Silahdar

Scritto da , il 2018-04-19, genere etero

Silahdar.

E’ il quarto racconto che ho dedicato all’India. Questo e “la Signora di Shabling”, a differenza dei primi due, parlano di un’India immaginaria anche se i luoghi dove sono ambientati sono reali.


La natura l’ha dotata di due occhi davvero strani.
Chiarissimi.
Quasi senza colore.
Trasparenti.
A chi li guarda danno l’impressione come di caderci dentro… di un vuoto assoluto.
Contrastano fortemente con il colore scuro della pelle e mettono a disagio.
Sarebbero considerati solamente strani e magari anche belli in altre parti del mondo ma non dove vive lei.
Lì… dove vive sono un cattivo segno.
Un segno maligno. Di sfortuna.
Vive nel Bengala, sul delta del Grande Fiume.
Quando raggiunge l’età dei dodici anni la sua famiglia ha quasi perso la speranza di poterla maritare convenientemente, troppi i rifiuti dopo aver visto quegli strani occhi e diventa un peso per la famiglia in una società dove le spose novelle hanno dieci anni.
Insperatamente arriva un pretendente.
Un amico del fratello. Un suo compagno d'arma dato che ambedue hanno servito nell’esercito inglese. E’ il periodo coloniale.
Il contratto del matrimonio viene discusso a lungo fra le due famiglie. Poi si raggiunge l’accordo, le condizioni per i genitori di Silahdar sono relativamente favorevoli, forse oltre ogni loro speranza. La famiglia dello sposo rinuncia a parte della dote inizialmente richiesta.
Le nozze vengono stabilite. Come d’uso sono una grande festa. Dura giorni e partecipano una moltitudine di parenti.
Silahdar la vive in un stato di assoluta estraneità. Viene sospinta di qua, tirata di là, risponde a monosillabi alle facezie degli invitati. Ogni tanto ferma gli occhi sul marito. Lo vede per la prima volta. Lo esamina. Spera in cuor suo che sia amorevole nei suoi confronti. La madre le ha parlato della prima notte, di quello che accadrà. Lei ha timore. Non le sembra di essere adeguata.
Finalmente tutto finisce. E loro… i due sposi si ritirano nel loro alloggio, nella casa della famiglia di lui. Lei è timidamente in apprensione… guarda sottecchi il marito.
Si prepara.
Toglie gli indumenti di cerimonia e rimane vestita solo di un leggero velo semi trasparente.
Vorrebbe essere ammirata! Vorrebbe che il marito le rivolgesse frasi tenere… di appassionata approvazione.
E’ una giovane donna. Una donna-bambina. Un fiore pronto per essere colto.
Invece l’uomo è quasi disinteressato.
Ha passato la sua gioventù e parte della vita nell’esercito in una lunga ferma. Ha combattuto sulle pendici del Kashmir contro gli Afgani, sofferto il freddo delle montagne e il caldo umido degli acquitrini. Ora è tornato al paese natio e gode di una piccola rendita.
Si prepara una pipa di oppio e mentre la giovane sul letto attende… lui fuma. Prima di cadere nel torpore dello stupefacente la tranquillizza, nota la sua inquietudine e la invita a prendere qualche boccata… la forza quasi. Lei subisce… l’odore e sapore dolciastro la stordiscono e presto si addormenta.
Un lungo sonno agitato, il mattino la trova nuda sul letto, cerca con lo sguardo l’uomo che è suo marito, lo ritrova dove era la sera prima… addormentato su di una stuoia con accanto la pipa.
Solo ora lei sente il dolore… lì… fra le gambe.
Si esamina e con timore vede del sangue rappreso sulle cosce, non solo… nota anche i capezzoli indolenziti da violente carezze, il seno morsicato ferocemente, così come i glutei, le spalle, il collo.
Si rende conto che ha perso la sua verginità. In un atto feroce… privo di amore e piange amaramente. Sperava ben altro dal matrimonio, dall’uomo che è ora suo marito.
Poi altre disillusioni nei giorni successivi… l’uomo è apatico. Trascura lei. Trascura la cura della campagna della propria famiglia. Si dedica solo alla coltivazione dell’oppio, dei papaveri, ne incide il bulbo e ne raccoglie il lattice. Parte lo vende alla fabbrica dell’oppio dove presta saltuariamente la sua opera, parte lo tiene e lo trasforma per uso personale.
Nel frattempo le sere e le notti non cambiano. Lui la fa fumare. Lei si stordisce e ritorna se stessa solo all’alba.
E ogni mattina ritrova i segni del possesso sul suo corpo. Morsi… la sua vagina dolente, ora teme anche che l’abbia posseduta anche dietro. Nel suo fiore nascosto fra le natiche. Lo sente infiammato, dolorante al tatto… all’evacuazione. Riconosce il seme maschile. Lo ritrova rappreso sul proprio corpo. Sul seno. Sul viso. Sempre presente nella vagina, lo nota nelle abluzioni mattutine fatte nel Grande Fiume.
Le sue notti sono agitate. Sogni strani. Le pare di provare piacere anche. Dolore e piacere. Orgasmi ripetuti.
Il suo sposo ha due fratelli. Giovani. Dai discorsi fatti sarebbero in età di matrimonio ma la famiglia manca dei mezzi economici per acquisire le spose e per far fronte alle spese delle cerimonie.
Poi una notte il riscontro della realtà, probabile che quella notte l’oppio non faccia il solito effetto.
Non subito realizza.
Vive tutto come una visione, nella quale lei si vede come fosse una spettatrice che assiste a tutto da un lato della stanza ma ne vive anche le sensazioni.
Si vede sdraiata…
Vede suo marito abbandonato sulla stoia in preda all’oppio, stordito.
Vede aprirsi la porta ed entrare nella stanza la madre, il padre del suo uomo e i due fratelli.
