo stesso. – Poi ripensandoci e riflettendo gli disse. – Ti piace la vecchia gallina? –
Lui capì che qualcosa stava cambiando e sorrise. – Sì, ma tu e poi la tua giovane amica mi piacete anche di più. Vi voglio tutte e tre. –
Anna si mise in allarme, cosa stava architettando quella stronza di sua figlia? Istintivamente scappò verso la macchina, ma non era cosa su quei tacchi e malferma sulle gambe. Il giovanotto l’abbrancò al volo mentre cercava di superarlo. L’abbracciò e la palpò sulle tette e sul culo, mentre Francesca si avvicinò e le mollò due schiaffoni sul viso, che rimasero segnati di rosso. – Cosa volevi fare stupida? – le alitò ringhiando in faccia. Anna era interdetta mentre il giovanotto continuava a palparla con ancora maggiore decisione, ora le stava strizzando una tetta. – Niente Signora… - rispose lei. – Cercavo di scappare… -
- E chi ti ha detto di farlo? Non c’è nessun pericolo. Il giovanotto è un amico, solo un po’ voglioso. – Mentre Francesca parlava il giovanotto aveva sollevato la gonna di Anna e la toccava prima sulle natiche e poi sulla fica. Anna non reagiva, si lasciava fare, non poteva fare niente altro visto che la sua Padrona non la difendeva ed ora sorrideva di quello che stava succedendo. – Come ti chiami? – chiese Francesca al giovanotto che le stava diventando simpatico. Era bruno, alto ed anche bello. – Marco – rispose lui - e tu? –
Parlavano mentre lui continuava a toccare intimamente Anna ed ora quel pitone si era rizzato magnificamente e premeva con insistenza sulle natiche di Anna che era diventata rossa e molle tra le mani di Marco. – Io mi chiamo Francesca, la mia amica Ely e questa troia, che hai per le mani, Anna. –
Ely non aveva detto ancora una parola e preferì continuare a tacere.
- La gallinella non è male – rispose Marco, - e mi piace come la tratti. La voglio. – Ora che il giovanotto ne aveva una per le mani e ora che si era eccitato aveva ridimensionato le sue pretese. Meglio una che niente.
- La puoi avere – rispose Francesca, - ma solo lei e voglio vedere quello che le fai. –
In giro continuava a non esserci nessuno ed ora che le cose si erano calmate qualcuno avrebbe potuto notare qualcosa di strano solo passando accanto a loro.
- OK, - rispose il bulletto, - venite con me. –
A cinquanta metri era parcheggiato un enorme suv con i vetri oscurati. Lui si mise al posto di guida, Anna salì davanti accanto a lui, Francesca dietro. Ely li seguiva con la loro macchina. Anna non osava fare niente per non contrariare nessuno, aveva imparato che era inutile se non controproducente, ma era annichilita si trovava alla mercé di un ragazzino con sua figlia che sembrava godere della situazione.
- La troia è una schiava – chiese il bulletto che sembrava saperla lunga.
- Sì, - rispose Francesca che non riteneva necessario dire che la troia era sua madre.
- E tu sei la sua Padrona. –
- Non precisamente – rispose Francesca, - ma non è necessario che tu ne sappia di più. Comunque farà quello vuoi ed io sono qui per accertarmene. Dove stiamo andando? E di chi è questo macchinone? –
Il ragazzo si girò verso di lei e sorrise.
