Ritorno al ristorante

Scritto da , il 2018-05-11, genere tradimenti

Seguito apocrifo di https://www.eroticiracconti.it/racconto/33892-al-ristorante

Dopo quell'episodio non tornai per un bel po' in quel ristorante.
Fù scomodo, perchè in effetti era un locale che si frequentava anche in comitiva.
Dovetti inventare mille scuse per deviare le mie amiche altrove e la cosa andò bene per un paio di mesetti.

Nel frattempo, alla mia complicata vita sessuale, si era aggiunto Daniele, il cameriere.
Aveva lasciato il suo numero scritto dietro il conto, rischiando persino che mio papà lo notasse quel giorno.
Presi lo scontrino inzialmente solo per nasconderlo, poi a casa decisi di mandargli un messaggino.
Lo feci per giocare un po' con lui, per stuzzicarlo, in modo anche pò incosciente se vogliamo.

Cominciammo una fitta corrispondeneza, o meglio, lui iniziò a tempestarmi di messaggi.
Ne mandava a tutte le ore, quasi sempre pieni di oscenità.
Si dichiarava innamorato di me, diceva di volermi, che ero bellissima, che non gli importava che avessi un fidanzato, che scopassi con mio fratello...

Quest'ultima cosa in particolare, a volte mi faceva eccitare, eccitare al pensiero di scopare con Teo mentre Daniele mi guardava e poi...
Per quanto perversa, anche la mia mente si poneva dei limiti.

Accennai a mio fratello dell'episodio del ristorante e del fatto che ci fosse un ragazzo che mi riempisse di messaggi.

"Sai ... da qualche settimana c'è uno che ci prova sempre con me..."

Teo parve quasi divertito dalla cosa, quasi come me lo stessi inventando per farlo ingelosire.
Da quando avevamo preso a fare sesso regolarmente era spesso distante e sarcastico, non più il ragazzo gentile e premuroso di prima.
Il nostro rapporto era cambiato, la confidenza e la complicità, la tenerezza, tra fratello e sorella, sostituiti dal desiderio di possesso reciproco, dalla voglia smaniosa, dalla gelosia, di due amanti clandestini.

Decisi che volevo fargli conoscere Daniele, quasi un piccola, giocosa ripicca per la sufficienza con cui mi aveva risposto.
Al momento di organizzare la successiva cena con gli amici, quando venne fatto il nome del ristorarante dove lavorava, non obiettai.
Tutte le altre mi guardarono per un istante, in attesa.

"Com'è non dici niente stavolta?"

"Che devo dire? Non capisco..."

Feci la finta tonta, ma lei mie amiche proprio stupide non sono, avevano fiutato qualcosa.
Lasciarono correre comunque.

La sera della cena decisi di mettermi in tiro.
Teo era troppo sicuro che avessi in testa solo lui, volevo che fosse geloso per una sera, e per questo avevo bisogno che Daniele non riuscisse staccarmi gli occhi di dosso.
Misi un vestito leggero, spalle scoperte, gonna appena sopra il ginocchio.
Stava facendo molto caldo in quei giorni.

Meditai seriamente se mettere o no le mutandine.
Avevo in programma di farmi scopare da Teo appena usciti dal locale, già lo immaginavo in rapace è incazzato farsi strapparmi i vesiti di dosso, mi stuzzicava l'idea di non avere nulla sotto, di aver bisogno solo di sollevare la gonna per farlo entrare.

Non mettere nulla aveva anche altri risvolti...
L'immagine di me che mi masturbavo, non vista, mentre ero seduta al tavolo con le mie amiche mi si formò improvvisamente nel cervello.
Mi toccai davanti allo specchio.
Avevo già una voglia incredibile, ma non potevo, non c'era tempo per l'aperitivo.

Infilai un piccolo tanga azzurro.
La fantasia è una cosa, la realtà un altra : se le mie amiche mi avessero beccato a masturbarmi in pubblico, mentre ero al ristorante con loro, la mia vita sociale sarebbe stata distrutta in modo irreparabile.
E poi girare senza intimo e terribilmente scomodo...