Vede la suocera approssimarsi a lei, toglierle la leggera veste da notte, la vede ridere mentre la mostra nuda ai tre uomini… la vede allargarle le gambe e la sente… toccarla…!
Lo sente…!
Sente un brivido percorrerle il corpo abbandonato. Mentre le dita della vecchia la aprono… mentre la mostrano agli uomini.
Vede la bocca della suocera aprirsi e parlare, ma non ne sente la voce.
Chiama uno dei giovani… il quale si avvicina e si scopre.
Lei vede una grossa verga turgida. Dura.
Lo vede posizionarsi fra le sue gambe e lo sente…
Lo sente sforzare… entrare a fatica fino a esserle tutto dentro e poi… muoversi in maniera forsennata, spingere a fondo… lo sente toccarla in cima, mentre la sua bocca le succhia e morde i capezzoli e le mani la stringono forte.
E gode.
Sente partire l’orgasmo… non desiderato, non voluto ma forse per questo più forte. Lungo. Sente il suo corpo inarcarsi nel godimento, si vede… la bocca aperta in uno spasimo di piacere, le sue mani artigliate alle spalle del ragazzo.
Vede la vecchia ridere… capisce che la sta chiamando piccola puttana, le dà della prostituta.
Poi si sente svuotare mentre lui esce da lei… è venuto, l’ha riempita con il suo seme caldo.
La vecchia la pulisce… ridendo usa per farlo un indumento del marito sdraiato incosciente.
La pulisce fra le cosce, pulisce la sua natura di donna.
Lei sente lo strofinare e si contorce dal piacere causando le risa della vecchia megera.
Poi tocca al fratello rimasto… il più giovane e bello. Ha gli occhi colore dello scisto. La pelle ambrata ed è aggraziato.
E… è… formidabilmente munito!
Ha il lingam del Dio Shiva. Un vero obelisco di carne fremente. Lei incosciente lo segue con gli occhi, lo desidera e nello tempo ne ha paura.
Si sente sventrare quando entra.
Ed è tutto godimento sentire lo strofinio interno del grosso palo di carne. Muove il bacino… spinge ad incontrarlo per essere riempita ancora di più! Sente sbattere il grosso sacco dello scroto contro il suo tratto perineo… e gode!!
Gode!
Lo sente tutto dentro!
Tutto!
Il pelo pubico suo congiungersi con quello del ragazzo.
E stavolta sente il grido con il quale si svuota dentro lei, lei che si sente inondata da un fiume di sperma.
Poi il vecchio…
La moglie gli impedisce di possederla. la sente discutere, dirgli che lei… Silahdar… deve restare gravida di uno dei fratelli e non da lui.
Il vecchio che protesta… litigano. Lui infuriato che lascia la stanza.
E ancora il seguito.
I due ragazzi… non sazi.
E gode ancora…
Le loro bocche… le mani… su di lei.
La crudeltà della vecchia che le sevizia ferocemente le carni e che le causa inconsapevolmente altro piacere.
La lasciano sola.
E dopo… nella nebbia dell’incoscienza vede rientrare il suocero, sente le sue mani sul suo corpo… la sua bocca… i suoi denti morderla dappertutto.
Poi.. lui che la prende, la pone su di un fianco e le alza una gamba, bagna il suo membro e la cerca dietro…
Senta una stilettata di dolore quando la penetra fra le natiche, dolore… forte e poi… mentre lui le percuote i lombi contro le natiche… sente il sorgere di uno strano e diverso piacere.
La mattina realizza…
Da un senso ai dolori. Allo sperma che ha per tutto il corpo, alla spossatezza causata dal oppio e dal ripetuto piacere.
Nascono desideri e nasce l’odio e l’antagonismo.
Odio…! Capisce il perché dell’essere stata scelta, nasce l’odio verso chi ha pensato a questo, verso chi ne tira le fila.
Passano giorni e passano notti.
Lei non fuma più l’oppio.
Lei ora è cosciente e prende piacere da tutto.
Dai due giovani e dal vecchio che la prende di nascosto dalla moglie, la prende ferocemente e sempre nel suo fiore nascosto.
A volte il marito sembra guardarla con il suo sorriso ebete stampato sul volto.
Gode anche di questo, nell’essere osservata, strana la cosa che prova, un piacere nel pensare che lui soffra di questo.
Ma il suo odio cresce. Diventa insopprimibile. Una cosa forte come la sua passione per il piacere.
La suocera muore improvvisamente, si addormenta per non svegliarsi più.
Eh si…!
L’oppio unito ad un erba chiamata lattuga virosa, succedaneo dell’oppio stesso, può essere un formidabile strumento di morte.
Silahdar prende coscienza di se, diventa la padrona della casa, usa il suo corpo, la sua passione per asservire tutti gli uomini.
Ora è la donna di tutti loro.
Le modalità sono le medesime. La notte destinata ai piaceri. Il giorno lei comanda, dispone per i vari lavori. Mostra via via grande competenza per gli affari, gestisce la coltivazione e la vendita dell’oppio e la sua opera crea benessere alla famiglia.
Ma ha le sue regole.
E’ cresciuta in fretta. Ha lasciato la sua condizione di quasi bambina ed ha assunto quella piena di donna.
Si innamora del cognato più giovane, non gli permetterà mai di sposarsi. Ma non trascura comunque gli altri uomini di casa ai quali seguita a concedersi.
E al vecchio, fino a che lui conserverà il desiderio, non concederà solo il suo fiore fra le natiche ma anche la sua splendida conchiglia. Anzi lo stimolerà a competere con i figli nel darle piacere.
Suo marito?
Quasi impotente… poco virile, ha ora solo sprazzi di una tiepida sessualità verso Silahdar, lei non lo rifiuta ma lo disprezza, lo sopporta appena. Lo relega nel ruolo di servo, servo suo e dei suoi fratelli… lo spinge al consumo dell’oppio fino a diventarne completamente schiavo. A perdere ogni forma di lucidità.


