Purgatorio

Scritto da , il 2018-04-01, genere etero

Era una calda serata estiva, e io mi accingevo a ultimare le ultime faccende domestiche per ultimare il turno di lavoro della giornata.
Lavoravo a casa di un amico, o meglio lo aiutavo nelle faccende domestiche.
Quella sera il mio amico rientrò prima del solito, leggermente brillo. Lo salutai ma feci finta di nulla e continuai a pulire. Lui mi si avvicinò. Più volte mi aveva fatto capire di essere interessato a me, ma ogni volta lo ignoravo oppure cercavo di metterlo al suo posto cercando di fargli capire il fatto che le sue provocazioni fossero alquanto inappropriate.
Bene. Quella sera mi si avvicinò, e prendendo i la scopa dalle mani disse: " Pam, sei molto bella stasera. Io fossi in te scoperei in altro modo rispetto a come lo stai facendo tu."
Io cercai di ignorarlo tentando di riprendere la scopa, ma lui la allontanò facendola scivolare a terra e mi bloccò il polso bloccandomi davanti a lui contro il bancone della cucina :" Non ci provare. Perché non vuoi stare con me? Baciami."
Io declinai la testa per evitare il bacio:" Smettila. Sei ubriaco e ti ho già detto che la cosa non mi interessa. Perché non vuoi capirlo. Io vengo qui per lavorare, non per venire a letto con te. Spostati."
Lo spinsi per liberarmi dalla presa ma lui riuscì a bloccarmi:"Non ci credo. Secondo me vuoi sembrare tanto angelica, ma non vedi l'ora di farti scopare da me. Forse il tuo ragazzo non sa come farti godere. O forse ce lo ha troppo piccolo. Forse hai bisogno di un uomo vero, che ti sbatta contro il muro facendotelo sentire fin nello stomaco. "
Io mi paralizzai, con una mano cercavo di respingerlo mentre con l'altra cercavo di bloccargli la mano che si stava insinuando sotto la mia maglietta, al che mi prese il viso con una mano tirandolo verso di sè e mi sussurrò:" Stasera sei mia. Non voglio farti del male. Perché non ti fidi di me? Mi fai impazzire. Lasciati andare."
Infilò velocemente la mano tra le mie gambe e mi penetrò non troppo dolcemente con un dito premendo con forza come se volesse inchiodarmi: " Ferma, altrimenti ti farà male." Mentre mi premeva le mascelle per costringendomi a baciarlo. Riuscì a spostare la testa, così dopo un pò mi prese per i capelli con una mano e iniziò a baciarmi il collo e a mordermi piano il labbro inferiore, poi spostò la mano per bloccarmi i polsi dietro la schiena mentre con l'altra mano continuava a premere tra le mie gambe, infilando un altro dito.
"Smettila. Sei disgustoso. Basta.. per favore"
Sentivo il suo desiderio salire, così come la mia angoscia.
Il suo respiro iniziava a farsi più pesante, più smanioso, così come la presa sui miei polsi e tra le mie gambe.
Quando allentò la presa per sbottonarmi i pantaloni cercai di divincolarmi e spostarmi, ma lui fece più presa tra le mie gambe e sulla mia testa. Mi diede una spinta per bloccarmi, mi alzò la maglietta e iniziò a baciarmi sul seno e a mordermi e leccarmi i capezzoli. Riuscì a sbottonarmi i pantaloni, e in quel momento riuscì a divincolarmi cercando di spostarmi dall' altro lato della stanza.
Mi prese per un braccio e mi fece sbattere contro il tavolo della cucina:" Pam. Mi fai impazzire. So che lo vuoi anche tu. Toccamelo. Senti come mi fai eccitare" . Mi prese la mano e se la mise dentro le mutande.
Mi bloccai, così iniziò lui a muoverla piano su e giù.
Mi sentivo arrabbiata, perchè fisicamente avrei potuto respingerlo in maniera più efficace, e allo stesso tempo colpevole, perchè credevo che il fatto che non sia riuscita a respingerlo significava che forse volevo fare sesso con lui ma non volevo ammetterlo.