- Il macchinone è di mio padre e stiamo andando nel mio loft. Lì staremo comodi e ti farò vedere come tratterò questa vacca. –
- Vedremo – concluse ironicamente Francesca, - spero che tu sia all’altezza delle tue promesse. –Mentre andavano il giovanotto ordinò ad Anna – tira su la gonna e fatti vedere. -
Anna ubbidì arrossendo, ne aveva passate tante pensò, questa non sarà peggio delle altre. Però quel pitone che aveva intravisto l’aveva lasciata senza parole, era più grosso di quello del nero che aveva assaggiato qualche mese prima sull’isola. Fu in quel momento che Francesca sentì vibrare il cellulare, ci guardò, era un messaggio del Padrone “dove siete e quando tornate a casa.” Francesca rispose mentre con la coda dell’occhio guardava il giovanotto che accarezzava l’interno delle cosce di sua madre che le allargava per facilitarlo. Sapeva che stava facendo una stupidaggine, ma era più forte di lei. Il fatto di vedere sua madre che si offriva come una vacca ad un diciottenne l’aveva eccitata incredibilmente, aveva le mutandine fradicie, quindi rispose “Signore, siamo ad una festa, se ce lo consente faremo tardi.” Il Padrone era stanco ed in fondo non gli importava niente di quello che stavano combinando le tre schiave. “Buon divertimento” rispose e Francesca tirò un sospiro di sollievo.

Anna era in ginocchio davanti al tamarro che in piedi davanti a lei se lo stava tirando di fuori. Le altre due erano sedute su un divanetto di fronte ancora vestite, mentre lei era nuda. Su ordine del giovanotto si era immediatamente spogliata e messa in ginocchio davanti a lui. Il tamarro lo tirò fuori, era floscio, ma già enorme. Glielo sbatte in faccia come un randello, non erano cazzotti, ma schiaffi decisi. Marco il tamarro la colpiva una volta da un lato e una volta dall’altro. Schiaffoni che le facevano ballare i denti, Anna cercò di difendersi, ma il tamarro le disse – mani dietro la schiena troia e non ti muovere, altrimenti ti meno davvero. – Anna ubbidì, non aveva dubbi che l’avrebbe fatto. Cercò allora di schivarlo, ma il tamarro era talmente veloce nell’uso dell’attrezzo che quello che si risparmiava da un lato lo perdeva dall’altro. Intanto il randello diventava sempre più grosso e più duro. E quando diventò duro lui le disse – leccalo. – Anna era già sfinita, ma accolse bene l’invito, quel tormento era finito. Ma la serata era lunga. Estrasse la lingua e cominciò a leccare. Dall’inizio dell’asta alla cappella e lì si rese conto di quanto fosse enorme. Ma il peggio venne quando lui le disse di prenderlo in bocca. Non riuscì ad andare oltre la cappella, l’inghiottiva, ci faceva roteare la lingua sopra e poi lo rilasciava per riprenderlo immediatamente. Pensava che dopo averlo fatto godere quello stronzetto si sarebbe calmato e poi sarebbe diventato più malleabile. Ma non era così, lo stronzetto era resistente, non sapeva neanche lei quanto e comunque per un diciottenne di quel tipo venire non sarebbe stato finire, dopo due minuti sarebbe stato di nuovo bello ritto. Intanto alle sue spalle Francesca stava scaldando Ely che ora era tutta discinta mentre la sua Mistress l’accarezzava e la baciava dovunque.
Il peggio arrivò quando il tamarro la prese per i capelli e glielo spinse fino alla gola. Anna strabuzzò gli occhi, mosse le mani per spingerlo indietro, non respirava, ma il tamarro fu implacabile. Le diede uno schiaffone che la rovesciò per terra con un grido di dolore. Lui la riprese per i capelli ritirandola in ginocchio e glielo sbatte di nuovo in gola. Anna era una bambola rotta, non reagiva più, tentava solo di respirare. Lui andava avanti ed indietro scopandola fino alle tonsille, usava la sua bocca come una fica. Il ritmo imposto gli consentiva di andare avanti a lungo, ma quello che fece traboccare la goccia dal vaso o per meglio dire la sborra dal cazzo fu la vista di Francesca nuda. L’apparizione di quegli anellini ai capezzoli e di quelli che Ely stava leccando sulla fica della ragazza gli provocarono una eccitazione dolorosa che si trasformò immediatamente in un torrente di lava ribollente che riempirono la bocca e la gola della vecchia gallina. Anna era addestrata ad ingoiare tutto, ma quella era troppa e lui continuava ad eruttare ed a fotterla fino in fondo. Ne perse molta ed il tamarro gliela fece leccare tutta. Dalle tette, dalla pancia e da terra. Direttamente con la lingua o spingendola a raccoglierla con le dita per poi portarsela alle labbra. Anna ormai aveva capito che non aveva scelta, gli ubbidì, era fuori discussione non esaudire nessun suo desiderio. Francesca osservava la scena e serrava le cosce sul viso di Ely. Anche lei voleva far sentire alla sua schiava il suo dominio. Per altre due ore il giovanotto usò tutti i buchi di Anna voltandola e rivoltandola a suo piacimento. E mentre la montava smanacciava e sculacciava, strizzava e graffiava, ma soprattutto usava il suo arnese come una clava, senza mai smettere di fissare Francesca, la vecchia gallina gli dava soddisfazioni, ma la sua fonte di ispirazione quella Mistress bellissima che continuava a farsi leccare dalla sua schiava altrettanto bella.