Misi il vestito, controllai il trucco, poi presi al borsa e uscii.

Al ristorante c'erano già tutti, una ventina di persone circa.
Baci e abbracci, sì, ma Teo dov'era?

- Lo sai che non mi diverto a passare la serata con le tue amiche e i loro fidanzati... Vi raggiungo dopo. - Mi rispose per messaggio.

Scorsi Daniele in quel momento, e lui me.
Distolsi lo suardo immediatamente.
Lui non si avvicinò, ne tentò di richiamare la mia attenzione con un saluto.

Guidò le mie amiche al tavolo con impeccabile professionalità, senza dare a vedere che io e lui già ci conoscessimo.
La cosa mi mise a mio agio e mi rilassai, grata, anche se sapevo di avere i suoi occhi incollati addosso.

Ci sedemmo, io accanto a mio fidanzato ovviamente, poi ordinammo.

- Quella faccia da salame sarebbe il tuo lui? -

- E' solo il mio ragazzo -

Gli avevo accennato già di Teo, all'inizio, sperando di farlo desistere.

- E l'altro dov'è? -

- Aveva da fare -

- Allora chi ci pensa a te stasera ? -

- Ma tu non hai da lavorare? -

- Se cambi idea ti aspetto nel bagno ;) Stavolta devi almeno farmi guardare però ... -

Faceva sempre così, Daniele, raffiche di messaggi come se stesse lì con il telefono in mano, pronto a rispondere.
La velocità con cui scriveva i messaggi mi aveva fatto pensare, già prima di quella sera, che dovesse essere una specie fenomeno con le dita.

Cavolo, ero eccitata, terribilmente eccitata, che andavo a pensare?
Ringraziai il mio buon senso per aver alla fine deciso di indossare le mutandine, mentre le portate cominciavano ad arrivare al tavolo e il fuocherello che avevo tra le cosce prendeva corpo.

Lo sguardo di Daniele bruciava sulla pelle, lo sentivo indugiare sulla mia schiena, sul collo, era quasi una sensazione fisica, tangibile.
Non aiutava affatto....

- Quanto ti manca? Dove sei? -

- C'è il secondo tempo della partita ancora. Che problema c'è? -

- Niente ... Ti voglio, sono bagnata ... -

- La solita troia... Va in bagno e scopati con il deodorante che porti nella borsa se proprio non puoi aspettare.-

Mi stavo bagnando sul serio.
Il caldo mi faceva giare la testa, i messaggi di Daniele avevo proprio dovuto smettere di leggerli, e ora ci si metteva pure Teo.

"Piccola, tutto ok? Ti vedo strana ... sei tutta rossa ... Hai mica la febbre?"

"No, scusa ... Tutto ok... Anzi, vado un attimo in bagno."

Sgusciai via dal tavolo, non mi sentivo per niente in grado di sopportare anche le domande del mio fidanzato in quel momento.
Entrai nel bagno con una certa esitazione.
Sentivo l'acqua scrosciare, qualcuno era già lì.
Daniele?
No, per fortuna no, solo un paio di ragazze alticce che si sistemavano il trucco di fronte allo specchio.

Mi chiusi in un box senza perdere tempo a scegliermelo, erano tutti liberi tanto.
Feci scattare la serratura, poi presi il telefono.

- Sono in bagno ... non ce la faccio più, vieni ti prego -

- Scherzi? Arrivo! -

Incurante delle ragazze lì fuori, tirai su la gonna del vestito è abbassai le mutandine fino alle ginocchia.
Finalmente.
Avevo scordato la borsa, quindi mi sarei dovuta far bastare le mie piccole dita, poco male.

Ero già un lago, due già scorrevano dentro e fuori senza sforzo, ero a buon punto.
Notai il silenzio nel bagno d'un tratto, erano uscite.
Il mio respiro spezzato era l'unica cosa che si sentiva, stavo appoggiata contro la parete, le gambe aperte, la dita affondate fino alle nocche dentro la fica.
Gemevo, incapace di trattenermi, grata che fossi stata lasciata sola, spaventata che potesse entrare qualcuno da un momento all'altro.
Dico una bugia, mi eccitava un casino la possibilità che qualcuno potesse beccarmi...