Continuavo a cercare di togliere la mano dal suo pene, così si spazientì e mi girò spingendomi a pancia in giù sul tavolo abbassandomi bruscamente i pantaloni con una mano mentre con l'altra mi teneva giù premendo sul collo. "So che ti piace. Sei tutta bagnata." mi disse serio mentre armeggiava con la sua cintura e
puntando il suo pene vicino al mio ano.
Io dimenai il sedere sapendo che voleva penetrarmi da dietro, allora lui mi strinse i fianchi e si spinse dentro di me penetrandomi dalla vagina.
Si distese sopra di me spingendo con ritmo alternato, inizialmente un pò bruscamente e poi rallentando e accarezzandomi la schiena.
Sembrava pensare che forse facevo la preziosa ma che effettivamente volessi fare sesso con lui.
Non fu violento. Non mi picchiò. Fu quasi gentile, se non in alcuni momenti in cui faceva maggiore presa per bloccarmi quando cercavo di spostarmi o di allontanarlo con maggior fermezza.
"Come stai?" Mi chiese " tutto bene?"
Io non risposi. Continuavo a fissare il muro davanti a me cercando di capire quanto tempo fosse passato.
Si spostò per girarmi sulla schiena, in modo da poterlo guardare. Mi penetrò di nuovo con due dita per farmi tenere le gambe aperte, dal momento che cercavo di stringerle e di dimenarmi, bloccandomi i polsi sopra la testa. Entrò di nuovo dentro di me, distendendosi sopra di me affinché lo guardassi. Non ci riuscivo. Mi sentivo mancare il respiro, lui mi teneva la testa per baciarmi ma io la spostavo. Così si spinse sopra di me apoggiandosi di peso sulle mie ginocchia per bloccarmi le braccia.
Lo sentivo ansimare, mentre mi guardava con uno sguardo di possessione misto a tenerezza, mentre si concentrava a non venire subito e mentre io cercavo di ricordarmi di respirare mentre chiudevo gli occhi per non guardarlo.
Ad un certo punto sentì qualcosa di caldo tra le gambe, di liquido. Lo sentì aumentare il ritmo per poi appoggiarsi a me e alzarsi. Ero seduta sul tavolo e lui era davanti a me.
"Stai bene?" Mi chiese premuroso, mentre mi guardava, e io tenendo gli occhi bassi sentivo la sua mano tra le mie coscie, mentre mi accarezzava per sentire lo sperma, per raccoglierlo e penetrarmi di nuovo con le dita, più dolcemente.
Non risposi. Feci un cenno di assenso con la testa mentre mi spostavo da lui. Mi sentivo sfinita, stranita da quel suo gesto, e a disagio.
In quel momento pensai che volesse assicurarsi di essermi venuto dentro, di non sprecare nemmeno una goccia.
Corsi in bagno chiudendomi a chiave. Sapevo che almeno per il momento aveva finito, che non ci avrebbe riprovato. Mi sentivo sporca. Non vedevo l'ora di arrivare a casa e farmi una doccia calda, per togliermi di dosso la sensazione del suo corpo su di me, e soprattutto del suo sperma dentro di me.
Uscì dal bagno , e lo trovai seduto sul divano, che guardava un punto fisso pensieroso, per poi alzare la testa con sguardo interrogativo, combattuto, come se non sapesse se scusarsi per l'accaduto o essere felice di avermi posseduta con il mio consenso.
Non ho mai capito cosa pensare per quel che riguarda me.
Dopo quell' occasione non l'ho più visto e non ho più parlato con lui.
Probabilmente la risposta più plausibile è che forse prima dell' accaduto devo avergli dato dei segnali sbagliati, senza rendermene conto, o meglio che lui avesse potuto interpretarli in modo sbagliato, che mi hanno portata a quella situazione senza volerlo.
Forse non lo capirò mai.

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