Anna invece era tutto un dolore ed a tratti un piacere. Quando glielo infilò su per il culo strabuzzò gli occhi e guaì, ma un istante prima quando le aveva riempito la fica di sborra gemeva come una baldracca, quando la sculacciava godeva del suo assalto, meno quando le serrava e le stringeva i seni. Quando finì si rialzò a fatica, era piena di sperma e malandata, ma il suo bilancio era positivo. Nessuno, neanche il suo Padrone, l’aveva sbattuta in quel modo, ma per il momento non aveva nessuna voglia di ricominciare. Francesca era impressionata, le sarebbe andato di farsi scopare, ma il tamarro era imprevedibile, in qualche modo le faceva paura, decise che era più interessante vederlo all’opera che subirlo. In ogni caso gli chiese il numero di telefono che memorizzò sul suo cellulare.

Le giovani schiave erano andate all’università. Versò metà mattinata il Padrone chiamò Anna e le disse di portargli un caffè. Quando fu di ritorno le chiese giusto per fare due chiacchiere – allora come è stata la festa ieri sera? –
Anna rimase sorpresa, pensava che lui sapesse tutto visto che al ritorno Francesca era andata a dormire in camera sua e che sia pure sinteticamente le avesse detto… - Signore è stato terribile, la Signora Francesca mi ha dato in pasto ad un giovanotto di diciotto anni che per tre ore mi ha distrutto. –
Il Padrone si fece raccontare tutto per filo e per segno e minuto dopo minuto sentiva la rabbia montare e la sua reazione fu brutalmente immediata. Per prima chiamò Francesca, la beccò in una pausa tra una lezione e l’altra. – Dammi il numero di telefono di quel ragazzo di ieri sera. –
Francesca tergiversò e lui le disse – non peggiorare la tua situazione, tua madre mi ha detto che il ragazzo ti ha lasciato il numero di telefono. – Francesca glielo diede iniziando a preoccuparsi mortalmente.
Poi chiamò il tamarro e lo convocò per quella sera stessa – alle 21 in punto gli disse. – E quello con nonchalance rispose - ci sarò con piacere Mr. Ho idea che ci sarà da divertirsi. – Master Daniele non poté fare a meno di sorridere.
Poi chiamò i suoi amici, Renata e Sara con i rispettivi mariti Gianni ed Alberto e spiegò loro la situazione dicendo quello che voleva fare e di portare anche le loro schiave.