Sentii la porta, poi passi.
Ero cosi vicina, non potevo fermarmi ora, non volevo.
Mi tappai la bocca la mano.
Il telefono vibrava appoggiato sulla coperchio della tazza.
Doveva essere Teo.

Un rumore, poi il chiavistellò che gira d'improvviso, panico.
D'un tratto Daniele, sorridente era di fronte a me.

Sentii il cuore riprendere a battermi nel petto.
Passato lo shock, la mano ancora ficcata tra le cosce riprese a lavorare, quasi senza che me ne rendessi conto.

Che vergona!
Così, davanti ad un quasi sconosciuto, eppure non potevo fermarmi.

"Finalmente! Non ci speravo più ..."

"C-Come cazzo hai fatto ad aprire ... che vuoi? Vai via ..."

Dissi, tuttavia incapace di fermare quello che stavo facendo, di rivestirmi magari, e cacciarlo.

"Noi dipendenti abbiamo una chiave speciale per le emergenze ... E poi sei tu che mi hai detto di venire." Sorrise.

Mi guardava, ero nuda dalla vita in giù.
Ancora un attimo e...

"Che bella che sei ..." Disse aprendosi la zip.

Dio mio, che voleva fare?
Non ci potevo pensare adesso, dovevo prima finire ... ecco...

Ancora la porta, voci femminili dal corridoio.
Io e Daniele ci guardammo per un istante negli occhi, tutti e due spaventati.

"Martiii? Tutto okkeeey?"

Erano le mie amiche.
Prima di rendermene conto lo presi per un polso e lo tirai dentro.
Capì al volo e non si oppose, chiudendosi rapidamente la porta alle spalle.

Aveva il cazzo in mano, lo notai mentre cercavo di calmare la voce per rispodere alle mie amiche.
Era grosso, sorprendentemente grosso, mi schiacciai contro la parete per non farmi toccare da lui.

"T-Tutto ok ... tranquille ... Due minuti e vengo ..." Risposi, vergonadomi e dandomi della cretina per quell'involontario doppio senso.
Daniele ne rise, lo guardai storto.

"Sei sicura? Dai fatti vedere un secondo se stai bene ..."

La richiesta, lecita, mi lasciò impietrita.
Intimai a Danienle di fare silenzio e lo spinsi verso il fondo del box, poi aprii la porta affacciando fuori solo la testa.

"Sto bene, sto bene... forse dipende da qualcosa che ho mangiato..."

Sentii qualcosa sfiorarmi il sedere, due dita, non le mie, tozze, pelose, maschili, insinuarsi dentro di me, provocarmi un gemito involontario.
Era la senzazione che cercavo, quelle dita spesse erano proprio quello che ci voleva, ma ... adesso?

"Nhh... V-Vi raggiungo tra poco ragazze, andate, non vi preoccupate ..."

"Bella, sembri un cencio, vuoi un po' d'acqua?"

Scossi la testa.

"Ok tesoro, ma già che siamo qui, io devo fare pipì..."

Richiusi velocemente la porta, abbandonandomici contro.
Le dita di Daniele affondavano senza pietà, senza pause, ero costretta a tapparmi la bocca per non gridare.

Sentii lo scroscio nel box di fianco, la mia amica era proprio lì.
Mi girai, nel tentativo di trattenerelo, di fargli capire che doveva aspettare.
Farlo smettere oramai era fuori questione...

Aveva il cazzo nella sinistra, dritto come un palo, si stava segando.
Sfilò le sue dita da dentro di me, lasciandomi insopportabilmente vuota, le succhiò con gusto, poi mi fece cenno di far silenzio.
Aveva capito.