Nascono molti figli…
Figli di padri diversi…


Felice?
No.
Determinata?
Si.
Gli occhi?
I suoi occhi?
Sono la sua diversità.
Lei sa… è sempre consapevole che la sua vita è un tratto di strada da percorrere. Questa è la vita che le è riservata, il suo matrimonio, i figli… tutto per qualcosa di strano e di grande.
Non sa cosa.
Vede a volte in un sogno un lungo viaggio….
Avrà un pro-pro-pronipote… un suo discendente con i suoi occhi, sarà lui a fare quel viaggio.
Avrà questo nome… Ayertiam.
Non si sa il perché gli daranno questo nome… ma una ragione c’è.
E’ il nome Maitreya capovolto.

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…ll Bodhisattva Maitreya è il nome del prossimo Buddha nella soteriologia buddhista, un bodhisattva che molti buddhisti credono comparirà sulla Terra, otterrà l'illuminazione completa, e insegnerà il puro Dharma. Il Bodhisattva Maitreya sarà il futuro Buddha, successore di Gautama Buddha, ed è destinato ad essere "Re del mondo", unendo tutti i fedeli delle varie scuole. La profezia della venuta di Maitreya è accettata dai buddhisti come un dato di fatto, un evento che prima o poi avverrà.
Prima o poi avverrà…

Tibet

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