– Lo stallone sarà qui tra poco. Vedrai si ecciterà moltissimo vedendoti così, so che gli piaci tanto e ti sto rendendo attraente per lui. – Le mise le campanelline ai capezzoli e l’accarezzò sulle mammelle facendole suonare. Poi continuò a parlare sorridendo. – So che gli piaci tanto, Anna ci ha raccontato che stanotte mentre lui la fotteva aveva gli occhi puntati su di te che ti facevi leccare da Ely. E sorpresa finale mentre lui ti monterà, io e Sara saremo qui ad accarezzarti queste magnifiche tette e magari useremo anche la tua lingua. Ci sei mancata tanto, ti eri conquistata una bella posizione, ma sei solo una schiava e molto sciocca, mi sa che sei ritornata al punto di partenza. - Renata era nuda e mentre parlava l’accarezzava sulle spalle e sulle cosce. Francesca si sentiva umiliata ed impaurita, e pensava che aveva fatto davvero una gran cazzata, ma ormai non poteva farci niente. Il suo corpo era lucido e luccicante, le due Mistress l’avevano lustrata bene, la sua vulva era aperta, anch’essa brillante. Si vedeva il rosa delle grandi labbra già stimolate a dovere. Francesca aveva le mani legate dietro la schiena ed era immobilizzata, trattenuta ad una piattaforma in diversi modi. La piattaforma era un parallelepipedo di tubi di acciaio. Quattro a terra, quattro in verticale e tre soli in alto. In mezzo c’era lei posizionata a 90 gradi con le caviglie legate da anelli agli angoli in basso, delle leggere catenelle partivano dagli anellini che aveva ai capezzoli, alle grandi labbra ed al clitoride. tutte fissate alla struttura in basso. Larghe fasce di cuoio le passavano sotto la pancia e sotto le ascelle e la sostenevano per impedirle di cadere in basso. Aveva un piccolo gioco, ogni movimento, anche il più piccolo, le ricordava che non si poteva muovere senza venire tirata per gli anelli. Ed agli anelli ai capezzoli erano state fissate anche quelle assurde campanelline che appena si muoveva suonavano. Era una vacca, già in sofferenza per la posizione, chi sa quanto l’avrebbero fatta rimanere lì e cosa le avrebbero fatto. Ancora una volta era umiliata, punita, derisa ed irrisa. Dopo che aveva fatto tanto per diventare la preferita del suo Padrone, ora era di nuovo alla mercé di tutti. Erano tutti lì, nel dungeon, ad assistere al suo degrado, Sara e Renata nude e pronte a godersela pure loro, con i loro mariti che avevano iniziato a giochicchiare distrattamente con le loro schiave. Infine il suo Padrone stravaccato in una poltrona e sua madre, in ginocchio accanto a lui, che la guardava sorridendo perfidamente. La troia, pensò, si sta vendicando, pure lei. Mancava solo Ely, Master Daniele aveva deciso di tenerla fuori da quel festino in cui la sua padrona era l’attrazione principale.

Era in quello stato dalle 20,30, quando l’avevano fatta scendere nel dungeon e l’avevano preparata ed esposta in quel modo. Ora erano le 21, chi sa quanto sarebbe durato quel martirio. Sentì dei passi, non osò girarsi, ma l’uomo le comparve davanti. Era Marco, il giovane tamarro che la fissò negli occhi con un sorrisetto beffardo. Lei tremò, aveva visto come aveva sfondato Anna. Poi il tamarro invece che rivolgersi a lei salutò la comitiva.
– Salve gente, stasera vi farò divertire anche se ho visto che voi avete già iniziato. -
Master Daniele dopo la prima e sbrigativa telefonata l’aveva richiamato e gli aveva spiegato cosa voleva da lui, non erano ordini, ma buoni consigli. E lui che infondo era un tamarro intelligente gli rispose che andava bene.
Il tamarro continuò, - ma soprattutto farò divertire questa troia… certo soffrirà un po’, ma alla fine vedrete che colerà come le cascate del Niagara – concluse ridendo e facendo ridere tutti.

– Ciao bella, vedo che ti hanno agghindato alla perfezione. Avevo intuito che eri una schiava anche se ti atteggiavi a Padrona ed ieri notte mi hai concesso la vecchia gallina mentre tu stavi sulle tue. Questa sera invece il tuo Padrone mi ha detto che sei a mia disposizione… e di queste belle signore. – Indicò Sara e Renata nude accanto a lui ed effettivamente belle ed affascinanti. - Ti farò vedere i sorci verdi. – Francesca tremò e si sentì persa.