Mi eccitava terribilmente quella situazione e pure a lui vedevo.
Pensai a Teo.
A come mi ribellassi quando mi diceva che ero un troia.
Io non volevo essere una troia, volevo essere solo sua ... ma Cristo avevo bisogno di essere riempita...
Mi sembrava di averne bisogno come l'aria in quel momento.

Guardai in basso, Daniele si segava piano per mantenerselo ben duro, mi guardava tra le gambe rapito.
Eravamo a pochi centimetri l'uno dall'altra, il nostro respiro riempiva lo spazio stretto.
Mi prese la mano e se la mise sul cazzo, aspettandosi che continuassi quello che stava facendo lui, era bollente.

Mi ritrassi, lui subito mi riprese, infilando la sua di mano tra le mie cosce allo stesso tempo.
Avevo bisogno di quella mano...
Sentii le dita entrare lentamente.
Abbozzai un lieve movimento, a stento riuscivo a chiudere le dita intorno all'asta tanto era tozzo il suo cazzo, mai più visto nulla del genere in vita mia.

"Tutto bene, Marti?"

"S-Si ... andate, andate, ora arrivo ..." Dissi girandomi verso la porta.

L'acqua di un lavandino scorreva.

"Ok, va bene ... però se non arrivi entro cinque minuti ti veniamo a controllare, sappilo." Risero.

Sentii il fiato caldo di Daniele investirmi il collo, la schiena, poi in un attimo qualcosa di liscio, di grosso premere contro l'ingresso umido della mia fica.
Sapevo cos'era, Dio se lo sapevo, se lo volevo ...

"Siii..." Soffiai, sentendo quella cosa enorme cercare di farsi largo dentro di me.

"Ok ... mi raccomando chiama se hai bisogno, noi siamo qui fuori per ogni evenienza."

La preoccupazione delle mie amiche era evidente nel tono delle loro voci, non me ne importava un fico secco in quel momento.
Uscirono, finalmente.

Il cazzo di Daniele invece entrava.
O ci provava almeno.

"Come sei stretta... sicura di non essere vergine?" Mi surrurrò all'orecchio.

"N-No... sicura..."

"Posso fare piano se vuoi ..."

"Spingi e sta zitto ..."

Non se lo fece ripetere.
Sentii la carne, la pelle, distendersi fino al limite, bruciare quasi, per accoglierlo dentro di me.
Fù brusco, non si tratteneva più dopo quello che gli avevo detto.
Spinse fino a che non sentii i suoi peli farmi il solletico tra le natiche, finchè non fu tutto dentro.
Non ero mai stata riempita così...
Venni, aggrappandomi alla maniglia della porta per non cadere.

"Chi se lo aspettava che eri cosi porca con questo faccino da brava ragazza ... Sei già venuta?"

"Zitto... Stai zitto!" Sibilai.

Non volevo che mi ricordasse che non era Teo, volevo essere scopata, volevo che continuasse, ma volevo anche che non esistesse...

Fece per sfilarlo, il mio corpo non era d'accordo, tremava avvinghiato attorno a quel pezzo di carne dura come legno.
Arrivò circa a metà e poi, quando meno me lo aspettavo, me lo ficcò di nuovo dentro, tutto in sul colpo, togliendomi il fiato.
Poi, di nuovo, più veloce, ancora e ancora...
La porta del box tremava sotto i suoi colpi, mi schiacciava contro la superficie liscia, fredda, con foga.
Sentivo le sue mani insinuarsi sotto il vestito, sotto il reggiseno, prendermi le tette, stringere vogliose.
Erano come morse, sapevo che avrei avuto lividi ovunque il giorno dopo, Teo li avrebbe visti...

Mi grugniva nelle orecchie, mancava poco pure a lui.
Una delle sue mani scivolò giù, di nuovo tra le mie gambe.
Le dita, quelle rapidissime dita, presero a giocare con il mio clitoride, come nemmeno io ero capace di fare.
Movimenti sapienti, collaudati, impensabile aspettarseli da un ragazzo così giovane...

