Una recalcitrante puledrina pugliese

Scritto da , il 2018-03-13, genere etero

Io e Camilla desideravamo incontrarci il prima possibile, ma bisognava pazientare, in quanto lei aveva programmato da tempo un viaggio con i suoi genitori, e non intendeva rinunciarvi.
Potete immaginare il tenore di telefonate ed SMS: “Vorrei averti qui accanto a me per baciarti”, “Non vedo l’ora che arrivi il prossimo weekend”, e via di questo passo. Pensare che avevamo atteso l’ultimo giorno per dichiararci… Insicurezza? Dubbi causati dalla distanza? Lo ignoro, ma alla fine l’avevo conquistata.
Venne finalmente il giorno della partenza: ero strafelice di rivederla e di poterla riabbracciare.

L’avrei riconosciuta fra mille: indossava un leggero vestito variopinto, che le donava moltissimo, unito a una collana di conchiglie particolarmente graziosa.
“Señorita, buongiorno!!!!”.
“Buongiorno, mio bel Michele!!!”.
La tenni stretta per diversi istanti, mentre le nostre labbra ripresero immediatamente il discorso iniziato un paio di settimane prima sul suolo inglese.
Ben presto ci trovammo in un parco: erano le cinque di pomeriggio e il sole batteva forte, senza un alito di vento. In realtà noi non eravamo interessati al clima meteorologico, bensì a quello dei nostri corpi. Ci sdraiammo sotto un albero e cominciammo ad accarezzarci. Le presi il viso.
“Mi sei mancata da morire, Camilla”.
“Anche tu, Michele, tantissimo. C’è una cosa che vorrei dirti: a volte mi sono toccata pensando a te…”.
Il mio ego era in trionfo ed esultava come un calciatore dopo un goal. “Anch’io, Camilla, mi sono masturbato immaginando te e il tuo corpo. E se proprio vuoi conoscere la verità, l’ho fatto anche durante quella gita a Londra a cui non hai partecipato…”.
Ci baciammo. Fu un bacio dolce, sensuale e soprattutto prolungato: ci volevamo ed eravamo lì, avvinghiati l’uno all’altra, senza alcuna intenzione di staccarci. Di lei apprezzavo tutto: il nasino alla francese, i lunghi capelli ricci, le labbra incredibilmente carnose, su cui lampeggiava una scritta visibile solo a me: baciami, baciami! Inoltre quel giorno Camilla aveva messo lo smalto nero sulle unghie, che ha da sempre provocato in me un’eccitazione fuori dal comune, quasi animalesca. Se non fossimo stati in un luogo pubblico, per quanto deserto, mi sarei spinto ben oltre: percepivo distintamente l’urgenza di vederla nuda. Ci limitammo a scambiarci “semplici” baci, senza però mai varcare i confini del lecito: alcune persone avevano fatto la loro comparsa, e non era il caso di dare spettacolo. Perdemmo la cognizione del tempo e ci rialzammo dopo un paio d’ore, nelle quali ci eravamo anche scambiati romanticherie assortite. Troppo miele? Forse.

Camilla mi condusse con sé, mostrandomi il panorama di Bari al tramonto. Passeggiando mano nella mano, arrivammo al mio albergo. Spirava una leggera brezza marina.
“Vuoi salire, Camilla?”.
Si fece più vicina. “Non ancora, Michele. Per farlo, devo sentirmi totalmente a posto. Però sappi che ho trascorso una giornata meravigliosa, e di questo voglio ringraziarti”. Accanto all’albergo c’era un vicolo buio: Camilla mi prese per mano e mi guidò lì. Appoggiati al muro, le nostre lingue iniziarono una vorticosa danza che niente e nessuno avrebbe potuto interrompere. Le mie labbra furono in un amen sul suo collo: eravamo entrambi eccitatissimi e ansimavamo. Con la scarsa lucidità che mi era rimasta, le domandai: “Sicura di non voler continuare di sopra?”.
Camilla si ricompose a fatica: “Possiamo fare un altro giorno, Michele? Tanto abbiamo tempo, no?”.
“Certo che sì…”. La mia potente erezione era in palese disaccordo.
La accompagnai a casa e tornai in camera. Il sonno non arrivò.