Sara e Renata nell’attesa la titillavano. Sara sulle mammelle, Renata sulle cosce e sulla fica, ma lei era troppo spaventata per eccitarsi. Il tamarro si apprestava a fare il suo numero schiaffeggiandola con il cazzo. Nooo, pensò Francesca, non mi tratterai come l’ultima delle troie, ed appena lui lo tirò fuori lei gli si avventò addosso tentando di morderlo. Il tamarro fu lesto a scansarsi e Francesca gridò di dolore strattonata come fu per i capezzoli mentre le campanelline appese agli stessi tintinnavano gioiosamente. Il tamarro le diede un manrovescio che la fece urlare ulteriormente. Poi se lo ritirò dentro e prese la prima frusta che trovò. Si portò dietro la schiava e le assestò due belle frustate rapidamente. I colpi portarono Francesca a tendersi e gli strattoni si sentirono sulle labbra della fica oltre che sul clitoride ed ancora sui capezzoli. Gliene diede diverse altre e Francesca cercò di non muoversi per non farsi ulteriormente male. Poi il tamarro cercò un O ring e glielo piazzò in bocca. Era molto grosso e il viso di Francesca si sfigurò incredibilmente mentre il livido sulla guancia da rosso diventava viola. Lui le strinse il volto tra le mani per impedirle di muoversi e poi spinse l’enorme uccello dentro la bocca di Francesca, lo spinse fino a riempirla tutta fino in fondo alla gola. Francesca pensò che sarebbe soffocata quando lui lo ritirò indietro permettendole di respirare. – Ti permetto di scegliere troia – le disse, - o tiri fuori la lingua e me lo lecchi come quella gran pompinara che sicuramente sei e con grande devozione, oppure ti fotto in bocca come voglio e per quanto tempo voglio. –
Francesca stava per scuotere la testa per dire no, ma si fermò cercando di raccogliere le idee. Per molti secondi stette ferma. Il tamarro le disse – non ho fretta troia, puoi ragionare quanto vuoi, ma devi sapere che tra un minuto riprendo la frusta in mano e te le do fino a quando non mi risponderai. Però ti avverto, se decidi di leccare devi essere molto appassionata. Ce la devi mettere tutta – le disse mentre l’accarezzava teneramente sulla guancia gonfia.
Francesca annuì e tirò fuori la lingua cercando di raggiungere attraverso l’O ring la gloriosa cappella del tamarro. Lui non aveva intenzione di renderle la vita facile ed all’inizio non l’avvicinò alla sua lingua. Francesca si protese fino a dove gli anellini glielo permettevano senza farsi troppo male e protese anche la lingua il più possibile in fuori. Fino a raggiungerlo e poter gustare il liquido che faceva luccicare la cappella. A quel punto il tamarro avanzò di qualche centimetro per permetterle una buona leccata e Francesca ci mise tutta la passione che il tamarro desiderava. Dopo qualche minuto Renata che stava dietro Francesca e continuava a titillarla sulla fica poté dire – la cagna è in calore, gocciola come una fontana. –
Sara aggiunse - sì la vacca è pronta per essere montata. -
Il tamarro le spinse la cappella in dentro e Francesca fece roteare la lingua lappando di gusto. Ogni Padrone si stava intanto sollazzando con la rispettiva schiava. A quel punto il tamarro andò dietro Francesca mentre le due Mistress le erano tutte e due davanti. Sara le mise la fica a portata di lingua proprio mentre il tamarro penetrava la schiava. I colpi che le infliggeva la facevano ballare. Capezzoli, labbra della fica e clitoride venivano continuamente strattonati, ma non solo, era piegata a 90 gradi da più di un’ora, su tacchi altissimi che la tenevano in una posizione oscena ed anche estremamente dolorosa. Ogni fibra del suo corpo gridava tregua, ma non le venne concessa, il tamarro la penetrò in ogni dovunque e quando la penetrò nel culo Francesca gridò disperata senza ottenere pietà. Le due Mistress imperversavano richiedendo i suoi servizi e quando il tamarro ritornò davanti la penetrarono anche con lo strapon. Quando finì la schiava si accasciò a terra incapace di muoversi. Solo con l’aiuto di Kristine e Paola riuscì a raggiungere il suo letto tutta impiastricciata dagli umori che il giovanotto e le due Mistress le avevano lasciato addosso.




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