Il suo arnese, poderoso stantuffo, oramai aveva aperto la sua strada dentro di me, sentivo i suoi colpi sempre piu frenetici, li udivo echeggiare nel bagno vuoto coperti solo dai ai nostri gemiti.
Grazie a Dio nessuno entrò in quel momento.

Strillai e le mie gambe cedettero.
Il cervello mi sembrava che mi stesse per colare fuori dalle orecchie, il cuore mi martellava nel petto.

Vertigini.
Mi lasciò accasciare a terra, preda dello spasmo.
Il suo cazzo mi lasciava un vuoto insopportabile dentro, sentii l'aria fresca prenderne il posto.

Inebetita, non mi resi conto immediatamente di quello che faceva.
Mi prese la testa, afferandomi per i capelli con fermezza, e prima che potessi obiettare portò il suo cazzo contro la mia faccia.
Si stava segando.

Il fiotto caldo, inatteso, mi colpì sulle guance, sulle labbra, appiccicandosi alla mia pelle come colla.
E pensare che certe volte mi veniva quasi da pensare che Teo facesse troppo lo stronzo a letto...

Sfinita, ansante, tentai di abbozzare una protesta.
Daniele colse l'occasione per ficcarmelo in bocca, ancora stava schizzando, il glande scivolò oltre le mie labbra prima che potessi serrarle.
Il sapore del suo sperma, la consistenza, mi colse di sorpresa, la sentivo sulla lingua.

Non era una cosa che facevo con Teo...
Protestai battendo sulle sue cosce, quel grosso cazzo proprio non ci stava nella mia piccola bocca, mi stava cacciando la lingua in gola, mi soffocava.
Lui si ritrasse, sudato, ansante, soddisfatto.

Mi guardava con un sorriso sornione e il cazzo che lentamente gli si smosciava in mano.
Io lo guardai ostile.
Ancora sentivo il suo sapore.
Mi faceva schifo l'idea che mi fosse venuto in bocca, ed ero incazzata con me stessa per aver lasciato fare ad un altro che non fosse il mio Teo quella cosa, ma il sapore non era terribile come mi aspettavo...

"Tu sei tutto scemo ... ma chi cazzo di ti credi di essere? Entri quà, ti approfitti di me ..."

Sentii la porta del bagno aprisi di nuovo.

"Ohi, Marti ... tutto ok?"

Daniele sorrise portandosi un dito sulle labbra per ricordarmi di fare silenzio.

"A-Arrivo, sembra passata, mi sento meglio. Giusto il tempo di rimettermi in ordine, ok?"

"Ok, va bene... dai che siamo tutti preoccupati, non ci divertiamo se sappiamo che stai qua a vomitare ..."

"Ho detto che arrivo." Replicai stizzita.

Mi tirai sù, notando con disappunto che le mie mutandine si erano completamente sdruicite, l'elastico aveva ceduto ed anche se non erano proprio strappate, non stavano più sù.
Le tolsi.

Daniele mi guardava divertito, il cazzo ancora di fuori, me le tolse dalle mani.
Uscii dal box, meglio rischiare di essere vista con la faccia sporca di sperma, che essere costretta a rimanere ancora li dentro in caso fosse entrato per l'ennesima volta qualcuno.

Mi sciaquai il viso.
Per fortuna i miei capelli si erano salvati, ed il vestito, essendo piuttosto scollato, non era stato sporcato dalle gocce che mi erano colate giù dal mento.
Alle mie spalle, Daniele mi guardava in silenzio, si era rivestito.

"Ma non rischi di essere licenziato se ti vedono qua dentro?"

"Probabilmente ..."

"Vattene allora ..."

"Prima voglio che mi dici quando lo rifacciamo ..."

"Mai... mi hai praticamente violentato ... Ringrazia che non ti denuncio."

"Che cazzata ... T'è piaciuto un sacco, puoi anche non dirlo, ma io lo so. E lo sai tu, quindi non prendiamoci in giro..."

"Tu deliri, non ci andrei mai con uno come te ... " Era una bugia stupida quella, lo trovavo molto carino, ma il punto era non che non gli volevo dare la più minima soddisfazione in quel momento.