I giorni seguenti furono all’insegna del relax: li trascorremmo per intero al mare. Camilla, nel suo bikini blu a due pezzi, era stupenda: di tanto in tanto lanciavo occhiate fugaci al suo corpo, e vi posso garantire che era una tortura, per me e il mio membro, non averla ancora posseduta. Camilla mi faceva ribollire il sangue solo a guardarla, questa era la pura e semplice verità.
Del Sud Italia ho sempre apprezzato la giovialità delle persone e il cibo. Bari non fece eccezione: cenammo in una trattoria alla mano, il cui proprietario ci trattò con calore e ci servì piatti squisiti.

La feci salire in camera mia. Stavolta non si oppose.
Ci trovammo avvinghiati già sull’ascensore: non potevamo fare a meno del contatto fisico, era evidente. Al nostro piano incrociammo una coppia di mezza età: lui ammiccò, forse rimpiangendo i bei tempi andati. Varcammo la porta della camera abbracciati.
“Michele, io sono ancora vergine…”.
“Ssst. Stai tranquilla e fidati di me. Rispondi solo a questa domanda: mi vuoi?”
“Da morire”.
“Allora stanotte sarai mia. E io sarò tuo”.
Le scoprii le spalle, ammantandole di piccoli baci: aveva un grazioso reggiseno azzurro e bianco. Lei, come ringraziamento, infilò la piccola mano sotto la mia maglietta, facendola scorrere sul petto. Con un rapido gesto tolsi la t-shirt e rimasi a torso nudo. Camilla mi imitò.
Ci spostammo sul letto. Ora era sotto di me e indossava solo reggiseno e mutandine, una vera libidine per gli occhi. Lanciai i pantaloni in un punto imprecisato della stanza, e la baciai con ardore: oggetto delle mie prolungate attenzioni furono labbra, collo, gambe, e perfino i piedi. Il respiro di entrambi era affannoso, ma eravamo appena all’inizio. Slacciai il reggiseno e strinsi presto amicizia con i suoi seni: aveva una terza, ma anche se avesse avuto una prima scarsa per me non sarebbe cambiato alcunché. Lasciai una scia di saliva sulla corona dei capezzoli, che nel frattempo si erano messi sull’attenti. Camilla allungò timidamente una mano verso i miei boxer, ma con eloquenti segnali la esortai ad essere più aggressiva: prese in mano il mio pene e iniziò a deliziarmi.
Mi scostai un attimo per togliere le mutande: ora ero nudo davanti a lei. Si leccò le labbra con fare lascivo, e io per tutta risposta le sfilai le mutandine di pizzo scuro. La peluria del suo sesso era molto curata: ciò suscitò in me un surplus di eccitazione. Le baciai l’interno coscia, per poi leccarle senza pietà la figa già ampiamente lubrificata. Camilla si contorceva, toccandomi i capelli e mugolando: era pronta a venire.
Con il massimo della perfidia, le negai l’orgasmo, esattamente come aveva fatto la sera prima con me. Per meglio dire, lo ritardai: non volevo che solo uno dei due godesse durante la nostra prima volta. Ignorai il suo sguardo palesemente insoddisfatto, e con studiata calma rovistai nella valigia. Indossai il preservativo e mi spinsi dentro di lei. Camilla inarcò il bacino per assecondare i miei movimenti che diventavano sempre più pressanti. Trovammo immediatamente il giusto ritmo e navigammo insieme verso l’orgasmo, che quasi ci stupì per forza e portata.
Uscii da lei e mi misi sdraiato al suo fianco, stampandole un bacio sulla bocca. Eravamo una cosa sola.
“Non pensavo si potessero provare sentimenti così intensi…”.
“Probabilmente anche l’attesa ha aumentato il desiderio. Sono felice, Camilla!”
“Anch’io, Michele! Abbracciami, ora”.

Quella notte ci regalammo ulteriori emozioni difficili da dimenticare. Era solo il primo tempo...

Questo racconto di è stato letto 4 5 6 9 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.