"E poi ho un ragazzo ... e anche ... insomma, lo sai ... Non ti voglio più vedere. Non chiamarmi e non mandarmi più messaggi per favore."

"Come ti pare... Tu sei tutta matta." Disse stizzito e incredulo.

Si voltò, usci dal bagno, lasciandomi sola.
Aveva lasciato i miei slip sul lavandino...
Il telefono vibrava, era ancora sul coperchio della tazza.

"Hey..."

"Hey..."

"Sono qua fuori ... è finita la cena, o devo entrare?"

"Dai, vieni a salutare ..."

"Ok..."

Chiusi la chiamata, poi ricontrollai i messaggi.
Nella foga avevo effettivamente mandato a Daniele l'ultimo messaggio, quello in cui gli chiedevo di venire, e non a Teo...

Mi assicurai di essere in ordine, poi raggiunsi gli altri.
Teo era arrivato, stava salutando.
Colsi l'occasione.
Dissi che preferivo tornare a casa, che loro così avrebbero potuto continuare la serata tranquilli perchè io non mi sentivo bene, spiegai che mi avrebbe accompagnato mi fratello.
Nessuno ebbe sospetti, mi strinsi a lui uscendo dal locale.

"Che hai? Sembri strana, è successo qualcosa?"

"Andiamo, voglio andare via..."

Raggiungemmo la macchina in fretta, quasi ce lo trascinai Teo.
Stava per mettere in moto quando mi sporsi dal suo lato.
Lo baciai, poi mi chinai su di lui, sbottonadogli in fretta la patta dei jeans.

"Che fai? Se ci vedono i tuoi amici? Aspetta che metto in moto ..." Lo divertiva la mia aggressività.

Il brecciolino del parcheggio scrocchiava sotto le ruote della macchina mentre glielo tiravo fuori dalle mutande e glielo prendevo in bocca.
Lo sentii indurirsi, gonfiarsi in un attimo fino a riempirmi la bocca, caldo, salato.
Succhiai, con foga, come forse non avevo mai fatto prima di quella volta, la sua mano sul mio collo, accompagnava i mie movimenti.

"Cristo sorellina ... Che t'è successo?" Gorgogliò, sentivo la macchina accelerare sull'asfalto liscio della statale.

Era quello il cazzo che volevo, l'unico.
Presi a segarlo mentre succhiavo la cappella, non ci stava tutto nella mia bocca tutta quella carne.
Teo non era proprio abituato a tutta quell'intraprendenza.

"Vengo, cazzo, aspetta!"

Sentii subito dopo lo schizzo caldo invadermi la bocca, denso quasi come yogurt.
Aveva un sapore diverso da quello di Daniele, eppure simile.
Vinisi il senso di repulsione, lo volevo tutto, succhiai più forte.

Teo grugniva soddisfatto, appena capace di mantenere la macchina in carreggiata.
Sentivo le sue palle contrarsi, cercare di svuotarmi in bocca fino all'ultima goccia mentre continuavo a segarlo.
Inghiottii, a fatica, felice.

Mi rialzai, la macchina era ferma, il motore ancora acceso, a neanche mezzo metro da un cassonetto.
Avevamo rischiato di andare a sbattere.
Teo, sprofondato nel sedile, gli occhi chiusi e la testa all'indietro, respirava rumorosamente.

"Dio santo, ma tu chi sei?" Mi chiese ironico dopo qualche minuto.

"La tua sorellina." Risposi pulendomi le labbra con un fazzolettino mentre mi guardavo nello specchietto.

"No, la mia sorellina era una brava ragazza ... tu sei un troia mai vista invece."

Gli mostrai il medio con un smorfia.

"Non so che cazzo hai fatto là dentro stasera, Martina, ma qualunque cosa sia falla più spesso... Se torni sempre cosi, devi andarci tutte le sere a cena con le tue amiche." Rise.

Lo guardai, pensando per un attimo di raccontargli tutto.
Tacqui.

"Teo ... Portami a casa per favore..."

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